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L’influenza delle memorie di caccia di Turgenev

genev

Zavirajka, Una notte del bosco e Le Beccacce sono racconti interamente in- centrati sul tema della caccia, che costituiva una delle più grandi passioni di Kuprin. Il contatto con la natura durante questa attività è strettissimo: dor- mendo all’aria aperta, camminando per ore e ore attraverso i boschi e le radure e nascondendosi tra i cespugli si imparano a conoscere non solo gli animali con la loro indole e il loro comportamento, ma anche tutte le caratteristiche fisiche di alberi, piante, e fiori.

Il padre dei racconti di caccia nella letteratura russa è sicuramente Ivan Tur- genev, che negli anni ’40 scrisse la maggior parte delle 25 storie che vennero successivamente pubblicate all’interno della raccolta Записки охотника (Me- morie di un cacciatore, 1852).

Nonostante l’opera racchiudesse in sé una forte condanna nei confronti del si- stema della servitù della gleba e della dura vita dei contadini, fin da subito fu impossibile non esaltarne anche “la grande forza estetica”8. Turgenev voleva

dipingere il paesaggio russo, il bosco e la steppa, e giungere in questo mo- do a trattare i grandi temi della vita e della morte, del destino, della fede e

8. Dall’introduzione di Eridano Bazzarelli in Ivan Turgenev, Memorie di un cacciatore, Rizzoli, 1991

dell’umanità. Si respira infatti una grande armonia ed un perfetto equilibrio nelle descrizioni dei paesaggi, e si percepisce come la realtà della natura sia intersecata con l’esistenza dell’uomo. Kuprin sembra proprio seguire l’esempio di Turgenev, e quando in Una notte nel bosco il cacciatore San Vanyč alla sera resta finalmente da solo e si distende sulla terra nuda per riposare, inizia tra sé e sé ad esaltare Madre Natura, che nutre con la sua linfa tutte le piante e gli esseri viventi, ed il Creatore, che ogni organismo della Terra ringrazia. Lo stile di Turgenev prevedeva l’ampio uso di elenchi di flora e fauna, di odori, di elementi atmosferici e di sensazioni: questo dà l’impressione che tutto il mondo del poeta sia unificato e unico, “come mosso da un unico battito della vita”9. Anche Kuprin ricorse spesso alla tecnica dell’elencazione, e non sol- tanto nella descrizione dei paesaggi naturali; si legge ad esempio in Zavirajka, mentre si parla della bravura del cacciatore Trusov: “aveva ucciso nella sua vita sessantaquattro orsi, decine di linci e alci, centinaia di lupi e volpi e mi- gliaia di lepri”. Oppure nell’esaltazione del cane John in Le Beccacce: Fiuta, dio sa da quale distanza, le quaglie, le beccacce, i croccoloni, gli urogalli, i galli cedroni.”

La natura, tanto in Turgenev quanto in Kuprin, non è mai nemica dell’uomo: essa assiste nella sua saggezza misteriosa e infinita nelle storie degli uomini, ed entrambi gli scrittori la trasmettono al pubblico dei lettori.

Nelle Memorie di un cacciatore vengono messi in scena personaggi di estrazio- ne sociale bassa, piccoli proprietari terrieri, la cui vita era fatta di umiliazioni e prepotenze, e contadini disumanamente sfruttati dai loro padroni. La mise- ria di questi ultimi è rappresentata in maniera evidente nella descrizione della desolazione delle loro case, del processo di impoverimento delle campagne, e dai vari problemi che andavano a gravare continuamente sulla loro vita. Tutto ciò d’altronde non permise alle Memorie di essere pubblicate a Pietroburgo: il libro uscì a Mosca, grazie ad un funzionario più liberale, che, per questo, perse il posto, ed ebbe un enorme successo.

“By the 1870s, [...] A Sportsman’s Sketches had assumed its place in Russian literature as a Herodotean excursion into a human reality so rich that the inexplicability of its teeming life becomes a marker of its genre. [. . . ] Dostoevskij was certainly thinking of this book when he published his own “sketches” (zapiski) of prison life with its mix of documentary and fiction.”10

9. Ivan Turgenev, Memorie di un cacciatore, Rizzoli, 1991

10. D. Tussing Orwin, Consequences of Consciousness: Turgenev, Dostoyevsky and Tolstoj, Stanford University Press, California, 2007

Anche i racconti di Kuprin mettono in scena personaggi molto semplici: oltre ai cacciatori, troviamo minatori, guardie forestali, impiegati delle poste e famiglie che vivevano immerse nel pieno del bosco. Si veda per esempio la povera vedova che in Zavirajka conduceva la sua esistenza ricordando continuamente il marito, e svolgendo tutte le attività necessarie a mandare avanti una tenuta nel bel mezzo della foresta. Non c’è però traccia di critica sociale nelle pagine di Kuprin: per lo scrittore i racconti erano un mezzo per esaltare la bellezza della sua terra, il fascino della foresta, la sconfinata grandezza del territorio russo: si legge dunque tra le righe di Zavirajka, Una notte del bosco e Le Beccacce l’amore patriottico di Aleksandr Ivanovič, diventato ancor più forte dal momento in cui abbandonò il suo paese per emigrare a Parigi.

La tradizione dei racconti di caccia si intreccia qui con quella della favola: il ruolo del cane prevale talvolta su quello del padrone, il predatore, e tra uomo e animale si crea una sintonia meravigliosa, fatta di sensazioni e sguardi, attraverso cui pare si possa comunicare meglio che tramite le parole.

Inoltre, l’aderenza al realismo nelle storie prese in analisi è davvero elevata, ed è forse questo l’aspetto stilisticamente più affascinante. La volontà di trattare la realtà intesa come quotidianità e il rifiuto ad astrarre da ciò che viviamo ogni giorno avvicina Kuprin ai grandi romanzieri del XIX secolo, come Dostoevskij, Čechov, Gor’kij e molti altri, e lo allontana invece dalla corrente modernista, che nel corso del XX secolo aveva conquistato molti scrittori.

Egli non era interessato a nuove forme di espressione, come le allusioni e i simboli, tramite cui le emergenti ideologie artistiche ritenevano di poter cogliere appieno la realtà e la verità: no, Aleksandr era attaccato alla tradizione anche in ambito artistico, e prediligeva i generi letterari classici. Continuò dunque ad essere coerente con la sua poetica d’origine anche quando emigrò in Francia, lontano della sua Russia.

4.4

La tradizione del racconto breve nella lette-