2. Antisessismo e antirazzismo
2.2. L‟economia nel sessismo
Nel capitolo precedente, abbiamo sostenuto che, per condurre determinate attività sui corpi di esseri viventi e senzienti, è necessario attuare dei processi di desoggettivizzazione e di reificazione del soggetto animale. Abbiamo visto, quindi, come lo specismo sia considerato una necessaria giustificazione per lo svolgimento
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di certe pratiche. Pratiche che sono strettamente legate alla conduzione della società dal punto di vista economico, di un‟economia basata sullo sfruttamento degli animali. Richiamiamo quest‟argomento, per introdurre la stretta correlazione tra potere maschile ed economia fondata sullo sfruttamento animale, e potere femminile ed economia fondata sulla coltivazione dei vegetali, nelle culture non tecnologizzate. Le fonti che ci permettono di sostenere questa relazione, ci vengono offerte da Peggy Sanday, docente di antropologia all‟università di Pittsburgh.
Peggy Sanday surveyed information on over a hundred nontechnological cultures and found a correlation between plant-based economies and women‟s power and animal- based economies and male power. “In societies dependent on animals, women are rarely depicted as the ultimate source of creative power”. In addiction, “When large animal are hunted, fathers are more distant, that is, they are not in frequent or regular proximity to infants.49
Inoltre, fa scaturire anche altre caratteristiche proprie di una economia dipendente principalmente dalla lavorazione di animali per cibo, quali, per esempio: la segregazione sessuale nelle attività lavorative, con le donne che lavorano di più rispetto agli uomini, ma il cui lavoro è meno valutato; la responsabilità per la cura dei bambini affidata alle donne; la venerazione di dei maschi; la patrilinearità. La gerarchia appare una delle note dominanti; al contrario
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P. Sanday, Female power and male dominance: On the origins of sexual inequality, Cambdrige and New York, Cambdrige University Press, 1981, pp. 65-66, in C. J. Adams, The sexual politics of
meat. A feminist-vegetarian critical theory, New York, Continuum International Publishing Group,
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Plant-based economies are more likely egalitarian. This is because women are and have been the gatherers of vegetable food, and these are invaluable resources for a culture that is plant-based. In these cultures, men as well as women were dependent on women‟s activities. From this, women achieved autonomy and degree of self- sufficiency. Yet, where women gather vegetable food and the diet is vegetarian, women do not discriminate as a consequence of distributing the staple. By providing a large proportion of the protein food of a society, women gain an essential economic and social role without abusing it.50
Società egalitaria, vegetariana, in cui le donne sono autonome e provvedono alla gestione dell‟intera comunità, senza abusare del loro potere. Sembrerebbe la descrizione di una società utopica, se non disponessimo delle ricerche che l‟antropologa Peggy Sanday ha effettuato.
Inoltre, non ci discostiamo molto dalle suddette caratteristiche, se prendiamo in considerazione gli scopi delineati dall‟ecofemminismo, movimento nato nel corso degli anni Sessanta e che si prefigge di evidenziare l‟esistenza di un terreno comune tra ambientalismo, animalismo e femminismo, notando delle dinamiche di subordinazione che investono sia l‟ambiente, sia gli animali, sia le donne. Il termine écoféminisme è stato coniato nel 1974 dalla francese Françoise d‟Eaubonne e si propone di indagare le connessioni esistenti tra sessismo, sfruttamento degli animali non umani e abuso delle risorse naturali. Accenniamo a questo movimento (anche se non lo approfondiremo a lungo) soprattutto per alcuni suoi obiettivi polemici, quali l‟antropocentrismo e il dominio maschile sulla società in generale, concezioni che ci interessano particolarmente, ma che andremo a scandagliare più avanti.
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Ritornando al rapporto tra sfruttamento animale e società patriarcale, possiamo riportare ulteriori assimilazioni, che appaiono quasi come delle curiose osservazioni, legate alla diversa considerazione che si ha dei diversi cibi, in base alla loro origine vegetale o animale. Carol Adams, infatti, in The sexual politics of meat, sostiene che, anche sui libri da cucina delle società tecnologizzate, esiste una precisa suddivisione: nella sezione dedicata ai barbecue, per esempio, ritroviamo l‟uomo come principale destinatario; e per ogni ricorrenza particolare, i suggerimenti sui cibi da preparare si adeguano in base al genere sessuale cui la ricorrenza si lega. Infatti,
The foods recommend for a “Mother‟s Day Tea” do not include meat, but readers are advised that on Father‟s Day, dinner should include London Broil because “a steak dinner has unfailing popularity with fathers”. In a chapter on “Feminine Hospitality” we are directed to serve vegetables, salads, and soup. […] A “Ladies‟ Luncheon” would consist of cheese dishes and vegetables, but no meat. A section of one cookbook entitled “For Men Only” reinforces the omnipresence of meat in men‟s lives.51
Anche i ricettari contribuiscono a mantenere l‟idea di una assimilazione, quasi naturale, dell‟uomo alla carne e della donna ai vegetali. Bisogna far risalire quest‟associazione ad una spiegazione ormai superata: durante il XIX secolo, le famiglie della classe lavoratrice non potevano permettersi la carne sufficiente a sfamare tutta la famiglia, quindi era limitata solo agli uomini, cioè a coloro che eseguivano i lavori più duri, con l‟idea associata che la carne fosse indispensabile per
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un corretto apporto di proteine. Se riusciamo a giustificare la motivazione di due secoli fa, abbiamo però alcune ovvie difficoltà a mantenerla anche ai nostri giorni. Abbiamo, fin qui, inquadrato alcuni atteggiamenti sessisti in un ambito principalmente economico. Consapevoli dell‟estrema riduzione che abbiamo apportato ad una concezione di così vasta portata, ci preme ricordare che il nostro lavoro segue determinate linee che spesso lo costringono in spazi limitati. Molti argomenti, quindi, non verranno analizzati in maniera esaustiva, per avere la possibilità di creare quella connessione che reputiamo essenziale, ma che limita spesso gli spazi a nostra disposizione.