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La dialettica organismica: una prospettiva integrante

La SDT (Deci & Ryan, 1985; Ryan & Deci, 2000b) studia lo sviluppo della personalità in una prospettiva organismica e dialettica; i padri della teoria, Deci e Ryan, affermano che la SDT fornisce una descrizione da punti di vista apparentemente discrepanti: da una parte, umanisti, psicoanalitici, teorici dello sviluppo che impiegano una metateoria dell’organismo e, dall’altra, comportamentisti, cognitivisti e teorici post moderni

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In italiano tradotto in Teoria dell’auto determinazione.

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An impressive accomplishment

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New impetus to research on human motivation

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che non comprendono la metateoria. La SDT fornisce una struttura che integra il fenomeno presentato da queste visioni discrepanti (Deci & Ryan, 2004).

La prospettiva organismica presume che gli esseri umani siano di natura attivi e motivati, sviluppino i loro interessi e abilità, cerchino sfide e realizzino le proprie potenzialità (aspetto organismico). Tale tendenza interagisce con quella degli altri individui e gruppi nei loro mondi sociali (aspetto dialettico). Deci e Ryan (2004), riprendendo Angyal (1963), fanno riferimento sia all’autonomy (tendenza verso l’organizzazione interiore e auto-regolazione solistica) sia all’homonomy (tendenza verso l’integrazione di se stessi con gli altri). Autonomy e homonomy, se sviluppate in maniera sana, portano all’integrazione. L’integrazione non può essere data per scontata; ci sono fattori socio- contestuali che la sostengono e altri che la ostacolano o impediscono.

In altre parole, sebbene la SDT accetti questa tendenza generale all’integrazione come un aspetto fondamentale della vita umana, suggerisce anche che questa attitudine non può essere presa per data. Al contrario, esistono fattori socio-contestuali che assecondano questa tendenza innata, e altri fattori che impediscono o ostacolano questo processo. Infatti oltre all’aspetto organismico, un altro elemento fondamentale per la SDT è la visione dialettica, l’interazione tra una natura umana attiva, integrante e il contesto sociale che alimenta o impedisce la natura attiva dell’organismo. Gli ambienti sociali possono sia facilitare, sviluppare, potenziare le propensioni di crescita e integrazione di cui la psiche umana è dotata, sia frammentare, prevenire e distruggere questi processi (Deci & Ryan, 2004). Più specificamente, la SDT ha proposto che tutti i gli esseri umani abbiano bisogno di sentirsi competenti, autonomi e in relazione con gli altri (Deci & Ryan, 2000a). I contesti sociali che facilitano la soddisfazione di questi bisogni psicologici sostengono l’attività, promuovo la motivazione ottimale, e conducono a comportamenti positivi (Ryan

& Deci, 2000a). I contesti sociali, invece, che ostacolano la soddisfazione di questi bisogni conducono a una motivazione non ottimale e portano ad effetti deleteri su un’ampia gamma di indici di benessere.

Elemento fondamentale della SDT è il concetto di bisogni psicologici di base. I bisogni psicologici sono ampiamente discussi e ci sono diverse concettualizzazioni (per un approfondimento si veda Deci & Ryan, 2000a). Nella SDT, i bisogni vengono specificati come “nutrimenti psicologici innati che sono essenziali per la continua crescita psicologica, l’integrità e il benessere21” (Deci & Ryan, 2000a, p. 229). Dalla definizione si evince che i bisogni di base sono innati, non si acquisiscono, sono universali. Le ricerche in diversi stati, con diverse culture, sia collettiviste con valori tradizionali sia individualiste con valori di egualitarismo, hanno confermato l’universalità sottolineando che la soddisfazione dei bisogni predice il benessere psicologico (Deci & Ryan, 2008). I bisogni psicologici, come scritto sopra, sono tre: competenza (competence), autonomia (autonomy), relazione (relatedness).

Il bisogno di competenza si riferisce al sentirsi efficaci ed efficienti nelle interazioni con l’ambiente sociale e alla possibilità di esercitare ed esprimere le proprie capacità (Deci, 1975; Harter, 1983; White, 1959). Non è da confondere con una abilità o capacità raggiunta, bensì è un senso di fiducia e di adeguatezza durante un’attività (Deci & Ryan, 2004). Il bisogno di autonomia si riferisce al percepirsi origine o fonte del proprio comportamento (deCharms, 1968; Deci & Ryan, 1985; Ryan & Connell, 1989). Implica l’agire secondo i propri interessi e valori. Non è da confondere con il concetto di indipendenza (indipendence) (Ryan & Lynch, 1989), sebbene alcuni psicologi lo abbiano

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“innate psychological nutriments that are essential for ongoing psychological growth, integrity and well- being”(italico in originale).

fatto (Markus, Kitayama, & Heiman, 1996). L’autonomia fa riferimento all’agire volontariamente, con un senso di scelta, mentre l’indipendenza fa riferimento all’agire da soli e non in relazione con gli altri (Deci & Ryan, 2008a). Le persone possono essere: sia autonome o controllate nella loro relativa indipendenza, sia autonome o controllate nella loro relativa dipendenza (Soenens, Vansteenkiste, Lens, Luycks, Beyers, Goossens, & Ryan, 2007). Il bisogno di relazione si riferisce alla necessità di appartenenza ad una comunità, al sentirsi collegati ad altri, all’essere premuroso e al prendersi cura di altri (Baumeister & Leary, 1995; Bowlby, 1979; Harlow, 1958; Ryan, 1995). Fa riferimento al concetto di Angyal (1963) di homonomy, cioè alla tendenza verso l’integrazione di se stessi con gli altri. Non è da confondere con uno status raggiunto (es. essere membro di un gruppo), ma “al senso psicologico dell’essere con altri in una affidabile comunità o unità22”.

La psiche umana, consciamente o no, è protesa verso la soddisfazione di questi bisogni e, quando possibile, gravita verso situazioni che li soddisfano; i bisogni sono essenziali, di base e universali. Nel momento in cui un aspetto del contesto sociale riconosce e promuove la soddisfazione del bisogno, produce l’impegno, la conoscenza profonda e la sintesi nell’individuo; mentre nella misura in cui impedisce la soddisfazione del bisogno, fa diminuire la motivazione, la crescita, l’integrità e il benessere dell’individuo (Deci & Ryan, 2004). Data l’importanza della soddisfazione dei bisogni, una domanda è “quali caratteristiche dell’ambiente sociale, scolastico, lavorativo, meglio sostengono la soddisfazione dei bisogni psicologici?” In relazione ai tre bisogni di base, ci sono tre fattori che possono soddisfarli: relationship support (sostegno relazionale), competence support (sostegno di competenza), autonomy support (sostegno d’autonomia). Un capo, un genitore

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o un insegnante che cerca di motivare il suo lavoratore, suo figlio o un suo studente dovrebbe: (a) aiutare quella persona a sentirsi competente in quel comportamento esprimendo fiducia nelle abilità della persona, incoraggiandolo, fornendogli un appropriato sostegno sia con materiali (strumenti) che nel compito; (b) agevolare la persona a sentirsi in relazione mostrandogli un vero e genuino interesse ai suoi pensieri, alle sue opinioni e ai suoi sentimenti; (c) appoggiare la persona a sentirsi autonomo nel comportamento approvando e riconoscendogli il compito (Sheldon et al., 2003).

In riferimento alle organizzazioni, Gagné e Deci (2005), basandosi sia su esperimenti di laboratorio sia su ricerche di campo in altri domini, argomentano che i climi lavorativi che promuovono la soddisfazione dei tre bisogni psicologici di base aumentano la motivazione intrinseca dei lavoratori e promuovono la piena interiorizzazione della motivazione estrinseca. Questo, a sua volta, produce importanti risultati, come: (a) performance efficace, in particolare con riferimento a compiti che richiedono creatività, flessibilità cognitiva e comprensione concettuale; (b) soddisfazione al lavoro; (c) atteggiamenti positivi verso il lavoro; (d) comportamenti di cittadinanza organizzativa; (e) adattamento psicologico e benessere.

Riassumendo, “la SDT abbraccia una struttura sia organismica sia dialettica per lo studio della crescita e dello sviluppo della personalità. La SDT concepisce gli umani come organismi attivi, orientati alla crescita, che in modo innato cercano e aumentano le sfide nei loro ambienti, tentando di realizzare le loro potenzialità, capacità e sensibilità. Comunque, questa tendenza organismica verso l’attuarsi rappresenta solo un polo di un’interfaccia dialettica, l’altro polo fa riferimento agli ambienti sociali che possono sia facilitare le

tendenze sintetiche degli individui, sia paralizzarle, interromperle o sopraffarle23” (Deci & Ryan, 2004, pp. 8-9).