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L’unione fa la forza

Nel documento OSSERVARE A 360° (pagine 97-102)

Monica Saija¹

Sono insegnante di sostegno oramai da tanto tempo e nel mio percorso, prima come studentessa e in seguito come docente, ho imparato a conoscere il termine «inserimento», sostituito poi da «integrazione», per arrivare infine a «inclusione». Un percorso du- rato tanti anni, in cui posso affermare che molto è cambiato, sia sul piano legislativo sia sul fronte metodologico-didattico, ma per cui, allo stesso tempo, ancora molto c’è da fare.

Quante volte in questi anni, soprattutto non appena è stato introdotto, abbiamo sentito associare il termine «inclusione» sem- plicemente al concetto «dentro/fuori dall’aula»? Per l’alunno che segue costantemente lezioni individualizzate nell’aula del soste- gno significa che è venuto meno il suo processo di inclusione, così come quello dell’insegnante di sostegno, degli insegnanti curricu- lari, dei compagni e di tutta la società.

¹ Monica Saija è insegnante specializzata per le attività di sostegno di scuola primaria in provincia di Alessandria. È referente per l’inclusione nel proprio Istituto Comprensivo e formatrice.

«Inclusione» non è un concetto topologico, ma un’idea molto più ampia: significa essere chiamati tutti in causa direttamente (e quindi inclusi) nel progetto di vita di ogni studente. Per fare inclu- sione dobbiamo rivoluzionare il modo di pensare, agire, progettare. Dobbiamo rimuovere le barriere fisiche e di pensiero, eliminare tutto ciò che non «comprende», a partire dalla didattica tradizio- nale: la lezione frontale, infatti, non è inclusiva. Dobbiamo utiliz- zare format didattici efficaci, modelli di insegnamento innovativi, iniziare a lavorare per competenze. Spesso ci sentiamo soli in que- sto percorso verso il rinnovamento della figura dell’insegnante di sostegno, ma vi do una bella notizia: in Italia siamo oltre 150.000 (dato MIUR: https://www.miur.gov.it) e tutti insieme ce la possia- mo fare.

Partiamo, quindi, proprio dall’importanza della collaborazio- ne. Nella mia formazione durante il progetto «Expert Teacher» di Erickson, ho compreso il valore del lavoro in team. Se negli ultimi anni le aziende tendono ad assumere il candidato maggiormente propenso al lavoro di squadra, perché questo non dovrebbe valere anche nel mondo della scuola? Il nostro obiettivo deve essere quel- lo di formare un team teaching che coinvolga tutti i docenti nella progettazione di un percorso formativo innovativo e inclusivo, che preveda la partecipazione a pieno titolo del docente di sostegno alle attività didattiche di tutta la classe. Il nostro gruppo di lavoro si trasformerà in una squadra di successo quando riusciremo a su- perare eventuali conflittualità iniziali, arrivando a scelte condivise e alla definizione di regole e obiettivi da raggiungere.

Per ottenere una buona collaborazione tra colleghi, con la fina- lità di accrescere le opportunità di arricchimento per tutti, dobbia- mo prendere in considerazione i punti che mi accingo a trattare. Il mio suggerimento è quello di riflettere insieme ai docenti currico- lari, selezionare quelli più adatti al contesto di ognuno e attivarli per mettere in atto una buona pratica di inclusione.

– Coprogettazione: insieme ai colleghi curricolari analizziamo gli

disabilità per avvicinare la programmazione individualizzata a quella comune. Allo stesso tempo programmiamo il PEI, indivi- duando gli obiettivi che possono essere annessi nelle attività in- clusive da proporre nel gruppo-classe. Dobbiamo dunque favo- rire proposte didattiche che considerino non solo l’alunno con sostegno, ma tutto il sistema in cui egli si trova inserito. Per una coprogettazione ben strutturata dobbiamo sempre tenere conto di diversi aspetti: punti di forza dei docenti coinvolti; tempi per la pianificazione delle attività; gestione degli spazi utilizzati; contenuti che intendiamo trasmettere; eventuali comportamen- ti da monitorare; tipologia di valutazione utilizzata. Nella nostra coprogettazione ricordiamoci inoltre delle modalità e delle strategie d’insegnamento, prediligendo metodologie didattiche inclusive (di seguito ne verranno mostrate brevemente alcune fruibili in tutti i gradi di istruzione).

– Codocenza: per avere una vera compresenza didattica, insegnante

curricolare e insegnante di sostegno devono svolgere paritaria- mente un’attività didattica. Esistono varie tipologie di codocen- za: un docente insegna e l’altro osserva, un docente insegna e l’altro assiste, entrambi i docenti insegnano simultaneamente, i docenti insegnano alternandosi in diversi gruppi. In fase di coprogettazione è utile individuare le tipologie di codocenza più adatte e alternarle in base alle differenti attività.

– Universal Design for Learning: promuoviamo un ambiente di apprendimento che tenga conto delle caratteristiche e delle differenze di ciascun individuo. Per adottare questo modello pedagogico dobbiamo innanzitutto aver chiari i tre principi fon- damentali su cui si basa:

1. fornire molteplici mezzi di rappresentazione 2. fornire molteplici forme di azioni ed espressioni 3. fornire molteplici forme di coinvolgimento.

I nostri studenti, infatti, percepiscono e comprendono le infor- mazioni, procedono in un ambiente di apprendimento ed espri- mono ciò che sanno con modalità diverse tra loro. Anche il loro

grado di coinvolgimento e motivazione si differenzia notevol- mente.

L’obiettivo è quello di progettare una situazione di apprendi- mento totalmente accessibile, che rispetti le diversità e con obiettivi, metodologie e strategie flessibili. Una situazione di apprendimento improntata, quindi, a forme di insegnamento, verifiche e valutazioni innovative.

– Apprendimento cooperativo: tramite questa tecnica di insegna- mento/apprendimento possiamo coinvolgere tutti gli alunni sen- za dover per forza creare un percorso individualizzato. Stiamo dando, inoltre, l’opportunità agli studenti di lavorare in team ed essere valutati in base alle attività conseguite dal gruppo. La modalità migliore per strutturare un’attività di cooperative

learning è sicuramente quella di costituire gruppi eterogenei che

favoriscano relazioni positive, aiuto reciproco e rispetto per le diversità. Attraverso l’apprendimento cooperativo si ha la pos- sibilità di elevare il livello di tutti gli studenti, anche quelli in difficoltà.

– Didattica laboratoriale: grazie a questa metodologia didattica i

ragazzi hanno la possibilità di acquisire le competenze attra- verso attività pratiche che riducono la distanza tra scuola e vita reale. Tramite i laboratori, i docenti possono personalizzare i percorsi di apprendimento andando incontro alle esigenze degli alunni con disabilità, che potranno a loro volta partecipare atti- vamente al lavoro di gruppo. Nella didattica laboratoriale risulta semplice creare collegamenti interdisciplinari. L’apprendimento

cooperativo e la didattica laboratoriale sono due strategie di insegnamento/apprendimento che risultano ancora più efficaci e di semplice gestione se attivate con la compresenza in classe dell’insegnante curricolare e di sostegno.

– Valutazione autentica: fare una valutazione autentica significa innanzitutto accantonare le tradizionali verifiche scritte e le in- terrogazioni orali per sostituirle a un compito di realtà che per- metta ai ragazzi di applicare le competenze acquisite. Per fare

una valutazione autentica dovremo quindi prendere in conside- razione la capacità di risolvere problemi, compiere scelte, argo- mentare e realizzare un prodotto. Il consiglio è di non limitarsi a valutare il prodotto finale, ma di fornire in itinere un feedback sulle varie fasi di svolgimento. La valutazione autentica risulta ancora più efficace se affiancata da una covalutazione, ossia quando tutte le parti interessate sono chiamate a valutare il pro- dotto. Immaginiamo, quindi, una covalutazione in cui vengano chiamati in causa i docenti curricolari, l’insegnante di sostegno e, perché no, anche gli studenti.

– TIC: sono oramai lontani i tempi in cui l’insegnamento dell’in-

formatica veniva visto come materia specifica; oramai l’uso delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione è visto come uno strumento didattico interdisciplinare. Una didattica innovativa e inclusiva deve per forza essere anche multimediale. Le nuove tecnologie ci permettono infatti di co- municare attraverso linguaggi differenti. Non avremo più una lezione frontale caratterizzata dalla sola comunicazione orale dell’insegnante, ma una lezione arricchita da immagini, testi, video, audio, andando quindi a stimolare i vari canali sensoriali. Le TIC facilitano quindi la comunicazione e sviluppano i proces- si di apprendimento. Non solo: attraverso software e programmi specifici possiamo creare modalità di verifiche alternative.

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Nel documento OSSERVARE A 360° (pagine 97-102)