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L’e-commerce durante l’emergenza Covid-19

Capitolo 2 - La strategia integrata

2.4 L’e-commerce durante l’emergenza Covid-19

A partire da febbraio 2020 è scoppiata in Italia, e progressivamente nel resto del mondo, la pandemia di Covid-19, una malattia infettiva respiratoria che si manifesta inizialmente con sintomi simili all’influenza e che, nei casi più gravi, porta all’impossibilità di respirazione autonoma. Data la sua estrema facilità di diffusione, il numero di contagiati è salito esponenzialmente, raggiungendo più di 240 mila contagi totali in Italia, e più di 11 milioni di casi in tutto il mondo.

Fino all’inizio del 2020 circa, il Covid-19 era un virus completamente sconosciuto e, ancora oggi, se ne ignorano i farmaci utili a debellarlo. Ciò ha portato il governo italiano, durante il periodo di picco dei contagi, a decretare il lock down per ogni attività, una quarantena destinata inizialmente alle regioni con un numero maggiore di infetti ma che successivamente ha coinvolto l’intero Paese. L’isolamento, infatti, è risultato l’unica arma a disposizione del governo per poter rallentare la curva dei contagi.

La chiusura totale durata circa due mesi, durante la quale ogni attività si è fermata, ha portato però l’economia ad affrontare drastiche perdite. Ogni settore lavorativo, da quello del turismo a quello della grande distribuzione, ne ha risentito e continua ancora oggi a subirne gli effetti. L’attività economica si è ridotta, anche a livello europeo, di un 20-30% e si prevede che il Pil italiano possa raggiungere una perdita fino all’11,3%, con un ritorno della disoccupazione del 10%. Secondo l’Ocse, l’Italia è stato uno dei Paesi maggiormente colpiti a livello economico dall’emergenza sanitaria e ha visto un calo del -28% delle ore lavorate dall’inizio della crisi. Le richieste di sussidio di disoccupazione sono aumentate del 40% e a risentirne maggiormente sono stati gli autonomi, i temporanei, i lavoratori con bassi salari, i giovani e le donne.

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Solo un settore sembra essere in controtendenza. Dovendo rispettare una quarantena forzata e, in molti casi, adattandosi allo smartworking, persone di ogni età hanno iniziato ad interagire maggiormente con le tecnologie e i servizi online, portando l’e-commerce a vedere aumentare abbondantemente i propri numeri. Dall’inizio dell’anno i consumatori online in Italia sono aumentati fino a contare 2 milioni di utenti, raggiungendo così una quota di 29 milioni di utenti totali, ovvero un +80% per il settore. Secondo Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale Italiano, sarebbe stato proprio l’impatto dell’emergenza sanitaria a contribuire all’incremento della vendita online, soprattutto per particolari settori, quali il pet care con un +154%, seguito dai cibi freschi e confezionati, il quale registra un +130%. Nonostante l’e-commerce contribuisca ancora in minima parte all’economia italiana, dovuto anche ai problemi di una catena di distribuzione ancora non completamente efficiente, nella settimana di Pasqua Nielsen ha registrato un aumento del 178,1% della spesa online rispetto al 2019. Inoltre, nuove modalità come il “Click&Collect”, ovvero l’acquisto online e il ritiro in negozio, hanno registrato una crescita del +349%, contribuendo così a sostenere i commercianti che non possono disporre di un servizio delivery.

Il numero di negozi che si rivolgono al digitale, però, è ancora basso, non offrendo così ai clienti servizi come il pagamento online, la localizzazione geografica del negozio più vicino o l’iscrizione a un programma fedeltà. Dal punto di vista del Retail e della GDO, infatti, molte aziende si sono trovate in difficoltà poichè alcuni settori richiedono adeguamenti specifici in un tempo più lungo rispetto a quello che hanno avuto a disposizione durante la pandemia. Nel tentativo di non perdere i propri clienti, hanno comunque cercato soluzioni momentanee per adattarsi alla vendita online e per poter soddisfare almeno in parte le esigenze del proprio pubblico.

Per supportare lo sviluppo del sito di vendita online, Google ha messo a disposizione una piattaforma gratuita chiamata “Grow my store” nella quale inserire il link url del proprio sito e-commerce e, successivamente un’analisi eseguita da Google, è possibile ricevere un report dove trovare indicazioni sui punti di forza e di debolezza del proprio sito, con dei suggerimenti pratici su come migliorarlo. Rimane poi a discrezione dell’impresa la scelta di incrementarlo con le proprie competenze o affidandosi a un’agenzia esterna. Questo strumento si rivela un buon punto di partenza per poter comprendere quanto il sito sia valutabile in termini di efficacia ed efficienza.

Si prevede che gli acquisti online raggiungeranno un valore pari a 22,7 miliardi di euro, con una crescita del +26% rispetto al 2019, attraverso un incremento di 4,7 miliardi in più in un solo anno. In particolare, sono i comparti emergenti a registrare i risultati migliori, come il

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Food&Grocery, il quale genera 2,5 miliardi di euro (+56%), dimostrando quindi una crescita rapida ed esponenziale. Nel settore del Retail, l’incidenza dell’e-commerce è già passata da un 6% a un 8% aumentando sempre più la sua importanza. Durante il lock down, infatti, si è dimostrato l’unico mezzo in grado di generare introiti, contribuendo a ricadute positive nel medio e lungo periodo. Inoltre, durante la quarantena, l’e-commerce elaborato dal proprio smartphone ha superato un’incidenza pari al 50% e si prevede che nel 2020 gli acquisti arriveranno a 12,8 miliardi di euro, con un incremento del +42%.

Nonostante la scelta di integrare un e-commerce possa comportare notevoli difficoltà per le imprese, la vendita online può rivelarsi uno strumento utile per supportare la ripresa dell’economia una volta terminata la crisi sanitaria. Adottare il digitale nella propria vendita permette di dimostrare anche la volontà delle aziende di rinnovarsi e continuare a offrire un servizio di qualità ai propri clienti che possa soddisfare le più differenti necessità. Dopo questo iniziale periodo di approccio alla vendita online provocato dalla crisi sanitaria, buona parte degli italiani continuerà a fare acquisti in rete e ciò implica la necessità per molte imprese di riorganizzarsi per non farsi cogliere impreparate.

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