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L’argomento della conoscenza: obiezioni

Nel documento La realtà dei qualia tra mente e mondo (pagine 59-62)

ANTIRIDUZIONISMO E QUALIA

2. NAGEL E “L’EFFETTO CHE FA”

2.1 L’argomento della conoscenza

2.1.1 L’argomento della conoscenza: obiezioni

2.1.1 L’argomento della conoscenza: obiezioni.

Se Nagel è riconosciuto come il capostipite di una reazione anti-riduzionista in filosofia della mente, le argomentazioni di Jackson hanno costituito, e costituiscono tuttora, una fonte di dibattito fra i filosofi. La forza dell’argomento si basa sulla plausibilità di premesse che, prima facie, sembra difficile non accettare. La possibilità che le informazioni fisiche costituiscano tutto ciò che è necessario sapere per conoscere un determinato fenomeno è un assunto che un fisicalista condivide, se non altro come desideratum per la scienza; d’altra parte, però, sembra difficile negare che nel momento in cui facciamo un’esperienza si impari qualcosa di nuovo, un fatto, che non potevamo conoscere in precedenza, pur avendo a disposizione tutte le informazioni oggettive su quel fatto.

Ciò nonostante, l’argomento della conoscenza è stato oggetto di severe critiche che hanno avuto di mira: da una parte, il tipo di conoscenza che Mary acquisisce prima e dopo la sua liberazione dalla stanza in bianco e nero, dall’altra, l’oggetto di conoscenza con cui la scienziata, protagonista dell’esperimento, si trova ad avere a che fare. In altre parole, le obiezioni riguardano il modo conoscitivo e il che cosa si conosce.

L’obiezione che riguarda il tipo di conoscenza che Mary acquisisce, una volta liberata dalla prigionia, sostiene che essa non impara niente di nuovo ma acquisisce solamente un’abilità che consiste nel riconoscere e utilizzare, successivamente, le proprietà fenomeniche di cui ha fatto esperienza. Questa tesi è sostenuta da Nemirow e Lewis; quest’ultimo afferma infatti che:

L’ipotesi dell’abilità dice che conoscere che effetto fa un’esperienza consiste, solamente, nel possesso di queste abilità di ricordare, immaginare e riconoscere. Non si tratta del possesso di un qualsiasi tipo di informazione, ordinaria o specifica. Non è conoscere che certe possibilità non sono realizzate. Non si tratta di conoscere qualcosa (knowing-that). Si tratta di conoscere come (knowing-how). Perciò non dovrebbe sorprendere che le lezioni non insegneranno che effetto fa un’esperienza.

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Le lezioni impartiscono informazioni; l’abilità è qualcosa di diverso. La conoscenza che (knowledge-that) non fornisce automaticamente un sapere come (know-how)54.

Nella stessa direzione vanno le considerazioni proposte da Laurence Nemirow:

Conoscere l’effetto che fa può essere identificato con il conoscere come immaginare qualcosa. Più seriamente prendiamo questa identificazione con delle abilità (ability

equation), più diventa facile resistere all’argomento della conoscenza. Quest’ultimo assume che la scienza non può dare l’idea di che effetto faccia vedere il rosso. La premessa è incontestabile perchè la scienza non cerca di instillare abilità immaginative. Ma l’argomento della conoscenza conclude che la scienza fisica non è in grado di descrivere certe informazioni sulla visione del rosso. L’inferenza è invalida perché presuppone che conoscere l’effetto che fa sia una conoscenza proposizionale piuttosto che un’abilità55.

In sintesi, le due critiche appena richiamate sottolineano la presenza, nell’argomento della conoscenza, di un errore nell’inferenza fra le due premesse e la conclusione. Tale errore consiste in una fallacia di equivocazione: Jackson assume che il tipo di conoscenza di cui disponiamo sia una conoscenza della forma “conosco che P”, cioè una conoscenza preposizionale; tuttavia, e qui sta la fallacia, conoscere l’effetto che fa vedere un colore non consiste in una conoscenza proposizionale ma nel possedere un’abilità. Nelle due premesse di Jackson il significato del termine “conoscere” non è uguale per cui l’inferenza dalle premesse alla conclusione non è valida.

Il secondo tipo di critiche rivolte all’argomento in esame riguarda l’oggetto di cui Mary acquisisce conoscenza quando per la prima volta vede il colore rosso. La conclusione di Jackson è che la proprietà di cui Mary fa conoscenza è una proprietà non-fisica: se infatti si trattasse di una proprietà fisica lei ne sarebbe già venuta a conoscenza durante i suoi studi. L’obiezione fisicalista sostiene, invece, che non si tratta di proprietà o fatti nuovi, bensì dei medesimi

54 Lewis (1988) in Lycan (1999), p. 459.

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fatti o proprietà conosciuti attraverso una modalità cognitiva diversa da quella proposizionale. In altre parole, la tesi anti-fisicalista non regge perché implica il passaggio da una versione epistemologica dell’argomento ad una versione ontologica: dalla premessa che Mary conosce l’effetto che fa vedere un colore si inferisce che lei conosce qualcosa di nuovo (fatto o proprietà). Tale passaggio è indebito perché si passa da un discorso sulle modalità attraverso cui conosciamo il mondo, ad un discorso sull’esistenza dell’oggetto che noi conosciamo.

Questa critica è stata mossa da più filosofi il primo dei quali è stato Terence Horgan56. Egli sostiene che, senza dubbio, Mary quando vede per la prima volta il rosso acquisisce informazioni in merito alla visione dei colori. Queste nuove conoscenze circa le proprietà fenomeniche (qualia) sono accessibili solo per via esperienziale: le proprietà dei colori di produrre un effetto qualitativo nel soggetto sono, in altre parole, conosciute in quanto esperite. Ma, continua Horgan:

Questi fatti sono compatibili con il fisicalismo; non c’è nessun motivo per supporre che quando lei [Mary] acquisisce consapevolezza esperienziale del rosso fenomenico, entri in contatto con una proprietà distinta da quelle già espresse nel precedente resoconto fisico della percezione umana. La prospettiva è nuova, e così la correlata capacità di designare la proprietà rilevante in una maniera ostensiva in prima persona. Ma non è necessario che la proprietà stessa sia nuova57.

Riassumendo, le critiche mosse all’argomento della conoscenza mirano a stemperare l’efficacia della tesi anti-fisicalista mostrando che, analizzando in maniera adeguata i vari tipi di accesso epistemico e il contenuto dell’informazione che acquisiamo, il fisicalismo può “fare posto” ad esperienze che, in prima istanza, sembrerebbero non essere spiegabili attraverso un resoconto oggettivo. Al contrario, le critiche esposte concordano nell’assunzione delle premesse dell’argomento della conoscenza ma ne criticano, perché fallaci, le conseguenze che da queste premesse vengono inferite.

56 Cfr. anche Churchland (1985), Tye (1986), Conee (1994).

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Nel documento La realtà dei qualia tra mente e mondo (pagine 59-62)