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La relazionalità

Nel documento Crisi ambientale: un problema filosofico. (pagine 79-82)

PARTE II: L’ECOSAGGEZZA DI ARNE NAESS

5. La relazionalità

La descrizione del mondo naturale e della nostra relazione con esso offertaci dall’ecologia può essere riassunta, come già notato sopra, nella massima “tutto dipende da tutto”. Normalmente si considera la natura, l’ambiente circostante, come lo sfondo sul quale si sviluppa la vicenda umana, intendendolo come impersonale, dotato solamente di caratteri fisico-oggettivi studiati dalle scienze naturali, mentre il modo in cui gli uomini esperiscono la natura è inteso come soggettivo. Il valore che la natura può avere per un individuo, generalmente ma non necessariamente, limitato all’esperienza che ne fa in occasioni ricreative, è considerato del tutto personale. La realtà, a sua volta, è intesa come composta di enti oppure oggetti fisici, mentre l’impressione o la percezione di essi è considerata soggettiva. La tendenza è quella di oscillare all’interno di un dualismo radicale, tra accettate concezioni “oggettive” della natura, come materia organica e inorganica dotata di qualità primarie fisico-chimiche, e concezioni “soggettive” tollerate, ma prive di dignità conoscitiva, dove ciascun soggetto attribuisce a quegli oggetti naturali qualità e valore secondo la propria esperienza, al massimo materia di una descrizione poetica ed irrazionale.

L’aumento della nostra consapevolezza relazionale è una delle conseguenze filosofiche più importanti deducibili dalle conclusioni della ricerca ecologica. Infatti, per Naess:

“L’aspetto che più ci interessa della scienza ecologica è che essa si occupa in primo luogo delle relazioni tra le varie entità, considerando tali relazioni una componente essenziale rispetto a ciò che le entità sono in sé stesse. Le relazioni possono essere sia interne sia esterne.

Esempio: quando un uccello mangia una zanzara, si trova in una relazione esterna rispetto alla zanzara, ma il fatto di mangiarla è una relazione interna rispetto all’ambiente. (All’inizio la zanzara è esterna all’uccello, ma entrambi sono collocati entro un ambiente).”175

Il concetto di relazione interna o intrinseca viene introdotto da Naess nell’articolo del 1973:

“Una relazione tra due enti A e B è intrinseca quando la relazione appartiene alla definizione o alla costituzione fondamentale di A e di B, e tale per cui, tolta la relazione, A e B non sono più gli stessi enti.”176

La relazione esterna, invece, è il modo in cui la scienza naturale ed il senso comune sono portati a vedere le relazioni tra gli enti: una relazione tra due oggetti separati e sussistenti, che ontologicamente avviene in un secondo tempo rispetto al porsi degli oggetti. Il filosofo norvegese ha bisogno di difendere il concetto di relazione intrinseca, contro la comune accezione di relazione come esterna, e contro coloro che tendono ad utilizzare tale accezione a sostegno di un’ideologia che separa l’uomo e il sé dall’ambiente. L’idea comune della connessione estrinseca tra le cose, oltre che fra l’uomo e il suo ambiente, è ben radicata nella dicotomia tra soggetto e oggetto, e quindi nella separazione tra “cosa per me” e “cosa in sé”:

“I filosofi e gli scienziati hanno tentato di fornire descrizioni comprensibili delle cose in sé, descrizioni assolutamente indipendenti dalla loro percezione sensoriale o di altro tipo. A mio avviso, e penso di poterlo affermare con una certa sicurezza, tutti questi tentativi sono falliti, e l’errore sta proprio nel modo con cui è stata posta la questione. C’è una forte tradizione filosofica che parte da Newton per arrivare fino

175 Ivi, cit., p. 36; trad. it., p. 40.

176 A. Naess, The Shallow and the Deep Long-Range Ecology Movement. A Summary, cit.,

a Kant e alla sua Ding an sich, la cosa in sé su cui non è possibile fare

nessuna affermazione positiva. I nostri libri di testo, con incredibile

superficialità, in genere si accontentano di un compromesso: la forma, il peso e altre qualità sono oggettive, mentre il colore e l’odore sono classificati come soggettivi.”177

La distinzione tra soggettivo e oggettivo è impronta della tradizione scientifico-filosofica occidentale, ma anche errore comune d’interpretazione della realtà. Per Naess:

“solo lo studio della metodologia può aiutare a comprendere la funzione dei modelli di pensiero della fisica. Questo ci risparmia molti e infruttuosi tentativi di distinguere tra le cose e la natura in sé (an sich) e la natura per me (an mich). La distinzione stessa può essere gradualmente eliminata.”178

“Il tentativo di descrivere il mondo sulla base di tali concezioni è destinato a fallire. Al massimo si potrà pervenire a un mondo spettrale, completamente inumano. Un parto della fantasia interessante, ma inutile come descrizione della realtà.”179

L’idea di enti separati e indipendenti, “l’immagine di uomo-nell’ambiente” va abbandonata in favore dell’immagine di “campo totale relazionale”. La relazionalità ecologica sostiene la rappresentazione del mondo come “relazioni continue di interdipendenza”.

“Il relazionismo ha un valore ecosofico, perché aiuta a scalzare la tendenza a vedere gli organismi o le persone come qualcosa che può essere isolato dal proprio ambiente. Parlare di interazioni tra gli

177 A. Naess, Ecology, Community and Lifestyle, cit., p. 48; trad. it., p. 55. 178 Ivi, cit., p. 49; trad. it., p. 57.

organismi e l’ambiente dà origine ad associazioni sbagliate, perché un

organismo è un’interazione. Gli organismi e l’ambiente non sono due

cose: se un topo fosse collocato nel vuoto assoluto, non sarebbe più un topo. Gli organismi presuppongono un ambiente. Analogamente, una persona è parte della natura nella misura in cui rappresenta un nodo di raccordo all’interno del campo totale. Il processo di identificazione è un processo in cui le relazioni che definiscono il nodo si espandono fino a includere una parte sempre più grande del campo. Il ‘sé’ si sviluppa verso il ‘Sé’.”180

Non occorre essere specialisti della scienza ecologica per comprendere l’intrinseca relazionalità di ciò che esiste: la questione del nostro rapporto con l’ambiente diviene questione dell’ontologia, di “ciò che è” e della nostra visione del mondo.

Nel documento Crisi ambientale: un problema filosofico. (pagine 79-82)