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L’unitarietà mente-corpo

Nel documento Pedagogia e medicina (pagine 153-157)

CAPITOLO III – L’incontro tra pedagogia e medicina Le neuroscienze

3.1. Le neuroscienze: motivo unificante

3.1.1. L’unitarietà mente-corpo

In riferimento al primo nucleo tematico concernente la costitutiva unitarietà mente-corpo, nel contesto delle scienze umane e sociali le neuroscienze vengono a rappresentare un solido punto di riferimento dato che, studiando l’uomo nel suo sviluppo ontogenetico ed epigenetico, vengono ad affrontare la sfida della sua complessità22, inclusa quella della relazione mente- corpo-ambiente. Pertanto grazie alle neuroscienze, pur nell’ambito di differenti

22 Cfr. B. Gallo, Neuroscienze e apprendimento, cit, p. 15; cfr. M. Striano, Mente e menti, in F. Santoianni, M. Striano, Immagini e teorie della mente. Prospettive pedagogiche, Roma, Carocci, 2000, pp. 125-144

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filoni di ricerca nella studio del rapporto mente-cervello23, risulta ormai acquisito che la vita mentale “emerge dalle complesse interazioni che legano le sue componenti, ai diversi livelli in cui queste sono collocate (materiale genetico, cellule nervose, cellule, molecole, organi del corpo)”24, al punto che, come prospetta Eric R. Kandel, si può sostenere che “la mente è il cervello”25 e che “ogni stato della mente è uno stato del cervello”26, dato che “tutti i processi mentali sono anche neuronali”27. Più dettagliatamente Kandel, proponendo quale primo principio neuroscientifico l’inseparabilità tra mente e cervello, sostiene che “la mente è un insieme di operazioni eseguite dal cervello proprio come camminare è un insieme di operazioni eseguite dalle gambe, con la differenza che le prime sono palesemente più complesse”28.

Va comunque segnalata, a rigore scientifico, la presenza di voci che si distaccano da questo coro unanime e che per spiegare il funzionamento del cervello invocano l’esistenza di entità di coscienza autonome e irriducibili alla dimensione bio-fisiologica. In particolare nel contesto della filosofia della mente, il dibattito sul rapporto tra processi neurofisiologici e processi mentali sembra caratterizzato tuttora da un consistente “gap esplicativo”29 che ne rende ardua ed estremamente congetturale una traduzione diretta ed esaustiva30. Il dilemma sembra così esplicarsi tra posizioni per cui i diversi livelli interpretativi sui quali mentale e fisico si pongono, appaiono di principio

23 È possibile individuare tre orientamenti teorici, quello olista, locazionista e modulare, che pur accomunati dal considerare le funzioni cerebrali mediate dalla struttura anatomica, ne forniscono modelli esplicati diversi. Cfr. F. Frabboni, F. Pinto Minerva, Manuale di pedagogia generale, cit., pp. 235-240

24 F. Frabboni, F. Pinto Minerva, Manuale di pedagogia generale, cit., p. 243

25 E.R. Kandel, La nuova scienza della mente, in “Mente & Cervello”, anno IV, n. 23, settembre-ottobre 2006, p. 68

26 Ivi, p. 72

27 A. Pagnini, Eric Kandel. Psicoanalisi molecolare, in “Il Sole-24 Ore”, 15 Luglio 2007 n. 192, p. 34

28 E.R. Kandel, La nuova scienza della mente, cit. p. 68

29 Cfr. A. Oliverio, Prima lezione di neuroscienze, cit, pp. 130-137

30 Per una trattazione più dettagliata sul rapporto mente-corpo proponente le varie posizioni dei filosofi della mente, cfr. A. De Palma, G. Pareti, Mente e corpo. Dai dilemmi della filosofia alle ipotesi della neuroscienza, Torino, Bollati Boringhieri, 2004

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irriducibili31, e posizioni per le quali questa apparente autonomia è destinata a dissolversi con l’avanzare delle neuroscienze e della comprensione neurobiologica dei processi cerebrali32. In continuità e coerenza con

quest’ultima prospettiva va comunque riconosciuto, al di là delle diversità di opinioni, che le neuroscienze, mediante ricerche e riflessioni sulla “materia della mente”33 vengono di fatto a sancire l’interrelazione dinamica tra attività mentale e fenomenologia neurocelebrale.

Pertanto, come sottolinea Daniel Dennet, risulta ormai fuorviante credere che abbia un senso chiedersi se ogni stato mentale, individuato da una certa descrizione psicologica, sia identico o meno a un qualche stato fisico34. In realtà, argomenta lo studioso, “l’intera questione è mal posta”, perché un’analisi del linguaggio mostra che “i termini mentali non sono «referenziali»”35, non hanno cioè un riferimento, e perciò non ha senso chiedersi se il fenomeno a cui si riferirebbero sia identico o no a un fenomeno fisico.

31 In tale prospettiva considerata di “ritorno al dualismo” vengono a collocarsi, K.R. Popper, J.C. Eccles, e D. Chalmers. Cfr. S. Nannini, L’anima e il corpo. Un’introduzione storica alla filosofia della mente, Roma-Bari, Laterza, 2002, pp. 147- 156

32 Tra gli esponenti di una tale posizione teorica meritano menzione John Searle, Paul Churchland e Daniel Dennet. Searle è famoso soprattutto per la teoria del “naturalismo biologico” con cui viene a respingere sia il dualismo che il materialismo sostituendoli con una teoria della coscienza che è al contempo biologica e non riduzionista. Cfr. J.R Searle, Biological Naturalism, in <http://Socrates.berkeley.edu/∼jsearle/articles.htm>; allo stesso riferimento sitografico si vedano inoltre gli articoli di Searle: Why I Am Not a Property Dualist, e Dualism Revisited. Per un’esposizione completa del pensiero del filosofo della mente cfr. J.R. Searle, La mente, Milano, Raffaello Cortina, 2005. Paul Churchland, sostenitore del cosiddetto “materialismo eliminativo”, oppone alla psicologia del senso comune un modello di mente che fa riferimento a un sostrato materiale basato su un’architettura di tipo connessionistico, ossia realizzata per mezzo di reti neurali. Cfr. P. Churchland, La natura della mente e la struttura della scienza. Una prospettiva neurocomputazionale, Bologna, Il Mulino, 1992. Dennet dal canto suo, oppone al cosiddetto “Modello del Teatro Cartesiano” che prevede un luogo centrale dove “tutto converge” per essere esaminato da un osservatore privilegiato, quello delle “Molteplici Versioni” costituito da un certo numero di circuiti in stretta interconnessione tra loro che operano in parallelo. Secondo tale concezione, l’unità dell'esperienza cosciente non viene ottenuta riconducendo l'attività dei diversi moduli in cui può essere idealmente suddivisa la corteccia cerebrale a un centro finale, che agisce da "collettore", bensì deriva dal loro funzionamento strettamente integrato e interdipendente. Cfr. D. Dennet, Coscienza. Che cos’è?, Milano, Rizzoli, 1993

33 Cfr. G.M. Edelman, Sulla materia della mente, cit.

34 Cfr. D. Dennet, Contenuto e coscienza, Bologna, Il Mulino, 1992 35 Ivi, p. 29

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In tal senso, prospetta Dennet, come non ha senso sollevare un problema ontologico sull’esistenza o meno della voce come entità distinta dalla laringe, in modo analogo è altrettanto privo di senso chiedersi se la mente sia o meno identica al corpo36. Dello stesso avviso è Alberto Oliverio che a tal riguardo sostiene: “non si può fare a meno di incorrere in semplificazioni nel momento in cui […] si separa la mente dal corpo, immaginando che il cervello proceda senza avere relazioni con il corpo, il sistema immunitario, il sistema endocrino”37. Una diretta conferma di ciò proviene dagli studi di psico-neuro-immunologia che, venendo a dimostrare in modo quali- quantitativo la forte ricaduta che il vissuto del paziente ha sui suoi marcatori biologici, assegnano valore e credibilità a quanto fenomenologicamente, in termini di vissutità, si andava già riconoscendo: mente e corpo rispondono contemporaneamente a qualsiasi tipo di sollecitazione, non potendosi dare una risposta senza l’altra, non potendo disgiungersi38. Pertanto, è possibile ritenere ormai acquisito, come sottolinea Gardner, che “tutto ciò che avviene nella mente […] è prodotto da un cervello situato in un corpo umano che si sviluppa in un ambiente umano in perenne cambiamento”39.

Un’ulteriore voce autorevole con cui si viene ad esprimere la concezione dell’unitarietà mente-corpo sancita dalle neuroscienze è quella di Antonio Damasio. Il neuroscienziato portoghese, infatti, rompendo nettamente con una tradizione che vuole la mente ben distinta dal corpo, delinea una “prospettiva integrata” in base a cui il cervello non può essere studiato senza tener conto dell’organismo a cui appartiene e dei suoi rapporti con l’ambiente. Nel dettaglio Damasio, partendo da interrogativi incentrati sul “Perché mai abbiamo bisogno di un “livello mentale” delle operazioni cerebrali, e non

36 Cfr. D. Dennet, Contenuto e coscienza, cit., pp. 20-36. L’esempio della ‘voce’ si basa sul presupposto che tale parola non è referenziale. Infatti, sebbene la voce stessa non sia identica alla laringe, come è dimostrato dal fatto che si può perdere la prima senza perdere la seconda, a nessuno verrebbe in mente di sollevare un problema ontologico sull’esistenza o meno della voce come entità distinta dalla laringe.

37 A. Oliverio, Cure dell’anima e cure del corpo, cit., p. 84

38 Cfr. A. Oliverio, A. Oliverio, Nei labirinti della mente, Roma-Bari, Laterza, 1998, pp. 119- 144; cfr. K. Bechter, K. Gaschler, Tra il corpo e la mente, in “Mente & Cervello”, anno III, n. 16, luglio-agosto 2005, pp. 50-57

39 H. Gardner, Sapere per comprendere. Discipline di studio e discipline della mente, cit., p. 79

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possiamo farci bastare il semplice “livello delle mappe neurali” attualmente descritto grazie agli strumenti delle neuroscienze?”40, sottolinea come la mente

“non solo deve muovere da un cogito non fisico al regno dei tessuti biologici, ma deve anche essere correlata con un organismo intero, in possesso di un cervello e di un corpo integrati e in piena interazione con un ambiente fisico e sociale”41. Pertanto risulta fondamentale comprendere che, prospetta lo studioso, “la mente emerge da (o all’interno di) un cervello situato in un corpo, con il quale interagisce; che grazie alla mediazione del cervello la mente è radicata nel corpo vero e proprio; che essa è conservata nell’evoluzione perché contribuisce al mantenimento di quel corpo; e, infine, che la mente emerge da (o all’interno di) un tessuto biologico - le cellule nervose - che condivide le stesse caratteristiche valide per definire gli altri tessuti del corpo”42.

In definitiva le neuroscienze, proprio in questa loro capacità di rilevare come i processi mentali siano il prodotto dell’organizzazione e della funzionalità del sistema nervoso e come questa, a sua volta, si costruisca all’interno delle relazioni di scambio che il sistema nervoso intrattiene con l’ambiente, vengono a prospettare, ribadendo il proprio ruolo di motivo unificante tra la medicina e la pedagogia, una rivisitazione della voce mente- corpo del paradigma della ricerca pedagogica.

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