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4. La Primavera come giardino

4.2 La primavera e l'amore nel giardino di Venere

L'amore è considerato sin dall'antichità la più alta esperienza che un uomo possa vivere, ma sarà solo in epoca rinascimentale che assistiamo al definirsi ed affermarsi di una vera e propria iconografia del “giardino d'amore”, solitamente custodito dalla sua patrona, la dea Venere. Questo giardino è considerato il luogo dove risiede la felicità assoluta in cui regna una perfetta armonia tra l'uomo e la natura circostante. Già da questi brevi accenni questo luogo ci riporta alla mente il giardino del Paradiso, anche se il giardino d'amore è uno spazio in cui gli amanti possono godere liberamente di tutti i suoi frutti senza il rischio d'infrangere qualche divieto o ricevere alcuna punizione315.

Strettamente associato al giardino d'amore, se non proprio assimilabile ad esso, è quello dedicato alla dea Venere. Quest'ultimo ci viene perfettamente e minuziosamente descritto nell'Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna pubblicato a Venezia nel 1499. Il testo ci dice che Poliphilo giunge via mare su una piccola imbarcazione al giardino di Venere, ubicato nei pressi dell'isola di Citera. Stando alle parole del Colonna il giardino della dea si dovrebbe sviluppare secondo dodici gironi concentrici, ognuno dei quali suddiviso internamente in venti sezioni316. Il luogo che ci viene descritto da

Francesco Colonna è un giardino splendido completato da ogni meraviglia, il giardino di tutti i tempi in cui tutto è caratterizzato da un'assoluta perfezione, a partire dalla sua forma circolare, alle delizie botaniche, gli alberi da frutto, le specie esotiche, gli aranceti sino a giungere ai boschi. Qui la natura progettata e decorata dall'uomo diventa essa stessa una vera opera d'arte317.

Percorrendo il sogno di Poliphilo ci imbattiamo in tre stampe che rappresentano il giardino d'amore (collocate a pagina 367, 369 e 372 del testo): ai fini del nostro discorso quella che appare più interessante è l'ultima (Fig. 78). La xilografia raffigura il sarcofago di Adone, inquadrato con un'angolazione in modo che la dea ci dia le spalle (invece nella seconda stampa, quella a pagina 369, Venere è parimenti posta sul

315 L. IMPELLUSO, Giardini, p. 248. 316 Ivi, p. 352.

sarcofago ma mostrata di profilo e più da vicino), focalizzando la nostra attenzione sulla fonte esagonale, posta oltre la pergola318. Così facendo l'autore mette in maggior rilievo

il giardino d'amore custodito all'interno del giardino intitolato a Venere, nel suo regno. Infatti, accanto alla fonte, al centro dell'immagine, troviamo rappresentati i due amanti Poliphilo e Polia finalmente ricongiunti, circondati da un gruppo di splendide e leggiadre ninfe. Le fanciulle presenti hanno il compito di sublimare il sentimento amoroso provato dai due giovani da voluptas in virtù. Per riuscire in ciò le ninfe sono dotate di strumenti musicali a corde: arpa, liuto, cetra e lira da braccio. Questi ultimi servono anche per qualificare le fanciulle come entità “superiori”319. Quindi all'interno

del giardino di Venere possiamo cogliere una perfetta fusione tra natura, amore e musica che creano una perfetta armonia primaverile.

Il giardino di Venere scandito nei dodici gironi concentrici sarebbe dunque organizzato secondo due numeri ritmici magici, il dieci e il sette. Il dieci è connesso al pentagono quindi è considerato dalla dottrina pitagorica come la rappresentazione della pienezza e della perfezione. Invece il sette rievoca il numero dei pianeti. Al centro dei gironi sorge un anfiteatro, simbolo della natura generatrice. Nei settori concentrici adiacenti ad esso si alternano boschetti, prati, opere topiarie, tempietti e altre decorazioni320. L'opera di

Francesco Colonna ci dona, sia pur solo a parole, una minuziosa immagine del giardino di Venere ripreso dalle fonti classiche greche.

318 Solitamente le fonti sono raffigurate al centro di un giardino o di una città come simbolo della vita, della giovinezza o dell'amore. Quindi una fontana viene posta per sottolineare la presenza di una sorgente che simboleggia il rinnovamento perenne della natura attraverso il fluire delle sue acque.

M. BATTISTINI, Simboli, p. 258.

319 Per quanto nella pratica musicale cinquecentesca si fosse ormai affermato l'uso degli strumenti a fiato, questi ultimi continueranno ad essere considerati genericamente inferiori. Ricollegati alla figura del dio Pan quindi alla musica “naturale”, musica primitiva attribuita a fauni e satiri. Al contrario gli strumenti a corda venivano visti come l'incarnazione della musica celeste, abbinata agli esseri “superiori”, come le muse del dio Apollo o ad egli stesso.

A. GENTILI, Da Tiziano a Tiziano: mito e allegoria nella cultura veneziana del Cinquecento, Roma, Bulzoni Editore, 1988, pp. 35 e 118.

Molti artisti rinascimentali si dedicarono alla rappresentazione del giardino di Venere, cercando di coglierne gli aspetti più originali. Due opere significative sono la Festa

degli Amori di Tiziano (Fig. 79) e Il labirinto d'amore della scuola di Tintoretto (Fig.

80), che ci mostrano il primo una sezione del giardino dall'interno e il secondo una sua visione generale a volo d'uccello.

Cominciando dalla Festa degli Amori dipinta da Tiziano Vecellio nel 1518 – 1519 ed ora al Museo del Prado di Madrid (Fig. 79), il dipinto è una fedele ripresa dei testi greci: infatti ci troviamo in uno dei gironi che cingono l'anfiteatro, in uno splendido boschetto ricco di alberi da frutto. Nel giardino d'amore i numerosi amorini raccolgono in ceste la frutta e si cibano di mele rosse e dorate, mentre altri si dilettano nel gioco o in tenere effusioni. In tutto questo tumulto gioioso, in cui sembra quasi di riuscir ad udire lo sbatter d'ali dei piccoli cupidi svolazzanti e lo stormire delle chiome degli alberi mosse dal vento, la nostra attenzione viene attirata da un piccolo amorino321. Un putto

pensieroso, posizionato proprio al centro del dipinto seduto su di una cesta ed accovacciato su sé stesso, guarda con occhi malinconici un amorino in primo piano, il quale sta giocando con un altro puttino. Che anche tra i piccoli adepti di Venere si soffra di gelosia e si sia tristi a causa delle pene d'amore? Probabile, ma queste non dureranno a lungo perché un piccolo Amore ha già preso di mira il Cupido triste ed è pronto a scoccare la sua freccia. A controllare tutti questi putti alati troviamo Venere, effigiata in una statua che domina la scena dall'estrema destra del dipinto. La dea stringe in mano una conchiglia, suo attributo identificativo e simbolo della sua nascita, e sembra rivolgere lo sguardo verso una delle due donne situate ai suoi piedi: più precisamente, alla donna con l'ampia camicia bianca e la gonna rossa che si protende in modo decisamente poco aggraziato verso la dea porgendole un'offerta. L'altra donna, al contrario, ci appare più distaccata e si volge indietro senza degnare del ben che minimo sguardo la festa degli amorini.

L'immagine e la struttura del labirinto, data la sua innata connotazione e conformazione,

presuppone l'avvio ad un percorso difficile e tortuoso, ma caratterizzato da un esito sicuro nonostante il senso di smarrimento che ovviamente ne deriva. In effetti, sul volgere del Cinquecento assistiamo alla nascita di una nuova tipologia di labirinto il cui significato, struttura e complementi sono realizzati per evocare l'ambiguità e la difficoltà insiti nei rapporti amorosi. La struttura che caratterizza questi labirinti, detti “labirinti d'amore”, viene ottenuta tramite l'impiego di cerchi concentrici realizzati con alte siepi, mentre nel fulcro centrale viene posto un padiglione. All'interno di quest'ultimo sorge un albero di maggio (periodo primaverile) atto a richiamare tutta una serie di riti pagani ricollegabili alla ciclica rinascita della natura322. Già da questa descrizione strutturale del

labirinto d'amore possiamo cogliere che sia stato ricalcato esattamente sulla stessa conformazione che caratterizza il giardino di Venere e ne riprenda anche lo spirito dato l'intento amoroso di tale costruzione. Inoltre, l'inserimento dell'albero di maggio è un ulteriore richiamo al periodo primaverile oltre che all'albero della Vita situato al centro del giardino dell'Eden, luogo che come abbiamo potuto constatare è in stretta relazione con il giardino d'amore e quindi con la primavera.

Queste costruzioni vegetali riscossero molto successo e non rimasero circoscritte unicamente all'interno del mondo dell'arte topiaria e dei giardini reali, ma furono accolti anche nell'ambito pittorico come ci mostra Il labirinto d'amore realizzato nel 1555 dalla scuola di Tintoretto e oggi custodito nella Hampton Court Her Majesty Queen Elisabeth II Collection di Londra (Fig. 80). L'opera qui in esame ci mostra un labirinto d'amore che nella sua struttura circolare concentrica riproduce perfettamente il giardino di Venere ubicato sull'isola di Citera. L'ingresso del labirinto è occupato da due giovani amanti che si stanno abbracciando e sono pronti ad intraprendere l'articolato percorso che si para loro d'innanzi. Infatti, osservando le varie sezioni create dalle siepi circolari possiamo notare la presenza della medesima coppia collocata in diversi punti del labirinto e che mano a mano raggiungono il suo centro. All'esterno delle siepi possiamo notare altre coppie di amanti e gruppi di persone che si stanno dirigendo verso l'ingresso del labirinto o che si dedicano ai piaceri del giardino quindi a conversazioni galanti, giochi d'amore, giri in barca e un piccolo pasto all'aperto. Lo spazio attorno al labirinto

è completato da una copia della torre di Babele a sinistra e da una città a destra323.

Proseguendo verso l'estrema destra del dipinto possiamo notare un gruppo di quattro persone costituito da tre donne e un uomo: questa situazione riprende il motivo del giudizio di Paride che ci ricollega al giardino delle Esperidi e di conseguenza a Venere e alla primavera. Infine in primo piano in basso a destra vi è un cervo che si abbevera: l'animale è un chiaro rimando all'albero della Vita il quale a sua volta si ricollega con l'Eden, dato che le sue corna periodicamente si rigenerano. L'Eden, ribadiamo, ha molti punti di tangenza con il giardino di Venere, a partire dalla sua eterna primavera324.