I testi di Platone ed Aristotele, una volta conciliati con l’ortodossia per l’eliminazione di quanto in essi sembrasse in contrasto con l’inse- gnamento cristiano, costituivano una fonte teologica autorevole8. A ciò
si univa in realtà una mancata conoscenza di gran parte dell’opera di quella tradizione filosofica, e ciò inevitabilmente ne limitava la cono- scenza alle sue non complete versioni.
La dottrina cristiana poté così disporre di un bagaglio culturale de- stinato a lasciare un segno ben al di là dell’evo medio. Lo stesso Ago- stino ricavò dai testi neoplatonici quel che era utile alla sua opera, e anzi li lesse e li interpretò attraverso la parola di Plotino in cui afferma- va rivivesse quella del maestro: «[…] os illud Platonis quod in philosophia purgatissimum est et lucidissimum, dimotis nubibus erroris emicuit, maxime in Plotino, qui platonicus philosophus ita eius similis iudicatus est, ut simul eos vixisse, tantum autem interest temporis ut in hoc ille revixisse putandus sit»9.
7 E. R
ANDI, Il sovrano e l’orologiaio. Due immagini nel dibattito sulla «potentia
absoluta» tra XIII e XIV secolo, cit., p. 3.
8 Cfr. supra, pp. 59-60, nota 1. 9 A
POTENTIA DEI (ABSOLUTA) E ONNIPOTENZA DIVINA: DOTTRINA CRISTIANA
65
Il confronto tra le due immagini della distinzione caratterizza l’in- tera teologia dell’evo medio. La questione si articola intorno alla possi- bilità di identificare una doppia manifestazione della potenza creatrice di Dio senza con ciò violarne la natura: può l’infinita bontà divina con- ciliarsi con l’opera creativa di un Dio che possa fare più e meglio di quel che faccia? Non renderebbe ciò la creazione affetta da «invidia», consegnandoci un Dio restio a dispiegare per intero quella stessa infini- ta bontà che pur lo definisce?
«Invidus» sarebbe il Dio che pur potendo non creasse il migliore dei mondi possibile: «Dicendum igitur, cur rerum conditor fabricatorque geniturae omne hoc instituendum putaverit. Optimus erat, ab optimo porro invidia longe relegata est. Itaque consequanter cuncta sui similia, prout cuiusque natura capax beatitudinis esse poterat, effici voluit; quam quidem voluntatem dei originem rerum certissimam si quis ponat, recte eum putare consentiam»10.
Le due immagini della manifestazione della potenza di Dio coinvol- gono una serie di motivi tipici tanto della fonte platonica quanto di quella aristotelica. A ben osservare la quaestio non appartiene alla sola discussione teologica medievale, né con ciò riferiamo esclusivamente della riflessione sul tema nei suoi interpreti più moderni. Il problema della conciliazione delle due sfere di potenza in Dio è parte di più am- pio percorso di indagine sui valori e i caratteri di Dio tipico del pensiero
10 P
LATONE,Timeo, 29e in ed. Calcidio: si veda J.H. WASZINK,P.J.JENSEN, Timaeus
a Calcidio translatus commentarioque instructus, cit., pp. 22 e sgg.: «Volens siquidem
deus bona quidem omnia provenire, mali porro nullius, prout eorum quae nascuntur natura fert, relinqui propaginem, omne visibile corporeumque motu importuno fluctuans neque umquam quiescens ex inordinata iactatione redegit in ordinem sciens ordinatorum fortunam confusis inordinatisque praestare. Nec vero fas erat bonitati praestanti quicquam facere nisi pulchrum eratque certum tantae divinitati nihil eorum quae sentiuntur, hebes dumtaxat nec intellegens, esse melius intellegente, intellectum porro nisi animae non provenire. Hac igitur reputatione intellectu in anima, porro anima in copore locata, totum animantis mundi ambitum cum veneranda illustratione composuit. Ex quo apparet sensibilem mundum animal intellegens esse divinae providentiae sanctione». Timeo, più avanti nel discorso affermerà come dalla creazione sia scaturito un unico mondo, per somiglianza con la perfezione del suo artefice: alla perfezione corrisponde quindi, secondo il dialogo platonico, il principio della creazione singola e l’impossibilità di infiniti mondi.
CAPITOLO IV
66
cristiano. La distinzione di due forme di potenza in Dio altro non è se non un aspetto, certo assai peculiare e di vivo interesse, della ricerca di Dio in ambito teologico: di quel Dio creatore dell’universo tutto, che presiede sovrano e governa, potendo qualsiasi cosa e così affermando la sua superiorità sul creato. Questo rapporto di Dio creatore col mondo è oggetto d’indagine, nei primi decenni del VI secolo, nell’opera di Boe- zio, tanto da animare le riflessioni contenute nel De consolatione
philosophiae11:
Sedet interea conditor altus rerumque regens flectit habenas, rex et dominus, fons et origo, lex et sapiens arbiter aequi, et quae motu concitat ire sistit retrahens ac vaga firmat; nam nisi rectos revocans itus flexos iterum cogat in orbes, quae nunc stabilis continet ordo dissaepta suo fonte fatiscant.
Animato dal profondo intento di tradurre in latino l’intera opera dei due massimi filosofi dell’antichità greca, Platone ed Aristotele, per po- terne dimostrare la possibile coesistenza quale sistema filosofico con- giunto, in Boezio chiara è la derivazione dai motivi propri del platoni- smo12:
O qui perpetua mundum ratione gubernas, terrarum caelique sator, qui tempus ab aevo ire iubes stabilisque manens das cuncta moveri, quem non externae pepulerunt fingere causae materiae fluitantis opus verum insita summi forma boni livore carens, tu cuncta superno ducis ab exemplo, pulchrum pulcherrimus ipse mundum mente gerens similique in imagine formans perfectasque iubens perfectum absolvere partes
11 B
OEZIO, De consolatione philosophiae, IV, Carm. VI. Cfr. P.-B. LÜTTRINGHAUS,
Gott, Freiheit und Notwendigkeit in der “Consolatio Philosophiae des Boethius”, in Miscellanea Medievalia, 15 (Berlin-New York, 1982), pp. 53-101.
12 I
POTENTIA DEI (ABSOLUTA) E ONNIPOTENZA DIVINA: DOTTRINA CRISTIANA
67
[…] Tu triplici mediam naturae cuncta moventem conectens animam per consona membra resolvis; quae cum secta duos motum glomeravit in orbes, in semet reditura meat mentemque profundam circuit et simili convertit imagine caelum. […] Dissice terrenae nebulas et pondera molis atque tuo splendore mica; tu namque serenum, tu requies tranquilla piis, te cernere finis, principium, vector, dux, semita, terminus idem.