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2.3. La nascita e lo sviluppo delle professioni formative (d

2.3.2. La nascita della professione del Formatore »

È ormai noto che in Italia, come all’estero, la profonda matrice degli sviluppi dell’educazione degli adulti, come aspetto integrante, della maturazione di una coscienza popolare è da ritrovare nel movi- mento operaio, vuoi nella sua crescita contrastata tra le popolazioni contadine, particolarmente nel bracciantato, in Sicilia e nella Bassa Padana, vuoi nei suoi più fermi ed articolati agganci col nascente pro- letariato industriale, in modo più spiccato nelle regioni del settentrio- ne. L’associazionismo operaio, costituisce la fonte storica originaria del movimento dell’educazione degli adulti ma anche il fenomeno sto- rico in cui si determina la domanda allora implicita di nuove profes- sionalità. Emerge con chiarezza la mancanza di personale docente consapevole delle complesse problematiche educative e sociali del- l’educazione degli adulti, nonché di conseguenti idonee metodologie didattiche anche in rapporto al funzionamento della tradizionale scuo- la dell’infanzia31.

Si delineava, infatti, da un lato la necessità di superare un approc- cio assistenzialistico e paternalistico nel campo dell’educazione degli adulti, proprio della cultura associativa e, dall’altro, di individuare ini- ziative di educazione degli adulti in grado di diversificarsi dagli am-

29 AIF Associazione Italiana Formatori, Carta dei valori, in www.aifonline.it, 2010. 30 AIF Associazione Italiana Formatori, Certificazione AIF dei profili professionali della formazione, in www.aifonline.it, 2010.

LA FILIERA PROFESSIONALE DELLA FORMAZIONE 137

bienti e dai metodi della scuola tradizionale, per altro destinata ad un pubblico in età evolutiva32.

Lo sviluppo economico e il progresso scientifico e tecnico, ri- chiedono ai lavoratori il proprio aggiornamento, la riqualificazione ed anche la disponibilità ad essere protagonisti attivi dello sviluppo e del progresso. La formazione permanente si delinea come strettamente in- terrelata allo sviluppo socio economico, al progresso, ai problemi connessi alla relazione tra scienza e tecnica33, investe i contesti di vita

quotidiana e di lavoro degli adulti.

Analogamente al fenomeno associazionistico promosso dal mo- vimento operaio per creare le condizioni di accesso all’istruzione e al- la formazione professionale della popolazione italiana adulta, provve- dendo alla basilare domanda dell’alfabetizzazione, negli anni ‘70 si assiste ad un altro importante fenomeno associazionistico e, quindi, alla iniziativa volontaria e spontanea di persone che o individualmente o associati in piccoli gruppi si adoperano per rispondere ad una nuova domanda di formazione stimolata, anche in questo caso dai mutamenti socio-economici della società industriale: l’aggiornamento e la riquali- ficazione delle competenze dei lavoratori occupati e dei lavoratori di- soccupati.

È in questi anni che nasce la figura professionale che è venuta poi delineandosi come quella del Formatore.

Quella del Formatore è una professione relativamente giovane, storicamente nasce alla fine degli anni ‘70 come una delle risposte spontanee e volontarie alle esigenze di aggiornamento e riconversione delle professionalità all’interno delle grandi aziende34.

Il Formatore, in questi anni, è un esperto di competenze speciali- stiche che mette a servizio delle aziende e delle risorse umane la pro- pria expertise.

La professionalità è data dalla capacità di ingegneri, psicologi, ma anche di manager aziendali, che per primi si organizzano, che mettono a disposizione di altri lavoratori nei diversi settori e contesti aziendali la propria esperienza professionale. I contenuti, le metodologie appli- cati per la gestione del processo di formazione in età adulta, sono pac- chetti pre-confezionati, importati dagli Stati Uniti che vengono erogati indifferentemente da un contesto aziendale all’altro.

32 F.M.D

E SANCTIS, L’educazione degli adulti in Italia, Firenze, 1978. 33 C.ROGERS, Freedom to learn, New York, 1973.

34 L. V

ISENTINI, Tra mestiere e vocazione, la sociologia del lavoro in Italia, Bologna, 1984.

PARTE I-CAPITOLO III 138

Tra gli anni ‘70-’90, la professione del Formatore si sviluppa in- torno a quattro principali filoni:

- area socio-politica35: in questo ambito la formazione è considerata

parte importante ma non predominante di una politica sociale e di coe- sione che ritiene, per raggiungere l’obiettivo di benessere generale, i formatori debbano prendersi cura anche dei disoccupati e dei lavorato- ri deboli che possono divenire disoccupati (anni ‘90)36;

- area professionale: in questo ambito la formazione si delinea come l’insieme di corsi realizzati da soggetti privati e pubblici che rilasciano un attestato di qualifica professionale;

- area aziendale: questo tipo di formazione nasce in Italia a metà degli

anni ‘70, quando a seguito della crisi petrolifera e dell’avvio dei primi processi di deindustrializzazione mettono le aziende nelle condizioni di riconvertire il proprio personale aziendale a nuovi compiti e man- sioni. La funzione formazione è parte operativa dell’Ufficio Risorse Umane. La formazione diviene parte integrante della politica di svi- luppo delle risorse umane37;

- area privata: è quello specifico comparto che viene definito della

formazione privata. Questo tipo di formazione rilascia certificazioni non riconosciute da soggetti istituzionali ma dal mercato.

C’è da chiedersi come si è evoluto oggi il mercato della formazione e quali siano le caratteristiche ma anche le prospettive le prospettive professionali di coloro che intendono lavorarci come formatori.

Dalla sua nascita ad oggi la formazione si è modificata e se utiliz- ziamo la metafora dell’evoluzione umana potremmo dire che fino agli anni ‘90 il mercato della formazione si trovava nella condizione del- l’homo erectus mentre oggi ci troviamo nell’era dell’homo sapiens.

Il mercato della formazione è sempre più un mercato flessibile e il lavoro del Formatore non può considerarsi un lavoro fisso o a tempo indeterminato. Il Formatore lavora con un numero crescente di com- mittenti ed entra in competizione diretta con altri formatori. Questa direzione dell’evoluzione del mercato crea nuova domanda di profes- sionalità in termini di integrazione delle competenze dell’attuale profi-

35 J.DELORS, Crescita, competitività, occupazione: le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo – Libro bianco Commissione europea, COM(93) 700 def., Bruxelles, 5 dicembre 1993.

36 L. C

ASSESE, Analisi di mercato della formazione professionale, in

www.professioneformatore.it, 2009. 37 F. M

UZZARELLI, Guidare all’apprendimento. Metodologie e tecniche di formazione

LA FILIERA PROFESSIONALE DELLA FORMAZIONE 139

lo del Formatore ma, anche, in termini di nuove figure specialistiche che dovrebbero operare nelle aree del marketing della formazione (promozione e vendita) nelle aree tecnologiche della formazione (di-

stance learning and e-learning) che completano l’attuale Filiera della

professione Formatore.

Ci preme, a questo punto, sottolineare un altro importante aspetto dell’evoluzione del mercato della formazione ed è quello relativo alla creazione e al radicamento di una Filiera produttiva definita Filiera

della committenza della formazione38 che contribuisce alla frammen-

tazione e alla specializzazione del profilo del Formatore privilegiando alle competenze scientifico-culturali-tecniche proprie delle professio- nalità che gestiscono processi di apprendimento in età adulta, compe- tenze di commercio e vendita della formazione.

2.3.3. Lo sviluppo delle specifiche competenze della professione del

Formatore (di Rossana Gravina)

Secondo un modello comune a tutte le professioni, anche la pro- fessione del Formatore è connotata da una funzione esplicita, condi- zionata dall’ambiente che la richiede; da un corpo di conoscenze pa- droneggiato da coloro che tale professione esercitano; da un insieme definito di attività che essi devono essere in grado d svolgere; e, quin- di da una serie di tecniche e di metodologie, strumenti atti a garantire l’efficacia e la qualità del loro operato39.

Il Formatore deve possedere una competenza dimostrabile e ade- guata alla gestione del processo di apprendimento degli adulti. A tale requisito si affiancano le competenze specifiche che riguardano gli ambiti di specializzazione del proprio contributo dell’intervento. Un Formatore deve, inoltre conoscere le realtà organizzative degli utenti per poterne comprendere la logica e la cultura. La competenza di un Formatore si basa, oltre che sulla preparazione aggiornata, anche sull’esperienza e si esprime nella capacità di ideare, scegliere, adatta- re, utilizzare le teorie, i metodi, le tecniche più adeguate alle esigenze specifiche dei committenti e degli utenti.

Il Formatore, inoltre, in quanto agente di cultura, forma innanzi tutto sé stesso, impegnandosi al continuo miglioramento della propria

38 L.C

ASSESE, Analisi di mercato della formazione professionale, cit.

PARTE I-CAPITOLO III 140

competenza, si aggiorna sistematicamente sulle innovazioni della di- sciplina in cui è specializzato e sugli sviluppi delle metodologie, degli strumenti, delle conoscenze connesse ai processi di apprendimento degli adulti.

Si presenta, di seguito, l’esperienza dell’Associazione Italiana Formatori che, per prima, in Italia ha contribuito alla definizione dell’identità professionale e del profilo professionale del Formatore, articolato per conoscenze e competenze, e che ha, inoltre, individuato e definito le figure specialistiche della professione, articolandone una chiara Filiera professionale oltre che un chiaro ed esaustivo percorso formativo per il suo esercizio.

In questo paragrafo è nostra intenzione sottolineare che, oggi, la stessa Associazione ha riconosciuto il Formatore come professione, con un suo statuto identitario ed una specifica articolazione in termini di conoscenze e competenze.

Identità: “Il formatore (docente) è uno specialista di contenuti e-

sperto nei processi formativi che sa integrare adeguatamente le sue competenze personali/professionali con le esigenze del percorso for- mativo affidatogli, per raggiungere gli obiettivi definiti”.

Conoscenze: “conosce il processo formativo nelle sue variabili

sistemiche, i contenuti trattati a livello specialistico ed i principi della gestione organizzativa”.

Competenze: “presidia, inoltre, le modalità di progettazione, rea-

lizzazione e valutazione delle unità didattiche e le variabili di aula re- lative alle dinamica di gruppo ed ai rapporti interpersonali. Il forma- tore docente è in grado di agire autonomamente per acquisire le in- formazioni rispetto al compito affidato e raggiungere gli obiettivi formativi assegnati attraverso un’adeguata progettazione, realizza- zione e monitoraggio del proprio intervento. È, inoltre, in grado di o- rientare l’attenzione e la motivazione dei partecipanti/destinatari, ge- stendo adeguatamente il clima di aula e favorendo la partecipazione e l’interazione. Rielabora e integra, quindi i contenuti in funzione dei destinatari con chiarezza e proprietà di linguaggio, utilizzando i sup- porti ed i sussidi d’aula tradizionali ed avanzati e rispettando la pro- grammazione didattica nei tempi e nei contenuti”40.

40 AIF Associazione Italiana Formatori, Carta dei Valori, art.1.4, in www.aifonline.it, 2010.

LA FILIERA PROFESSIONALE DELLA FORMAZIONE 141

2.3.4. Il processo di istituzionalizzazione della professione (di Rossa- na Gravina)

In uno scenario di notevole sviluppo della formazione, di ricon- versione professionale, di maggiore attenzione ai risultati dell’appren- dimento diviene necessario attivare un modello di verifica e di certifi- cazione delle conoscenze e competenze dei professionisti che operano, nei contesti di vita quotidiana e di lavoro, per la gestione e lo sviluppo dei processi di apprendimento in età adulta. Diviene sempre più im- portante focalizzare gli obiettivi/valori dell’educazione in età adulta rispetto alla verifica sulla qualità delle conoscenze e competenze oltre che della deontologia di coloro che operano in questo specifico settore della formazione.

La finalità di monitorare e certificare la professionalità del For- matore è individuabile nell’intento di migliorare la qualità dei servizi offerti, in Italia, perseguendo la logica dell’accreditamento dei profes- sionisti, della loro formazione come dei processi e dei prodotti forma- tivi, con il principale scopo di tutelare i destinatari delle azioni forma- tive, di definire formalmente modelli e profili professionali riconosci- bili, valutabili, e di individuare e diffondere criteri deontologici certi per una visione etica della professione.

In questa azione, propria dell’associazionismo, e in particolare, della prima associazione in Italia che si è fatta promotrice di questo processo, si inserisce il ruolo dell’Istituzione, che attraverso i suoi Enti e Organismi deputati all’istruzione e alla formazione dei cittadini, in quanto diritto costituzionale41, è chiamata a far propri quei fenomeni sociali che si sviluppano dal basso e che, in quanto iniziative private di cittadini associati, rischiano di diventare fenomeni elitari, di ledere, quindi, il diritto costituzionale all’educazione per tutti e per tutto l’ar- co della vita oltre che il diritto costituzionale dell’accesso all’istruzio- ne ed al lavoro.

41 Cfr. art. 33 della Cost., per cui: “[l]’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio profes- sionale. Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di dar- si ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”.

PARTE I-CAPITOLO III 142

L’Istituzione - nel caso specifico delle professioni educative e formative, il Ministero della Pubblica Istruzione - deve prendere atto sia della nuova domanda di formazione espressa nel proprio Paese, sia delle ragioni socio-economiche che l’hanno determinata, nonché delle professionalità nuove che stanno emergendo in risposta a questa nuo- va domanda.

Il processo di istituzionalizzazione della professione si attiva dal momento in cui viene rilevata la presenza di nuove figure che mettono a disposizione le proprie expertise all’interno di un settore del mercato e che lo fanno dietro corresponsione di un onorario, nel momento in cui, quindi, la specializzazione di tali figure si connota come vera e propria professione.

Nel caso del Formatore siamo nella fase storica, nella quale, i Mi- nisteri competenti in materia di educazione e le Università stanno dia- logando con i promotori e i gestori dei nuovi profili professionali nell’area della formazione, al fine di co-identificare le rispettive com- petenze, le responsabilità e di garantire la qualità della formazione, la certificazione della professionalità, l’accesso all’esercizio della pro- fessione.

Dalle prassi spontanee realizzate dall’associazionismo si sono strutturati, in questo trentennio, modelli e processi formativi e funzio- ni formative dalle quali si sono delineate, con chiarezza, le capacità, le qualità e le competenze del professionista della formazione.

Si sono delineati i bisogni formativi del professionista della for- mazione e, conseguentemente i percorsi di professionalizzazione.

L’Università e, in particolare, le Facoltà di Scienze della forma- zione, in Italia, stanno contribuendo alla realizzazione di curricula culturali e scientifici per la preparazione teorica e metodologica dei professionisti di questa seconda Filiera delle professioni educative e formative e, al contempo, stanno collaborando con le Associazioni professionali per integrare questa fondamentale conoscenza alle com- petenze tecniche e specialistiche necessarie all’esercizio della profes- sione42.

42 “(…) Il formatore, in quanto agente dl cultura, forma innanzi tutto se stesso, si im- pegna al continuo miglioramento della propria competenza, aggiornandosi sistemati- camente sulle innovazioni della disciplina in cui è specializzato e sugli sviluppi delle metodologie, degli strumenti, delle conoscenze connesse ai processi di apprendimento degli adulti (…)”. Cfr. Associazione Italiana Formatori, Carta dei Valori, art.1.4, in www.aifonline.it.

CAPITOLO IV

DAL TITOLO DI STUDIO ALLE PROFESSIONI EDUCATIVE E FORMATIVE: FORMAZIONE, FIGURE PROFESSIONALI

E FAMIGLIA PROFESSIONALE

SOMMARIO: 1. Rapporti tra le due Filiere nella formazione e negli ambiti di intervento: i termini del problema della Famiglia professionale dell’educazione e della formazione. – 2. Formazione post-universitaria e Filiere dell’educazione e della formazione. – 2.1. Epistemologia e pro- fessioni. – 2.2. Formazione e post. – Filiere e criticità. – 2.4. Abilitazio- ne e certificazione.

1. Rapporti tra le due Filiere nella formazione e negli ambiti di in- tervento: i termini del problema della Famiglia professionale dell’educazione e della formazione (di Paolo Orefice)

Poiché le due Filiere dell’educazione e della formazione rientrano nella medesima Famiglia professionale e scientifica, le connessioni sottolineate finora evidenziano che sia nella formazione dei tre Cicli sia negli ambiti di lavoro vi sono zone di sovrapposizione da prendere in considerazione in sede di riconoscimento delle figure professionali.

Sul piano della formazione nei tre Cicli presso la Facoltà di Scienze della formazione le sovrapposizioni, le relazioni e i punti di contatto tra i Corsi di Laurea, i curricula, i crediti formativi e le com- petenze della prima e della seconda Filiera sono più facilmente indivi- duabili per potere essere riconosciuti come titoli di studio validi o e- quipollenti con o senza debiti formativi per ambedue le Filiere.

Diventa più complesso il riconoscimento dei titoli di studio per il passaggio alla Filiera della formazione negli altri casi: indubbiamente, per Facoltà più vicine alla Facoltà di Scienze della formazione, come Psicologia o Scienze sociali, l’equipollenza dei titoli di studio per il passaggio alla Filiera della formazione, anche con l’addebito di debiti

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formativi, è più fattibile. Più complessa risulta, come si è potuto nota- re precedentemente, per i Corsi di Laurea presso le altre Facoltà che sono molto diversificati in termini di epistemologie, teorie, metodolo- gie e tecnologie che non sempre interfacciano quelle delle scienze del- la formazione. Il problema è stato già posto precedentemente, ma ora è più visibile confrontandolo con l’articolazione delle figure profes- sionali e i rispettivi livelli di professionalità. D’altra parte, anche la Facoltà di Scienze della formazione che per il primo Ciclo può offrire Corsi di Laurea in linea con la figura professionale e le competenze del Formatore, nei Cicli successivi può avere bisogno dell’inserimento di ulteriori discipline e crediti formativi che assicurino le competenze d’ingresso nella Filiera.

Di fatto, l’accesso dei laureati delle altre Facoltà disciplinariste alla professionalità di Formatore-docente avviene attraverso percorsi

post-Laurea nelle università, negli organismi e nelle associazioni di

formazione. Con il riconoscimento della Filiera del Formatore diventa necessario regolamentarne anche i corsi e i percorsi di accesso secon- do standard nazionali a cui dovranno attenersi i Corsi di Laurea uni- versitari, con soluzioni analoghe a quelle della formazione dei docenti nel sistema dell’istruzione: la soluzione di una scuola di specializza- zione per avere i requisiti formativi di accesso alla Filiera sembra es- sere la soluzione ottimale; ma anche la soluzione di crediti universitari di teorie e metodologie della formazione accessibili agli studenti delle diverse facoltà disciplinariste che aspirano ad entrare nella Filiera del- la formazione può essere praticabile. Sarebbe una soluzione analoga a quella delle Lauree Specialistiche/Magistrali curvate sulla formazione degli insegnanti.

Questo problema di coerenza dei titoli universitari rispetto alle Fi- liere professionali, indispensabile per il pieno riconoscimento di que- ste come di ogni altra professione, si ripresenta in sede di accesso al lavoro professionale: fin dove si può spingere l’equipollenza tra le professioni delle due Filiere da consentire il passaggio da Educatore a Formatore e viceversa e da Pedagogista ad Esperto di formazione e viceversa? Il passaggio da Pedagogista specializzato ad Esperto spe- cializzato di formazione e viceversa sembra più fattibile dal momento che, in assenza di Scuole di specializzazione dedicate, i Dottorati di ricerca della stessa famiglia professionale dovrebbero presentare un ventaglio di competenze più compatibili, evidentemente non sulla ba- se del semplice titolo di dottore di ricerca ma tenendo presente il cur-

DAL TITOLO DI STUDIO ALLE PROFESSIONI EDUCATIVE E FORMATIVE 145

che dimostrino la presenza di competenze pertinenti per le alte profes- sioni delle due Filiere1.

La possibilità di esercizio della professione di primo o di secondo livello della Filiera della formazione da parte di chi è nella professione di livello corrispondente della Filiera dell’educazione, e viceversa, è un problema che in sede di riconoscimento va regolamentata: eviden- temente, non sono ammissibili passaggi automatici, altrimenti cadreb- be tutta l’impalcatura delle due Filiere con le rispettive specificità, ma cadrebbe anche la solidità della stessa famiglia professionale che ha due versanti di lavoro corrispondenti a due tipi di bisogni distinti della Società della conoscenza: la domanda educativa di tutti i cittadini, da una parte, e la domanda di formazione per tutte le attività lavorative, dall’altra.

Il passaggio da una Filiera all’altra va considerata comunque co- me una possibilità per tutti gli operatori della famiglia professionale: si tratta di risorse umane che non vanno penalizzate, ma valorizzate

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