Il patrimonio culturale è una testimonianza di quelle che sono state le attività compiute dall’uomo e, per il suo valore storico ed estetico, rappresenta un fattore di identità determinante nella vita dei popoli e dei singoli. Presenta grandi variazioni nella sua natura, dimensione e complessità: da piccoli manufatti e articoli museali a paesaggi culturali, da edifici storici e antichi monumenti a centri cittadini e siti archeologici (Patias, 2005), spesso caratterizzati da una propria straordinaria architettura, dalla progettazione e dai materiali. La sua conservazione e valorizzazione necessita di
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un’approfondita documentazione sia in termini più propriamente storico-artistici che per quanto concerne le caratteristiche fisiche di posizione, forma, colore e geometria (Peloso, 2005). Come sottolineato in (Patias, 2005), per documentare il nostro patrimonio nazionale ed internazionale le organizzazioni internazionali si sono impegnate nel trasmettere delle linee guida descrivendo delle documentazioni standard. Statuti, risoluzioni e dichiarazioni da parte di organizzazioni internazionali sottolineano l’importanza della documentazione dei beni culturali ai fini di lavori di conservazione, gestione, stima, valutazione delle condizioni strutturali, archiviazione, pubblicazione e ricerca. Tra questi i più importanti sono quelli che includono il Consiglio Internazionale sui Monumenti e Siti, ICOMOS, e UNESCO, la Carta di Venezia, La Carta Internazionale per la Conservazione e Restauro dei Monumenti e Siti, 1964. Questo insieme di documenti prodotti da accordi internazionali impone importanti restrizioni tecniche e detta numerose specifiche da considerare quando sia necessario progettare le corrette strategie da seguire per un’azione di salvaguardia del patrimonio culturale. Le più comuni raccomandazioni richieste (Patias, 2005) sono: la registrazione di una vasta quantità di informazioni multi source, multi formato e multi contenuto, con determinati livelli di accuratezza e dettaglio; inventari digitali in 3D; gestione di informazioni 4D in un modo sicuro e razionale, garantendone la disponibilità per la condivisione e la distribuzione ad altri utenti; la visualizzazione e presentazione delle informazioni in modalità
user-friendly, così che diversi tipi di utenti possono attualmente richiamare informazioni utili,
adoperando Internet e tecniche di visualizzazione. Riconoscendo queste documentazioni come necessarie, ICOMOS e la Società Internazionale di Fotogrammetria e Remote Sensing (ISPRS) hanno unito gli sforzi nel 1969 e hanno creato il Comitato Internazionale per la Documentazione del Patrimonio, CIPA. (http://cipa.icomos.org/)
Il principale obiettivo di CIPA è di fornire un forum internazionale e un punto focale nel migliorare tutti i metodi che contribuiscano alla salvaguardia di siti e beni culturali.
I beni culturali oggi risentono nel mondo dell’azione di degrado causata dalle guerre, dai disastri naturali e dalle trascuratezze umane. La capacità di saper preservare il patrimonio culturale da tali azioni di disturbo per trasmetterle alle generazioni future è uno dei compiti principali degli esperti in conservazione e monitoraggio dei beni culturali.
Un fatto importante da considerare è che la documentazione è un processo complicato, ed include, a fianco del rilevamento geometrico, un largo spettro di attività che comprendono la sorveglianza, l’analisi e il monitoraggio e le raccolte testuali e altre informazioni.
Il processo relativo alla documentazione del rischio gravante su di un bene culturale può essere descritto da quattro momenti: la fase di mitigazione (conoscenza e documentazione); protezione (controllo e monitoraggio); rilievo a seguito di emergenza; restauro (recupero e ripristino). Tali
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momenti sono individuati nella figura 2.8-1, ed in questa visione è interessante individuare le tecniche geomatiche più adeguate.
Le attività si possono applicare all’oggetto ed all’ambito territoriale in cui esso si trova e debbono condurre alla realizzazione di prodotti integrabili fra loro e all’interno di sistemi complessi di gestione dell’informazione. Le quattro fasi che sono state individuate, nella figura 2.8-1, sono qui poste in relazione con: le attività e ai prodotti necessari per la documentazione del rischio secondo un’azione d’indagine diversificata a scala dell’edificio o territoriale; il grado di precisione/accuratezza strumentale; la scala del rilievo; la produttività e ai tempi da adottare che sono diversificati in base alle diverse tecniche e tecnologie geomatiche adoperate nel fase di rilievo. Nella figura 2.8-1i diversi colori individuano le diverse relazioni e colori analoghi mettono in evidenza le relazioni che sono state riscontrate, verso una direzione integrata delle le tecnologie adoperate e delle conoscenze tecniche. Quindi ad esempio riferendoci all’interno del processo di gestione del rischio ad una singola fase:
il rosso individua le attività condotte a scala dell’edificio; il verde individua le attività condotte a scala territoriale;
il magenta evidenzia un legame tra i tempi e il livello di precisione ricercata e le tecniche e tecnologie;
il ciano evidenzia un legame tra i tempi e il livello di precisione ricercata e la scala di rappresentazione;
il giallo evidenzia un legame tra la scala ed i tempi con le attività e prodotti;
il nero evidenzia una dipendenza dal metodo selezionato nelle operazioni di rilievo.
La problematica del rilievo dei beni culturali investe dunque tutta la pipeline che dall’acquisizione del dato conduce alla produzione degli elaborati.
Quindi in funzione del tipo di documentazione a disposizione, delle dimensioni del rilievo, dell’accuratezza ricercata, della scala di riproduzione e del prodotto finale ne segue la scelta del metodo di rilievo. Difatti la selezione di un metodo appropriato dipende dalla dimensione dell’oggetto e dalla sua complessità (Böhler, 2005), ed è necessaria ai fini di una controllata progettazione dei punti stazione o delle prese fotogrammetriche, secondo la scala del prodotto finale che si vuole ottenere e del tipo di indagine che si vuole perseguire. Ma anche è interessante comprendere quali possono essere le potenzialità dei prodotti che si possono ricavare nella fase finale di processing, per cui è fondamentale possedere una piena conoscenza delle tecnologie adoperate insieme alle tecniche della fotogrammetria e della topografia, così da completare tutte le fasi dalla documentazione alla valutazione del rischio con una dinamica di tipo integrato.
39 Fig. 2.8-1Le quattro fasi nel processo di analisi del rischio su di un bene culturale.
40 Fig.2.8-2 La selezione di metodi di ricerca appropriato dipende dalla dimensione dell’oggetto e dalla sua complessità. (After Böhler, 2005)
In questo ambito, l'impiego delle tecnologie e tecniche geomatiche nel campo dei Beni Culturali, si colloca su due principali linee di intervento (Bitelli e Mannina,2010):
• catalogazione e documentazione di beni mobili ed immobili a fini di studio, conoscenza, conservazione e restauro: le tecniche geomatiche, anche grazie al fatto che i loro prodotti sono oggi in forma digitale, consentono una descrizione metrica ed anche qualitativa che può avvalersi di strumenti di indagine e rilevamento diversi ma interfacciabili tra loro, grazie alla disponibilità di metodi ed algoritmi di trasformazione e fusione di dati. La descrizione metrica, oggi in gran parte tridimensionale, non si limita allo stato effettivo dell’oggetto ma è di supporto ed ausilio anche a nuove modalità di rappresentazione, tra le quali percorsi di esplorazione e navigazione virtuale in ambienti museali e di biblioteche;
• controllo e monitoraggio dello stato di beni mobili ed immobili; le operazioni di questo tipo si possono applicare all’oggetto ed all’ambito territoriale in cui esso si trova, anche in considerazione del fatto che molti dei fattori di rischio legati ad un bene immobile sono legati al suo contesto.
Il campo dei beni culturali è quindi, come già detto, uno dei più emblematici per le potenzialità offerte dalle moderne tecniche geomatiche, rappresentative dell'evoluzione dei moderni metodi di rilevamento..
Tali tecniche e tecnologie sono in continua evoluzione, ed offrono ad oggi molte applicazioni anche di tipo integrato, cioè utilizzando più metodologie contemporaneamente (es. laser scanner -
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fotogrammetria), che consentono di descrivere al meglio il bene stesso sul territorio e il suo stato di conservazione.
Le moderne tecniche e tecnologie presentano infatti elementi di grande interesse tra i quali la possibilità di:
• effettuare in caso di emergenza operazioni di rilevamento in tempi molto ridotti, anche su aree vaste, con precisioni molto elevate sia in termini assoluti che relativi;
• integrare fra loro dati digitali acquisiti con tecniche diverse ed anche in tempi diversi, archiviando quando necessario i dati su database geografici che ne consentano una consultazione efficiente e flessibile;
• automatizzare operazioni di rilevamento ripetute, effettuate anche con scansione temporale molto elevata per fenomeni dinamici (monitoraggio in real-time), archiviando i dati su supporto digitale e con possibilità di trigger al presentarsi di situazioni critiche;
• mettere a disposizione nuovi strumenti non invasivi di indagine;
• offrire tecniche di visualizzazione e rappresentazione innovative, atte a gestire il dato “fedele al vero” ma anche contenuti di realtà virtuale.
I dati rilevati sul bene architettonico vengono forniti a organi competenti quali enti pubblici (Sopraintendenze, Università, Amministrazioni pubbliche diverse, ecc.) e privati (studi d'ingegneria e architettura, studi associati diversi) che si occupano dell'esecuzione delle fasi di recupero, conservazione e restauro del Bene Culturale.