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Jól: culto degli antenati e della rigenerazione stagionale

Nel documento Saxonis Grammatici (pagine 73-76)

AL DI LÀ DELLA MORTE: STIRPE E ANIME DEI TRAPASSATI

4.1 LA SIPPE FINNICA E GERMANICA IN RELAZIONE AL CULTO DEI MORTI

4.1.1 Jól: culto degli antenati e della rigenerazione stagionale

Jól non veniva festeggiato in una data precisa ma dopo la conclusione del raccolto

cerealicolo che variava da luogo a luogo in base al clima. Potrebbe tuttavia coincidere

344 De Vries Jan, op. cit., Band I, pp. 176, 256.

345 Ibid., Band II, pp. 375, 390.

346 Von Grönhagen Yrjö, op. cit., p. 74.

347 Kuhn Hans, op. cit., Háv, str. 76.

348 Scardigli Piergiuseppe, op. cit., Háv, str. 76.

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con la festa del solstizio invernale. Da un lato questa festività è associata al culto dei defunti, i cui spiriti svolgevano un ruolo molto importante nel corso delle dodici notti, dall’altro alle forze relative alla fertilità che avrebbero assicurato un buon raccolto per l’anno a venire. Per questo motivo, l’ultimo covone poteva svolgere un ruolo importante simboleggiando, assieme alla birra di Jól, il raccolto dell’anno venturo. La sera di Jól il bestiame riceveva come foraggio quest’ultimo covone, paglia veniva sparsa sul pavimento e su di essa le persone potevano dormire. Tra le altre usanze, in Norvegia uomini e ragazzi erano soliti mascherarsi con abiti caratteristici, indossando pelli di animali, corna e code per rappresentare determinati animali, prevalentemente cavalli, cani e cervi; in alternativa potevano avvolgersi nella paglia. In entrambi i casi, gli individui mascherati venivano detti julbukk o julgeil.350 Questi cortei mascherati, che rappresentano il rovesciamento dei canoni caratteristico del regno dei morti, sono tipici dei periodi festivi che coincidono con l’inizio del nuovo ciclo stagionale. Il travestimento non doveva per forza far assumere all’individuo un aspetto animalesco: semplicemente indossare i propri panni usuali a rovescio, vestire abiti femminili o tingersi il viso di nero sortivano lo stesso effetto di rottura degli schemi tradizionali.351 Anche il semplice cappuccio era segno di alterità in quanto poneva i giovani che lo indossavano in posizione intermedia tra i vivi e i defunti che impersonavano nel corteo.352

Ci sono due chiavi di lettura di queste usanze. In primo luogo, i cortei possono simboleggiare demoni della fertilità e la loro azione rituale la lotta tra i rappresentanti del vecchio e del nuovo anno al fine di favorire la crescita nel mondo animale e vegetale. Le azioni rituali fanno infatti riferimento all’animale nutrimento per l’uomo, al raccolto cerealicolo, ai fenomeni atmosferici e ai defunti che proteggono e promuovono la fertilità.353 In secondo luogo, i cortei possono rievocare le immagini della wilde Jagd “caccia selvaggia” o del wütendes Heer “schiera furiosa”, ovvero di spiriti dei defunti che passano per l’atmosfera in un corteo rumoroso.354

350 De Vries Jan, op. cit., pp. 448-451.

351 Barillari Sonia M., Immagini dell’Aldilà, Roma, Meltemi, 1998, pp. 13-14.

352 Meli Marcello, “L’arlecchino boreale”, in L’immagine riflessa. Testi, società, culure. Masca, maschera,

masque, mask. Testi e iconografia nelle culure medievali, a cura di Rosanna Brusegan, Margherita Lecco,

Alessandro Zironi, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2000, p. 105.

353 De Vries Jan, op. cit., pp. 452-453.

75 4.1.1.1 Wilde Jagd e wütendes Heer

C’è stato infatti un tempo in cui i morti vagavano sulla terra in torme o falangi, senza tuttavia intralciare la vita dei vivi. Si trattava di un popolo irrequieto che vagava tra cielo e terra. Il primo ad attribuirgli un nome è stato Orderico Vitale che, narrando l’incontro avvenuto nella notte del primo gennaio 1901 tra il prete Walchelin e la composita schiera dei morti aperta da un gigante,355 lo ha definito familia Herlechini.356 Secondo l’etimologia proposta da Marcello Meli, Herlechinus indica l’“appartenente al gioco della schiera”, il “guerriero”.357

Si tratta di una concezione pagana che in epoca cristiana assunse connotazioni demoniche, in quanto tale schiera venne considerata una torma errante di anime dannate358 oppure di anime purganti. Il loro vagare cesserà con l’introduzione del purgatorio che porrà fine all’interazione tra mondo dei vivi e dei morti. Tertulliano nel “De Anima” afferma che a comporre questo corteo siano le anime di coloro che sono morti prematuramente e che sono quindi destinate a vagare sulla terra in attesa del momento in cui la morte sarebbe sopraggiunta, qualora la loro vita non fossa stata stroncata precedentemente.359

Poiché le truppe fantasma vengono descritte anche come esercito di uomini armati, l’esercito spettrale si sovrappone, per vari tratti comuni, alla caccia selvaggia. In entrambi i casi si tratta di anime errabonde dall’incedere tumultuoso, accompagnato da un grande frastuono riconducibile al rumore delle armi oppure alla caccia accompagnata dal suono di corni e dall’abbaiare di cani. Gli avvistamenti si concentrano in determinati periodi in cui si attende il ritorno dei defunti, quali Ognissanti, Natale, Candelora, Carnevale, Venerdì Santo, Santa Walburga e San Giovanni. L’esercito furioso viene accostato anche ad un’altra apparizione di anime vaganti che, secondo la tradizione, viene chiamata “l’esercito di Dio” o “Bonas Res”. Si tratta in questo caso di processioni notturne alle

355 Meisen Karl, La leggenda del cacciatore furioso e della caccia selvaggia, Torino, Edizioni dell’Orso, 2001, p. 6.

356 Barillari Sonia M., op. cit., pp. 15-16.

357 Meli Marcello, “L’arlecchino boreale”, op. cit., p. 79.

358 De Vries Jan, op. cit., pp. 450-451.

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quali possono unirsi anche le anime dei vivi che si staccano temporaneamente dal corpo.360

Numerose sono le interpretazioni del wilder Jäger. Secondo Jacob Grimm si tratterebbe del germanico dio della guerra Wodan che nella tradizione popolare diventa semplicemente la guida della caccia selvaggia. Quest’ultima potrebbe inoltre essere considerata come un fenomeno naturale e quindi il wilder Jäger sarebbe la bufera, il cinghiale inseguito il fulmine e la donna cacciata la moglie del vento. Otto Höfler vede invece in tali cortei una forma di culto odinico segreto praticato dai germani.361

In conclusione, il culto dei defunti è connesso con la venerazione delle forze che favoriscono la crescita; l’antenato venerato può infatti fungere da potenza che promuove la fertilità. Con Jól si festeggia il nuovo anno che porterà rigenerazione, simboleggiata dalla rinascita della natura dopo un periodo di caos.362

Nel documento Saxonis Grammatici (pagine 73-76)