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Itinerario dell’integrazione

Nel documento LA FORMAZIONE INIZIALE IN TEMPO DI ABUSI (pagine 96-99)

METODO E ITINERARIO FORMATIVO

4.2 Itinerario dell’integrazione

Più in concreto in un cammino d’integrazione il giovane in formazione dovrebbe imparare, per tappe progressive, a:

a) riconoscere anzitutto il bene presente nella propria vita, in ogni caso ec-cedente il male che pur fa parte dell’avventura umana, a partire dal dono stesso dell’esistenza, dono grande e assolutamente immeritato, fino a ogni piccolo gesto d’amore umano di cui il singolo è stato oggetto, da parte di molti, sacramento dell’amore eterno. La capacità di riconoscere la positività della vita, di renderne grazie e goderne, è il primo e indispen-sabile passo per imparare a integrare pure la componente negativa;

b) riconoscere con coraggio anche il male, nelle sue varie forme, subìto o agìto, senza negarlo né sminuirlo, ma imparando a sentire il dolore per il male fatto ad altri e a non vergognarsi di piangere per quello da lui subìto;

c) non limitarsi a quelle forme passivo-inerti di (non) reazione o semplice

111 Quando Paolo parla di questo disegno di “ricapitolazione in Cristo”, probabil-mente allude al capitulum, cilindro in legno attorno al quale erano arrotolate le perga-mene delle Scritture sante.

rassegnazione dinanzi al male, che in realtà rischiano di rendere la persona per sempre vittima d’esso, come se il suo passato fosse anche il suo presente (e il modo d’andare incontro al futuro);

d) identificare su di sé con lucidità e realismo le possibili conseguenze ne-gative d’eventuali violenze subite, per quanto riguarda l’immagine di sé e pure di Dio, il rapporto con gli altri e il modo d’intendere la stessa vocazione e missione;

e) pur riconoscendo la fatica d’integrare fatti ed eventi, di perdonare e riconciliarsi con persone e ricordi dolorosi, resistere alla tentazione del-la “rimozione spirituale”, del-lasciando tutto ciò, volti e gesti, pezzi di sto-ria personale, fuori del proprio rapporto con Dio, come fosse qualcosa da sottrarre al suo sguardo, qualcosa che non può esser redento. Integrare è anche semplicemente porre tra sé e Dio quanto ancora si fa fatica ad accettare, perché su di esso si posi lo sguardo misericordioso e conso-latore dell’Eterno, che ridà vita alle nostre morti e ci rende capaci di provare i suoi sentimenti;

f) cominciare – a questo punto – ad “elaborare il lutto” positivamente, assu-mendo un atteggiamento sempre più attivo-creativo, di chi non subisce l’evento, ma impara anzitutto a scrutarlo oltre la sua evidenza negativa e drammatica, quasi a coglierne e spremerne un senso nascosto: a chie-dersi, ad esempio, che significato può avere nella sua vita e per la sua vocazione quanto è successo, quale insegnamento utile ne può trarre, o in che senso ora la sua esperienza ne può essere addirittura arricchita, magari per comprendere chi ha vissuto lo stesso dramma, e così esser più credibile e convincente nel proprio annuncio evangelico112;

g) l’integrazione si compie, a livello psicologico, e diventa ricapitolazione in Cristo, e dunque operazione psicologica e assieme spirituale, quan-do il credente sceglie liberamente di dare un senso nella fede e in forza della fede nel Crocifisso-Risorto a ciò che ne sembra privo, o di trasforma-re in positivo quanto sembra avetrasforma-re solo un significato negativo, come un abuso subìto. È segno di questa opzione, ad esempio, la disponibilità ad avere uno sguardo di comprensione e misericordia nei confronti

112 Nessuno come chi è passato per la terribile esperienza dell’abuso sessuale può capire una vittima del medesimo abuso, per aiutarla a non esser più (solo) vittima: è quello che ci racconta la straordinaria storia di chi ha imparato a integrare tale ferita!

dell’aggressore, o a vivere la sofferenza per l’abuso subito come modo attivo di partecipare al mistero pasquale del Figlio, o a sperimentare nella violenza che umilia la forza misteriosa d’una dignità incancella-bile, di chi risponde al male con il bene (che è il massimo della dignità)

… In quel momento quell’evento di male viene redento e salvato, la vita diventa storia di salvezza, e colui che si sente salvato – non più solo vittima, ma “sopravvissuto”113 – può annunciare ad altri quella salvezza che guarisce da ogni ferita.

Quanto ora descritto è un processo, non un atto immediato (magari vo-lontaristico); implica varie attenzioni che non possono mancare in un qualsiasi itinerario formativo, come – ad esempio – la guarigione della memoria114; non può esser preteso-imposto, ma solo sapientemente provo-cato e pazientemente accompagnato; mette il giovane in condizione di ri-leggere – da credente – il proprio passato, ma sarebbe ancor meglio se questi imparasse a scriverla la propria storia di salvezza, per dare ancor più sistematicità e definitività a tale operazione115.

Ma è indispensabile in ogni caso che il giovane apprenda il metodo della integrazione-ricapitolazione della propria vita, di tutta la propria storia, nel cammino di preparazione. Se integrare, infatti, è dare un senso reden-tivo-pasquale alla propria vita nella sua interezza, senza nulla lasciar fuori di ciò che ci può aver ferito, è da ricordare che ciò che non è integrato di-venta disintegrante. L’abuso è sempre anche espressione di una non inte-grazione interiore. A sua volta provocante una rottura dell’unità interiore (o disintegrazione) nella vittima.

113 Intendiamo questo termine nel senso detto più sopra, come colui che non subisce (=sta sotto a) la violenza, ma la impara a gestire e caricare di senso (ponendosi in qualche modo “sopra” di essa).

114 Guarigione della memoria come “apprendimento a ricordare da credenti”.

115 Lo scrivere, infatti, è la più alta forma del pensare, sia perché mette in movimento molti più dinamismi, e non solo mentali, rispetto al semplice pensare, sia perché il dover formulare un testo scritto, all’interno d’un contesto logico e coerente, chiede anche un maggior coinvolgimento e presa di posizione personale rispetto a un approccio solo in-tellettuale. Forse è anche per questo che normalmente il giovane non è entusiasta dell’i-dea di metter per iscritto la propria storia. Ma deve capire che questa oggettivazione di sé e del proprio vissuto aiuta notevolmente il suo processo di crescita psicologica e spiri-tuale.

5 INTEGRAZIONE DELLA SESSUALITÀ

All’interno del modello dell’integrazione nulla va escluso e tutto va rica-pitolato in Cristo (cf Ef 1,3-10), anche quella risorsa preziosa che è la sessualità-affettività.

Nel documento LA FORMAZIONE INIZIALE IN TEMPO DI ABUSI (pagine 96-99)