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Capitolo 3: Un’epoca di grandi famiglie

7 L’ ARISTOCRAZIA ANATOLICA

Con la prima conquista araba, e la perdita di Siria, Mesopotamia e Palestina, la penisola anatolica si ritrovò a subire frequenti incursioni. Per la prima volta si trovava ad essere una zona di frontiera. Di conseguenza, si rese necessaria una riorganizzazione del territorio sia dal punto amministrativo che militare126.

121 Sullivan e Talbot, History of Leo the Deacon, p. 83. 122 Schlumberger, Un empereur byzantin, pp. 206-207. 123 Ivi, pp. 18-21.

124 Ostrogorsky, Storia dell’impero bizantino, p. 248.

125 Schlumberger, Un empereur byzantin, pp. 203-204; Sullivan e Talbot, History of Leo the Deacon, p. 83. 126 Martin-Hisard B., L’Anatolia e l’Oriente bizantino, p. 435.

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Le tappe di questo percorso sono state indagate nel capitolo 2. Ci limiteremo quindi a ricordare alcuni punti di svolta.

Nel VII secolo, la difesa della frontiera orientale fu affidata alle armate degli Anatolici e degli Armeniaci, rimasti in zona dopo le campagne persiane di Eraclio (610-641). I primi sorvegliavano il sud-est, i secondi il nord-est. a nord-ovest si trovava invece l’opsikion.

Nel IX secolo i bizantini migliorarono il sistema di difesa introducendo in corrispondenza dei valichi, le principali vie d’accesso per l’Anatolia orientale, nuove circoscrizioni militari chiamate ‘clisure’ (kleisourai127). Tra queste

ricordiamo quelle di Charsianon, Cappadocia e Seleucia128.

All’interno di clisure e temi anatolici si sviluppò una nuova aristocrazia. Essa sostituì una classe senatoriale caduta in crisi durante i secoli oscuri; la sua vocazione militare rispondeva efficacemente alle esigenze di difesa dell’estremità orientale dell’Anatolia129. Si trattava di un’aristocrazia guerriera,

i cui membri intrapresero, con alterne fortune, la carriera militare.

L’aristocrazia anatolica non formava un gruppo omogeneo. Si possono identificare due gruppi pluri-familiari, suddivisi secondo le regioni di provenienza.

Il primo, che comprendeva le famiglie dei Foca e dei Maleini, aveva il suo centro tra Charsianon, Cappadocia e Seleucia; si appoggiava agli Iberi, e si confrontava direttamente con l’emirato di Tarso. Il secondo, facente capo ai Curcuas, aveva la propria base tra Caldea e Paflagonia, aveva come alleati gli Armeni, e fronteggiava Melitene e Teodosiopoli130.

I due gruppi erano spesso in competizione tra loro, ma non si creda che vigesse tra loro una divisione netta e insanabile: gli attriti erano spesso bilanciati da alleanze politiche e accordi matrimoniali.

Nel 960, “anno zero” ideale di questa narrazione, si può affermare che i due blocchi avessero raggiunto un sostanziale equilibrio131.

7.1 IFOCA

Il clan dei Foca rappresenta l’esempio di maggior successo del secolo. È difficile stabilire l’esatta genesi della famiglia a causa della decadenza dei cognomi durante il VII e l’VIII secolo, l’ascesa dei Foca sembra iniziare nella

127 Cheynet, L’esercito e la marina, p. 161. 128 ODB, “Kleisoura”, p. 1132.

129 Cheynet, Le classi dirigenti, p. 194 130 Cheynet, Pouvoir et contestations, p. 322. 131 Ibidem.

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seconda metà del IX secolo. Un percorso notevole, se si considera come nell’arco di tre generazioni lo status dei membri della famiglia migliori sensibilmente. Da ufficiali i Foca diventarono generali (domestici delle Scholae, domestici d’Oriente e Occidente), fino all’esempio limite di Niceforo Foca, che giunse a fregiarsi del titolo di basileus.

Nell’illuminante saggio Les Phocas, Jean-Claude Cheynet evidenzia la distanza tra l’origine oscura della famiglia e la genealogia che le fu attribuita a posteriori.

Nel 1070 lo storico Michele Attaliate componeva la sua Storia, un’opera pensata come panegirico dell’imperatore Niceforo III Botaniate (1078- 1081)132, discendente dei Foca. Riportò quindi le teorie sulla presunta origine

della famiglia: secondo una di queste, i Foca discendevano dalla gens Fabia133,

da cui avrebbero ereditato la forza e l’attitudine alla guerra. Più verosimile invece il legame tra i Foca e gli Iberi, anche questo segnalato da Attaliate. Ma in realtà, come abbiamo già ricordato, è impossibile ricostruire l’esatta origine della famiglia.

Il primo Foca a emergere dalle fonti è Niceforo il Vecchio (m. 900?). Attivo durante il regno di Basilio I, combatté con successo in Sud Italia, dove contribuì anche al mantenimento di buoni rapporti tra la popolazione locale e i dirigenti bizantini134. Con l’avvento di Leone VI, ricoprì la carica di

domestico delle Scholae, combatté in Oriente e in Bulgaria.

Anche il suo primogenito Leone (870?–919) fu domestico delle Scholae (917). La sua carriera militare fu tutt’altro che memorabile: sconfitto dallo zar bulgaro Simeone, il generale era più interessato al conflitto che lo vedeva opposto al drungario della flotta, Romano Lecapeno, per la custodia del giovane Costantino. Come ben sappiamo, fu Lecapeno a prevalere. Nel 919, Leone fu deposto ed esiliato nelle sue proprietà in Cappadocia. I suoi tentativi di ribellione furono troncati sul nascere; il generale fu catturato e accecato. La rovina di Leone non significò tuttavia il declino della famiglia: relegati a un ruolo di secondo piano durante il regno di Lecapeno, i Foca tornarono a godere del favore imperiale con l’ascesa di Costantino VII.

Le principali cariche militari furono occupate dal già anziano Barda (878?- 968?), fratello minore di Leone, e dai suoi figli: Niceforo (912 ca.-969), Leone e Costantino. Il primo divenne domestico delle Scholae, i tre figli raggiunsero il grado di stratego dei temi degli Anatolici, di Cappadocia e di Seleucia135.

132 ODB, “Attaleiates, Michael”, p. 229. 133 Cheynet, Les Phocas, p. 475.

134 Cheynet, Les Phocas, p. 477; Ravegnani, I Bizantini in Italia, pp. 157-158. 135 Cheynet, Les Phocas, pp. 483-488.

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Barda ebbe inoltre una figlia, di cui non conosciamo il nome, che fu data in moglie ad un membro della famiglia Curcuas (del ramo Zimisce)136.

La carriera militare di Barda non fu particolarmente brillante. Il domestico subì diverse sconfitte a opera dell’emiro Sayf ad-Dawla. Nel 953, inoltre, suo figlio Costantino fu catturato dalle truppe arabe, e morì durante la prigionia ad Aleppo137. Il trattamento riservatogli dal basileus fu mite: nel 955 Barda

venne rimosso dall’incarico e sostituito dal primogenito Niceforo. Si entrava così in una fase di espansione territoriale, contraddistinta dai successi militari dei fratelli Niceforo e Leone Foca.

7.2 ICURCUAS

Se possiamo considerare i Foca la punta di diamante dell’aristocrazia di Cappadocia e Seleucia, i Curcuas ne sono la controparte di origine armena138:

il cognome Curcuas deriva infatti dal nome proprio Gurgen, portato dal capostipite della famiglia e trasformatosi, nell’arco di alcune generazioni, nel cognome dei suoi discendenti139.

Un primo Giovanni Curcuas emerge dalle fonti come membro di una congiura ai danni dell’imperatore Basilio I. Il fatto che Giovanni risiedesse a Costantinopoli e rivestisse una carica importante – domestico degli Hicanati – lascia presupporre che all’epoca la famiglia fosse già ben inserita ai vertici dell’impero140.

La congiura fallì. Durante il regno di Leone VI i Curcuas mantennero un basso profilo, ma conservarono le proprie ricchezze nonostante la confisca che dovevano aver subito.

Il vuoto di potere creatasi alla morte di Leone e di suo fratello Alessandro non soltanto favorì i Lecapeni, ma permise a un altro esponente dei Curcuas, ancora una volta di nome Giovanni, di risollevare le sorti della famiglia. Come drungario della flotta si occupò di eliminare gli oppositori al governo di Lecapeno e fu poi premiato con il titolo di domestico delle Scholae, la massima carica militare dell’epoca, che rivestì per 22 anni141.

Il maggior successo di Giovanni Curcuas (m. 946) fu senza dubbio l’assedio di Edessa del 944; al di là dell’effettivo valore politico e militare, il merito di Curcuas fu quello di aver riportato a Costantinopoli il mandylion, un drappo recante l’immagine acheropita di Cristo, donata secondo la tradizione dal

136 Andriollo, Les Kourkouas, p. 71. 137 Ibidem.

138 ODB, “Kourkouas”, pp. 1156-1157. 139 Andriollo, Les Kourkouas, p. 58. 140 Ibid, p. 59.

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Cristo stesso a re Abgar142. Si trattava quindi di una reliquia di enorme

prestigio, che entrò trionfalmente a Costantinopoli per essere conservata nella chiesa della Vergine del Faro, il reliquiario della città.

La sua carriera si concluse nel 944, poco prima della caduta di Romano stesso. Già in età avanzata, Curcuas perse la carica di domestico a favore di un membro della famiglia degli Scleri, a loro volta vicini a Lecapeno143.

Paradossalmente, dalla seconda metà del secolo il ramo principale della famiglia, incarnato da Giovanni e dai suoi discendenti, perse importanza rispetto al ramo cadetto, introdotto da Teofilo, fratello minore di Giovanni e suo collaboratore. All’interno di fonti arabe e armene a lui riferite apparve infatti, per la prima volta, il soprannome “Zimisce”, con cui sarà poi identificato il nipote Giovanni. L’origine del termine è discussa: secondo le parole di Leone Diacono il soprannome deriverebbe dal dialetto armeno e sarebbe traducibile con il greco μουζακίτζης (“mouzakitzes”, il cui significato è ancora discusso), in relazione alla bassa statura del generale144; secondo

Andriollo, sarebbe da porre in relazione a una serie di toponimi interni al tema di Mesopotamia, di cui Teofilo stesso fu stratego145.

In ogni caso, il soprannome rimase legato a questo secondo ramo della famiglia Curcuas: da Teofilo fu tramandato al figlio, di cui non è noto il nome, che sposò la figlia, anch’essa ignota, di Barda Foca; fu trasmesso quindi a suo figlio.

Giovanni Zimisce (925 ca.-976), nipote per parte di madre di Niceforo e Leone Foca, marito di un’esponente degli Scleri (Maria Sclerina), intraprese con successo la carriera militare, mettendosi in luce nella guerra contro Sayf ad-Dawla. Durante il periodo in cui Niceforo Foca era domestico, Giovanni ricoprì la carica di stratego degli Anatolici. Intorno al 960, nonostante la giovane età, era ritenuto uno dei generali più capaci dell’esercito bizantino.

7.3 IMALEINI

La famiglia dei Maleini condivide con le altre famiglie dell’epoca i principali tratti di sviluppo: un’origine certa che risale appena al IX secolo, uno sviluppo di eccezionale rapidità 146 . Le proprietà dei Maleini si trovavano nel

Charsianon147; la posizione geografica favorì l’alleanza con le famiglie

dell’Anatolia sud-orientale, in particolare i Foca, consolidata tramite il

142 ODB, “Mandylion”, p. 1282. 143 Andriollo, Les Kourkouas, p. 65.

144 Sullivan e Talbot, History of Leo the Deacon, pp. 141-42. 145 Andriollo, Les Kourkouas, pp. 66-67.

146 Cheynet, Les Maleïnos, p. 511. 147 ODB, “Maleinos”, p. 1276.

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matrimonio tra Barda Foca e la figlia, di cui non si è tramandato il nome, di

Eudocimo Maleino148. Da quell’unione, come sappiamo, nacquero Niceforo,

Leone e Costantino Foca.

Un altro figlio di Eudocimo, Manuele (poi Michele) Maleino rappresenta il membro forse più noto della famiglia149: iniziato fin da bambino alla vita di

corte, al raggiungimento della maggiore età lasciò Costantinopoli per ritirarsi nel monastero di Kyminas. Alla morte del padre rinunciò ai suoi diritti in favore del fratello Costantino. Ebbe fama di mistico e veggente. La sua fedeltà politica si rivolse principalmente ai membri della dinastia macedone e, di conseguenza, alle famiglie ad essi affiliati – tra cui i Foca e, di conseguenza, i Maleini stessi.

Ebbe inoltre una forte influenza sul nipote Niceforo, a sua volta contraddistinto da una religiosità severa e incline alla vita contemplativa. Questo aspetto sarà indagato in maniera più approfondita nel capitolo 4.

7.4 GLI SCLERI

Le origini della famiglia, forse di origine armena, si fanno risalire al nono secolo150, ma come avvenne per il resto dell’aristocrazia anatolica, gli Scleri

assunsero un ruolo preminente nel corso del X secolo. In virtù della loro origine, gli Scleri formavano, insieme ai Curcuas e ai Lecapeni, un gruppo abbastanza omogeneo, caratterizzato dalla rivalità contro il gruppo Foca- Maleini151.

A differenza tuttavia di quanto avvenne per Foca e Curcuas, che ebbero ruoli di primo piano già nella prima metà del secolo, gli Scleri emersero in seguito all’assassinio di Niceforo Foca (969) per mano di Giovanni Zimisce – nel momento, cioè, in cui si ruppe l’equilibrio venutosi a creare fra le famiglie. L’eliminazione dell’imperatore e l’esilio di suo fratello Leone provocò infatti uno sbilanciamento, una situazione di caos in cui si inserì con successo il magistros Barda Sclero; quest’ultimo ebbe un ruolo di primo piano durante il regno di Zimisce, durante il quale si occupò di soffocare la rivolta di Barda Foca, nipote di Niceforo. Nei primi anni di regno di Basilio II si ribellò, facendosi proclamare basileus dalle truppe a lui fedeli. Sconfitto, passò gli ultimi anni in prigionia.

148 Cheynet, Les Maleïnos, p. 512. 149 Ibid, p. 513.

150 ODB, “Skleros”, pp. 1911-1912. 151 Andriollo, Les Kourkouas, p. 72.

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8 A

LBERI GENEALOGICI

Forniamo gli alberi genealogici delle famiglie presentate in questo capitolo. Sono indicati in nero i membri della famiglia Foca; in rosso i membri dei Maleini; in blu i membri della famiglia Curcuas; in verde i membri degli Scleri.

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