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Titti Anelli

FANTASIE DEL DUEMILA SHIRRAH Racconti - Lire 15.000 Antonino Pallucca I FRUTTI DELL'ALBERO DELLA MORTE Romanzo - Lire 18.000 Annamaria Amandonico UFFICIO AFFETTI SMARRITI Racconti - Lire 10.000 Luciano Guerci MENABÒ DELL'ESISTERE Romanzo - Lire 28.000

Maria Monica Martino VOLTA

A VELA

Racconti - Lire 14.000

LUIGI L O N G H I N , Alle origini del pen-siero psicoanalitico, Boria, Roma 1992,

pp. 233, Lit 30.000.

Longhin inizia questo suo lavoro con una domanda di grande attualità: qual è lo statuto scientifico della psi-coanalisi e quale la sua posizione nell'epistemologia contemporanea? È accettabile la posizione di Meltzer e di Bion che pongono questa disciplina nel campo dell'estetica ma la sottrag-gono a quello dell'esperienza

scientifi-ca? L'ipotesi di Longhin è che "la psi-coanalisi sia una disciplina che rivela la sua specificità nel contenere sia il modello scientifico che quello artisti-co". Esistono infatti per questo autore analogie tra la creatività dell'artista e il momento della costruzione o ricostru-zione e dell'interpretaricostru-zione nel corso del processo analitico. Ciò permette di vedere la psicoanalisi come una com-binazione sui generis di arte e di scien-za.

Ma — possiamo chiederci —- dove nasce l'ostacolo epistemologico della psicoanalisi? Per il vero, già Freud aveva posto il problema: se la psicoa-nalisi è una esperienza affettiva, que-sta, in quanto soggettiva, non può partecipare alla conoscenza scientifica

che per definizione è oggettiva. Dobbiamo allora tentare un approccio epistemico diverso e chiederci se la psicoanalisi sia in grado di operare in modo oggettivo e verificabile e se pos-sa proporre un suo modello operativo.

Longhin sostiene che "ogni espe-rienza in campo psicoanalitico, come del resto in ogni disciplina scientifica ... può essere accolta solo in quadri concettuali che si affineranno e si cor-reggeranno in un movimento di va e vieni con l'esperienza". Si tratta allora

di riconoscere i fondamenti e le carat-teristiche di oggettività di questa espe-rienza. E così possibile anche per la stessa psicoanalisi giungere a una co-noscenza oggettiva e falsificabile poi-ché è "proprio l'epistemologia a ricor-darci che è reale tutto ciò che si con-trappone al nulla". Al modello propo-sto dall'epistemologia neopositivista che indaga nelle scienze fisico-mate-matiche sfugge la possibilità di cono-scere altri aspetti della realtà più com-plessa, come ad esempio la realtà mentale inconscia. E l'impostazione epistemologica più attuale guarda con diffidenza l'idea che si fa scienza solo con i concetti di quantità e di misura. Al contrario possiamo oggi affermare che ogni realtà è indagabile con

meto-di adeguati. E se è reale tutto ciò che si contrappone al nulla, si può consi-derare tale anche quella realtà che non è di tipo materiale o concreto, come ad esempio un sogno, una fantasia o un'angoscia.

A questo punto si tratta di vedere se la psicoanalisi può vantare delle ba-si scientifiche su cui fondare il suo sa-pere: il referente, cioè ciò di cui si par-la; i predicati operativi, ciò attraverso cui si conosce; i predicati

fonda-mentali, che rappresentano l'oggetto

della conoscenza. Ora il referente spe-cifico della psicoanalisi è la realtà del-la mente inconscia, così come l'ha po-stulata Freud quale istanza non con-trollabile empiricamente in modo di-retto. In questi cento anni, questa realtà ha raggiunto un notevole grado di complessità, tale da farci proporre numerosi modelli di funzionamento mentale. I predicati operativi costitui-scono il luogo dove l'incontro è possi-bile e dove "si indaga ciò che quell'uomo è o non è attraverso la riattivazione transferale della sua sto-ria fantasmatica". Il transfert, il con-trotransfert, le costruzioni, le ricostru-zioni, le interpretaricostru-zioni, sono tutti ele-menti operativi con cui funziona il grande microscopio della mente che è la psicoanalisi. Indubbiamente nel campo di indagine operano molte va-riabili e vi avvengono operazioni affet-tive tra due soggetti in uno stato di re-lativa asimmetria. Il compito dell'epi-stemologia psicoanalitica resta comunque quello di "indagare sul signi-ficato, sulla natura, sui limiti, sui fon-damenti di tali operazioni", sottoli-neando in particolare l'importanza

de&'intesa intersoggettiva per giungere

a una conoscenza oggettiva verificabile e quindi falsificabile. Un esempio di questa operazione è l'interpretazione intesa come un'ipotesi di lavoro che la coppia analitica fa e che può confer-mare o confutare.

Il risultato del lavoro analitico è quello di conoscere i predicati fonda-mentali, cioè i modi di essere della mente inconscia: fantasie inconsce, simbolismo onirico, operazioni difen-sive come la scissione e l'identificazio-ne proiettiva, particolari comporta-menti.

Il tema più difficile, quello della ve-rificabilità, viene affrontato da Longhin attraverso la valorizzazione della supervisione, intesa come un'esperienza che permette a un anali-sta esperto di predicati operativi usati da un altro analista, sempre nell'ambi-to di uno stesso paradigma, di con-trollare il lavoro di quest'ultimo attra-verso la lettura di sedute e il rendicon-to degli incontri analitici. Per quesrendicon-to autore, la supervisione clinica è una ;r-condizione necessaria e sufficiente per raggiungere un'intesa intersoggettiva tra esperti di un determinato paradig-ma e quindi per creare un consenso che costituisce lo statuto scientifico della psicoanalisi.

Emerge dall'indagine epistemologi-ca di Longhin un pensiero ben strut-turato e ricco, in grado a mio avviso di confutare critiche che anche recente-mente sono state mosse alla psicoana-lisi. Ad esempio quelle di Grùnbaum per il quale la psicoanalisi non soddi-sfa i criteri di falsificabilità e manca il valore probativo. A parte la scarsa co-noscenza che Grùnbaum mostra di possedere della psicoanalisi e dei suoi fondamenti attuali, il lavoro di Longhin rappresenta tra l'altro una ri-sposta precisa alle sue critiche in quanto sostiene con validi argomenti le ragioni scientifiche dell'operare psi-coanalitico.

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