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L’evoluzione dell’impiantistica sportiva

Pierre De Coubertin

5.1 L’evoluzione dell’impiantistica sportiva

Il concetto di attività sportiva è legato al complesso percorso evolutivo della civiltà umana: nel corso dei secoli la pratica sportiva, al pari di tutte le altre attività culturali e ludiche, è stata condizionata da fattori psicologici, sociologici e storici. La genesi dell’esercizio fisico non è databile con precisione nella storia. Se ne ha però una chiara trasformazione dall’epoca primitiva, in cui era finalizzato alle pratiche di sopravvivenza come la caccia, la pesca e la lotta; ai secoli in cui sottoforma di danze rituali assumeva valenza spirituale; fino ad arrivare al significato attuale secondo cui si pratica con motivazioni salutari ed estetiche. Unico legame rimasto costante nei secoli è quello tra l’esercizio del corpo e la disciplina militare.1

Per importanza organizzativa, innovazioni attuate e concezione di agonismo, si individua nella cultura ellenica il momento effettivo in cui è iniziato il processo di trasformazione dello sport, così come si intende oggi.2 Il numero e l’importanza

delle competizioni, il loro regolamento e l’impetuosa fioritura del professionismo appartengono infatti al costume della civiltà greca. Da notare che anche altre civiltà, come gli etruschi, avevano nella loro cultura momenti dediti alla disciplina sportiva. A questa popolazione era pervenuta l’idea di sport dalle colonie greche nel sud Italia (Magna Grecia e Sicilia), che avevano portato con sé la tradizione delle competizioni presenti in terra madre. Seppur in minor rilevanza rispetto alla civiltà ellenica, anche gli etruschi celebravano giochi sportivi, soprattutto in occasione di cerimonie funebri, spettacoli organizzati dalle comunità durante le solennità cittadine e rilevanti eventi politici. In queste circostanze, oltre a gare simili a quelle note al mondo greco (corsa, pugilato, competizioni ippiche ecc.), erano comuni danze, esibizioni di acrobati e giocolieri, combattimenti cruenti ecc.3

Col declino della loro civiltà e col progressivo affermarsi di quella Romana, in

1 Cfr. J. Ulmann, Nel mito di Olimpia, Roma, Armando Editore, 2004, pag 29

2 Cfr. M.Masotti, Le ragioni dell’affermazione dello sport oggi, attraverso un’analisi della società contemporanea, Roma, 2003

3 Cfr. G. Gori, Gli Etruschi e lo sport. Urbino, 1986 pag. 40

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modo particolare nell’epoca repubblicana, le attività sportive venivano largamente praticate soprattutto per esigenze legate alla formazione militare. Corsa, salto, lancio del disco e del giavellotto erano le pratiche più diffuse fino all’età imperiale. Durante questa assunsero importanza i giochi circensi, il cui contenuto sportivo veniva in parte trascurato e cominciavano a prevalere le caratteristiche di uno spettacolo crudele, rispetto alla disciplina atletica, che attirasse e stupisse il popolo. Lotta e scontri armati uomo contro uomo e uomo contro belva, corse di bighe e quadrighe, divennero le specialità più seguite.4

Già alla fine dell’epoca romana si può osservare un netto mutamento dell’evoluzione sportiva, poiché, con l’istaurarsi del Cristianesimo, il culto del corpo diveniva attività peccaminosa e i cruenti spettacoli venivano pian piano abbandonati. Questa direzione si accentuò nel Medioevo: per quasi mille anni infatti le uniche attività di cui si abbia testimonianza sono quelle nelle corti dei signori, quali giostre e tornei di cavalieri.5

Dopo questo lungo periodo di silenzio, che ha permeato anche il rinascimento, lo sport ritrova vigore e dall’inizio del Seicento si assiste al moltiplicarsi di studi e

riflessioni dedicati all’importanza dell’attività fisica. Diversi medici pubblicarono testi sugli effetti psicologici della pratica sportiva, definendone il ruolo terapeutico e l’importanza igienica. Filosofi e letterari come Voltaire, D’Alembert, Diderot e Rousseau, indicarono nei loro trattati quanto questa fosse determinante ai fini della formazione completa ed equilibrata dell’essere umano. John Milton, nel «Trattato sull’educazione» che scrisse nel 1644, proponeva per i figli dei gentiluomini un regime fisico di tipo spartano, affinché essi potessero divenire comandanti perfetti al servizio del loro paese.6

Trasformazione significativa si ha in epoca moderna, momento in cui lo sport trova diffusione, a partire dal mondo britannico, come conseguenza della rivoluzione industriale. L’esercizio nelle ‘public school’ e nei college veniva praticato dalla classe più agiata, ed era sempre più regolamentato in modo affine al concetto contemporaneo.7 Da qui lo sport accelera il processo di diffusione, coinvolgendo

la gran parte della popolazione mondiale, fino ad assumere una valenza tale da riuscire a imporsi come modello culturale e sociale nella vita quotidiana.

Il concetto di attività sportiva, inteso come fenomeno che permea la società, come premesso, risale all’epoca greca, periodo in cui assume valore tale da coinvolgere

4 Cfr. S. Facchini, I luoghi dello sport nella Roma antica e moderna, Roma, 1990. pag.30-50 5 Cfr. la ricerca di G. Guerrini, P. Farsoni, L. Sorbara, Storia dello Sport nel Medioevo, ricer- ca tratta dal libro di A.Franzoni, Storia degli Sport,edito dalla Società Editrice Milano. Anno di edizione 1933

6 Vedi http://www.edusport.it/verso-lo-sport-moderno-seicento-e-settecento.n3646#top 7 Cfr. E. Martines, Sporting britannia. l’invenzione dello sport moderno, Parma, 2014, pag. 39

Fig.1_Foto del Discobolo 480-460 a.C. ca. Il Discobolo è l’opera più famosa di Mirone, una delle statue più conosciute al mondo, considerata anche simbolo dell’attività sportiva in genere. Si conosce attraverso diverse copie romane in marmo, come quella del Museo Nazionale Romano. Mirone eseguì il Discobolo (lanciatore di disco) in bronzo nel 450 a.C. circa. Purtroppo non ne conosciamo nè la collocazione originaria nè le circostanze dell’esecuzione.

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non solo gli atleti ma anche le autorità politiche. L’interesse sociale per lo sport era al tempo così radicato da permettere la promozione di innovazioni pratiche ed impiantistiche. Il consenso dimostrato portava a una necessità materiale e spaziale definendo addirittura una nuova tipologia architettonica: l’impianto sportivo. Se assistere ai giochi era diritto di tutta la popolazione, altrettanto non lo era però praticarli: durante il periodo arcaico erano riservati all’aristocrazia, poiché ritenuti parte di un’attività sacra e pura che solo i meritevoli potevano eseguire. Questa concezione si rendeva palese nella divinizzazione e nella consacrazione che i greci operavano in occasione di ogni competizione.8 Si andava a creare quindi uno stretto legame tra lo sport e i templi: i luoghi dove si eseguivano le diverse discipline si trovavano sempre al cospetto di un tempio, così che quest’ultimo potesse vigilare su ogni corsa, su ogni gara; non deve stupire il fatto che in occasione delle aperture delle grandi competizioni si eseguissero sacrifici in onore degli dei, nella ferma convinzione che l’antropizzazione del divino si attuasse tanto nella mente quanto nel corpo.9

8 Cfr. G. Manetti, Sport e giochi nell’antichità classica, Mondadori, Milano, 1988

9 Cfr. P. A. Bernardini, Il soldato e l’atleta: guerra e sport nella Grecia antica, Il mulino, 2016

Fig.2_“Ci sono immagini che immortalano tanti momenti in cui lo sport è cambiato. Un epico momento di storia di sport è quando l’etiope Abebe Bikila vince la maratona delle Olimpiadi di Roma correndo tutta la gara a piedi nudi. Fu il primo Africano a conquistare una medaglia d’oro alle Olimpiadi, divenendo il simbolo dell’Africa che si liberava dal colonialismo.”

Fig.3_ I greci con le Olimpiadi dimostrano che tenevano in grandissimo conto l’aspetto del corpo umano, ritenuto come dono della vita elargito dalla divinità da glorificare nel nome dello sport.

Fig.4_ La corsa col carro – téthrippon – sull’anfora panatenaica del Museo Archeologico Nazionale di Firenze

Essendo lo sport uno stile di vita esclusivo del ceto aristocratico-militare, si consentiva solo al nobile guerriero di addestrarsi e al contempo dilettarsi confrontandosi con gli altri a scopo ricreativo. Solo l’istituzione dei Ginnasi portò a un progressivo inserimento degli altri ceti sociali alla pratica sportiva: tale periodo è collocato dagli studiosi nel VI secolo a.C. Inizialmente il ginnasio aveva mera funzione di scuola militare, in seguito si trasforma nel luogo cardine dell’attività sociale della città, in cui è permesso a tutti, senza considerazioni classiste, di prendere parte alle attività sportive e di presentarsi alle competizioni.10 Di queste si stima una

complessa organizzazione, che prevedeva eventi di largo impatto collettivo, definiti “periodos”, quali i giochi olimpici, i giochi delfici, i giochi nemei e i giochi istmici.11

I più famosi e durevoli nel tempo erano i giochi olimpici, consacrati al padre di

10 Cfr. Biliński Bronislaw. L’agonistica sportiva nella Grecia antica: aspetti sociali e ispirazioni letterarie, A. Signorelli, 1961 Angelo Signorelli Editore, Roma, (1961)

11 Cfr. M. Golden, Sport and Society in Ancient Greece, Cambridge, 1998

Fig.5_ A Corinto, sull’Istmo che unisce il continente alla penisola del Peloponneso. furono istituiti i giochi Istmici. Erano gare molto frequentate, che richiamavano un grandissimo pubblico e una grandissima partecipazione da tutta la Grecia e non solo. Questi erano i principali giochi panellenici che si svolgevano in Grecia e che coinvolgevano attivamente le poleis. L’atleta che gareggiava rappresentava la sua polis e se vinceva veniva onorato e celebrato nella sua città. C’era un solo vincitore, non esisteva un secondo o un terzo classificato. L’importante era vincere e come gli dei, immortali, alcuni nomi e gesta di atleti greci sono giunti fino a noi, grazie alle fonti antiche che ce li hanno trasmessi e alla scoperte archeologiche che ce li hanno restituiti.

Fig.6_ II giochi Pitici o Delfici si svolsero per la prima volta nel 590 a.C., a Delfi, dove sorgeva il santuario di Apollo Python, presso il quale si recavano tutti coloro che volevano consultare l’oracolo prima di compiere qualsiasi impresa. Era un luogo di grande importanza, non solo religiosa, ma anche politica, per tutta la Grecia. I Giochi, che avevano valenza panellenica, ovvero erano aperti a tutti i Greci, non erano solo atletici, ma prevedevano anche gare di musica, di drammaturgia e di poesia. Anche questi Giochi si svolgevano ogni 4 anni, ad agosto, nel terzo anno di ciascuna olimpiade e prevedevano gare di atletica e corse di cavalli.

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tutti gli dei, Zeus. Questi si tenevano ad Olimpia a partire dal 776 a.C. e, come suggerisce il nome periodos, erano a cadenza periodica, si svolgevano ogni 4 anni. Si noti che tanta era l’influenza dell’evento sportivo a livello civile, che le Olimpiadi scandivano il tempo dei calendari greci.12 Ancor di più la forza politica

e sociale delle Olimpiadi si coglie se si considera la supremazia di cui godevano rispetto a tutte le altre attività svolte dalla civiltà ellenica, tra cui anche le belliche. In occasione dei giochi, infatti, se ne esigeva la sospensione, per questo motivo nella storia pluricentenaria delle Olimpiadi antiche non si sono registrate particolari interruzioni, né in presenza della guerra del Peloponneso, né per la conquista macedone e romana. La filosofia, di valenza temporale, con cui venivano sospese tutte le attività in periodo olimpionico era definita con l’ekecheria (stato in cui si trattengono le mani), stato in cui non si combatte per cui, più che una pace, rappresentava un armistizio.13 Gli araldi, spargendosi a ventaglio dal luogo sacro,

andavano ad annunciare a tutti i greci i prossimi giochi olimpici, proclamando così una tregua inviolabile per un periodo da uno a due mesi prima dell’evento, utile anche per chi aderiva da luoghi lontani. Altra limitazione era invece quella territoriale, che prevedeva la creazione di una sorta di corridoio protetto, liberamente transitabile da chi dal luogo della battaglia si muoveva per aderire alle Olimpiadi; essendo sacro le armi non potevano entrare e si predisponevano postazioni per deporle e recuperarle nei tempi stabiliti.14 Oltre che per le Olimpiadi, per i greci lo sport era

molto importante nell’educazione dei giovani: la ginnastica (in palestra) aveva un ruolo fondamentale (come la grammatica e la letteratura), serviva a garantire il benessere fisico, essenziale alla perfetta armonia tra anima e corpo ricercata dai greci (come anche la filosofia), ed era sicuramente utile ai giovani alla preparazione per il futuro servizio militare.15

La pratica sportiva, divenuta a questo punto elemento protagonista della vita del giovane greco, esigeva la realizzazione di appositi impianti indirizzati a tale fine. Il primo luogo dove i giovani potevano esercitarsi era il ginnasio. Questo si configurava non solo come centro sportivo, la sua tipologia architettonica consentiva infatti diversificate funzioni, per altrettante attività collettive. Vi si svolgevano conferenze, incontri, lezioni, finanche rappresentazioni teatrali.16 Dal punto di vista

prettamente architettonico il ginnasio è una tipologia strutturale appartenente solo

12 Cfr. N. Spivey, The Ancient Olympics, Oxford, 2014

13 Cfr. M. Pescante, P. Mei, Le antiche olimpiadi: il grande sport nel mondo classico, Milano,2003 14 Cfr. M. Pescante, G. Colasante, Olimpiadi antiche, Treccani, Enciclopedia dello Sport, 2014, http://www.treccani.it/enciclopedia/olimpiadi-antiche_Enciclopedia-dello-Sport

15 Cfr. S. G. Miller, Ancient Greek Athletics, New Haven, 2006

16 Cfr. J. Delorme, Ginnasio, Treccani, Enciclopedia dell’ Arte Antica (1960)

Fig.7_Vitruvio nel suo De architectura (VI, 11) descrive come dovesse essere in una forma perfetta e direi quasi ideale il ginnasio greco-ellenistico. Un peristilio quadrato o rettangolare, del perimetro di due stadî olimpici (= m. 384), doveva avere tre portici a colonnati semplici, e il quarto, guardante il mezzogiorno, a colonnato doppio. Sotto i tre primi portici erano delle spaziose esedre destinate ai filosofi e ai retori: è noto come Platone insegnasse nell’Accademia, Socrate e Aristotele nel Liceo, Antistene nel Cinosarge. In fondo al quarto portico, il centro organico della palestra, erano: nel centro lo ephebeum (ἐϕηβετον), vasta sala riservata alle esercitazioni ginnastiche degli efebi; a destra di questo: il coryceum (κωρυκεῖον da κώρυκος “sacco di cuoio”), dove si conservavano i sacchi di cuoio e le bisacce contenenti le provvigioni da consumare durante il giorno; il conisterium (κονιστήριον), nel quale i lottatori si fregavano con sabbia finissima, che si faceva venire soprattutto dall’Egitto, e che serviva a compensare gli effetti dell’olio del quale ugualmente si ungevano, rendendo possibile alle mani di avvinghiarsi saldamente alle membra dell’avversario; la frigida lavatio (λουτρόν), ossia il bagno freddo, una fontana o una vasca alla quale i ginnasti, terminati gli esercizî, andavano a rinfrescare il loro corpo e a liberarne la pelle dall’olio, dal sudore, dalla sabbia. A sinistra dell’ephebeum, l’elaeothesium (ἐλαιοὐέσιον), dove si conservava l’olio per le frizioni; il frigidarium, cioè il bagno freddo, o più verosimilmente il tepidarium, nel quale potevano aver luogo le unzioni d’olio e i massaggi; un corridoio conducente al propnigeum προπνιγεῖον) o praefurnium, ossia il luogo che precedeva il calorifero (πνιγεγύς) e i serbatoi di acqua calda, che Vitruvio non nomina; la concamerata sudatio (πυριατήριον), ambiente lungo due volte la propria larghezza, racchiudente in una estremità una vasca pel bagno caldo (calida lavatio), nell’altra una piccola costruzione circolare, detta laconicum, la quale serviva per il bagno a calore secco. A questa, che era la palestra, dovevano seguire le parti del ginnasio propriamente detto.

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al mondo greco-ellenistico, era dunque molto diffuso nella maggioranza dei territori conquistati da Alessandro Magno, tanto che si trovano i resti di questi edifici dalla Grecia fino all’Afghanistan. Considerata la vastità di regioni di cui si parla, è facile intuire che ci fossero alcune eccezioni, territori in cui questa tipologia di struttura non ebbe mai molto successo, se non addirittura fu apertamente osteggiata. La causa si ritrova negli usi dei popoli preesistenti all’arrivo delle armate macedoni. Merita soffermarsi su un caso esemplare: sia in Giudea che a Roma, i ginnasi furono rifiutati, in quanto ritenuti immorali rispetto ai costumi ebrei e latini; ostilità, questa, che scaturiva principalmente dalla nudità dell’esibizione greca.17 Vitruvio affronta

la tipologia dell’impianto architettonico del ginnasio nel suo trattato, descrivendolo come un edificio diviso in due parti, in cui la principale era la palestra (ginnasio), lo spazio cioè dove ci si allenava nella lotta o ci si riuniva per discutere di filosofia; la seconda parte era invece formata da una varietà morfologica di piste adibite alla corsa e ad altre attività sportive. La conformazione distributiva del ginnasio testimonia una volontà di organizzazione razionale della vita all’interno del complesso. La parte dedicata agli esercizi ginnici era composta da diversi luoghi: al centro vi era una corte a peristilio ricoperta da terra battuta, su cui avvenivano gli allenamenti; intorno si ergevano i colonnati sotto cui si distribuivano le stanze, con funzione di depositi per olio (utilizzati per ungersi), spogliatori per deporre abiti e tuniche, oltre

17 Cfr. A. Calderlni, G. Spano, Ginnasio, Treccani, Enciclopedia Italiana (1933).

Fig.8_Il più antico ginnasio finora conosciuto è quello di Delfi, risalente al IV sec. a.C. Come il ginnasio di Olimpia, sede di un altro importante santuario, anche quello di Delfi era prevalentemente concepito in funzione sportiva, per competizioni che si tenevano in concomitanza con le feste religiose, anche se non mancano attestazioni del suo ruolo come luogo di formazione intellettuale, oltre che fisica. Delfi il ginnasio occupa due terrazze sovrapposte, lunghe rispettivamente 200 e 60 m circa.

che magazzini di vario tipo e spazi adibiti per conferenze pubbliche.18

Il rapporto fra la concezione della realtà terreste e la devozione spirituale veniva sottolineato dalla presenza delle statue delle due divinità protettrici del ginnasio: Ermes, che essendo il messaggero dai piedi alati era considerato protettore dei corridori, ed Eracle, protettore degli altri atleti. Per via del fatto che le zone di corsa erano in terra battuta non ci sono giunte molte notizie a riguardo, quello che possiamo invece constatare, non solo dalla letteratura, è che spesso erano presenti due tipi di piste, una più semplice, l’altra protetta da un portico a colonnata. Rinvenire le caratteristiche appena descritte in esempi integralmente riconoscibili è da considerarsi tentativo non facile, ma lo studio e la ricerca possono permettere, ad oggi, il riconoscimento e l’analisi, talvolta in via solo ipotetica, dei ginnasi, attraverso i pochi elementi rimasti.19

Uno dei più recenti ginnasi individuati è il “Cesareo”, struttura di età ellenistica, situata nel quartiere dell’agorà della città di Cirene: si tratta di un grandioso monumento, il cui nome deriva da un’iscrizione (che cita le porticus Caesar) rinvenuta nei primi dell’Ottocento su un blocco di epistilio del propileo interno orientale. Quest’ultimo sorgeva a sud dell’agorà, occupando un’area pressoché rettangolare di ben 7200 mq, con una lunghezza di 95 metri circa e una larghezza di 83. Causa la morfologia pendente del territorio, per livellare l’impianto, la costruzione poggiava su un grande podio chiuso per tre lati da muri di tramezzamento, che raggiungevano un’altezza massima di 4 metri circa. Il Cesareo appare oggi costituito da tre elementi fondamentali, che formavano al tempo il vero e proprio nucleo del ginnasio: i muri perimetrali e il peristilio dorico che occupava i tre quarti meridionali dell’edificio; il complesso basilicale a tre navate che occupa la restante parte settentrionale del monumento; il tempietto in antis, su un podio, situato all’interno del quadriportico in posizione non esattamente centrale.20 Gli elementi fino a qui descritti sono gli

unici appartenenti all’edificio originario che ci sono pervenuti e si trovano, per nostra fortuna, in ottimo stato di conservazione. Lo studio delle particolarità stilistiche di queste strutture architettoniche, i rapporti analogici riscontrati anche in altri ginnasi, i monumenti e i frammenti di ceramica trovati negli strati legati alle fondazioni ci permettono di datare il Ginnasio di Cirene nell’ellenismo avanzato, più precisamente nella metà del II sec. a.C.. Per quanto riguarda gli ambienti del Ginnasio occupano circa 1800 mq e dagli elementi rinvenuti si è potuto stabilire che

18 Vitruvio (VI, 11) descrive l’ipotetica conformazione ideale del Ginnasio greco-ellenistica. 19 Cfr. G. Carrettoni, Palestra, Treccani, Enciclopedia dell’ Arte Antica (1963).

20 M. Luni, Il Ginnasio-”Caesareum” di Cirene nel contesto del rinnovamento urbanistico della media età ellenistica e della prima età imperiale.Contributo in Volume (Articolo su libro), (a cura di) Giornata Lincea dell’Archeologia Cirenaica, Roma, 1987.

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Fig.9_Nell’immagine di fianco veduta della collina su cui si trovano i resti di Cirene.

Si può notare l’Acropoli, al centro il quartiere dell’Agorà e più in basso il Ginnasio - “Caesareum”