Le altre due decisioni in cui il rapporto tra paragrafi dell’art. 7 C.E.D.U. è ricostruito squisitamente in termini regola-eccezione generalizzabile (e, nei fatti, generalizzata) sono Naletič c. Croazia42 e
Linkov c. Repubblica Ceca43.
Nella prima si può riscontrare il modus (non) interpretandi a più riprese criticato; nella seconda, invece, la clausola di Norimberga viene in rilievo solo implicitamente.
Mladen Naletilič, cittadino croato in stato di custodia cautelare in un procedimento pendente davanti alla Corte della Contea di Zagreb, veniva indagato per crimini contro l’umanità, gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra, nonché violazioni delle leggi e dei costumi di guerra dal T.P.I.J. e a quest’ultimo infine consegnato dopo due decisioni
40 Cass. Crim., 23 gennaio 1997, in Jurisclasseur périodique, 1997, II, n. 22, 812
ss.
41 Corte E.D.U., Papon., cit., § 5 – En droit, trad. nostra. 42 Corte E.D.U.,Naletič c. Croazia, cit.
43 Corte
120
conformi adottate, rispettivamente, dalla Corte suprema e dalla Corte costituzionale.
A Strasburgo, oltre che per la lesione dell’art. 6 § 1 C.E.D.U., il
ricorrente si doleva del rischio di vedersi applicare una pena di gran lunga più aspra di quella che la corte croata gli avrebbe potuto comminare (l’ergastolo contemplato nello ST. T.P.I.J, rispetto alla
reclusione non superiore a venti anni); cosa che avrebbe concretato – a suo dire – una violazione del principio di legalità.
Ancora una volta troppo rapidamente i giudici asseriscono: «anche assumendo che l’art. 7 debba applicarsi al caso concreto, la specifica disposizione a venire in rilievo sarebbe il paragrafo 2 e non il primo. Ciò significa che il secondo periodo del paragrafo 1 invocato dal ricorrente non può trovare applicazione»44.
Cosa che equivale, da un canto, ad attribuire ai principi generali del diritto riconosciuti dalle nazioni civili la capacità di determinare il trattamento sanzionatorio e, dall’altro, a estromettere radicalmente l’applicabilità di una lex mitior, senza adeguatamente motivare sul punto.
Nella vicenda con protagonista Václav Linkov la Corte dichiara, invece, la violazione dell’art. 11 C.E.D.U., posto a presidio – com’è noto
– della libertà di riunione e associazione45.
Più precisamente, il ricorrente si vede rigettare dal Ministero dell’Interno ceco la domanda di iscrizione del «Partito Liberale», tra i cui scopi programmatici vi era quello di introdurre una giusta punizione
dei reati commessi dai regimi comunisti, fascisti e da altre pericolose ideologie46; e ciò per contrarietà degli strumenti giuridici avanzati –
44 Corte E.D.U., Naletič c. Croazia, cit., § 2 – The Law, trad. nostra. 45 Il testo dell’art. 11 C.E.D.U.è il seguente:
«1. Ogni persona ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà d’associazione, ivi compreso il diritto di partecipare alla costituzione di sindacati e di aderire a essi per la difesa dei propri interessi.
2. L’esercizio di questi diritti non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale e alla protezione dei diritti e delle libertà altrui. Il presente articolo non osta a che restrizioni legittime siano imposte all’esercizio di tali diritti da parte dei membri delle forze armate, della polizia o dell’amministrazione dello Stato».
46 Corte
121
vale a dire, in primo luogo, l’imprescrittibilità e punizione retroattiva dei crimini – con la Costituzione e l’integrità dello Stato47.
La Corte E.D.U. accoglie il ricorso presentatole, giudicando
sproporzionata la restrizione imposta dalle autorità domestiche, sebbene la stessa mirasse a garantire – è questo il punto – il nullum
crimen. La ragione riposa ancora nell’art. 7 § 2 che, stando alle parole
dei giudici, «è finalizzato a introdurre un’eccezione al principio di irretroattività, dal momento che possono presentarsi situazioni», come quella in esame, «in cui un legislatore statale sia costretto a ricorrere a una legge penale retroattiva. Questo ragionamento, secondo gli autori della Convenzione, era specialmente», ma – viene da chiosare – non esclusivamente «valido per i crimini di guerra commessi nel corso della seconda guerra mondiale e per i crimini contro l’umanità»48.
Ora, tralasciando la tendenziosità dell’ultima affermazione, giacché l’estensione dello spettro applicativo del § 2 ai crimini contro l’umanità è avvenuta – come prima evidenziato – in via pretoria e non in base a un’interpretazione letterale dei lavori preparatori, al lettore non sarà certo sfuggito un particolare. Infatti, il raggio d’azione della clausola di Norimberga è stato ampliato non solo nello spazio, ma altresì nel tempo, finendo per ricomprendere anche i fatti commessi dopo il secondo conflitto mondiale.
La Corte immagina l’obiezione e, al fine di prevenirla, afferma lapidariamente «di non doversi pronunciare su un qualsivoglia parallelismo tra quanto accaduto in Europa durante la seconda guerra mondiale e gli eventi sopraggiunti nel territorio dell’antica Cecoslovacchia tra il 1948 e il 1989». Piuttosto, si limita a evidenziare come la transizione politica e la condanna del regime comunista, ai sensi delle leggi nazionali n. 480/1991 e n. 198/1993, lascino ritenere le finalità del costituendo Partito Liberale compatibili con «le regole democratiche» e con il «senso dell’eccezione prevista dall’art. 7 § 2»49. I casi Naletič e Linkov rappresentano plasticamente l’“effetto cortocircuito” cui la clausola di Norimberga può dare luogo se stirata fino a incorporare anche oggetti e periodi avulsi dalla sua ratio. Insomma, queste prime pronunce delineano il quadro di una
47 Da Corte E.D.U., Linkov c. Repubblica Ceca, cit., § 7. Ai §§ 9-10 si apprende che
sia la Corte suprema, sia la Corte costituzionale avevano respinto i ricorsi interni sulla base di un’argomentazione analoga: la contrarietà delle leggi ex post facto al principio democratico e immodificabile (sic!) di legalità.
48 Corte E.D.U., Linkov c. Repubblica Ceca, cit., § 41, trad. nostra. 49 Corte
122
disposizione che sotto il profilo delle garanzie individuali è duttile (cioè strumentalizzabile), ingombrante e aleatoria.
4. Il paradigma “intermedio”. Tra generalizzazione e garanzia.