1.2.3 Le torri e la fase medievale
1.2.3.2 L’età bassomedievale
Dopo il governo del vescovo Gualtiero (1118-1184), durante il qua- le Ravenna raggiunse l’apice del prestigio religioso e dello sviluppo economico, ci fu una fase di transizione e di grandi cambiamenti. La ’aggi“r ”arte de‘‘e città ‘i’itr“fe, che in“ a que‘ ’“’ent“ eran“ a’- ministrate dal potente vescovo ravennate, instituirono infatti comuni autonomi sottraendo ingenti entrate a Ravenna la quale, oscurata inol- tre dal crescente prestigio economico di Bologna, risultò nel corso del XII secolo sempre più emarginata nell’ambito regionale.
All’inizio del XII secolo Ravenna si era data un ordinamento comunale (la prima attestazione della sede del Comune risale al 1193), ma di fatto il Comune aveva ancora un potere marginale.
Nel 1195 Enrico VI di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, creò il Ducato di Ravenna, attribuendone il controllo al proprio legato in Italia. Poco dopo, nel 1198, le città che vi appartenevano, con l’aiuto di papa Innocenzo III, cacciarono il legato.
Federico II di Svevia, salito al trono nel 1212, ripristinò il controllo im- periale sul territorio. A Ravenna l’imperatore poté contare sull’alleanza con il potente casato dei Traversari facenti parte della fazione ghi- bellina. Nel 1239 i Traversari si allearono però con la parte guelfa e cacciarono dalla città gli esponenti ghibellini. Alla morte di Paolo II Tra- versari, nel 1240, l’imperatore decise di rimpossessarsi di Ravenna e, dopo tre giorni di assedio, cacciò i Traversari dalla città.
Il dominio imperiale su Ravenna vacillò nel 1248, quando Federico II venne sc“nitt“ a Par’a. I gue‘i, a””r“ittand“ de‘‘a situazi“ne, si coalizzarono contro le città ghibelline e con un esercito comandato dal cardinale Ottaviano degli Ubaldini conquistarono Ravenna.
Nel 1275 Guido Da Polenta, guelfo, prese il controllo della città con l’aiuto dei Malatesta di Rimini. Da quel momento Ravenna fu gover- nata da‘‘a sua fa’ig‘ia in“ a‘ 1441, ann“ in cui ‘a città ”assò s“tt“ i‘ dominio della Repubblica di Venezia. Sotto la signoria dei Da Polen- ta vennero eseguiti nuovi lavori di irreggimentazione delle acque che avrebber“ garantit“ un sicur“ a””“rt“ idric“ in“ a‘ XVI sec“‘“.
Corsi d’acqua e boniiche
A‘‘a ine de‘ XII sec“‘“ a‘cune diversi“ni de‘ P“ ridusser“ n“tev“‘’en- te ‘a ”“rtata de‘ iu’e Badaren“, i‘ qua‘e attraversava un area a sud est della città prima di versarsi in mare. Nel corso del XIII secolo, inol- tre, venne “tturat“ i‘ Teguriense, una dira’azi“ne ter’ina‘e de‘ iu- ’e La’“ne, che c“rreva a n“rd de‘‘a città tangend“ ‘e ’ura. I‘ iu’e cessò di alimentare il sistema idraulico intramurale. Al termine del XIII secolo la città era attraversata da una rete di ridottissimi corsi d’acqua e da canali limacciosi; il dissesto idrico era in continuo peggioramento. I Da P“‘enta intervenner“ riv“‘gend“ attenzi“ne vers“ i iu’i a””enni- nici Ronco e Montone, provenienti da sud ovest. Dal 1296 è attestato lo scorrimento del Montone in un letto che giunge alle mura della città da nord ovest, per poi aggirare la città ad est e riversarsi in mare (per- corso che coincide parzialmente con quello dell’asciutto Teguriense). Inoltre, dal 1330 circa, il Montone risulta giungere alle mura da sud ”er ”“i deviare vers“ “riente afiancand“ ‘e ”“rte Sisi e San Ma’a. I due iu’i si c“ngiungevan“ ad est ne‘‘a ‘“ca‘ità den“’inata Cence- da, ad un chilometro dallo sfocio in mare (ig. 1).Tutti questi interventi venner“ “”erati a‘ ine di garantire ‘ a””r“vvigi“na’ent“ idric“ e ‘ a‘i- ’entazi“ne deg‘i “”iici, n“nché ‘a difesa ’i‘itare. Ci fu ”erò anche un risv“‘t“ negativ“: c“n ‘ avvicina’ent“ dei iu’i a””enninici au’entò notevolmente lo scarico di materiali detritici in mare, proprio di fronte alla città. Questo comportò un graduale allontanamento della linea di costa.
Dal 1276 risulta poi operante il canale Naviglio, realizzato per ottenere aperture commerciali verso nord.
La signoria dei Da Polenta inaugurò inoltre una politica economica ‘egata a‘‘a b“niica e a‘‘a c“nquista de‘‘e terre invase da‘‘e acque, ”er ”“i afidare ”arte di esse a‘‘ attività agric“‘a. Le ”ri’e b“niiche riguar- darono la zona occidentale della città.
Fig. 2. Carta de‘ XV sec“‘“ che ’“stra ‘a città di Ravenna accerchiata dai iu’i R“nc“ e Montone. Al centro il canale del Molino ed in alto a sinista il canale Naviglio.
Viabilità e spazio pubblico8
Nonostante il periodo di crisi economica Ravenna continuò ad investi- re risorse nella manutenzione dei tracciati viari. Questo è riscontrabile dai dati di scavo che attestano numerosi interventi di consolidamento dei percorsi tardo antichi e dei ponti, fondamentali per il commercio e la vitalità dell’economia, soprattutto fra l’XI ed il XIII secolo. Sono stati individuati interventi di innalzamento o ripristino dei piani stradali ”reva‘ente’ente ‘ung“ i‘ c“rs“ dei iu’i e de‘‘a ”‘atea ’ai“r, ‘ asse principale del tessuto urbano.
In età altomedievale venne realizzato un nuovo asse stradale (attuale via Alberoni) che attraversava le rovine del palazzo imperiale, la cui s”“‘iazi“ne ed abbatti’ent“ iniziar“n“ a‘‘a ine de‘‘ VIII sec“‘“.
Chiese e monasteri9
Le aristocrazie urbane continuarono nel corso dell’Alto Medioevo ad investire sull’edilizia ecclesiastica con numerose nuove costruzioni e diffusissimi interventi di restauro. Tuttavia è necessario sottolineare che ta‘i nu“ve ediicazi“ni eran“ genera‘’ente di ’“deste di’ensi“ni e connesse a residenze aristocratiche.
Un esempio di questi oratori è costituito dalla Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo che si trovava a ridosso delle mura nella zona sud della cit- tà, in ”r“ssi’ità di una ri‘evante di’“ra arist“cratica. L ediici“ è stat“ f“rte’ente ri’aneggiat“ ne‘ c“rs“ de‘ te’”“, in“ ad assu’ere desti- nazione residenziale, e versa oggi in stato di semiabbandono. L’unico tratto di mura originario è quello visibile in via Zagarelli alle Mura. Altro caso è quello della Chiesa dei Santi Simone e Guida e martiri Fabiano e Salvatore, odierna Chiesa di San Carlino, che si trovava nei pressi di Sant’Agata Maggiore e della quale si conservano ancora parte della muratura medievale ed una lapide che ne documenta l’edi- icazi“ne ne‘ 1062.
trovavano nei pressi della nuova piazza del Mercato. Le loro strutture, attestate a partire dal 1163 e 1152, risultano inglobate rispettivamente all’interno del Palazzo della Banca Popolare in piazza del Popolo e del Palazzo della Tesoreria.
In generale, dagli esiti degli scavi, è possibile affermare che le nuove ediicazi“ni si svi‘u””ar“n“ ”reva‘ente’ente ne‘‘a z“na a n“rd de‘‘a città ed in prossimità dei corsi d’acqua.
Le aree urbane non interessate da nuove costruzioni religiose corri- spondevano alle zone meno popolate e, tra XI e XIV secolo, vennero sfruttate prevalentemente per l’agricoltura.
Nella prima metà del XIII secolo iniziarono ad insediarsi a Ravenna i conventi dei nuovi ordini mendicanti comportando considerevoli cam- biamenti urbani e nelle tecniche costruttive. Da prima sorsero i mona- steri degli ordini Francescani e Domenicani ed in seguito quelli degli ordini Agostiniani, Serviti e Carmelitani. I conventi vennero costruiti ad una distanza tale da garantire ad ognuno il proprio territorio per la raccolta delle elemosine. Questa necessità comportò anche la re- alizzazione di grandi piazze, destinate inoltre alla predicazione, ed il ripristino o la nuova costruzione di assi stradali.
In questo periodo riprese in città la produzione di laterizi, che era ces- sata intorno al VI secolo, ed è documentato il contributo della popola- zione alla costruzione dei nuovi monasteri.
Il primo convento francescano si trovava nella zona in cui nel XV se- colo venne poi costruita la Rocca Brancaleone, poi l’ordine sì trasferì in un’area centrale in corrispondenza di S. Pietro Maggiore (Basilica
A”“st“l“rum) intorno al 1261, quando venne costruito presumibilmen-
te i‘ ”ri’“ chi“str“ a n“rd de‘‘ ediici“ de‘ V sec“‘“.
Il convento domenicano, invece, si instaurò più a sud, nei pressi dell’antico Ca”it“lium (all’inizio dell’odierna via Cavour), e quello degli Agostiniani a sud-ovest, dove oggi sorge il complesso di S. Nicolò in Fossula. I Carmelitani si stabilirono a nord, nella Chiesa di S. Giovanni Battista, ‘ung“ i‘ c“rs“ de‘ iu’e Padenna. G‘i “rdini ’in“ri si stanzia- rono invece in aree esterne al centro: gli Osservanti a sud, nella Chie-
Cripte e campanili10
Tra il X ed il XIV secolo vennero aggiunti campanili e cripte alle chiese ravennati, n“n“stante i ”r“b‘e’i re‘ativi ‘a su”ericia‘ità de‘‘e fa‘de e all’abbassamento del suolo.
Le tipologie di cripta sono numerose, da quelle a pianta semianulare con corridoio centrale, tipiche dell’Italia settentrionale, a quelle ad ora- t“ri“, che si diffuser“ vers“ ‘a ine de‘ X sec“‘“. Queste u‘ti’e s“n“ state realizzate per S. Pietro Maggiore, S. Croce, S. Andrea Mag- giore, S. Vittore e S. Giorgio de ”“rticibus. La Basilica Ursiana ven- ne invece dotata di una cripta a mezzaluna, diffusa nel nord Italia e visibile ad esempio anche nella Cattedrale di Ivrea ed in S. Giovanni
D“mnarum a Pavia.
I campanili, così come nel resto dell’Italia settentrionale e centrale, vennero realizzati dall’XI secolo con la caratteristica forma cilindrica. Sebbene a Ravenna fossero già presenti torri con diversa funzione (come ad esempio quelle sulla facciata di S. Salvatore ad Calchi e ai lati dell’ardica di S. Vitale), il primo campanile è riconducibile a quello fatto terminare nel 1038 dal vescovo Gebeardo per la Basilica Ursiana. Tra ‘a ine de‘‘ XI e i‘ XII sec“‘“ s“n“ stati rea‘izzati i ca’”ani‘i di S. Apollinare Nuovo, S. Giovanni Battista e S. Andrea Maggiore. Quello di S. Agata Maggiore è di poco posteriore così come quelli a base quadrata costruiti all’interno di S. Giovanni Evangelista e di S. Pietro Maggiore.
Fortiicazioni urbane e interventi sul circuito murario11
Il circuito murario ravennate, a differenza di quanto avviene in molte città italiane, non venne ampliato o restaurato ma vi si aprirono nuove porte.
Nel XIII secolo venne realizzata Porta Anastasia, a nord del circuito, mentre sul fronte opposto è documentata Porta Nuova (odierna Porta
Circa coeva a quest’ultima è Porta S. Mamante (oggi chiamata Porta S. Mama), costruita sul lato est dell’uscita del Padenna dalla città, mentre sul lato ovest è attestata dal 982 la presenza di Porta Ursicina (oggi Porta Sisi). A est, nel punto di unione fra le mura romane e quelle tardoantiche, è documentata dal 1186 Porta Gaza che prende nome da un Gaj“, “ssia una ”icc“‘a f“rtiicazi“ne circ“stante una abitazi“ne altomedievale e addossata alle mura. Tale costruzione venne poi ripri- stinata da Federico II che la inglobò nel suo Castrum realizzato nel XIII secolo per rinforzare quel tratto di mura. Un documento del 1256 testi- monia inoltre la presenza di un’altra torre a ovest di Porta S. Mamante, T“rre R“nc“na, anch essa ing‘“bata ne‘‘a f“rtiicazi“ne federiciana. A‘‘a ine de‘ XIII sec“‘“ venne c“struita ‘a sede de‘ c“’une ”er ‘e asse’b‘ee dei cittadini, che in“ a que‘ ’“’ent“ eran“ sv“‘te di fr“n- te all’episcopio, a dimostrazione del ruolo primario ancora svolto dal vescovo. Il comune (Curia C“mmunis) venne eretto sopra il Balneum dell’Episcopio, nell’area compresa fra piazza Arcivescovado, via Ra- sponi e via Gessi. Qui negli anni ’80 venne realizzata la Banca Popola- re ed in occasione degli scavi vennero alla luce le strutture del palazzo medievale.
Questa stratiicazi“ne dei centri di ”“tere ”“‘itic“ e re‘igi“s“ ’“stra come l’area della Basilica Ursiana fosse di centrale importanza.
C“nte’”“ranea’ente a questi fatti, da‘‘a ine de‘ X sec“‘“, si avviò un fenomeno di militarizzazione degli spazi urbani con la costruzione di f“rtiicazi“ni e di un c“nsiderev“‘e nu’er“ di t“rri. Quest“ è sint“’“ della competizione fra le famiglie aristocratiche per il controllo della città.
Fra ‘e f“rtiicazi“ne sicura’ente degn“ di n“ta è i‘ Castrum Federici
che, c“n ‘a sua i’”“nenza, inluenzò ‘“ svi‘u””“ urbanistic“ de‘ sett“- re meridionale della città.
Nel XV secolo le sue strutture vennero inglobate nel Bastione venezia- n“ che ”assò in seguit“ a‘‘“ Stat“ ”“ntiici“.
La Torre civica, ancora oggi conservata in elevato, venne eretta con grande ”r“babi‘ità tra ‘a ine de‘‘ XI e g‘i inizi de‘ XII sec“‘“. Era a‘ta
momenti costruttivi: la parte basamentale, in laterizi di reimpiego, è risalente all’XI secolo mentre la parte superiore, più stretta e con ma- teriali nuovi, risale al XIV secolo. In questo periodo fu dotata di una ca’”ana br“nzea e deinita turris c“munis. Vicino alla Torre civica vi
erano poi altre due torri; fra queste la Torre degli Spreti che era col- legata ad una residenza e le cui strutture sono inglobate nell’odierno Palazzo Spreti.
Dat“ i‘ ‘“r“ crescente nu’er“, ne‘ 1295 venne vietata ‘ ediicazi“ne di t“rri e f“rtiicazi“ni, a‘ ine di garantire ‘ inc“ntrastata s“vranità a‘ Rettore della Santa Sede. Vennero inoltre operati abbattimenti fra cui quello di una torre dei Da Polenta.
La prima torre documentata da uno scritto è quella citata da Agnello nel Liber P“ntiicalis nei pressi di S. Michele in Africisco avente pro- babilmente funzione funeraria. Un altro documento del X secolo parla di una torre nei pressi di Porta Nova, Torre Fiorentina, abbattuta nel 1115. Vi sono poi numerose altre attestazioni in epoca successiva: la Turrice‘‘a de B“n“i‘“ ne‘‘a regi“ne de‘‘a Basi‘ica A”“st“l“rum, due
ediici duca‘i ’uniti di t“rre nei ”ressi di P“rta S. L“renz“, una casa- torre posta all’esterno delle mura e vicino alla Chiesa di S. Giovanni in
Marm“rat“ e una casa-torre nelle vicinanze della Chiesa di S. Giovan-
ni Battista. Altre torri sono documentate nell’area dell’impianto urbano quadrato, delle quali una appartenente al Monastero di S. Adalberto in
Pere“. Nella zona dell’attuale piazza del Popolo è attestata dal 1289
una torre dalla funzione indeterminata e diverse altre lo sono nella regione di S. Pietro Maggiore tra il XIII ed il XIV secolo, tutte nei pressi del Padenna.
In genera‘e si ”uò n“tare c“’e rara’ente ‘e f“rtiicazi“ni a””arte- nessero a famiglie aristocratiche, bensì a famiglie scarsamente note o ad enti ecclesiastici che ostentavano con esse il proprio prestigio economico. La grande parte di tali costruzioni, inoltre, aveva funzione
edilizia privata12
Sebbene vi siano numerose attestazioni scritte, le tracce materiali di edilizia privata di età medievale sono molto rare.
Alcune residenze aristocratiche si sono conservate in elevato, come ad esempio l’attuale sede del Dipartimento di Archeologia dell’Univer- sità di B“‘“gna in via San Vita‘e. Ta‘e ediici“ è in rea‘tà frutt“ de‘‘ ag- gregazione di più abitazioni.
Altra residenza conservata è quella situata al termine sud di via Maz- zini, nei pressi di Porta Ursicina, che risale al XIII secolo ed apparte- neva ai Da Polenta. Degli stessi duchi vi era un’importante residenza nell’area di S. Pietro Maggiore, affacciante sul Padenna, della quale non sono rimaste evidenze.
A‘‘ incr“ci“ fra via Ricci e via Da P“‘enta venner“ ritr“vate a‘‘a ine de‘ XIX sec“‘“ ‘e strutture di un ediici“ ”“steri“re a‘‘ XI sec“‘“ e databi‘e grazie a‘‘ inseri’ent“ ne‘‘a ’uratura di ‘astre itti‘i dec“rate c“n igure zoomorfe ricondotte all’XI secolo. In via Cavour, al di sotto di Palazzo
Fig. 3. Ravenna fra XI e XIV secolo. Lo schema è estrapolato dalla prima tavola di analisi (R1) in allegato.
Guicci“‘i, è stat“ identiicat“ un ediici“ risa‘ente a‘ XIII sec“‘“. Su‘ tragitto dell’antica ”latea mai“r s“n“ state ”“i tr“vate tracce di ediici porticati databili fra XIII e XIV secolo, ad esempio all’incrocio fra le odierne via Alberoni e via di Roma.
economia
Dopo la distruzione di Comacchio (X secolo) Venezia entrò sempre più in competizione con Ravenna per il controllo dell’alto Adriatico. Il commercio del sale rappresentava per la città uno degli elementi di forza e per questo cercò di garantirsi il monopolio della produzione delle saline cervesi attraverso imposizioni daziarie.
I rinvenimenti archeologici dimostrano il ruolo di mediazione svolto dalla città nella distribuzione sul territorio delle ceramiche invetriate provenienti dal Mediterraneo occidentale ed orientale. Sono stati rin- venuti anche materiali riconducibili al Lazio e alla Toscana.
Alla metà del XII secolo Ferrara riuscì a collegarsi direttamente al mare ed alla laguna veneta attraverso la costruzione della Rotta di Ficarolo (cana‘e). Quest“ signiicava n“n d“ver ”iù ”assare ”er Ravenna ‘a qua‘e, in seguit“ ad una ”esante sc“nitta, fu in“‘tre c“stretta a versa- re alla città un elevato tributo di sale.
Nel 1234 Venezia stipulò poi un contratto con Ravenna che garantiva ai mercanti della Repubblica il ruolo di intermediari in qualsiasi scam- bio commerciale stipulato in città. Per Ravenna iniziò una fase di forte declino.
Dal XII secolo le testimonianze ceramiche dimostrano commerci con area quasi esclusivamente bizantina.
Importante è l’individuazione nel 1963 di un centro di produzione di maiolica arcaica, attivo a partire dalla seconda metà del XIII secolo, in corrispondenza dell’odierna piazza dei Caduti. Documenti scritti testi- moniano la presenza all’interno dell’abitato, soprattutto in prossimità