• Non ci sono risultati.

La posizione della musica all'interno del dibattito

3. COLONNA SONORA E COLONNA VISIVA

3.2 Il montaggio audiovisivo

3.3.1 La posizione della musica all'interno del dibattito

Fin qui si è parlato soprattutto delle reazioni nate nei confronti dell'avvento del parlato perché è quest'ultimo che sul finire degli anni Venti ha portato una vera rivoluzione. La musica era già presente ai tempi del cinema muto, pertanto quando finalmente si fissò sulla pellicola cinematografica insieme alle immagini, non provocò lo stesso stupore davanti ad un pubblico abituato alla sua presenza. In realtà anch'essa seguì un percorso evolutivo che l'ha vista passare dallo stato di mero accompagnamento più o meno occasionale a quello di partitura realizzata appositamente da un compositore, fino al raggiungimento di una posizione di rilievo all'interno della colonna sonora.

Inizialmente, quando era un semplice elemento di sottofondo senza nessun tipo di intento espressivo, la musica non era vista di buon occhio dai musicisti perché la ritenevano un pericolo per la loro reputazione. Si diffuse così il pregiudizio secondo cui la musica non si doveva sentire, rimanendo in secondo piano rispetto alle altre componenti sonore, soprattutto il parlato. Inoltre, dato che la musica proveniva dallo stesso luogo degli altri suoni diegetici del film, si diffuse la tendenza a creare situazioni in cui venisse giustificata la sua presenza in modo realistico (per esempio, esercizi di pianoforte, orchestre da bar, musicisti di strada, ecc..); in poco tempo però venne reintrodotto un suo

uso non diegetico e lo spettatore si abituò a separare mentalmente i suoni che venivano emessi su un'unica pista.

Si diffuse la consapevolezza della necessaria relazione tra elementi visivi e elementi sonori. Il loro rapporto iniziò a caratterizzarsi per un'interazione di tipo dialettico in cui le due componenti si arricchivano a vicenda e interagivano all'interno della trama audiovisiva del film59.

Musica e immagine devono congiungersi, anche se in maniera così mediata e antitetica. L'esigenza base della concezione musicale del cinema è che la qualità specifica della sequenza determini la specifica qualità della musica – o in casi inversi, oggi di certo per lo più ipotetici – la musica specifica determini l'immagine specifica. Fare della musica un preciso inventare in aggiunta è la «trovata» dei compositori per il cinema: la mancanza di relazione il peccato capitale. [...] Anche dove la musica contrasta, deve restare garantita l'unità formale: anche nell'opposizione più estrema fra caratteri della musica e caratteri dell'immagine, nella maggior parte dei casi all'articolazione della sequenza per sezioni corrisponderà anche l'articolazione della musica.60

Tuttavia, prima di raggiungere questo obiettivo, la musica ha attraversato una fase che l'ha vista sparire sotto la predominanza della parola e dei rumori; spesso veniva ignorata dalla critica musicale, annebbiata dal pregiudizio che la associava ad un tipo di musica "leggera", destinata quindi ad un consumo distratto. Oggi si è arrivati alla consapevolezza che le tre componenti della colonna sonora si intrecciano senza che nessuna sovrasti l'altra ma creando un rapporto di convivenza pacifica e anche, in alcuni casi, di reciproca influenza. Così come è importante percepire dialoghi e rumori per permettere allo spettatore di immergersi all'interno del mondo diegetico, per lo stesso motivo diventa essenziale anche il contributo della musica.

È la musica che dà voce e anima la fotografia, è la musica che dà l'accento a certe situazioni umane e le scioglie, è la musica che crea atmosfere idilliche o tragiche, è la musica che talvolta dà il ritmo al montaggio di certe sequenze, è la musica che crea i ricordi, i ritorni nel tempo, che lega azioni diverse, è la musica che ci dà la presenza di un ambiente o di un fatto mentre la visione ne mostra un

59 Alcuni critici ritenevano che le due componenti, seppur legate tra loro, mantenevano un certo grado di indipendenza e individualità. Per esempio, Schaeffer affermava che la musica aveva la capacità di porsi spontaneamente in relazione con l'immagine, senza intrattenere con lei un rapporto di subordinazione.

altro, è la musica infine che esprime il pensiero del personaggio muto, o che traduce i moti del suo animo.61

Nei suoi confronti si è attuata un'opera di rivalutazione che ha permesso un ampliamento della sfera di interesse da parte di molti critici: essi hanno iniziato a studiarne la storia, i meccanismi e le funzioni che caratterizzano questo nuovo linguaggio a se stante, indipendente dalla costruzione visiva del film. Esplicativa è la risposta del grande compositore Nino Rota a cui Sergio Miceli chiese un commento riguardo l'opinione abbastanza diffusa secondo cui non si può ascoltare musica per film al di fuori del contesto cinematografico:

Ma quanta musica di oggi, non legata al cinema, è utile ascoltare?... Questo è il punto... Questo è l'interrogativo... Secondo me ci può essere una musica di film che può avere una sua unità. Si riunisce in un disco e funziona, ha una sua piacevolezza, una sua continuità... Effettivamente, quando faccio musica di film – ed è una qualità che penso di avere, anche se non viene messa bene in evidenza – ho la possiblità di fare una cosa che abbia una sua autonomia discorsiva. [...] La mia musica comincia dove il suono si distingue dal rumore, o dall'impressione epidermica. Quindi a suo modo deve avere una sua autonomia.62

61 E. MASETTI, La musica nel film..., p. 46.

62 NINO ROTA, Colloquio con Nino Rota, Roma, 29 Gennaio 1972, in S. MICELI, Musica e

II PARTE

Hans Zimmer

e