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M’bour e Saly

S: E oggi c’è questa divisione tra etnie o quartieri?

4.3 Turisti, guide turistiche e gli altri operator

4.3.1 L’università in riva al mare e la figura dell’ Antiquaire.

“Guide di strada”, “accompagnatori”, o spesso nominati con un certo disprezzo anche “topp toubab” (‘topp’ significa ‘seguire’ in lingua wolof) – ossia coloro che girano attorno ai ‘Bianchi’ per ‘rimorchiare’ le turiste (Salomon, 2009b) – : sulla Petite Côte i giovani uomini senegalesi che percorrono le spiagge e sostano davanti alla soglia degli hotels in cerca di turisti, sono generalmente chiamati ‘antiquaires’ cioè mercanti di oggetti, presunti antichi, che fanno affari adescando i turisti o indirizzandoli verso le

boutiques di venditori complici (fig. XXVIII). Storicamente, il termine antiquaire era

riferito a differenti caste di artigiani – gioiellieri, scultori, calzolai, tessitori – che ogni fine settimana vendevano i loro prodotti sulle spiagge ai militari francesi del campo di riposo impiantato a M’bour durante la Seconda guerra Mondiale (Salomon, 2009b: 149). Oggi, come fa notare anche Salomon, la maggior parte di essi preferiscono tuttavia definirsi semplicemente boutiquers, guide o ancora meglio “businessmaan”, rivendicando così, attraverso l’uso del termine inglese “wolofizzato”, l’appartenenza ad una categoria professionale socialmente riconosciuta rispetto ad attività, informali, condannate spesso dalla morale comune, che risultano al limite della legalità (Salomon,

63 A dispetto della generalizzata approvazione che sembra ricevere l’istituzione della “polizia turistica”,

non poche sono le ombre gettate sul suo operato, non solo dai diretti interessati, gli antiquaires, che non risparmiano chiari riferimenti anche ad una compartecipazione e connivenza di alcuni colleghi, ma anche da funzionari turistici ufficialmente riconosciuti: “C’è una connivenza tra la gendarmeria e quelli che adescano i turisti. Quando viene scelto un nuovo comandante, l’area di Saly è ben controllata; ma dopo tre o quattro mesi tutto torna come prima perché si stabilisce una familiarità tra le parti!! I gendarmi richiedono la percentuale su quello che riescono a guadagnare gli antiquaires (18.08.09 - Amul, meeting dell’ANGTS, M’bour).

“Ci sono complicità e abusi all’interno della SAPCO. I gendarmi della SAPCO sono spesso proprietari di una boutique o hanno interesse nel promuoverne alcune piuttosto che altre; multano te [antiquaire] che vendi per strada e poi veicolano i turisti dalle loro persone di fiducia. I funzionari della SAPCO prendono delle percentuali sulle attività degli antiquaires” (06.08.09 – Bibi, boutiquer, spiaggia di Saly Niakh Niakhal)

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2009a: 8; cfr. Douquet, 2009). In questo quadro, l’ambiguità e la problematicità suscitata dal mio ruolo – identificato il più delle volte come un giovane turista europeo bianco, piuttosto che uno studente universitario straniero – ha procurato non poche difficoltà nell’entrare in contatto con gli antiquaires, influenzando spesso in modo deciso i toni ed i temi delle nostre comunicazioni.

La boutique di Bibi64, che visito in presenza di Malik – amico ed ex-guida turistica

grazie alla quale è stato organizzato l’incontro –, si trova a Saly Niakh Niakhal, nel bagnasciuga, a pochi metri dal limite che segna il confine con la spiaggia privata dei comprensori hotelieri. Nel perimetro interno della piccola veranda in pietra colorata – aperta alla sabbia e al vento che proviene dalle chiassose onde dell’oceano nelle prime ore del mattino – prendono posto in bella mostra numerose sculture lignee di carattere antropomorfo e zoomorfo. Tartarughe, ippopotami, una maschera in stile maliano e le statuette di diverse dimensioni che raffigurano la siluette di un ‘uomo pensante’ circondano Bibi mentre, seduto su un bongo riadattato a sgabello, è intento a levigare e lucidare energicamente un piccolo marlin.

Invitato ad entrare per sorseggiare insieme un ‘caffè Touba’65, Bibi mi accoglie in

quella che fin da subito egli così definisce:

Questa non è una semplice boutique ma è l’università dove si apprende a comunicare giorno per giorno con i turisti…con gli esseri umani. Io lavoro qui da più di quindici anni; questo luogo è chiamato da tutti così perché qui ogni guida può apprendere un sacco di cose. Per far la guida bisogna avere delle qualità: bisogna apprendere l’arte di parlare e bisogna sapere come esprimere ciò che vuoi dire.

64 Bibi è il soprannome dato da Mbaye al suo ex-collega, antiquaire e proprietario della boutique dal

1991, un uomo di oltre quarant’anni, vigoroso nei gesti e nelle parole, quanto scrupoloso nell’attenzione con cui cura la propria acconciatura rasta fari.

65 Il caffè Touba, che prende il nome dalla città santa della confraternita Murid, è una bevanda prodotta

dalla macinatura e tostatura di chicchi di caffè, insaporiti con chiodi di garofano o con jarr (una spezia aromatica leggermente pepata); consumato quotidianamente il caffè Touba assume un ruolo particolare durante alcune feste religiose o momenti rituali. Ad esempio, in occasione del Ramadan: allo scoccare della diciannovesima ora, il termine del quotidiano digiuno rituale è “spezzato” dalla preghiera del Muezzin trasmessa in televisione, seguita dal consumo di un bicchiere di caffè Touba e da un dattero. Originariamente, il caffè Touba non aveva alcun legame rituale o sacrale con la confraternita mouride; l’attuale identificazione tra il prodotto e il gruppo religioso è fatta risalire a precise vicende storiche. La sua invenzione, infatti, è direttamente collegata alla figura di Cheikh Ahmadou Bamba o, secondo altre versioni, all’epoca dei grandi lavori intrapresi dalla confraternita; in particolare, la costruzione della ferrovia Diourbel-Touba, negli anni Trenta, o quella della grande moschea di Touba, compiuta nel 1963. All’origine dell’invenzione del caffè Touba da parte di Cheikh Ahmadou Bamba ci sarebbe stata una penuria di caffè verificatasi nel paese, che avrebbe motivato il santo ad inventare una particolare miscela di miglio tostato e jarr, sostituendo con un ottimo succedaneo locale un prodotto importato e controllato da interessi stranieri Il caffè Touba si dice essere la bevanda offerta dall’attuale khalifa generale, Serigne Cheikh Sidy Mokhtar Mbacké, ultimo figlio di Cheikh Ahmadou Bamba, agli ospiti di riguardo che si recano in pellegrinaggio a Touba (22.08.09 - Note dal diario di campo, M’bour).

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[Indicando la spiaggia prospiciente che conduce in riva all’’oceano] Questa che vedi è il

confine…è la frattura tra l’Europa e Noi. È un confine tra culture con modi di fare differenti, e Noi come guide ci prendiamo cura di comunicare queste differenze. Il Senegal è la porta sull’Atlantico, è la porta sull’altra sponda (06.08.09 – Bibi, boutiquer, spiaggia di Saly Niakh

Niakhal).

Estranea alla cornice ufficiale e formalizzata definita dall’ANGTS, l’attività di guida turistica dell’antiquaire, così come è descritta nelle parole di Bibi, trova il proprio senso e legittimazione non nel farsi strumento e ambasciatrice della “cultura senegalese” (vedi la testimonianza di Kopa, p. 108) ma, più ampiamente, nel “prendersi cura di comunicare le differenze” culturali. In questa sfumatura sembra potersi cogliere la maggiore sensibilità ed attenzione rivolta al momento dell’interazione con i turisti e quindi all’importanza di “apprendere le arti del comunicare” per armonizzarle di volta in volta al loro differente gusto. Nel rappresentare la propria boutique come una “università” Bibi sembra percepirsi come un maestro di lunga esperienza nella propria bottega, che per la sua collocazione, vicino alle spiagge private degli hotels, proprio al “confine tra culture con modi di fare differenti”, appare – come egli afferma – la fonte della conoscenza e forse, diventa la metafora stessa della soglia, del limite, del passaggio.

Per essere una guida non ci si può improvvisare, bisogna avere qualità e responsabilità; c’è un linguaggio da apprendere.

Se tu non sai parlare “con gusto”….se non sai “dare un buon gusto” alle cose che dici, non sarai seguito dai turisti.

Le guide devono apprendere delle espressioni umoristiche, così quando parlano fanno sorridere i turisti e risultano delle persone simpatiche. La simpatia trasmette un segno di apertura verso i turisti; questo è importante perché stimola i turisti a fare delle domande (06.08.09 – Bibi, boutiquer, spiaggia di Saly Niakh Niakhal).

Quando ci sono dei turisti un po’ ottusi il mio ruolo è cercare di capirli e renderli felici (08.07.09

– Thierno, antiquaire, Saly Carrefour)

L’importanza di apprendere uno stile linguistico accattivante in grado di trasmettere “un buon gusto alle cose”, che risponda ad un equilibrio tra gli interessi di un gruppo, quelli dei singoli turisti e della guisa stessa, si accompagna non di meno alla “capacità di saper capire i turisti ed avere un certo savoir faire”, così come mi illustra Salim, un giovane ragazzo ritornato a M’bour dopo aver trascorso due anni di lavoro nel “Bel Paese”, a Roma, “riciclando la sua esperienza di guida locale”. Sembra lasciare pochi dubbi la maggiore rilevanza che egli attribuisce ad un modus operandi, verbale e non verbale, rispetto ad una ordinata formazione: “La conoscenza della

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cultura italiana non è necessaria. L’essere del posto non è una precondizione per fare la guida turistica”66.

L’umorismo, come suggeriscono le parole di Bibi, Thierno, e come analogamente nota Salazar, è probabilmente lo strumento più comune di cui le guide si avvalgono per entrare in sintonia con i turisti (2005b).

[Al volgere della sera, Thierno mi saluta, in prossimità dell’incrocio di Saly Carrefour]

“Spero ti sia stata utile la nostra chiacchierata….ho un po’ scherzato ma è così che si fa nel turismo. [Guardando le auto che sopraggiungono] Spesso, per scherzare con i turisti io dico: “Voi venite qui per vedere il bel cielo stellato africano, ma se un aereo attraversa il cielo facendo rumore o ci sono le luci delle automobili, non potete irritarvi; non è colpa nostra…perché siete voi Bianchi gli intelligentoni, sono i vostri parenti che le hanno costruite…nella FIAT!!” (08.07.09 – Thierno, antiquaire, Saly Carrefour)

Nell’importanza attribuita all’uso dell’umorismo e dell’autoironia si può cogliere il profondo valore e significato rivolto ad un atteggiamento di apertura e al processo dell’incontro tra la guida ed il turista che emerge nelle narrazioni dei miei interlocutori, non solo degli antiquaires. In questo contesto turistico, infatti, dove l’umorismo come altre performance è, in varia misura, regolato socio-culturalmente (Edensor, 2001), “il magico trucco dell’interazione interculturale funziona soltanto se è presente un quadro comune di riferimento” (Salazar, 2005b: 12), che nel caso di Salim appare articolarsi più in rapporto alla sua esperienza di migrante in Italia che ad una conoscenza approfondita del territorio d’origine.

Una guida deve avere un gran cuore! Deve avere grande generosità ed apertura. Una guida deve sapersi donare…e saper fornire un servizio. La generosità incomincia dalla condivisione.

Ho scelto di fare la guida perché mi interessa parlare con la gente, conoscere e confrontarmi con la cultura degli altri e viceversa. Ho incontrato persone molte persone con cui mantengo una corrispondenza e che alloggiano da me quando ritornano: vengono da Barcellona, Madrid, Valencia, Granada…della Normandia, della Bretagna, da Lione, Marsiglia, Tolosa, Bordeaux, Clermont Ferrand,…insomma, da un sacco di posti!! (05.08.09 –

Gregoire, Joal)

Per opporci alle cattive parole su di noi, abbiamo creato un cartello di legno con una lista di tutte le persone…degli antiquaires che lavorano vicino alla spiaggia con le attività di riferimento di ognuno; così quando arrivano i turisti li indirizziamo alla persona più adatta…e siamo più credibili (06.08.09 – Bibi, boutiquer, spiaggia di Saly Niakh Niakhal).

La credibilità pubblica degli antiquaires, il riconoscimento e reciproca confidenza che costruiscono, cercano una convalida nelle interazioni quotidiane o nel ricordo di quelle passate, come suggerito negli incontri con alcuni di essi; durante le passeggiate

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sulla spiaggia di Saly, non era infatti raro ricevere l’entusiastica proposta di un tour al ‘villaggio tradizionale’ attraverso l’esibizione da parte degli antiquaires del quaderno in cui erano raccolti i commenti, i ricordi, le dediche che i turisti avevano lasciato nella loro lingua come segno di apprezzamento.

Di fronte alle molteplici considerazioni pubbliche che risultano screditare gli antiquaires, a livello formale e socio-professionale, le narrazioni raccolte dagli stessi mostrano una certa “culturalizzazione sociale del discorso” che stabilisce una distinzione non in rapporto a criteri burocratici, ma culturali, rivendicando una differenza nello stile di comportamento che, come nel caso di Salim, si distingue per la capacità di saper intercettare ed offrire, della “cultura senegalese”, la rappresentazione tipizzata di levità e svago che è diffusa a livello globale, in opposizione ad una proposta turistica di attributi stereotipati attraverso cui è solitamente connotato un “modo di vivere moderno-occidentale”.