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La donna immigrata nel mercato del lavoro

Nel capitolo precedente, abbiamo analizzato il contributo femminile alla letteratura migrante della seconda generazione. In questo capitolo, vorrei presentare una visione generale dell’attuale situazione della donna immigrata nel mondo del lavoro. Si vedrà come avviene l’integrazione della donna immigrata nel mercato lavorativo e si esaminerà quali lavori si occupino le donne migranti contemporanee.

Si potrebbe supporre che, negli ultimi anni, la globalizzazione ed una migliore integrazione nella società di accoglienza abbiano cambiato la situazione della donna straniera nel mercato del lavoro. Tuttavia, si deve ammettere che spesso le donne provenienti da altri Paesi d’Europa o del mondo incontrano situazioni finanziarie difficili ed hanno difficoltà a trovare una professione con un salario adeguato. Molte delle donne migranti dell’attualità, pur essendo ben istruite ed avendo una buona formazione, spesso non trovano riconoscimento in Italia. In generale, si può dire che la situazione degli stranieri, in quanto ad integrazione nel mercato del lavoro, non è molto buona: “Oltre la metà (53%) degli stranieri presenti in Italia ha la laurea, ma rischia una ''dequalificazione''. Mancato riconoscimento, burocrazia: le difficoltà di vedersi riconosciuto un titolo di studio” (NORZI, 1997). Maria Parente sottolinea nel suo articolo quest’affermazione con alcune cifre molto impressionanti.

Se consideriamo il titolo di studio, si osserva come ben il 33,6% abbia un diploma superiore e il 5,6% degli stranieri abbia una laurea. I lavoratori stranieri si dimostrano mediamente più istruiti dei loro colleghi italiani: il 37,6% possiede un diploma di istruzione superiore e il 6,8% una laurea (rispettivamente contro il 23,2% e il 2,5% degli italiani) (PARENTE, 2012, p. 141).

Un altro aspetto, legato a quello appena menzionato, concerne il lavoro domestico e il servizio di cura. Come spiega Da Molin, molte donne con una buona istruzione devono trovare un’occupazione in questo settore perché non trovano un lavoro adeguato.

Questo significa che troppe donne migranti qualificate sono impiegate in lavori mal retribuiti, soprattutto nelle attività domestiche di pulizia e di cura, una situazione che, nonostante l’importanza di questi ruoli, nega le competenze e le qualifiche che le donne migranti hanno acquisito nei Paesi d’origine (DA MOLIN, 2013, p. 96).

È noto che il settore del lavoro domestico sia ancora principalmente svolto da donne immigrate. Anche dall’analisi delle opere che ha luogo nella parte pratica, si evince che

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spesso le donne con esperienza migratoria, nonostante la loro istruzione, trovino solo lavori in questo ambito. In quanto alla loro retribuzione, occorre evidenziare che nella società contemporanea ci sono ancora grandi differenze tra il salario riconosciuto ai lavoratori maschi e quello attribuito alle lavoratrici, senza contare che “i salari sono spesso legati a origine nazionale o etnica del dipendente”(DA MOLIN, 2013, p. 100). Inoltre, le donne che prestano servizio domestico presso una famiglia si trovano spesso in condizioni difficili e sono persino sfruttate dal datore di lavoro. Maria Parente aggiunge nel suo articolo “Donne in movimento:

la condizione lavorativa delle donne migranti in Italia” che succede frequentemente che le donne debbano lavorare più del previsto, che abbiano contratti precari e che il lavoro del quale si devono occupare sia di forte intensità (cfr. PARENTE, 2012, p. 140).

Un altro aspetto dell’integrazione delle donne nel mercato del lavoro consiste nella mancanza di esperienza lavorativa maturata nel Paese d’origine (cfr. DA MOLIN, 2013, p.

102). A rafforzare questa supposizione potrebbe servire il libro di Laila Wadia. A partire dal capitolo 6.3, risulta infatti evidente che le quattro donne protagoniste, provenienti da diversi Paesi del mondo, non hanno mai lavorato nella loro vita. Questo fenomeno potrebbe dipendere sia dal fatto che la cultura di provenienza non permette che la donna guadagni soldi per la famiglia, sia dalla circostanza che per quella donna non era necessario un lavoro.

Con l’arrivo in Italia la situazione cambia e spesso le donne si vedono costrette a lavorare perché è l’unico modo per sopravvivere e mantenere la famiglia. Questo aspetto, che è molto importante nella società contemporanea, viene tematizzato nel libro Amiche per la pelle.

L’integrazione della donna nel mondo del lavoro riveste una enorme importanza ed è un passo importante verso l’integrazione completa nella società. Malgrado la presenza di numerose donne migranti nel servizio domestico, si deve ricordare che alcune di loro lavorano in altri settori ed altre si sono laureate e ben stabilite nella società italiana.

Come si è detto all’inizio di questo capitolo, molte donne immigrate sono occupate nel settore della cura. Tuttavia, esiste anche una parte di donne immigrate che lavora presso un’impresa. Deborah de Luca, nel suo articolo “Donne immigrate e impresa”, nota una crescita della loro presenza nel settore impresario (cfr. DE LUCA, 2012, p. 18). Rivela, inoltre, che per “le donne la strada del lavoro autonomo potrebbe essere ‘scelta’ con maggiore consapevolezza, in alternativa non tanto alla disoccupazione quanto alla forte segregazione occupazionale a cui le donne immigrate spesso vanno incontro” (DE LUCA, 2012, p. 18). De Luca sottolinea altresì che soprattutto molte donne cinesi sono occupate o persino titolari di una impresa autonoma. Spesso esse conducono l’impresa assieme al marito, oppure con un altro membro della famiglia (cfr. DE LUCA, 2012, p. 19).

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Riassumendo, è bene ricordare che per molte donne immigrate essere imprenditrice autonoma è legato ad un “desiderio di autorealizzazione” (cfr. DE LUCA, 2012, p. 20), sebbene i fattori economici non perdano d’importanza (cfr. DE LUCA, 2012, p. 20).

L’investimento nell’impresa sembra essere un investimento consistente e di lungo periodo. La portata di questo impegno emerge dal lungo orario lavorativo, dal non episodico coinvolgimento dei figli ormai diventati adulti e dalle dichiarazioni delle stesse imprenditrici, orgogliose di essere uscite nella maggior parte dei casi dalla sottoccupazione e di essere riuscite in molti casi a trasformare hobby e passioni prima limitate al tempo libero in un’attività lavorativa di cui tutte, comunque, vanno orgogliose.

L’orgoglio è anche frutto della consapevolezza degli ostacoli superati, in quanto donna e in quanto immigrata (DE LUCA, 2012, p. 20).

Concludendo l’esame della problematica del lavoro degli immigrati attuali, vorrei mostrare un grafico che reca la situazione lavorativa degli stranieri in generale nell’anno 2012 in Italia e presenta in quale ambito gli immigrati sono occupati.

Figura 2. Professioni degli stranieri ©Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro

L’aspetto del lavoro sarà ripreso nel capitolo 6.3, dove si esamineranno le professioni delle protagoniste nelle opere delle scrittrici migranti.

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5 Quattro opere, quattro storie, quattro destini diversi

Dopo aver offerto una visione generale della nuova letteratura italiana della migrazione, si entra adesso nella parte pratica di questo lavoro scientifico. Come si è già menzionato nell’introduzione, la figura femminile sarà al centro di quest’analisi delle opere letterarie. I libri esaminati saranno: Oggi forse non ammazzo nessuno di Randa Ghazy, Regina di fiori e di perle di Gabriella Ghermandi, Rosso come una sposa di Anilda Ibrahimi e Amiche per la pelle di Laila Wadia. Prima di entrare nelle particolarità delle protagoniste femminili in ogni romanzo, vorrei citare sia i dati di riferimento più importanti delle scrittrici immigrate, sia offrire una breve sintesi dei racconti per disporre di una migliore comprensione delle scritture presenti.