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LA CONDIZIONE FINANZIARIA DELLE FAMIGLIE E DELLE IMPRESE

Nel documento CXVIII Relazione Annuale (pagine 169-200)

L’economia itaLiana

LA POLITICA DI BILANCIO PER IL 2012 E PER IL MEDIO TERMINE

14. LA CONDIZIONE FINANZIARIA DELLE FAMIGLIE E DELLE IMPRESE

Nel 2011 il calo del risparmio delle famiglie ha comportato un saldo finanziario inferiore, in valore assoluto, al fabbisogno delle imprese, che è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. Ne è derivato, per il secondo anno consecutivo, un saldo negativo dell’intero settore privato non finanziario (-0,5 per cento del PIL; fig. 14.1).

La riduzione dei corsi dei tito-li si è riflessa in una contrazione del valore della ricchezza finanziaria delle famiglie. I nuovi investimenti finanziari, in diminuzione rispet-to all’anno precedente, si sono indirizzati prevalentemente verso i titoli pubblici e le obbligazioni bancarie. I debiti delle famiglie nei confronti del sistema creditizio sono cresciuti a un tasso meno so-stenuto che nel 2010, soprattutto a causa del rallentamento dei mu-tui. La decelerazione è riconduci-bile sia a fattori di domanda sia a condizioni di offerta più restrittive,

che si sono riflesse principalmente in un marcato aumento dei margini sui nuovi contratti di prestito. La quota di famiglie con un onere per il servizio del debito superiore al 30 per cento del reddito è rimasta stazionaria. Durante la crisi è aumentata la disuguaglianza nella distribuzione tra le famiglie della ricchezza netta e sono sensibilmente peggiorate le condizioni finanziarie dei nuclei con capofamiglia giovane.

Le condizioni finanziarie delle imprese hanno subito un nuovo peggioramento dalla scorsa estate a causa del calo delle vendite e dell’aumento del costo del denaro. I bilanci aziendali, resi fragili dal prolungato periodo di debolezza economica, sono appesantiti da un debito elevato nel confronto storico, sia in rapporto al valore aggiunto sia rispetto ai livelli di capitalizzazione. La crisi del debito sovrano si è trasmessa alle imprese principal-mente attraverso il peggioramento delle condizioni di offerta praticate dalle banche, con più elevati tassi di interesse e una più severa selezione della clientela: l’incidenza di imprese che sostengono di non avere ottenuto l’intero ammontare del credito richiesto ha rag-giunto il livello più elevato dall’inizio della crisi. Il Governo e le associazioni di categoria hanno riproposto o rafforzato alcune misure già adottate negli anni passati per agevolare l’accesso al credito. Le difficoltà finanziarie delle imprese si sono riflesse nell’aumento delle inadempienze nel rimborso dei debiti e nella crescita sostenuta del numero dei fallimenti.

Figura 14.1 I saldi finanziari del settore privato non finanziario

(in percentuale del PIL)

imprese famiglie settore privato non finanziario Fonte: Istat.

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale 2011 163 LE FAMIGLIE

Il risparmio finanziario e la ricchezza delle famiglie

La propensione al risparmio delle famiglie (consumatrici e produttrici) ha conti-nuato a ridursi nel 2011, attestandosi al 12,0 per cento (8,6 per le sole famiglie consu-matrici; cfr. il capitolo 8: La domanda, l’offerta e i prezzi).

La crisi ha accentuato il calo, in atto dall’inizio degli anni novanta, della capacità di risparmio, soprattutto per alcune categorie di famiglie. In base ai dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie ita-liane (IBF) condotta dalla Banca d’Italia, tra il 2008 e il 2010 il valore mediano della propensione al risparmio è sceso di 0,6 punti percentuali. La riduzione è stata più marcata (oltre 4 punti percentuali) per i nuclei con capofamiglia giovane (di età inferiore a 35 anni) e per quelli appartenenti al quartile di reddito equivalente più basso, il cui tasso di risparmio si è pressoché annullato nel 2010.

Nel 2011, in presenza di una sostanziale stabilità degli investimenti in attività reali, il calo del risparmio si è riflesso in una riduzione del saldo finanziario delle fa-miglie, all’1,3 per cento del PIL, un valore storicamente basso (fig. 14.1). La ricchezza finanziaria lorda è diminuita del 3,1 per cento, da 3,4 a 3,2 volte il reddito disponibile (tav. 14.1); il calo è dipeso in misura rilevante dalla flessione del valore dei titoli. Grazie alla stabilità del valore degli immobili, la ricchezza totale al netto delle passività è dimi-nuita in misura contenuta (-0,9 per cento), rimanendo pari a quasi otto volte il reddito disponibile, un livello elevato nel confronto internazionale.

Gli investimenti in attività finanziarie. – Nel 2011 gli acquisti di attività finanzia-rie, al netto delle vendite, sono stati pari a 41 miliardi di euro, in diminuzione rispetto al 2010 (tav. 14.2). Gli investimenti si sono diretti in larga parte verso i titoli pubblici, in particolare quelli a medio e a lungo termine (47 miliardi), resi appetibili dagli elevati rendimenti offerti, soprattutto nella seconda parte dell’anno; alla fine del 2011 l’inci-denza dei titoli pubblici sulla ricchezza finanziaria è salita a quasi il 6 per cento, una quota comunque contenuta nel confronto storico (era il 14 per cento, in media, nella seconda metà degli anni novanta). Anche le obbligazioni bancarie nel portafoglio delle famiglie hanno ripreso a crescere, principalmente a causa delle politiche di offerta delle banche (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari). Sono invece diminuiti, in particolare nella seconda metà dell’anno, i depositi a vista, quelli rimborsabili con preavviso e i pronti contro termine; tali riduzioni sono state solo in parte compensate dall’aumento dei depositi a durata prestabilita. Nel complesso, gli investimenti netti in strumenti finanziari di origine bancaria sono tornati positivi, con-fermando la loro quota attorno al 28 per cento delle attività totali.

Le famiglie hanno continuato a investire in polizze e altri prodotti assicurativi, seb-bene in misura nettamente più contenuta rispetto al 2010. È diminuita la percentuale di ricchezza finanziaria investita in azioni e altre partecipazioni (dal 23 al 20 per cento) per effetto della caduta delle quotazioni; anche il volume degli acquisti netti è stato molto contenuto. La riduzione delle consistenze e degli investimenti si è concentrata sui titoli italiani e ha interessato sia le azioni quotate sia quelle non quotate e le altre partecipazioni. Le vendite di quote di fondi comuni, soprattutto italiani, hanno supe-rato gli acquisti per 23 miliardi; il peso dello strumento è tuttavia rimasto intorno al 6 per cento delle attività totali (cfr. il capitolo 18: L’attività degli investitori istituzionali).

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale

164 2011

Tavola 14.1 Composizione delle attività e passività finanziarie delle famiglie (1)

(consistenze di fine periodo)

Attività Passività (3) Ricchezza finanziaria

Quote percentuali sul totale delle attività In rapporto al reddito disponibile Italia

2007 27,1 19,7 34,1 8,5 16,0 3,52 0,77 0,57 0,30 2,76

2010 30,4 18,9 29,0 6,4 18,4 3,42 0,86 0,65 0,33 2,56

2011 31,5 20,4 25,6 5,9 19,1 3,24 0,86 0,65 0,34 2,38

Francia

2007 28,5 1,7 29,8 8,7 34,9 2,94 0,87 0,72 0,51 2,06

2010 28,6 1,6 25,3 7,3 37,3 3,01 0,94 0,80 0,58 2,07

2011 30,4 1,5 23,0 6,9 37,7 2,91 0,95 0,81 0,60 1,96

Germania

2007 36,3 6,7 23,6 10,5 32,4 2,77 0,96 0,95 0,60 1,81

2010 40,1 5,5 18,6 9,4 35,0 2,76 0,91 0,90 0,57 1,85

2011 (4) 41,1 5,3 16,7 8,3 36,1 2,70 0,90 0,89 0,56 1,80

Spagna

2007 38,3 2,6 42,1 10,8 13,6 2,83 1,39 1,31 0,93 1,44

2010 48,2 2,6 30,6 7,1 15,1 2,53 1,36 1,28 0,94 1,16

2007 11,7 9,4 47,6 11,5 28,1 4,85 1,35 1,33 0,99 3,50

2010 13,5 10,6 43,7 11,6 28,9 4,34 1,23 1,20 0,89 3,12

2011 14,4 9,9 43,0 11,5 29,2 4,19 1,18 1,15 0,84 3,01

Giappone

2007 51,2 5,1 12,6 3,9 26,7 4,95 1,23 1,06 0,59 3,71

2010 54,7 5,0 9,4 2,9 27,2 4,90 1,21 1,01 0,59 3,69

2011 56,1 4,7 8,1 2,5 27,3 .... .... .... .... ....

Fonti: Banca d’Italia e Istat per i dati italiani. Per gli altri paesi: Banque de France e INSEE (Francia); Deutsche Bundesbank (Germania);

Banco de España (Spagna); Eurostat e BCE (per i paesi dell’area dell’euro); Bank of England e Central Statistical Office (Regno Unito);

Federal Reserve System - Board of Governors e Bureau of Economic Analysis (Stati Uniti); Bank of Japan e Cabinet Office (Giappone).

(1) Famiglie consumatrici, famiglie produttrici e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Per la definizione delle serie e per le modalità di calcolo, cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. La composizione percentuale delle attività non include alcune partite minori. – (2) Riserve tecniche di assicurazione, fondi pensione e fondi di quiescenza. – (3) Debiti finanziari, debiti com-merciali e altre partite minori. – (4) Dati riferiti al 3° trimestre. – (5) Dati riferiti all’area composta da 17 paesi. – (6) Dati riferiti alle famiglie consumatrici e alle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale 2011 165

Tavola 14.2 Attività e passività finanziarie delle famiglie (1)

(milioni di euro e valori percentuali)

VOCI

Consistenze di fine periodo Flussi 2011 Composizione

percentuale 2010 2011

2010 2011

ATTIVITÀ (2)

Biglietti e monete 118.303 3,1 3,3 5.304 6.363

Strumenti di origine bancaria 1.014.505 27,7 28,5 -23.960 6.544

di cui: depositi a vista 497.836 14,0 14,0 -10.140 -6.244

altri depositi 143.010 3,6 4,0 -4.152 -757

titoli a medio e a lungo termine 373.659 10,0 10,5 -9.669 13.545

Depositi e altra raccolta postale (3) 330.151 8,9 9,3 11.904 4.363

Titoli pubblici 200.011 4,3 5,6 -17.635 61.329

di cui: a breve termine 24.294 0,3 0,7 -13.355 14.064

a medio e a lungo termine 175.717 3,9 4,9 -4.280 47.265

Titoli di imprese a medio e a lungo termine 2.990 0,1 0,1 4.577 -17.388

Quote di fondi comuni 208.355 6,4 5,9 -1.968 -22.661

di cui: italiani 118.821 3,9 3,3 -19.300 -26.601

esteri 89.534 2,4 2,5 17.332 3.940

Azioni e partecipazioni 703.864 22,7 19,8 53.375 11.459

di cui: italiane 663.688 21,6 18,7 51.811 9.447

estere 40.176 1,1 1,1 1.564 2.012

Altre attività sull’estero 177.566 5,5 5,0 -1.425 -14.365

di cui: depositi 29.841 0,9 0,8 -3.153 847

titoli a breve termine 402 0,0 0,0 11 43

titoli a medio e a lungo termine 147.323 4,5 4,1 1.717 -15.256

Assicurazioni, fondi pensione e TFR 678.878 18,4 19,1 27.711 4.687

di cui: riserve ramo vita 417.497 11,4 11,7 23.837 10

Altre attività (4) 119.507 3,2 3,4 4.092 653

Totale attività 3.554.132 100,0 100,0 61.975 40.985

PASSIVITÀ

Debiti a breve termine (5) 60.151 6,2 6,4 852 1.318

di cui: bancari 58.403 6,0 6,2 1.969 1.628

Debiti a medio e a lungo termine (6) 658.342 70,2 70,3 32.611 17.968

di cui: bancari 559.557 58,7 59,8 36.847 20.313

Altre passività finanziarie (7) 217.423 23,6 23,2 5.157 1.463

Totale passività 935.916 100,0 100,0 38.620 20.749

SALDO 2.618.216 23.355 20.236

Fonte: Banca d’Italia, Conti finanziari.

(1) Famiglie consumatrici, famiglie produttrici e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Per la definizione delle serie e per le modalità di calcolo, cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti. – (2) Le gestioni patrimoniali non sono evidenziate. Le attività oggetto di investimento sono incluse nei singoli strumenti. – (3) Conti correnti, libretti e buoni postali. – (4) Crediti commerciali e altre partite minori. – (5) Includono anche i finanziamenti da società di factoring. – (6) Includono anche i prestiti cartolarizzati, i finanziamenti da società di leasing, il credito al consumo da società finanziarie e prestiti da altri residenti. – (7) Debiti commerciali, fondi di quiescenza e altre partite minori.

La distribuzione della ricchezza tra le famiglie. – I dati dell’IBF confermano l’evi-denza macroeconomica: tra il 2008 e il 2010 la ricchezza netta è rimasta pari a circa 8 volte il reddito disponibile. Tale rapporto è invece diminuito nel medesimo periodo da 5,4 a 5,1 per i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni, a fronte dell’aumento registrato per le altre classi di età. Le famiglie giovani detengono strutturalmente un patrimonio inferiore al resto della popolazione; il divario si è tuttavia accentuato negli ultimi anni, soprattutto a causa della diversa dinamica della componente finanziaria.

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale

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La concentrazione della ric-chezza finanziaria è aumentata du-rante la crisi: la quota di attività fi-nanziarie posseduta dal 10 per cento delle famiglie più ricche è salita, tra il 2008 e il 2010, dal 44 al 47 per cento. Più del 60 per cento del tota-le deltota-le attività finanziarie è detenu-to da nuclei con un capofamiglia di età superiore a 55 anni, mentre ha continuato a ridursi la quota posse-duta da quelli con capofamiglia di età inferiore a 35 anni (meno del 4 per cento nel 2010, oltre dieci punti percentuali più bassa di quanto os-servato nella prima metà degli anni novanta; fig. 14.2). Nel 2010 l’80

per cento del portafoglio dei nuclei con capofamiglia giovane era detenuto sotto forma di depositi, una percentuale più elevata di quella dell’intero campione, pari al 54 per cento.

Anche gli indicatori di vulnerabilità sono peggiorati in misura più marcata per i nuclei con capofamiglia giovane: tra questi ultimi, la quota di quelli che non hanno attività finanziarie liquide sufficienti a garantire un tenore di vita al livello della soglia di povertà per almeno sei mesi in caso di perdita del reddito ha raggiunto nel 2010 il 17 per cento, quasi quattro punti in più rispetto al 2008; per il campione nel suo complesso sia l’incidenza sia l’aumento sono stati inferiori (10 per cento nel 2010, dal 9 nel 2008).

L’indebitamento delle famiglie Alla fine del 2011 i debiti finanziari delle famiglie si collo-cavano attorno al 65 per cento del reddito disponibile, un livello contenuto nel confronto interna-zionale, in particolare nella com-ponente dei prestiti per l’acquisto di abitazioni (fig. 14.3).

I debiti contratti presso gli intermediari creditizi sono cre-sciuti del 3,4 per cento nel 2011 (4,9 nel 2010), registrando una progressiva decelerazione in corso d’anno. Il rallentamento è prose-guito nei primi mesi del 2012: in marzo il tasso di crescita sui do-dici mesi è stato pari al 2,2 per cento. La decelerazione è stata più

Figura 14.2 La ricchezza finanziaria per classi di età

(composizione percentuale)

1991 1995 2000 2006 2010 0

5

Fonte: Banca d’Italia, Indagine sui bilanci delle famiglie italiane; cfr. nell’Appendi-ce la sezione: Note metodologiche.

2005 2011 2005 2011 2005 2011 2005 2011 2005 2011 2005 2011 2005 2011

Italia

Fonte: Banca d’Italia e Istat per i dati italiani. Per gli altri paesi: Banque de France e INSEE (Francia); Deutsche Bundesbank (Germania); Banco de España (Spa-gna); Eurostat e BCE (per i paesi dell’area dell’euro); Bank of England e Central Statistical Office (Regno Unito); Federal Reserve System - Board of Governors e Bureau of Economic Analysis (Stati Uniti).

(1) Famiglie consumatrici, famiglie produttrici e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Per la definizione delle serie e per le modalità di calcolo, cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) Il dato del 2011 si ri-ferisce al 3° trimestre. – (3) I dati si riferiscono alle famiglie consumatrici e alle istituzioni senza scopo di lucro a servizio delle famiglie.

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale 2011 167 marcata di quella osservata nell’area dell’euro, dove le dinamiche nei principali paesi sono state molto differenziate (fig. 14.4).

Figura 14.4

(2) Francia Germania Spagna Paesi

Bassi Irlanda Area Fonte: elaborazioni su dati BCE e segnalazioni di vigilanza.

(1) Famiglie consumatrici, famiglie produttrici e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. I prestiti includono i pronti contro termine e le sofferenze. Le variazioni percentuali sono calcolate al netto degli effetti di riclassificazioni, variazioni del cambio, aggiustamenti di valore e altre variazioni non derivanti da transazioni. Per la definizione delle serie, cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) Le variazioni percentuali sono calcolate anche al netto degli effetti delle cartolarizzazioni.

Il rallentamento è stato meno intenso per i finanziamenti concessi alle sole famiglie consumatrici (tav. 14.3); si registra tuttavia una forte decelerazione dei prestiti diversi da quelli per l’acquisto di abitazioni e dal credito al consumo. In base alle indicazio-ni che emergono dalle indagiindicazio-ni condotte presso gli intermediari bancari, l’espansione meno sostenuta dei prestiti è riconducibile sia a fattori di domanda sia a condizioni

Tavola 14.3 Credito alle famiglie consumatrici (1)

(dati di fine periodo; milioni di euro e valori percentuali)

VOCI

Variazioni percentuali sui 12 mesi Consistenze marzo 2012

Società finanziarie -0,3 -0,2 0,4 1,0 -1,1 52.847

Totale banche e società finanziarie 2,6 0,1 0,3 0,5 -1,0 110.766

Altri prestiti (3)

Banche 7,3 8,5 4,4 1,9 0,4 86.381

Prestiti totali

Totale banche e società finanziarie 2,8 3,5 3,4 2,7 1,4 535.483

Fonte: segnalazioni di vigilanza.

(1) I prestiti escludono i pronti contro termine e le sofferenze. Le variazioni percentuali sono corrette per tenere conto dell'effetto delle cartolarizzazioni e riclassificazioni. I dati di marzo 2012 sono provvisori. Per le definizioni delle serie, cfr. nell'Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) Il dato include i prestiti cartolarizzati. – (3) Gli altri prestiti includono principalmente aperture di credito in conto corrente e mutui diversi da quelli per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di unità immobiliari a uso abitativo.

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più restrittive dal lato dell’offerta, connesse con le maggiori difficoltà di raccolta degli intermediari conseguenti alla crisi sul debito sovrano. Nella prima parte del 2012 le banche hanno segnalato condizioni meno rigide nell’offerta di credito (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari).

I prestiti per l’acquisto di abitazioni. – Nel 2011 la consistenza dei prestiti per l’acqui-sto di abitazioni delle famiglie consumatrici è aumentata del 3,6 per cento, decelerando nella parte finale dell’anno. Il rallentamento è proseguito nei primi mesi del 2012: alla fine del primo trimestre, il tasso di crescita era pari al 2,6 per cento. Le erogazioni di nuovi prestiti per l’acquisto di abitazioni sono state pari a 49 miliardi, il 12,0 per cento in meno rispetto al 2010. Il calo è stato più ampio nella seconda parte dell’anno in conco-mitanza con la crisi del debito sovrano e con il consistente aumento dei tassi di interesse.

Sulla riduzione non sembra aver inciso la dinamica dei prezzi delle abitazioni, rimasti stabili per tutto il 2011. Al netto di surroghe e sostituzioni, in forte calo rispetto al 2010, la contrazione delle erogazioni sarebbe stata meno accentuata (-7 per cento circa).

Il peggioramento avvenuto nel corso del 2011 delle condizioni per l’accensione di un contratto di mutuo si è riflesso in una riduzione delle surroghe, finalizzate alla ricerca di migliori termini con-trattuali. L’incidenza delle surroghe sulle erogazioni è stata pari al 9 per cento (13 per cento nel 2010);

quella delle sostituzioni, che possono comportare anche la variazione dell’importo del finanziamento, è rimasta invariata al 3 per cento. Le rinegoziazioni delle condizioni contrattuali con la propria banca, che non implicano l’accensione di un nuovo contratto, hanno riguardato poco più dell’1 per cento dei mutui in essere (2 per cento nel 2010).

Nel corso dell’anno le banche hanno notevolmente irrigidito i criteri di offerta dei prestiti per l’acquisto di abitazioni, principalmente attraverso un marcato aumento dei margini su tutta la clientela, non solo per le fasce giudicate più rischiose. La domanda si è fortemente indebolita, sia a causa del peggioramento del ciclo economico, che si è riflesso in un calo pronunciato del grado di fiducia delle famiglie, sia dei consisten-ti aumenconsisten-ti dei tassi di interesse. Sui nuovi mutui concessi, le condizioni contrattuali diverse dai tassi non sono sostanzialmente peggiorate. In base ai dati dell’Indagine regionale sul credito bancario condotta dalle Filiali della Banca d’Italia, la percentuale di mutui con un rapporto tra prestiti e valore dell’immobile (loan to value) superiore all’80 per cento è risultata simile a quella dell’anno precedente (5,9 rispetto al 5,2 per cento); la quota di mutui con durata di 30 anni o maggiore è aumentata (dal 21,9 al 25,0 per cento); la durata media dei contratti di mutuo, circa 22 anni, non si è ridotta.

È tuttavia diminuito, di poco più di un punto percentuale (al 60 per cento), il valore medio del loan to value, e si è dimezzata, al 13,1 per cento, la quota di mutui concessi che permettono di estendere la durata o di sospendere temporaneamente i pagamenti senza costi addizionali. Al fine di ridurre i rischi associati al decesso, all’invalidità o alla perdita dell’occupazione del mutuatario, per oltre un terzo delle erogazioni il contratto di mutuo è stato accompagnato dall’accensione di una polizza assicurativa.

La crisi finanziaria ha interrotto una lunga fase di forte espansione dei prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni. Dal 2008 al 2011 il numero dei nuovi mutui concessi è diminuito in media del 9 per cento all’anno. Il calo ha colpito in misura più accentuata i mutuatari più giovani e quelli extracomunitari, che hanno risentito maggiormente sia della fase negativa del ciclo economico, sia delle politiche di affidamento più selettive da parte delle banche; l’irrigidimento dell’offerta ha inciso in misura minore sui mutuatari con redditi elevati. In particolare, la crescita dell’importo medio dei mu-tui concessi a giovani ed extracomunitari è stata assai più contenuta rispetto alla media: la riduzione del loan to value, in calo di quasi nove punti percentuali rispetto al livello precedente la crisi, può essere risultata più vincolante per questi gruppi di mutuatari.

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale 2011 169 Nel 2011 il calo delle erogazioni di prestiti per l’acquisto di abitazioni ha interes-sato soprattutto alcuni tra i principali gruppi bancari italiani, che hanno risentito in misura maggiore delle difficoltà di raccolta sui mercati all’ingrosso determinate dalla crisi del debito sovrano (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari); per contro, le filiali e filiazioni di banche estere hanno aumentato la quota dei prestiti concessi di otto punti percentuali (al 28 per cento).

I tassi di interesse sui mutui. – I tassi di interesse sui nuovi contratti di mutuo sono cresciuti nei primi mesi dell’anno seguendo gli aumenti dei tassi di riferimento (Euribor e IRS). Dalla seconda metà del 2011, a seguito del maggior costo della raccolta, in par-ticolare quella obbligazionaria, conseguente al propagarsi della crisi del debito sovrano, gli intermediari hanno considerevolmente rivisto al rialzo i margini rispetto ai tassi di riferimento. L’incremento è stato più consistente per i nuovi contratti a tasso variabile, il cui costo è aumentato fino al 3,9 per cento nel mese di marzo del 2012 (1,4 punti in più da dicembre 2010, oltre il doppio rispetto all’area dell’euro; fig. 14.5.a). Nello stesso periodo, sui nuovi contratti a tasso fisso per almeno dieci anni i tassi sono saliti di 0,9 punti (0,2 nell’area), raggiungendo il 5,2 per cento nel mese di marzo 2012. Il costo complessivo di un mutuo (TAEG, comprensivo delle commissioni) è salito fino al 4,5 per cento; il differenziale con l’area dell’euro, che era negativo alla fine del 2010 (-0,5 punti), è considerevolmente aumentato fino a raggiungere 0,7 punti percentuali nel mese di marzo 2012, il valore massimo da quando le due serie sono rilevate (gennaio 2003).

La quota di mutui concessi a tasso variabile si è ridotta dall’83 per cento nel 2010 al 69 nei primi tre mesi del 2012. La dinamica del differenziale di costo si conferma un fattore determinante nella scel-ta tra il contratto a scel-tasso fisso e quello a scel-tasso variabile; negli anni successivi alla crisi, l’imporscel-tanza di questo fattore è stata più evidente per i mutuatari più giovani e per quelli extracomunitari.

Figura 14.5 Tassi di interesse sui prestiti bancari (1)

(dati mensili riferiti a nuove operazioni; valori percentuali)

(a) Prestiti per l’acquisto di abitazioni (b) Credito al consumo (2)

'03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11 '12 Italia: tasso fisso per almeno 10 anni Area euro: tasso fisso per almeno 10 anni Fonte: elaborazioni su dati BCE.

(1) Famiglie consumatrici, famiglie produttrici e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Contratti stipulati nel perio-do di riferimento o che costituicono una rinegoziazione di condizioni precedentemente determinate. Per la definizione delle serie, cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) TAEG sulle nuove operazioni. Il TAEG è comprensivo delle spese accessorie (amministrative, istruttorie, assicurative) ed è ottenuto come media ponderata, per gli importi, tra le varie scadenze. Dal giugno del 2010 i tassi di interesse relativi alle carte di credito non sono più inclusi. – (3) Tasso variabile o rinegoziabile entro l’anno.

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale

170 2011

Il credito al consumo. – Nel 2011 il credito al consumo è cresciuto dello 0,5 per cento;

la dinamica è peggiorata nel primo trimestre del 2012: nel mese di marzo il tasso di cresci-ta sui dodici mesi è divenuto negativo (-1,0 per cento) sia per le banche sia per le società finanziarie, che detengono rispettivamente circa la metà del mercato (cfr. tav. 14.3). Ha

la dinamica è peggiorata nel primo trimestre del 2012: nel mese di marzo il tasso di cresci-ta sui dodici mesi è divenuto negativo (-1,0 per cento) sia per le banche sia per le società finanziarie, che detengono rispettivamente circa la metà del mercato (cfr. tav. 14.3). Ha

Nel documento CXVIII Relazione Annuale (pagine 169-200)