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L’abbozzo ideativo

Nel documento Giovanni Pascoli, Phidyle. Edizione critica (pagine 102-109)

Q1, 3r

1 Phidyle

2 Colloquium – Errori popolari – 3 Come cresciuta e imbellita – Sposa? – 4 Fircellia primilla

] P[rimilla2

9 Vale – et tu. __

10 → convenevoli / amas – oblitus es arboris? 11 Ma già sei grande e da marito.

__

12 Oh! che dici? lasciar solo il padre con tanta famiglia? – Matercula… 13 chi se non io farebbe – bucati –

14 – agricoltura e 15 pastorizi e armentarii – 16 – conserve – 17 – cucina – moretum 18 – galline – 19 E il tuo padre?3

1 Rispetto alla trascrizione offerta dalla Sommer, che offre un essenziale punto di partenza per

la ricostruzione del testo, sono stati fatti significativi progressi nella lettura, grazie a un più ravvicinato controllo dei materiali manoscritti (vd. PASCOLI, Phidyle, 27-31).

2 A questa altezza, sul margine destro, in obliquo, Pascoli appunta una fonte varroniana relativa

alle uova – «in supponendo ova observant ut sint numero inparia» (Varr. R. R. 3, 9, 12) – che utilizzerà ai vv. 137-38 del poemetto: «simul ova silentia deflet, | ova nec illa quidem pariter».

3 È scritto in un secondo momento, sotto «chi se non io farebbe» e all’altezza di «pastorizi e

__

20 → vilicus1 operae2.

21 hai molto da fare?3

22 oh! si – descrizione della giornata – 23 e gli dei ti aiutano?

24 Hai molto giudizio?4

25 Eh certo.

26 oh! disgrazie e superstizioni 27 saga manus5

28 corvus – 29 etc etc.

30 ma io rem divinam facio … 31 e superstiziose usanze.

32 un gran sacrifizio – (come mette da parte il denaro) 33 Horatius…

34 dar da mangiare al padre che va 35 e che ritorna.

1 Qui Pascoli fa riferimento al padre di Fidile.

2 Probabilmente si tratta dei mietitori che compariranno ai vv. 90-91 del poemetto; un po’ più

sotto, in questa stessa pagina, Pascoli parlerà delle vettovaglie da riservare ai più impegnativi lavori nei campi col concorso di più braccia e più bocche da sfamare: «Se poi ci sono opere, allora bisogna darsi più dattorno. perché hanno da mangiare».

3 A questa altezza, sul margine destro, è aggiunto di traverso in un secondo momento «Lavori

di sera – colus», un promemoria per caratterizzare l’occupazione serale della fanciulla rappresentata alla fine della sua giornata in atto di filare la lana (vv. 114-17). Un po’ più sotto, sempre sul magine destro e di traverso, si legge: «Vacuna – flores indat»: Pascoli fa riferimento al tempio di Vacuna, che con la sua oscurità atterrisce Fidile durante la notte (vv. 114-17), e ai sacrifici offerti invano dalla fanciulla ai Lari (vv. 147-48; vd. il commento ad loc.).

4 È aggiunto di traverso in un secondo momento.

5 Vd. la descrizione del ms. 9. A questa altezza, sul margine destro, Pascoli appunta «Scriblitae»,

36 badare ai bimbi 37 bucati

38 → / opere straordinarie / mietiture, pulitura delle stanze1

39 attenzione a che non vadano a male le cose: ] rovina [ 40 Phidyle – 41 La giornata2 42 [ ] scriblitae, sacrificia 43 [ ] buca3 conserve 44 [ ] gallinae4

45 [ ] vesti dei bimbi, cento patris __

46 [ ] poi la sera. 47 riempe – la brocca.

48 [ ] dopo discorso indiretto5

49 [ ] diretto al sacrifizio

50 Chi fa i bucati? i rammendi?

1 A questa altezza, sul margine destro, in obliquo, Pascoli appunta alcuni luoghi catoniani

relativi al nutrimento del bestiame: «Praeterea. frondem populneam ulmeam, querneam caedito per tempus, eam caedito, non peraridam pabulum ovibus Cato R. R. V. [Cat. Agr. 5] XXX. [Ivi, 30] LIV. [Ivi, 54]». «Praeterea» manca nella fonte catoniana.

2 È scritto quasi come titolo a cui viene affiancato con rientro una sorta di elenco delle

occupazioni di Fidile.

3 Pascoli stava evidentemente scrivendo «bucati», ma interrompe subito la parola che aveva già

scritto poco più sopra e appunta una diversa sequenza.

4 Qui Pascoli inserisce un rinvio a un luogo catoniano relativo al nutrimento delle galline e a

quello delle oche: «Cat. R. R. LXXXIX [Cat. Agr. 89]».

5 La Sommer trascrive: «dopo [ ] capretto»; la decifrazione di «discorso indiretto» ci consente

di comprendere come Pascoli stesse già organizzando la scena del poemetto dal punto di vista strutturale, con l'alternanza del discorso indiretto e diretto (vd. supra, 38-39).

51 perché bisogna utilizzare tutto. 52 chi pasce la famigliuola. – (moretum 53 E non è tutto.

54 bisogna anche far la figlia1 e aiutare

55 il babbo

56 attendere alle galline 57 donde viene un provento.

58 Se poi ci sono opere, allora bisogna 59 darsi più dattorno.

60 perché hanno da mangiare, ma non 61 mangiare · ···

62 Poi ci sono le feste nelle quali

63 tutti godono fuorché la povera reginella 64 che deve fare placentam, liba,

65 e metter da parte per darne al babbo che va a lavorare 66 che no se la mangino gli insaziabili2 figli.

67 si quid festo prodegeris…

__

68 Φειδύλη – inquit [ ] at illa 69 Suspiciens urnam [ ] ›··‹ fontem3

] ad [ fontem

1 La Sommer non decifra «figlia» e lascia uno spazio bianco. 2 Resta indecifrato nella trascrizione della Sommer.

70 [ ] cadit rauco1…….

71 Tum Flaccus. – lavori molto.… 72 La mia giornata: eccola

73 Mane. sveglio il fuoco e preparo il moretum al babbo 74 Intanto i bimbi. gridano…

75 Poi sono le galline

76 Poi le conserve, e le focaccie e il pane. 77 Poi Interdum non cessat labor ···2

78 Huc Primilla, ….3

79 Sero est: ··· et ··· 80 E la sera? C’è il cento, etc 81 lana. aliquid consuere. 82 nec interdum de se cogitare

] non [ cogitare

83 Proba es, virgo. di te adiuvant et bene 84 fortunateque4 rem geris profecto.

85 Suspirium edidit virgo dum 86 moratur sermonem suscipiens. 87 o pater, melius res

88 procedere debeant

1 Le righe 67-70 inglobano già un andamento metrico, in cui Pascoli sembra fissare incipit ed

explicit funzionali ai futuri versi; «cadit rauco» sembra quasi la parte dell’esametro antecedente la

semiquinaria.

2 La parola che segue «labor» è di difficile decifrazione: si potrebbe leggere «putatorum»,

«politorum» o «frondatorum»; nel poemetto si farà riferimento solo ai «messores». La Sommer trascrive: «Improbus non certat labor».

3 Si tratta di un inceptus di esametro, che Pascoli riscrive anche in Q1, 6v e nel ms. 24 (vd. infra,

108 e 120).

89 – Poco provento – 90 disgrazie ai buoi –

91 Il babbo non sta troppo bene 92 saga manus…

__

93 ← Corvus…….

94 Non cesso placare lares…1

95 peculium

Q1, 6v 1 i bimbi 2 il bucato 3 da mangiare

4 le faccende miet. vendem2

5 le feste __

6 La giornata

1 Sed cuinam tenuesque lares et recula curae?

2 nam praesto ad digitum crepitum digitorum ancillula nulla est 3 Quaenam sub [ ] gallo cantante, subucula… 4 Principio est parvis praebenda subucula

5 → lenticula

6 mussanteque

7 → galloque sub ipsum 8 cantum

9 clamosoque paranda simul lenticula nido

10 Principio festinanti [ ] ad arva [ ] moretum 11 → ades dum

12 → Huc Primilla [ ] Primilla ades dum 13 → dum…

14 → tota abit hora1

1 Cf. Hor. Serm. 1, 5, 13-14: «dum aes exigitur, dum mula ligatur, | tota abit hora». Il poeta si

appunta «dum» (r. 13) per cambiare eventualmente la situazione narrata e si annota la iunctura «tota abit hora» (r. 14).

Nel documento Giovanni Pascoli, Phidyle. Edizione critica (pagine 102-109)