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La figura di Eva

Nel documento Kon Satoshi e Morimoto Koji (da definire) (pagine 39-41)

CAPITOLO 3. M EMORIES M AGNETIC R OSE

3.2. La figura di Eva

Per quanto la storia sia narrata fondamentalmente dal punto di vista di Heinz e Miguel, con Heinz come protagonista, è Eva la vera figura centrale e il motore della trama. Il segnale d’aiuto lanciato dalla sua nave fa da catalizzatore all’intera vicenda, e sono le manifestazioni dei suoi ricordi a generare gli eventi di cui l’equipaggio della Corona si ritrova vittima, costretto a reagire volta per volta agli inaspettati sviluppi che seguono.

Si potrebbe argomentare che non è nemmeno veramente Eva la

responsabile: di lei non resta che uno scheletro dimenticato da tutti, e a interagire con Heinz e Miguel non è altro che un suo fantasma, generato dai ricordi che ha così gelosamente custodito.

Eva è una figura tragica, una stella caduta in rovina incapace di accettare la sua sorte. Il suo personaggio richiama quello di Norma Desmond in Viale del Tramonto97: una diva che ha visto passare il suo momento e, incapace di accettarlo, si rinchiude nella solitudine della sua dimora, circondata dai suoi ricordi, e aggrappandosi al suo rifiuto della realtà discende nella pazzia.

Per quanto il film tratteggi appena la sua storia, attraverso le parole di Aoshima e occasionali manifestazioni dei suoi ricordi, ne esce un ritratto molto preciso. Inizialmente, Eva pare mostrare un’ammirabile tenacia. Nonostante la perdita della voce, che avrebbe dovuto porre immediatamente fine alla sua carriera, continua a ricoprire ruoli a fianco del suo amato. Il suo coraggioso rifiuto di arrendersi di fronte a un destino avverso, tuttavia, si rivela presto un malato rifiuto di accettare con dignità la sua sorte, nel momento in cui Carlo sceglie di lasciarla e la sua reazione è quella di ucciderlo. Questo atto di disperazione di fronte alla consapevolezza di aver perso tutto è l’inizio di una spirale verso il basso in cui già aveva cominciato a scivolare ostinandosi a stare sul palco: Eva arriva a

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rifiutare la realtà stessa, circondandosi di mementi delle sue antiche glorie e vivendo in un mondo di bei ricordi in cui Carlo non ha mai lasciato il suo fianco.

Si rivela a conti fatti come il ritratto di una donna fragile, cresciuta tra lodi e successi, che non ha saputo reggere lo scontro con un’amara realtà. La sua voce era stata fin da piccola la caratteristica portante della sua identità e, nel momento in cui le viene portata via, Eva è incapace di ammettere a se stessa d’aver perso una cosa tanto importante. Quando perfino Carlo la tradisce, si rifiuta di

continuare a vivere in una realtà che le ha strappato via ogni cosa di valore e decide di plasmarne una tutta sua.

E’ interessante notare come la figura di Eva generata dai suoi ricordi presenti delle contraddizioni. A tratti pare completamente immersa nel passato felice che ha deciso di tenersi stretta: rivive momenti passati assieme al suo adorato Carlo, come se il tempo si fosse fermato e nulla fosse accaduto dopo quel punto, ignara lei stessa del fatto d’averlo in seguito ucciso - come giustamente dovrebbe fare un ricordo. In altri momenti, tuttavia, si mostra a Heinz quella Eva vendicativa e disperata che ha consapevolmente assassinato l’amato, con la precisa intenzione di negare la scomoda realtà e rifugiarsi in quei dolci ricordi in cui ne è del tutto ignara. Mai Eva mostra rimorso per quel che ha fatto, né astio verso Carlo. E’ sinceramente convinta d’aver fatto la sola cosa giusta per correggere ciò che era andato storto. La sua rabbia si mostra soltanto verso Heinz, che rifiutando di stare al gioco rigetta il suo modo di vivere e la sua realtà costruita, mettendo a nudo la sua disperazione.

Persa nel suo placido mondo di ricordi, Eva dà allo stesso tempo

l’impressione che il ricordo a sé stante in realtà non le basti. Non si limita a vivere accanto al Carlo delle sue memorie, ma cerca di attrarre altri uomini a vivere con lei in momenti passati, vestendo i panni del suo amato come nel caso di Miguel, o impersonando lei una persona a loro cara come nel caso di Heinz.

Heinz è presentato come l’antitesi di Eva. Ha alle spalle una tragedia che ancora non ha superato completamente, come denota il suo silenzio all’inizio della

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storia quando un compagno d’equipaggio gli domanda oziosamente se non avesse una figlia. Tuttavia, quando Eva gli mostra la bambina miracolosamente ancora sana e salva dopo l’incidente che avrebbe dovuto ucciderla, Heinz si rifiuta di negare la realtà e rifugiarsi assieme a lei nel confortante limbo dei ricordi. E’ anzi proprio attraverso la tentazione che lei gli propone che riesce finalmente a

superare il lutto. Il suo coraggio di accettare quel che è accaduto e trovare la forza di andare avanti sottolinea la pazzia della comoda ma pericolosa scelta a cui la donna si è invece abbandonata, e incarna in definitiva il messaggio principale che l’opera vuole dare.

C’è tuttavia un ultimo elemento da considerare per avere un quadro completo di Eva: il segnale di SOS mandato dalla nave. Potrebbe trattarsi di una semplice trappola per attrarre ignare vittime, segno dell’ormai irreversibile spirale di auto illusione e vendetta della donna, ma potrebbe d’altro canto essere una vera richiesta d’aiuto, di una qualche parte all’interno della contorta psiche di Eva che chieda davvero di essere salvata da se stessa. Per quanto il messaggio del film sia molto chiaro, addirittura enunciato dal protagonista98, questo particolare non è

mai indirizzato esplicitamente, lasciando allo spettatore libertà d’interpretazione.

Nel documento Kon Satoshi e Morimoto Koji (da definire) (pagine 39-41)