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2. La drammaturgia di Jan Friedrich

2.5 Mir nichts dir nichts

Il dramma porta in scena un gruppo di amici appena diplomati che si riuniscono per quella che sembra l‟ultima vacanza di gruppo. I personaggi sono Mia, Jette, Merle (la più piccola, quindici anni) e Leon, Fisch, Butte e Hecktor, di età compresa tra i diciotto e i venti anni. I ragazzi sono cresciuti insieme e condividono ricordi e esperienze, tra cui anche le prime relazioni amorose e sessuali, ma anche i primi conflitti, e per tre giorni, accampati sulle coste dell‟Ostsee, cercano di affrontare le difficoltà del primo distacco dalla sicurezza del presente e del mondo conosciuto. Il tema principale del dramma è l‟evoluzione dei rapporti adolescenziali verso quelli adulti e il confronto / scontro dei ragazzi con il peso dell‟addio e il dubbio del futuro.

Ambientato su una spiaggia, dove i ragazzi festeggiano la fine della scuola e la conquista del diploma, il dramma è diviso in tre atti intitolati Tag

Eins, Tag Zwei e Tag Drei, all‟interno dei quali le scene sono suddivise senza

alcun segnale formale se non l‟indicazione dei personaggi presenti sul palco. Le scene sono brevi, i dialoghi ben scanditi, i ragazzi non sono mai tutti insieme se non un‟unica volta, nella seconda scena del primo giorno, quando però non è ancora arrivata Merle, la sorella di Hecktor, che sconvolgerà in un certo senso l‟equilibrio già precario del gruppo. La storia non è costruita su fatti o avvenimenti particolari, ma si basa esclusivamente sui dialoghi dei personaggi nei quali si delineano poco a poco sia le caratteristiche personali di ognuno, sia i diversi tipi di rapporto e le dinamiche nascoste che regolano la loro vita.

Mia e Fisch stanno insieme, ma lei sa che lui ha una relazione anche con la sua migliore amica Jette, che sta per trasferirsi in Francia a lavorare come au-pair. Leon vorrebbe studiare recitazione, ma deve preoccuparsi di una

20 Disneyland rappresenta un Sehnsuchtsziele per Isabella, per questo nella messa in scena di

Hanna Müller campeggia sul palco una grande insegna con il nome del parco divertimenti e la targa “open everyday”, che durante la rappresentazione viene modificata in “opeʎ never day”.

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famiglia problematica e non può permettersi di dedicarsi ai suoi progetti. Butte, invece, si è iscritto alla facoltà di medicina, mentre Hecktor, che negli anni precedenti aveva avuto una relazione con Jette e che è il suo migliore amico fin dall‟infanzia, non ha passato l‟esame finale per accedere alla sua stessa facoltà ed è quindi in una situazione di stallo. A metà del secondo atto, sua sorella Merle si unisce al gruppo. La quindicenne è intrigata dalle dinamiche che intercorrono tra gli amici e cerca di inserirsi dimostrandosi più scaltra di quanto sembri.

Durante i tre giorni sul mare, i ragazzi bevono, fumano, consumano droga e scoprono i segreti l‟uno dell‟altro, confessandosi paure e desideri per il futuro. Mia ha appena scoperto di essere incinta del fidanzato che la tradisce e confessa di soffrire di questo tradimento più a causa dell‟amore che prova per l‟amica Jette, che per il ragazzo. Leon, apertamente omosessuale, è innamorato di Butte che al contrario non ha ancora fatto i conti con la propria sessualità, tanto da mostrarsi interessato sia a Leon che a Merle. Ma il gioco di incontri e relazioni che nasce durante la vacanza è solo il pretesto per fronteggiare quello che è stato e quello che deve essere: la vacanza sembra il punto di arrivo di un percorso e, allo stesso tempo,la tappa iniziale di una nuova occasione che nessuno sa bene come affrontare.

In questo contesto, i caratteri dei personaggi affiorano uno alla volta grazie al rapporto con l'altro: difatti ciascuno di loro si definisce in base al tipo di relazione che instaura con i membri del gruppo, cosicché la rete di legami che si costituisce vale come base di sostegno, ma anche come arena di scontri. Tra i sei amici emerge come carattere preponderante quello di Hecktor, il più adulto del gruppo e anche il più irriverente, tanto da provocare Mia davanti al suo stesso ragazzo e da schernire il suo migliore amico Butte senza farsi scrupoli. Proprio lui, infatti, si rivela talmente assoggettato da voler tenere nascosta la sua (presunta) omosessualità per paura di non essere accettato dall'amico e finisce per implorare Leon, che ha già baciato ripetutamente, di tenere segreti i loro incontri. Il problema della sessualità ricopre in effetti un ruolo centrale per Butte: quando Merle, spinta dallo stesso atteggiamento sfrontato che caratterizza suo fratello, gli propone un'esperienza sessuale di

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sadomaso, non saprà tirarsi indietro ma ammetterà presto di averlo fatto unicamente perché sente su di sé il disagio della propria verginità e l'imbarazzo di non aver ancora sperimentato quello che per gli amici è invece ordinario.

Così una a una emergono le debolezze di ciascun personaggio, compreso Hecktor che, se inizialmente sembra essere il più gradasso, quasi arrogante e in certi casi anche violento, si mette a nudo difronte a Jette in un eccesso di alcol e droga: si scoprono così il suo senso di inferiorità per non avere ancora un progetto per il futuro, al contrario degli altri, e i suoi risentimenti nei confronti di Butte che sta per trasferirsi lasciandolo solo dopo un'intera giovinezza trascorsa insieme. Affiora poi anche la frustrazione dell'emarginazione a cui lo hanno confinato le sue origini russe, e l'angoscia per il gruppo di amici che si sta sfaldando attorno a lui.

Allo stesso modo Jette si mostra per la prima volta senza maschere nello sfogo con la sua migliore amica, sfatando quell'aura di fascino che tanto i diversi corteggiatori ‒ tra cui Hecktor e Fisch ‒, quanto l'amica Mia le attribuiscono.

JETTE Ich mag sie immer noch nicht.

Ich hab es gehasst, als sie gewachsen sind. Ich hab meine Periode gehasst. Ich hab alles gehasst. Weißt du noch, wie ich damals rum gerannt bin? Als ich mir meine Brüste mit Frischhaltefolie abgebunden habe?

[…]

Ich muss mich an mich gewöhnen. An meine Titten. Daran, Kleider zu tragen. Ich gewöhn mich auch daran, mich von Fisch ficken zu lassen. Uns steht alles offen, Mia. Wir können alles machen. Ich kann ein Jahr in Frankreich leben, das ist großartig! Aber vorher muss ich erstmal mit mir selbst klarkommen. Ich stelle mich hin und sage mir: „Ich fühl mich gut mit meinem Körper. Es fühlt sich gut an, erwachsen zu sein. Es fühlt sich gut an, keine Angst mehr zu haben.“ Und es funktioniert. Ich mag mich21.

Con simili riflessioni Jette si rivela pertanto incapace di accettarsi fino in fondo e mette in luce le proprie insicurezze, esattamente come succede agli altri. Allo stesso tempo, però, i suoi punti deboli diventano il segno di un processo di maturazione in atto, che lei stessa ha la lucidità di riconoscere e comprendere. In questo sviluppo le consapevolezze, finora solo abbozzate, sulla propria sessualità, sul proprio futuro e sul proprio ruolo sociale vanno

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incontro a un sempre più forte consolidamento, grazie soprattutto al confronto con i propri simili, che qui diventa pretesto per rimettersi in discussione.

A fare da sfondo a questa sorta di sfida senza regole è il presentimento che presto ogni cosa cambierà e nessuno sarà più in contatto con gli altri. Da qui scaturiscono di riflesso i timori più profondi di ogni personaggio, soprattutto quelli di Hecktor, Mia e Leon che sembrano aver afferrato meglio degli altri la realtà che li circonda. Nell‟incertezza dell'imminente futuro, al quale i sei si stanno preparando, l‟unica dimensione nella quale ci si può confrontare è quella del passato e il primo, come osserva Camilla Schlie, «berühren sie nur in der Fantasie»22. Difatti è con ingenua fantasia, ad esempio, che Leon immagina di costruire una Patchworkfamilie con Mia e il bambino che sta aspettando da Fisch, in un monologo finale dalla struttura poetica carico di suggestione, nel quale si assemblano le prospettive e le ansie di tutti e sei, componendo così quasi un quadro riassuntivo del dramma:

LEON Lass uns träumen, Mia:

Stell dir vor, wir laufen weg. Vielleicht übers Meer. Stell dir vor, wir lassen alles zurück.

Stell dir vor, dass uns das nicht wehtut. Nicht uns beiden. Allen anderen, aber nicht uns beiden.

Stell dir vor, wir verschwinden, so mir nichts dir nichts.

Ich bleib bei dir, wenn du willst. Ich lass dafür sogar meinen Bruder im Stich. Und meine Mutter. Ich lass alles im Stich. Nur um bei dir zu bleiben, Mia.

Ich stell mir vor, so was tut nicht weh. Ich kann‟s mir vorstellen, dass so was nicht wehtut, ich kann das

[…]23

.

Il dramma ritrae una tipica situazione di gruppo in cui si possono facilmente riconoscere una generazione e le specifiche problematiche. Il punto focale sembra essere la tensione tra l‟ideale e la realtà, ma queste due dimensioni si sovrappongono poi alle due fasi della vita che i protagonisti stanno attraversando, il mondo dell‟adolescenza e quello dell'età adulta e delle responsabilità, in un processo che in tedesco è espresso dalla parola unica

Erwachsenwerden. Il momento in cui avviene questo passaggio fondamentale è

a sua volta significativo, l‟estate infatti sembra rappresentare una fase a se stante, dove il tempo si ferma e le regole fino ad allora conosciute perdono

22 Schlie 2015, p. 10.

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valore. Il periodo estivo, quello della vacanza di fine scuola, assume quindi un senso simbolico e costituisce lo sfondo sul quale possono muoversi i personaggi, fungendo sia da buco temporale che interrompe momentaneamente il flusso continuo della quotidianità, sia da palestra di preparazione per l‟imminente futuro. È qui che si dilata la distanza tra il prima e il dopo, dove i personaggi provano a tracciare il bilancio di tutto ciò che li ha portati fino a quel punto e si interrogano sul senso di ciò che li aspetta (non a caso il dramma ha vinto il premio del BDAT per la sezione "Sinn-Suche"). È qui, infine, che l'occasione per celebrare l'amicizia si trasforma in una «schonungslosen gegenseitigen Abrechnung»24.

Mir nichts dir nichts, il cui titolo in tedesco è una Redensart traducibile

con come se niente fosse o senza fare una piega, è un dramma rivolto soprattutto a ragazzi, tanto da guadagnare nel 2014 la candidatura per il Jugendtheaterpreis tedesco. Secondo la critica25 il merito dell‟autore sta nell‟aver descritto la complessità identitaria di una generazione senza finire per proporre modelli univoci o strade educative, ma anzi dipingendo la naturale multi-sfaccettatura della realtà e sostenendo ogni processo di costruzione identitaria come un costante work in progress. Dunque già la descrizione di questa realtà vale come vicenda drammaturgica e non si ha pertanto bisogno di trovare e proporre nuove soluzioni. L‟autore presenta l‟ambiguità e la contraddizione insita nell‟io e nelle relazioni tra l‟io e il gruppo, avvalendosi di una libertà di rappresentazione che, sempre secondo Schlie26, non è solita nel campo dello Jugendtheater.

24 Dalla motivazione della giuria per l‟assegnazione dello Jugendtheaterpreis 2014 del KJTZ a

Jan Friedrich, http://www.jugendtheater.net/preise/preistraeger/stueck/show/nominiert-fuer- den-deutschen-jugendtheaterpreis-2014-friedrich-jan.html.

25 Cfr. Schlie 2015, p. 11. 26 Ivi, p. 10.

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