E se la scuola assiste ad una proposta più in linea con le attività agite nell'ambito educativo sarà facile prevedere che saremo agevolati nel gradimento per la nostra disciplina.
CAPITOLO 6
LA SCHERMA E SUOI ASPETTI EDUCATIVI: ALCUNE CONSIDERAZIONI.
Sappiamo bene che lo sport in genere contribuisce a formare il fisico, la personalità, le abitudini sociali.
I valori educativi, formativi e morali sono il fondamento condiviso sul quale si crea l'attività sportiva giovanile, anche se non mancano esempi sfavorevoli che trasgrediscono questo principio.
Questi avvenimenti fortunatamente non affievoliscono l'impegno di tanti dirigenti, tecnici e educatori: lo sport rimane ancora una delle forme d'associazione percepita come sana e necessaria.
Ovviamente la scuola riconosce nel movimento uno degli elementi più appropriati alla crescita dei ragazzi, anche se le ore ad esso dedicate sono poche, talvolta svolte in ambienti poco idonei e male attrezzati.
L'interesse della scuola primaria, sempre a causa dei tempi ridotti in cui operare, predilige l'aspetto formativo morale del movimento. Scelta condivisibile se ricordiamo che tra le necessità più importanti a cui far fronte ci sono la convivenza, il rispetto di regole, l'aggregazione, la
prevenzione, l'autonomia e la responsabilizzazione.
Sotto questa prospettiva qualsiasi attività di sport potrebbe proporsi come utile allo sviluppo di questi temi; ed effettivamente le discipline sportive più conosciute hanno una forte presenza ed una capacità operativa efficace data l'attenzione che alla scuola hanno rivolto in anni di
intervento e di concretizzazione di progetti mirati (vedi la pallamano, la pallacanestro ed ultimamente il rugby).
Noi sosteniamo però che la disciplina schermistica, oltre a possedere quelle caratteristiche tipiche degli altri sport (allenamento fisico, impegno mentale, relazioni sociale) ha un valore aggiunto che risiede nella sua antica esistenza: la scherma, quindi, è anche storia, filosofia, linguaggio verbale e corporeo.
L'uso delle armi implica disciplina, comprensione di regole, attenzione e concentrazione, dialogo con i compagni, condivisione dell'esperienza.
La corretta esecuzione di un colpo, la coscienza di un miglioramento, la fluidità di un'azione, possono esprimere con forza la sensazione d'adeguatezza del singolo e regalare una
soddisfazione del sé a livello molto profondo.
Seppure è necessaria la presenza dei compagni o dell'antagonista per giocare alla scherma, l'individualità rimane elemento fondamentale e nei limiti di un regolamento (non poi così restrittivo) ognuno ha certamente la possibilità di esprimere al meglio la personale indole e sperimentare nuove soluzioni.
Da questo punto di vista, che ricordiamo è quello dell'ottica del ciascuno, la scherma esprime il massimo della sua forza educativa grazie all'ampia gamma di suggerimenti utili sia per gli aspetti legati all'apprendimento culturale che per quelli motori.
L'aspetto motorio è, in ogni caso, quello che a noi più interessa dato che il nostro ruolo d'esperti esterni nella scuola sarà circoscritto a quell'ambito. Non sono però da escludere richieste a sostegno degli interventi elaborati in classe in aree quali quella logica matematica, linguistica, espressiva e così via; pertanto la costante collaborazione con gli insegnanti e la capacità di diventare inter-disciplinari divengono elementi qualificanti del nostro impegno.
Insistiamo sul fatto che la scherma è giustificazione per il lavoro che a scuola si sviluppa al fine di aumentare le abilità degli allievi, e non sarà l'aspetto fondamentale del nostro intervento.
L'uso delle armi, l'organizzazione di un torneo, la forma ludica dell'assalto, saranno momenti conclusivi, obbiettivi finali che sottintendono un precedente impegno realizzato primariamente per la scuola.
Chiariamo questo punto con un esempio.
Sappiamo bene che la scherma si gioca in uno spazio delimitato, con attrezzi particolari e che ha bisogno di inventiva.
Queste tre componenti ci permetteranno di realizzare una buona parte di lezioni con rilevante connotazione motoria che avranno come interesse:
- La conquista di spazi verticali, orizzontali, conosciuti, sconosciuti.
- La conquista dell'uso di materiali ed oggetti vari con esercizi realizzati, da soli o con i compagni, con modalità fantasiose o strutturate.
- La conquista del lavoro a corpo libero attraverso imitazioni, equilibri, simbologie.
- La conquista di capacità ideative ( costruzione di percorsi, di giochi nuovi o di modifiche a giochi conosciuti)
Si potrà quindi inventare la scherma giocando con bottiglie vuote, con carta, costruendo pedane di corde o di materassini; si potranno proporre giochi da imitare oppure inventare nuove regole e praticare una scherma del tutto diversa da quella che conosciamo.
Qualsiasi cosa che noi faremo e che avrà presente il senso di adeguatezza e di conquista da parte degli allievi, risulterà efficace.
Ci piace sottolineare che la scherma ha anche il fascino della bivalenza (che qui usiamo con il significato di doppio valore e non nell'accezione di ambiguo) dato che i suoi elementi costitutivi possono essere frutto o di sperimentazione e di ricerca, (quindi espressione conclusiva di un lavoro lungo e ragionato) oppure spunto di partenza per costruire un momento di gioco costruttivo ed organizzato.
La scelta dipenderà dalla richiesta della classe, dal tipo di gruppo, dalle necessità che l'insegnante ritiene affrontare in via prioritaria. Da qualsiasi punto decideremo di partire, ed agendo con quelle modalità che abbiamo visto, avremo la possibilità di rispondere
adeguatamente alle richieste per le quali la scuola ci ha accolto.
L'aspetto educativo della scherma risiede anche in questa duttilità, e ci piace pensare che a differenza di altre discipline non è necessario partire dall'apprendimento dei fondamentali per poi passare all'evoluzione.
Senza aggiungere né togliere nulla al Suo racconto, di seguito, le parole della maestra Serena (Scuola elementare Collodi). La sensibilità con cui sono scritte e la sincera esposizione di un'esperienza, ci aiutano a comprendere quanto importante sia, per la nostra disciplina e per la qualità degli interventi scolastici che faremo, la comprensione piena di una realtà nella quale, in passato, vi siamo entrati senza cognizione di causa.
UN ANNO DI SCHERMA
Durante lo scorso anno scolastico, nelle mie due classi (due quinte elementari), abbiamo giocato alla scherma. Anzi, per usare la "tranquillizzante espressione" di Fausto, abbiamo giocato "a far finta di ucciderci".
E' così che il maestro Colombo ha esordito quando, arrivato in classe, ha fatto la proposta ai bambini; questi, naturalmente, hanno risposto con l'entusiasmo che li contraddistingue, però, più per simpatia nei suoi confronti e per la curiosità di poter tenere in mano un'arma, piuttosto che per cognizione di causa, considerato il fatto che la maggior parte di loro, insegnante compresa, era quasi totalmente a digiuno di questo sport. E' iniziato così un viaggio lungo un
anno, un viaggio che ci ha portato dalla semplice storia di uno dei giochi più antichi fra quelli praticati dall'uomo, alla riflessione sulle dinamiche personali e del gruppo-classe. Forse è proprio questo uno degli aspetti più interessanti: via via che passavamo (uso sempre il plurale perché davvero anch'io mi sono sentita coinvolta in prima persona nelle attività proposte da Fausto... e devo dire che mi sono anche divertita parecchio le poche, purtroppo, volte in cui ho potuto partecipare attivamente!) dai semplici giochi per imparare le posizioni alle sfide con le bottiglie vuote, fino ai tanto agognati assalti, è cresciuta in tutti noi la sensazione che la scherma fosse qualcosa di più del semplice giochino a cui avevamo pensato all'inizio.
Intanto, molto è stato fatto per far capire ai bambini che ognuno di loro faceva parte di una squadra e aveva un compito da assolvere: il direttore di gara, l'arbitro, i tecnici delle armi, il medico... Tutti venivano chiamati a tirare, ma, per la buona organizzazione e, quindi, per il divertimento di tutti, ogni singolo doveva portare avanti con responsabilità anche il suo ruolo particolare; quest'ultimo era scelto non solo in base alle caratteristiche positive del bambino, ma, a seconda dei casi, anche in vista delle carenze da migliorare. Inoltre, molto tempo è stato dedicato alla cura delle caratteristiche psicologiche che permettono ai bambini di sostenere al meglio un confronto (nello specifico, un assalto, ma la vita tutti i giorni ci offre spazi in cui occorre un buon equilibrio per non essere schiacciati dal peso delle diversità, che dovrebbero essere occasione di arricchimento e non di frustrazione): attenzione, creatività, reattività, prontezza, senso del limite... tutto ciò, naturalmente, non finalizzato solo all'ora di motoria, ma vissuto dai bambini come momento di "allenamento" anche per le attività scolastiche di ogni giorno.
Certo, tutto questo può nascere se si crea una forte sinergia fra le persone che operano e collaborano in palestra, anche se per poche ore la settimana: la scherma cessa di essere soltanto uno dei tanti sport che gli insegnanti usano per riempire le ore di motoria o per fare proseliti in vista dell'agonismo e diventa un'occasione per mettere a fuoco in un contesto diverso quegli obiettivi che sono parte integrante dello sviluppo della persona (che, per inciso, dovrebbe sempre essere anteposto, soprattutto nella scuola, ai fini di carattere meramente scolastico); ognuno trova modo di esprimersi, ma senza ipocrisie e falsità: nella scherma non si pareggia, non ci sono scuse né scusanti: o si vince o si perde! Quanto hanno bisogno i bambini di oggi di aver chiaro cosa sanno fare e cosa non sanno fare, quante sono le bugie dette dagli adulti, spesso per mantenere una parvenza di clima pacifico che non fa bene a nessuno.
Ci sono state anche delle lacrime dopo un assalto andato male, ma soprattutto ci sono state tante occasioni di riflessione sugli atteggiamenti, le conquiste e le sconfitte, che servivano a migliorare l'autostima ed imparare a sopportare la frustrazione per aver mancato un obiettivo molto desiderato.
Saper accettare un rimprovero o un giudizio non positivo ma costruttivo, espresso nel rispetto della persona che sta davanti, è il primo passo nella costruzione di un'identità forte e capace di accettare la vita, coi suoi successi e le sue naturali difficoltà.
CAPITOLO 7