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L’anima oggetto di studio del naturalista

II. «L’uomo genera un uomo»: la trasmissione

2. L’anima oggetto di studio del naturalista

I processi biologici degli animali avvengono in vista di un

te/lov

e

la causa finale è, nella dottrina aristotelica delle quattro

ai)ti/ai

,

prioritaria rispetto alle altre.

Per quanto riguarda specificamente la riproduzione animale, è chiaro, per Aristotele, che il seme, cioè l’agente del processo di trasformazione, al tempo stesso causa efficiente e formale del

nuovo vivente, è dotato di una potenzialità conforme all’

ou)si/a

,

mentre colui che lo produce, cioè il genitore, è formalmente

identico al generato, al quale «preesiste non solo logicamente (

tw~|

lo/gw|

) ma anche cronologicamente (

tw~| xro/nw|

114.

Che la generazione avvenga in vista dell’

ou)si/a

e non

viceversa115, risulta evidente se si considera che «l’uomo genera

l’uomo (

genna|~ o( a1nqrwpov a1nqrwpon

)».

corrispondente organo corporeo come l’intera anima sta all’intero corpo. È dunque necessario estendere all’intero corpo vivente ciò che vale per le parti. Il rapporto tra le parti e l’intero corpo vivente, suggerisce che il corpo di cui l’anima è forma non è lo pneuma (cioè una parte del corpo vivente), bensì il corpo “strumentale”, cioè il corpo articolato in parti strumentali, l’unità del quale è uno dei principali requisiti della teoria aristotelica della yuxh/. E proprio di tale unità l’ipotesi di Bos non sembra in grado di rendere conto.

114Cfr. De part. an. 640 a 24 – 25.

[…] Di fatto l’uomo genera un uomo (genna|~ ga\r o( a1nqrwpov a1nqrwpon), ed a causa del fatto che chi genera ha certi caratteri, un certo processo di formazione tocca al generato116.

L’

ou)si/a

, dunque, prioritaria rispetto alla

ge/nesiv

, è la causa in virtù della quale la generazione avviene in un certo modo e gli esseri

viventi presentano determinate parti e proprietà117: i processi

naturali, infatti, in quanto determinati da una causa motrice formalmente identica al risultato, non sono casuali, bensì finalistici.

Il rapporto tra forma, fine e principio del movimento viene ulteriormente precisato mediante un riferimento all’anima:

é chiaro pertanto […] che occorre dichiarare le determinazioni proprie dell’animale, descrivendo che cosa sia, quale sia, e ognuna delle sue parti […]. Se poi tutto ciò è l’anima o una parte dell’anima o qualcosa che non può essere senza anima (in effetti quando essa si diparte non v’è più l’animale vivente, né alcuna delle sue parti permane identica […]), - se dunque le cose stanno così, spetta al naturalista trattare e aver scienza dell’anima, se non nella sua totalità, almeno di quanto in essa fa sì che l’animale sia quello che è;

116Ivi, 640 a 26 – 28.

La generazione e la struttura delle parti e del corpo intero non possono, dunque, essere spiegate facendo ricorso esclusivamente agli elementi materiali e ai relativi processi. Cfr. A. Code, The Priority of Final Causes over Efficient Causes in Aristotle’s PA, in Kullmann – Follinger (a cura di), Aristotelische Biologie. Intentionen, Methoden, Ergebnisse, cit., pp. 127 – 144.

117 Cfr. De part. an. 640 a 34 – b 4. Per il significato di questo passo e la sua interpretazione, cfr., tra gli altri, R. Sorabji, Necessity, Cause and Blame: Perspectives on Aristotle’s Theory, London 1980; A. Gotthelf, First Principles in Aristotle’s Parts of Animals, in Gotthelf e J. G. Lennox (a cura di), Philosophical Issues in Aristotle’s Biology, Cambridge 1987, pp. 165 – 198; J. M. Cooper, Hypothetical Necessity and Natural Teleology, in Philosophical Issues in Aristotle’s Biology, cit., pp. 243 – 274; P. Pellegrin, De l’explication causale dans la biologie d’Aristote, «Revue de Métaphysique et de Morale», XCV (1990), pp. 197 – 219; ; Gotthelf, Understanding Aristotle’s Teleology, in A.A. V.V., Final Causality in Nature and Human Affairs. Studies in Philosophy and the History of Philosophy, XXX, Washington D.C. 1997, pp. 71 – 82; J. G. Lennox, Aristotle’s Philosophy of Biology: Studies in the Origins of the Life Sciences, Cambridge 2001, pp. 134 – 135.

e dirà che cosa è l’anima, o propriamente questa sua parte, e parlerà degli attributi inerenti a tale sua essenza: del resto, anche “natura” si dice ed è in due sensi, quello di “materia” (u3lh) e quello di “essenza” (ou)si/a), ed è questa seconda in quanto anche causa motrice e fine. Tale è l’anima dell’animale, o nella sua totalità o in una sua parte118.

Il discorso aristotelico muove dall’identificazione tra forma e

anima e dalla stretta equivalenza tra anima e vita119: da un lato,

l’anima è intesa come

fu/siv

degli organismi, la quale, a sua volta,

in quanto

ou)si/a

, svolge sia il ruolo di causa motrice sia quello di

te/lov

; dall’altro, la

yuxh/

è ciò che determina e definisce l’animato, ovvero la sua forma, senza cui né il vivente nel suo complesso né le sue parti restano più tali, se non dal punto di vista della sola configurazione esteriore.

Lo studioso della natura deve dunque occuparsi di quella parte dell’anima in virtù della quale ogni vivente è ciò che è. Si tratta, cioè, di considerare l’anima non solo come forma del vivente, ma anche come ciò che definisce la capacità che il corpo ha di

vivere120, cioè come l’insieme delle funzioni psichiche

118De part. an. 641 a 14 – 28.

119Cfr. A. Jaulin, L’âme et la vie selon Aristote, in «Kairos», IX (1999), pp. 121-140.

120 Cfr. ivi, 412 b 25 – 26. Come ha giustamente sottolineato Jaulin (L’âme et la vie selon Aristote, cit., pp. 135 sgg.), è necessario operare una distinzione tra i due sensi del vivere, cioè tra la vita organica, intesa come contrario della morte, (zwh/) e la vita etica, cioè il genere di vita (bi/ov). La vita intesa come bi/ovè il modo secondo il quale il vivere (zwh/) si effettua attraverso delle attività, dei caratteri, dei costumi e delle scelte (cfr. Eth. Nic. 1100 b 9). Per questa ragione la conoscenza dell’anima è richiesta tanto al naturalista, di cui l’oggetto di studio è la vita organica, quanto al politico, la cui attenzione concerne l’eccellenza umana. La conseguenza più significativa di questa doppia modalità del vivere è la sovrapposizione di funzioni su un medesimo organo: certi organi sono infatti dotati di una duplice funzione, l’una legata alla necessità della conservazione dell’organismo, l’altra finalizzata al vivere bene,

caratteristiche della vita animale e strettamente associate alla corporeità121.