3 TERZO CAPITOLO: LA PRODUZIONE
3.4 La Regia
3.4.2 La Costumista: Veronica Pattuelli
Veronica Pattuelli nasce a Firenze nel 1986. Si diploma nel 2005 presso il Liceo Artistico L.B. Alberti di Firenze. Dopo la maturità si iscrive al corso di laurea in Progettazione della moda e nel 2009 si laurea con una tesi sul tema della tintura nella realizzazione del costume. Dopo la tesi svolge attività di tirocinio presso i laboratori di scenografia del Teatro nel Maggio Musicale Fiorentino e presso la Sartoria Teatrale Fiorentina. Nel 2011 partecipa al Corso di alta formazione per costumista realizzatore indetto da M.M.F. Nel frattempo inizia l’attività professionale autonoma firmando i costumi di alcune produzioni teatrali del Teatro di Cestello di Firenze nelle stagioni 2011/2012: Darò mia figlia al miglior
offerente con la regia di Lorenzo degl’Innocenti e Cronache di poveri amanti con la regia di Marcello Ancillotti che verrà ripreso in seguito anche al Teatro della Pergola. Ha lavorato alla Bisbetica domata, sempre con la regia di Lorenzo degl’Innocenti. Collabora inoltre con le altre compagnie di prosa fiorentina firmando i costumi di Ultima Notte e Sogno di una notte di mezza estate con la regia di R. Campisi. Dal 2011 lavora anche come assistente del costumista Lorenzo Cutuli seguendo produzioni come Viviani Varietà di Maurizio Scaparro con Massimo Ranieri e Il Cappello di Paglia di Firenze con la regia di Andrea Cigni, opera ripresa nell’ottobre 2013 al Wexford Festival Opera e in seguito dal Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Firma inoltre i costumi per L’histoire du soldat a Digione con la regia di Alexandre Rouvroy. Alle esperienze teatrali alterna quelle cinematografiche per film come Après Mai regia di Oliver Assayas, Vitrum, riverberi nello specchio di Marco Cei. Cura i costumi per numerosi documentari storici di Atlantide su LA7 e collabora inoltre a shooting artistici.
3.4.2.1 Intervista alla Costumista
In cosa consiste la sua professione?
La costumista si occupa dei costumi, “trucco e parrucco” in accordo con la regia. Il mio lavoro presume uno stretto legame con il regista, i costumi sono scelti insieme per rispondere all’idea di base. Ci deve essere una bella intesa con la regia affinché il lavoro sia fatto bene. Non lavoro solo sui costumi per opere liriche, ma anche per il teatro di prosa e per il cinema. Di norma io disegno i costumi che poi saranno creati dalle sarte, ma in questo spettacolo esistevano già i costumi, quindi non ho dovuto ricrearli da capo. In quest’opera ho supervisionato i costumi del vecchio allestimento, ma a parte i solisti a cui ho dovuto apportare qualche modifica, la massa del coro è rimasta invariata.
In questo spettacolo qual è stato l’aspetto più problematico e il più interessante?
L’aspetto più problematico è stato ridare vita a dei costumi di vecchio repertorio: essendo già fatti, non ho avuto margine di interpretazione. L’aspetto più
interessante consiste nella bellezza dei costumi dei solisti, che hanno conservato quell’impronta di sensibilità tradizionale di V. Bellini, a cui ho aggiunto un sottofondo di romanticismo.
Quanto è importante l’aspetto estetico per un artista?
Il costume prende vita quando è indossato dall’interprete, quindi va adattato sulla sua persona. Se il vestito è bello ma non valorizza l’interprete, allora non vale niente. L’estetica è la visione che diamo a noi stessi. Creare il bello o il brutto è una cosa voluta. Non dimentichiamo che il Teatro è illusione. La bellezza di un artista è relativa. L’indispensabile è il funzionale.
Che modifiche ha apportato per i costumi dei solisti?
I costumi, come ho precedentemente detto, erano prefissati, ma sono stati rivisti. Abbiamo, io e il regista, convenuto di apportare delle modifiche per dare nuove sfumature distanziandoci dal vecchio allestimento. Ad esempio, sullo scollo del vestito verde di Amina ho inserito dei fiori per darle un tocco più accentuato di innocenza e femminilità. Oltre ad essere molto romantici, i fiori sottolineano la ricchezza interiore. Un altro esempio è il costume di Lisa, che doveva essere uguale a quelli del coro. Invece l’ho voluta rendere più caratteristica, usando un vestito dai toni accesi e calorosi per conformarmi al suo carattere tosto e battagliero.
Nel caso del personaggio del Conte, ha avuto problemi a trasformare un ventunenne in un cinquantenne?
Il conte è un uomo bello di mezz’età, impeccabile ed elegante. Ho scelto per lui dei colori che accentuassero la maturità come il marrone. Nell’ultima scena tutti indossano un abito di colore chiaro e anche il conte indossa un vestito di tinta verdino pallido. Per l’età siamo intervenuti con trucco e parrucca. Bisogna tenere presente che il teatro è illusione. L’unico inconveniente è sorto con la barba di
Andreas87 che, secondo noi, doveva essere tinta per invecchiarlo un po’. Ma
l’interprete non ne ha voluto sapere e abbiamo fatto altrimenti. Siamo venuti
incontro al cantante perché deve stare comodo e sentirsi a proprio agio per interpretare al meglio la sua parte.
E’ più emozionante la chiusura o l’apertura del sipario?
Decisamente la chiusura perché ti sei potuta assaporare tutte queste emozioni e anche perché ti resta una bella visione nella mente. L’emozione principale è la nostalgia, ma non è una brutta emozione, anzi è veramente una gran bella sensazione. Spesso devo stare in sala durante l’antepiano perché devo accertarmi che vada tutto bene e anche per conferire con il regista.