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L’allargamento dell’Ue e lo statuto dei partiti europei

Luciano Bardi

6. L’allargamento dell’Ue e lo statuto dei partiti europei

Gli altri due sviluppi precedentemente menzionati sembrerebbero invece capaci di favo-rire un rafforzamento delle federazioni: l’allargamento dell’Ue e l’entrata in vigore dello sta-tuto dei partiti politici a livello europeo9. In realtà, l’allargamento dell’Ue potrebbe anche crea-re problemi agli europartiti a causa delle possibili difficoltà causate dalla incorporazione di par-titi con storie e ragioni d’essere disomogenee rispetto a quelle dei parpar-titi degli stati fondatori e di quelli assorbiti in occasione di precedenti ampliamenti. Ma l’estensione dell’Ue a dieci nuo-vi stati membri, proprio per la sua nuova dimensione, offre alle federazioni anche incentinuo-vi e opportunità particolari. Le federazioni vedono infatti i partiti confratelli provenienti dagli stati membri entranti come risorse necessarie per rafforzare o almeno mantenere la propria forza nu-merica nel futuro e più ampio Pe e, come vedremo meglio nel corso della discussione sul nuo-vo statuto, anche come fonti di possibili vantaggi finanziari. La distribuzione dei seggi per la legislatura 2004-2009 assegna ai nuovi entranti 158 dei 732 seggi, ovvero quasi il 22% del to-tale, una percentuale che nessun europartito può permettersi di ignorare. La funzione delle fe-derazioni nello stabilire contatti e rapporti permanenti tra partiti confratelli dei vecchi e nuovi stati membri è già stata importantissima e sicuramente dovrebbe mantenersi, seppur condivisa con i gruppi parlamentari, a partire dalle prossime elezioni, anche ad ampliamento avvenuto10.

A questo incentivo se ne dovrebbe unire un altro grazie allo statuto dei partiti europei, che è stato recentemente approvato. Lo statuto è un documento molto sintetico che si limita a de-finire il ruolo dei partiti europei e i requisiti che questi debbono possedere per poter accedere al finanziamento da parte dell’Ue. Più spazio è certamente dedicato agli aspetti direttamente le-gati al finanziamento, forse anche perché lo statuto stesso è stato almeno in parte giustificato con la necessità di coprire con fondi pubblici i costi della promozione democratica nei paesi entranti. Il complesso delle disposizioni dello statuto sembra capace di saldare in maniera più efficace di quanto sia avvenuto fino ad ora le varie componenti partitiche che operano a livel-lo europeo: gruppi parlamentari, federazioni, partiti nazionali. Infatti, anche se in pratica livel-lo sta-tuto identifica gli europartiti con le federazioni, attraverso le norme per la loro costituzione e per l’accesso al finanziamento esso determina anche il legame con le altre due componenti. Nel preambolo viene ribadito quanto già espresso nell’art. 191 del Trattato Ce e ricordato in pre-cedenza sull’importanza degli europartiti per la formazione di una coscienza europea e per

l’e-9Bardi e Ignazi, cit. pp. 126-128.

10È interessante osservare che l’ingresso dei nuovi entranti non dovrebbe diminuire l’inclusività dei gruppi parlamentari europei, soprattutto di quelli maggiori. Sulla base dei dati relativi agli osservatori dei pae-si entranti già presenti nel Pe, tutti e dieci i nuovi stati membri dovrebbero avere delegazioni nel Ppe e nel Pse, mentre sei su dieci dovrebbero essere rappresentati nel gruppo Ldre.

spressione della volontà politica dei cittadini dell’Unione. Le condizioni per il riconoscimento degli europartiti, oltre all’intenzione di partecipare alle elezioni del Pe, sono: il possesso di per-sonalità giuridica nel paese nel quale ha sede il partito europeo (quasi inevitabilmente il Bel-gio); avere in almeno un quarto degli stati membri rappresentanti eletti nel Pe, nei parlamenti nazionali o regionali, oppure aver riportato, sempre in almeno un quarto degli stati membri, almeno il 3% dei voti espressi alle ultime elezioni del Pe11; rispettare nella propria azione e nel proprio programma i principi di libertà, democrazia, di rispetto dei diritti dell’uomo, delle li-bertà fondamentali e dello stato di diritto sui quali è fondata l’Ue. Come si vede non si tratta di condizioni particolarmente restrittive e si può immaginare che, anche se lo statuto proibisce il finanziamento di partiti nazionali attraverso i fondi europei, pochi di questi rinunceranno al-le opportunità finanziarie fornite dal nuovo regime. Questo porterà sicuramente ad un aumen-to degli europartiti: come detaumen-to, il partiaumen-to della Sinistra europea è staaumen-to fondaaumen-to a Roma nel maggio del 2004; altri potrebbero seguire. La saldatura con i gruppi parlamentari potrebbe ri-siedere nell’elevatissima porzione di risorse finanziarie - l’85% del finanziamento totale - che andrà a partiti che abbiano rappresentanti eletti nel Pe. Anche se è possibile che partiti poco rappresentati a livello europeo e quindi, in prospettiva, privi di gruppo parlamentare si formi-no per partecipare alla spartizione del rimanente 15%, di formi-norma i nuovi europartiti dovrebbero strutturarsi su un rapporto articolato tra i partiti nazionali che concorreranno a formarli, le lo-ro organizzazioni federative, e i gruppi nel Pe. Analogamente, quelli già esistenti dovrebbelo-ro uniformarsi a questo modello e attraverso un rafforzamento del rapporto tra federazioni e grup-pi porre fine o almeno ridurre la dipendenza delle prime dai secondi. Una migliore integrazio-ne tra le loro varie compointegrazio-nenti dovrebbe portare i partiti a una maggiore istituzionalizzaziointegrazio-ne.

Questo quadro indubbiamente positivo è controbilanciato da due norme, una direttamente contenuta nello statuto, l’altra nel suo regolamento attuativo, che mantengono le federazioni in una posizione di subordinazione nei confronti delle loro componenti nazionali e dei gruppi par-lamentari. Questi ultimi infatti diventano i supervisori diretti della gestione dei fondi per il fi-nanziamento dei partiti in quanto, su insistenza del Parlamento, questi sono stati inseriti nel bi-lancio del Pe e non in quello generale dell’Ue, come avrebbero preferito le federazioni. Questa seconda soluzione avrebbe dato ad esse una maggiore autonomia finanziaria. I partiti nazionali, soprattutto quelli più forti e dotati di risorse, sono resi determinanti per la costituzione e per il mantenimento dei partiti europei dalla norma dello statuto che condiziona l’erogazione dei fon-di pubblici ad un cofinanziamento da altre fonti in una misura pari al 25% del totale. Tali risor-se possono esrisor-sere reperite solamente a livello nazionale, sia direttamente attraverso i contributi dei partiti membri – fino a un limite del 40% delle entrate totali, comunque superiore all’am-montare necessario per il cofinanziamento – sia attraverso i contatti dei quali i partiti stessi dis-pongono nella società e nell’economia. È quindi improbabile che anche in futuro negli europar-titi, per quanto più integrati, saranno le federazioni ad avere una posizione di primato.

7. Conclusioni

Nel corso del 2004 si verificheranno tre importanti sviluppi che indubbiamente influenze-ranno, anche se in misura diversa, l’evoluzione degli europartiti. Come detto, almeno due di ta-Luciano Bardi

11Questa clausola, e il fatto che l’ammontare effettivo del finanziamento dipenderà anche dalle dimen-sioni del partito, costituisce, come già accennato, un incentivo per gli europartiti ad attrarre partiti confratelli dai nuovi stati membri.

Il Parlamento europeo e i partiti politici

li sviluppi, l’allargamento dell’Ue e lo statuto dei partiti politici a livello europeo faranno senti-re i loro primi effetti, in parte già psenti-revedibili, a partisenti-re dalle seste elezioni del Pe. Per il terzo, il trattato costituzionale, invece restano numerose incognite legate sia alla mancanza di norme spe-cificamente capaci di avere un impatto diretto sugli europartiti sia all’indeterminatezza del fu-turo del trattato stesso, condizionato come sarà dai tempi e dalle modalità di approvazione e di ratifica, ma soprattutto dalla prassi, che nel caso degli effetti sul Pe e sui partiti che attorno ad esso operano è stata spesso più importante delle innovazioni istituzionali formali.

Sia l’allargamento dell’Ue sia lo statuto dei partiti politici sembrano rispettivamente ca-paci di favorire l’ulteriore ampliamento degli europartiti e l’aumento del numero delle federa-zioni transnazionali. Questi effetti, indubbiamente positivi e capaci di favorire una maggiore integrazione tra le varie componenti degli europartiti, non sembrano però in grado di intacca-re il primato e di ridurintacca-re significativamente l’autonomia anche a livello europeo dei partiti na-zionali. Questo stato di cose pare destinato a mantenersi finché i partiti nazionali potranno gio-varsi del canale diretto di rappresentanza degli interessi dei cittadini costituito dal circuito isti-tuzionale intergovernativo e continueranno a sostituirsi alle federazioni nel collegamento tra società civile e istituzioni europee.

Luciano Bardi