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Giacomo Leopardi è considerato una delle personalità principali del Romanticismo letterario in Italia anche se lui stesso non volle mai definirsi romantico. Intellettuale di vasta cultura si colloca tra le due correnti letterarie più importanti tra il XVIII e il XIX secolo: il Neoclassicismo e il Romanticismo e ciò è confermato da eventi biografici ben precisi. La formazione culturale di Leopardi si può suddividere in due momenti. La prima fase letteraria leopardiana è di stampo fortemente neoclassico e avviene nei sette anni di studio matto e disperatissimo. Il poeta, rinchiuso all’interno della biblioteca paterna e costretto dai genitori a vivere in un ambiente isolato e solitario, si dedica allo studio dei classici greci e latini ed emerge in lui la vocazione filologica. Il 1816 è l’anno della svolta che proietterà il poeta verso il Romanticismo: è l’anno della conversione letteraria dall’erudizione al bello causata da una profonda crisi spirituale che lo porta ad abbandonare gli studi filologici per dedicarsi alla poesia. I classici vengono ora considerati dal poeta non più come materiale valido solo per riflessioni di carattere filologico ma diventano veri e propri modelli di poesia cui attenersi. Inizialmente quindi le sue opere, ispirate al Classicismo, risentono fortemente dei modelli di opere dell’antichità greco-romana. A conversione letteraria avvenuta seguono poi le letture di autori

moderni come Alfieri, Parini, Foscolo e Monti i quali faranno maturare ulteriormente la sua sensibilità romantica. Non mancano inoltre letture straniere dei maggiori poeti romantici europei come Byron, Shelley e Chateubriand, che fecero di Leopardi uno degli esponenti principali per quanto riguarda la letteratura italiana del Romanticismo. A questo periodo risalgono alcune poesie significative come Le Rimembranze, L’appressamento della morte e L’inno a Nettuno.

Terminati gli studi classici di orientamento filologico il 1818 è l’anno della prima stagione poetica leopardiana che si apre con il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica importante perché è il primo scritto ad avere valore di manifesto poetico, in risposta alle

Osservazioni sulla poesia moderna di Ludovico di Breme, articolo uscito sullo «Spettatore

Italiano». È un saggio elaborato in cui il poeta divulga e sostiene un’idea di poesia nuova che inizialmente sembra proporre nuovi elementi ma in realtà si limita solo a un’ opposizione nei confronti delle nuove ideologie romantiche e in particolare verso l’invito della baronessa De Staël a rinnovare temi e linguaggio della poesia italiana attraverso l’opera di traduzione dei testi stranieri. Leopardi non crede possibile che la poesia possa fare dei progressi e possa servirsi dei contributi d’oltralpe. Nell’articolo Leopardi ribadisce il concetto che i poeti non devono imitare gli altri ma la natura. I romantici vengono accusati di aver rigettato i modelli classici e i loro soggetti per accogliere «ne’ versi loro quante favole turche, arabe, persiane, indiane, scandinave, celtiche che hanno voluto».48 Per quello che concerne invece l’imitazione dei classici e le favole

mitiche, i romantici non hanno insegnato nulla di nuovo: ogni vero poeta rivive in sé gli eventuali modelli trovando da solo la via dell’originalità artistica.

La difesa delle favole antiche costituisce per Leopardi la tutela «del proprio mondo fantastico che perduta la meravigliosa ingenuità della fanciullezza diventa l’isola remota essenziale della conversione letteraria leopardiana alla poesia».49 Nella scelta tra le favole e la

48 A.BON, Invito alla lettura di Giacomo Leopardi, cit., p. 46.

verità il poeta sceglie senza alcun dubbio le prime poiché esse, scatenando la fantasia e coinvolgendo l’animo, creano uno stato di diletto. Il Classicismo di Leopardi non vuole opporsi al Romanticismo ma vuole essere la risposta morale al mondo contemporaneo che inaridisce i sentimenti imponendo una visione utilitaristica delle cose. I romantici avevano delle ragioni storiche alla base del loro desiderio di una «nuova letteratura popolare con intenti morali e civili»50 priva di elementi mitologici e classici. La polemica leopardiana è soprattutto di ordine

morale. Si contrapponeva fortemente alla nuova cultura del secolo che sembrava voler negare tutta la tradizione umanistica. È in questo senso che Leopardi si può considerare antiromantico.

La prima fase poetica leopardiana affonda le proprie radici nell’atto di ripensare all’antichità come all’età poetica per eccellenza, preclusa con molta probabilità per sempre all’individuo e in particolare al poeta moderno. Il Neoclassicismo leopardiano è permeato da una nuova consapevolezza circa la distanza incolmabile tra la poesia moderna e quella antica. Per Leopardi solo la fanciullezza concede di riavvicinarsi, soprattutto ai poeti, a quello stato naturalmente poetico tipico degli antichi:

Io mi ricordo di avere nella fanciullezza appreso coll’immaginativa la sensazione d’un suono così dolce che tale non s’ode in questo mondo; io mi ricordo d’essermi figurate nella fantasia, guardando alcuni pastori e pecorelle dipinte sul cielo d’una mia stanza, tali bellezze di vita pastorale che se fosse conceduta a noi così fatta vita, questa già non sarebbe terra ma paradiso, e albergo non d’uomini ma d’immortali.51

Con il Discorso di un Italiano intorno alla poesia romantica Leopardi cerca di conciliare Neoclassicismo e Romanticismo e riuscirà a farlo attraverso la soluzione delle due letterature. In questa prima fase della poetica leopardiana, il poeta ricercando le perdute condizioni poetiche degli antichi, nel 1821 elabora due diversi tipi di poesia: una poesia «immaginativa» quella

50 Ivi, p. 11.

51 GIACOMO LEOPARDI, Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, a cura di Ottavio Besomi et alii,

antica e una poesia «sentimentale» che è tipicamente moderna. Il Discorso, che si può considerare vero manifesto della prima poetica leopardiana, è dedicato infatti, al costante paragone tra la poesia antica e quella moderna. Leopardi mette in evidenza la diversità dei moderni rispetto agli antichi: la condizione naturale in passato era l’ignoranza; ora i misteri della natura sono stati in parte svelati ed essa non concede più quei diletti che offriva spontaneamente in precedenza e che erano materia stessa della poesia. Al poeta moderno quindi non resta che tentare di ritrovare e ricostruire quella condizione antica, ma le conquiste della scienza, grazie alla ragione, hanno causato gravi danni all’immaginazione e quindi alla poesia. Per Leopardi, come vedremo analizzando il suo pensiero filosofico, esiste un contrasto insanabile tra natura e ragione. Ecco che successivamente in un’altra fase della poetica leopardiana, il poeta, volendo rinnegare la natura ed essere più favorevole nei confronti della ragione, cesserà di essere poeta. Nel saggio Leopardi tenta di fornire una spiegazione al successo delle nuove idee romantiche in tutta Europa. Tale successo si spiega in due modi: con la corruzione dei gusti e con la singolarità delle stesse idee; i classici sono noti e per questo possono generare noia ed ecco che hanno successo ideali che appaiono nuovi. Il Leopardi che con il suo programma antiromantico del 1818 voleva difendere il patrimonio classico rispetto la nuova poesia moderna comprese ben presto che è impossibile essere diversi da quello che la storia ci impone di essere e decise di calarsi dentro la negatività dell’esistenza e del secolo. «Si fece apostolo della sua filosofia dolorosa che egli riteneva luce di verità in mezzo alle tenebre».52 L’intervento leopardiano nella

polemica romantica rivela un aspetto ambiguo. È vero che i due saggi scritti dal Leopardi in risposta a Madame De Staël e Ludovico di Breme mettono in evidenza l’avversione al Romanticismo ma in realtà tutto ciò che il poeta professava è diverso dai risultati ottenuti per mezzo della poesia. Nelle poesie di questo periodo si nota come i temi e lo spirito siano

perfettamente in sintonia con la mentalità romantica.

Proseguendo con il percorso delle tappe della poesia leopardiana il periodo dal 1818 al 1821 è quello dei primi idilli, brevi componimenti dai temi decisamente più leggeri rispetto a quelli delle canzoni civili, quali L’Infinito, La sera del dì di festa, Alla luna, La vita solitaria.

Gli anni dal 1824 al 1828 sono caratterizzati dal silenzio poetico. In questo periodo assistiamo al passaggio dalla poesia alla filosofia: ha inizio quella che viene definita conversione filosofica. Questa fase comporta per Leopardi l’abbandono della poesia per la prosa e in tale periodo prende forma il progetto delle Operette morali. L’opera acquista importanza poiché costituisce l’anello di congiunzione tra le due stagioni poetiche di Leopardi. Il ritorno alla poesia avviene nel 1828 e a questo periodo risale la composizione dei grandi idilli come A Silvia, Le

ricordanze, Il sabato del villaggio, La quiete dopo la tempesta, il Canto notturno e Il passero solitario. Qual è la causa del ritorno di Leopardi alla poesia? La risposta più ovvia è il ritorno a

Recanati ma in realtà l’evento non è così decisivo. Il ritorno alla poesia si spiega piuttosto con la volontà di Leopardi di rivivere le illusioni attraverso il ricordo. Dopo la conversione filosofica e l’evoluzione del suo pensiero Leopardi non può tornare a illudersi ma può solo rivivere quelle illusioni tramite il ricordo poiché le passioni e gli affetti che riemergono sono passati. È questa la grande differenza tra le due stagioni poetiche leopardiane e, infatti, i primi idilli avevano per oggetto della poesia sentimenti e stati d’animo presenti. L’ultimo Leopardi invece presenta una vena satirica ed eroica. Nel 1831 nuovi fatti storici lo portano a rivedere le sue posizioni e di conseguenza la stagione poetica si esaurisce. L’ultima stagione leopardiana è caratterizzata dal dissenso e dal giudizio negativo soprattutto a livello ideologico.

Risalgono a questo momento la poesia Palinodia al marchese Gino Capponi, l’epistola I

nuovi credenti e La Ginestra. La maggior parte di tali componimenti sono qualificati come

caratterizzati da un’espressività molto diversa rispetto alle fasi poetiche precedenti. Leopardi dimostra così di essersi liberato dalle illusioni giovanili e di voler affrontare il peso delle contraddizioni umane tipiche della società contemporanea.