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La condizione del patrimonio abitativo della

riqualificazione dell’ERP della città di Avellino

5.1 La condizione del patrimonio abitativo della

provincia e della città di Avellino come dato essenziale di partenza

La possibilità di approfondire la delicata tematica della condizione abitativa dei quartieri ERP è stata accolta dall’IACP-Av con grande entusiasmo e volontà di innescare, con il Dipartimento di Ingegneria Civile, un processo reciproco di scambio tecnico scientifico. In questo clima sono state avviate con l’Ufficio Progetti dell’IACP-Av, una serie di iniziative che hanno concorso a delineare interessanti metodologie di intervento applicabili nei processi complessi di riqualificazione del patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica. L’Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia di Avellino è stato fondato con Regio Decreto n. 1837 del 14 ottobre 1937. Le tappe salienti dell’attività dell’Ente sono segnate dalla realizzazione di complessi ERP costruiti con i fondi delle varie leggi di finanziamento che si sono succedute e dagli interventi di riparazione o di ricostruzione a seguito del sisma dell’agosto 1962 e del novembre 1980.

Dall’anno di fondazione ad oggi, l’IACP della provincia di Avellino ha gestito più di 12.000 alloggi, un parco abitativo che nel decennio 2000-2009 ha fatto registrare un aumento di 2.066 nuovi alloggi (941 alloggi nell’ultimo quinquennio di cui solo 50 per il comune capoluogo) contro i 2.240 alloggi ceduti in proprietà secondo il piano vendita ai sensi della legge n. 560/1993 e della LR n. 24/2003.

In ogni caso, il fabbisogno di nuovi alloggi resta ancora elevato a fronte di una richiesta di circa 3.000 nuovi alloggi.

Il totale delle abitazioni ad uso residenziale nella provincia di Avellino è di 196.792, di cui solo il 5%, circa 9.000

abitazioni, rientrano nel patrimonio ERP59la cui gestione è

sintetizzata nel grafico riportato in Fig. 22.

Fig. 22. Sistema di gestione degli alloggi ERP nella provincia di Avellino (tratto da linee guida ERS 2008 della Regione Campania)

59 Siamo al di sopra della media nazionale che si attesta intorno al 4,4% - dati

Il grafico della Fig. 23 riporta invece il numero degli alloggi gestiti direttamente dall’IACP – Av, su tutto il territorio provinciale pari a 7.406 unità.

Fig. 23. Il patrimonio abitativo dell’IACP per il territorio provinciale su elaborazione dei dati forniti dal Centro Elaborazione Dati dell’IACP-Av, novembre 2009

Il dato comunale differisce sensibilmente. Nella città di Avellino si contano 20.37160 abitazioni di cui il 9% - 1.896

alloggi - gestiti dall’IACP-Av (Fig. 24) ed il 54% - pari a 1.023 alloggi - concentrato nei quartieri rione Mazzini e rione San Tommaso, quartieri progettati e costruiti nella zona sud orientale della città a partire dagli anni ’50 del secolo scorso.

Tra i tanti problemi riscontrabili nel patrimonio abitativo gestito dall’IACP – Av, il principale è dettato dalla vetustà strutturale degli edifici. L’anno di costruzione di ben il 41,82% degli alloggi è antecedente al 1980 (di questi un 23% è antecedente al 1962).

Spesso lo stato qualitativo di conservazione dei fabbricati risulta essere molto basso, tanto da far cominciare a propendere verso un’ipotesi radicale di sostituzione edilizia in alternativa ad interventi onerosi di manutenzione straordinaria, per l’adeguamento sismico ed energetico. Sappiamo bene che si tratterebbe di un piano “utopistico” sia dal punto di vista finanziario che dal punto di vista politico. Sarebbe un piano da realizzare nel lungo periodo, in accordo sinergico con le varie amministrazioni comunali e soprattutto con gli abitanti che dovrebbero essere temporaneamente trasferiti in inesistenti alloggi parcheggio.

Altro fattore penalizzante è la situazione reddituale degli inquilini IACP e l’inadeguatezza dei canoni per la sola locazione. Più del 50% degli inquilini IACP paga un canone

mensile medio di soli 31,03 euro.

Fig. 24. Il patrimonio abitativo dell’IACP per la città di Avellino su elaborazione dei dati forniti dal Centro Elaborazione Dati dell’IACP-Av, novembre 2009

Questi sinteticamente i dati relativi al patrimonio ERP gestito dall’IACP – Av che rappresentano il canovaccio su cui sono state articolate riflessioni più dettagliate.

In primo luogo sono state svolte ricerche anche presso l’archivio dell’Ente, dove sono conservati tutti i progetti cartacei originali, da cui è stato possibile risalire alla classificazione cronologica degli edifici e per alcuni di essi anche a quella tipologica (si fa riferimento allo studio del Rione Mazzini descritto dettagliatamente nel paragrafo 5.3).

Le informazioni sono state sistematizzate ed hanno prodotto una carta tematica - riportata nella Fig. 25 -, nella quale il dato più significativo è rappresentato da quel 40% del patrimonio edilizio ERP, progettato e costruito prima del terremoto del 1980 e quindi non adeguato alle nuove normative antisismiche.

A seguito della classificazione cronologica di tutti gli edifici ERP è stato possibile elaborare un’altra importante carta tematica costruita su informazioni provenienti dall’Ufficio Manutenzione e a seguito dei sopralluoghi operati dai tecnici dell’Istituto in merito alle condizioni strutturali degli edifici ERP. In questo elaborato grafico - riportato nella Fig. 26 - vengono individuate delle macrocategorie di intervento61 relative ai singoli edifici IACP:

• Intervento urgente – condizione di criticità (suggerito per tutti gli edifici le cui condizioni di degrado strutturale fanno propendere per la sostituzione edilizia)

61 La cartografia riportata nelle fig. 25 e 26 è stata acquisita ufficialmente

dall’Ufficio Urbanistica del Comune di Avellino, durante la fase di dibattimentale per l’individuazione degli ambiti urbani degradati ai sensi della Legge regionale 19/2009. Purtroppo, questi documenti non sono stati integrati ufficialmente nella versione definitiva; ancora una volta i quartieri ERP dell’IACP sono stati scalzati da altri interessi. Solo il quartiere di proprietà comunale Quattrograne è stato incluso. La guerra tra poveri continua, le case popolari del comune a quanto pare valgono molto più di quelle dell’IACP!

• Adeguamento sismico e manutenzione straordinaria (suggerito per gli edifici in cui si riscontra un elevato degrado ambientale e architettonico ma le cui condizioni strutturali potrebbero essere recuperate con interventi mirati)

• Manutenzione ordinaria

Accanto ad un degrado strutturale ed amministrativo così omogeneo, si deve registrare, che la “vulnerabilità sociale” degli abitanti non è altrettanto uniforme perché, evidentemente legata alla collocazione fisica delle abitazioni. Alcuni quartieri, come ad esempio quelli concentrati nella zona più centrale della città (via Roma – via Cavour), sembrano aver abbandonato l’etichetta sociale di “case popolari”, pur conservandone ancora l’aspetto architettonico assumendo un ruolo completamente differente dai quartieri periferici nelle politiche di riqualificazione urbana perché, possono evidentemente concorrere ad implementare la città

pubblica, interpretabile come un laboratorio di modernità62

Un altro aspetto che incide fortemente sulla definizione del patrimonio abitativo è rappresentato dal drammatico problema della parcellizzazione del titolo di proprietà, chiara conseguenza della politica - non sempre felice - di vendita delle abitazioni ERP, non sufficientemente bilanciata dalla

costruzione di nuovi alloggi63, azione quasi del tutto

inesistente se consideriamo i numeri riportati nel grafico in Fig. 27.

62 Paola Di Biagi, La città pubblica: un laboratorio della modernità

da riqualificare e tutelare.

Fig. 25. Delimitazione dei quartieri con alloggi in semplice locazione e classificazione cronologica degli edifici IACP della provincia di Avellino. Nel riquadro in basso a sinistra sono evidenziati i quartieri di Rione Mazzini e San Tommaso ambiti preferenziali di intervento e di sperimentazione progettuale, i cui dettagli sono rintracciabili nel paragrafi successivi.

Fig. 26. Delimitazione dei quartieri con alloggi in semplice locazione e definizione delle macrocategorie di intervento proposte per la riqualificazione degli edifici IACP della provincia di Avellino. Nel riquadro in basso a sinistra sono evidenziati i quartieri di Rione Mazzini e San Tommaso ambiti preferenziali di intervento e di sperimentazione progettuale, i cui dettagli sono rintracciabili nel paragrafi successivi.

conseguenza della politica - non sempre felice - di vendita delle abitazioni ERP, non sufficientemente bilanciata dalla

costruzione di nuovi alloggi64, azione quasi del tutto

inesistente se consideriamo i numeri riportati nel grafico in Fig. 27.

Questa operazione ha causato nel corso degli anni, una netta divergenza tra la consistenza territoriale all’interno del confine comunale, e la consistenza abitativa reale in termini di proprietà da parte degli enti gestori (in questo caso IACP- Av e Comune), ma ha anche prodotto un altro effetto: la creazione di una spaccatura tra gli abitanti.

Da un lato alcuni inquilini hanno ottenuto un credito sociale acquistando la casa, dall’altro ci sono gli inquilini che sono rimasti tali, in un patrimonio edilizio pubblico che ormai non è più sostenuto da nessuna politica di manutenzione.

Fig. 27. Alloggi costruiti e venduti nella provincia di Avellino (ad esclusione del capoluogo) nel periodo 2000-2009; a destra i dati riferiti al capoluogo

Queste due differenti condizioni sociali in altre realtà italiane ed estere, si sono trasformate in un vero punto di forza su cui si sono innestate molte delle politiche relative alla proposta di nuovi modelli di gestione dei quartieri, affidata proprio alle associazioni di proprietari e assegnatari impegnate nel difficile compito di integrazione tra i vicinati.

Nella realtà italiana, ed ancor di più in quella delle piccole città meridionali, purtroppo la commistione sociale tra la proprietà privata (corrispondente agli inquilini che sono divenuti proprietari a seguito dell’acquisto dell’alloggio) e la proprietà pubblica (corrispondente con gli inquilini) ha causato in molti casi uno scoglio insormontabile nella predisposizione di Piani e Programmi di intervento.

Questa incapacità di azionare meccanismi sinergici e condivisi è amplificata anche dalla mancanza di dialogo che esiste tra gli Enti gestori dell’ERP, IACP e Comuni, ancora troppo spesso abituati a gestire l’edilizia popolare come momento di propaganda elettorale.

A questo aggiungiamo pure l’assoluta mancanza di una banca dati aggiornata relativa alle condizioni degli alloggi e alla distribuzione della proprietà degli alloggi IACP all’interno dei singoli edifici ed otteniamo in definitiva uno scenario che ha contribuito ad accelerare la fatiscenza strutturale, culturale e sociale, già in atto da diversi anni.

La straordinarietà è diventata ordinaria anche nella gestione e nell’”utilizzo” delle case popolari che dovrebbero essere rese disponibili temporaneamente per coloro che vivono un disagio sociale o economico.

Troppo spesso nelle piccole e grandi città dell’Italia meridionale le case popolari sono diventate un bene pubblico, non più inteso come aiuto alla persona in difficoltà ma bensì un bene da occupare, detenere e paradossalmente da trasferire, determinando una condizione per cui il fattore pubblico diventa solo un mero espediente per ricevere sussistenza a tempo indeterminato.

5.2 La faccia “popolare” di Avellino, gli insediamenti