• Non ci sono risultati.

LE REGOLE DEL VINO NEGLI STATI UNITI NELLA PROSPETTIVA DELL’ESPORTATORE

3.3. LA DISCIPLINA DEL VINO A LIVELLO STATALE

3.3.2. La situazione attuale del commercio vitivinicolo statunitense

L’impatto della sentenza Granholm v. Heald non fu decisivo come molti si aspettavano, gli Stati, infatti, hanno continuato a disciplinare la materia del commercio di alcolici in modo multiforme.

Nonostante un significativo incremento nel numero dei federati che hanno dimostrato una certa apertura nel concedere l’invio diretto di vino da parte di operatori stranieri ai propri cittadini, nei fatti, coloro che decidono di farlo, devono confrontarsi con le articolate normative statali dettate a riguardo. Simile eterogeneità disciplinare comporta un notevole grado di difficoltà nel seguire le disposizioni nazionali riguardanti il commercio del vino, limitando sostanzialmente la libera circolazione del prodotto enologico all’interno degli Stati Uniti.106

Questa situazione si traduce nel fatto che attualmente 39 federati permettono a produttori, distributori, importatori, grossisti e rivenditori stranieri, muniti di valida licenza, di inviare vino direttamente ai consumatori senza che sia necessaria la presenza fisica al momento

104 North Dakota v. United States, 495 U.S. 423, 428 (1990).

105 FIGGE,CASE NOTE: Challenging Anti-Commerce State Regulatory Schemes in Light of Supreme Court’s Admonition of Protectionist Alcohol Regulations; Granholm v. Heald, cit., 252-258.

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00003999/

96

dell’acquisto, a condizione che siano rispettate le discipline statali poste a riguardo.107

La maggior parte delle normative emanate per regolamentare la spedizione diretta del vino da parte di soggetti stranieri, sono state poste seguendo le linee guida contenute nel “Wine Industry Model Direct Shipping Bill”, adottato nel 1997 su proposta di un gruppo di produttori Californiani e di varie associazioni che operano nel settore vitivinicolo, fra le quali “The Wine

Institute” e “The American Vintners Association”.

Le leggi emanate seguendo le direttive contenute in questo modello solitamente prevedono che per essere idonei a inviare il vino, i fornitori stranieri devono ottenere un apposito permesso, pagare le tasse e le accise dello Stato in cui inviano il vino, limitare la quantità di prodotto spedito, confezionarlo in modo da evitare che possa essere acquistato da parte di minori, e rendere conto annualmente circa la quantità di vino inviato. Prevede inoltre il divieto assoluto di inviare il prodotto enologico nelle zone cosiddette “dry” in cui tale possibilità è totalmente preclusa. L’eventuale violazione di uno di questi adempimenti è punita con la revoca o sospensione della licenza o in alternativa con il pagamento di una multa. L’invio di vino in assenza del permesso è vietato e l’eventuale compartecipazione a tale pratica commerciale sleale è severamente punita dalle autorità statali.

Lo Stato della California, per esempio, permette l’invio diretto di vino da parte di soggetti non statali solamente se ottengono il Wine Direct Shipper’s

Permit, previo pagamento di una tassa di 10 dollari da rinnovare

annualmente. Non sono previsti limiti quantitativi alla spedizione, e il vino può essere venduto solamente a cittadini aventi almeno 21 anni, per uso personale. Al momento della spedizione è necessario indicare sulla confezione il contenuto di alcol e la necessità della presenza di una firma da parte di un soggetto maggiorenne affinché il prodotto possa essere

107 Gli Stati che consentono attualmente l’invio diretto di alcolici sono: Alaska, Arizona, California,

Colorado, Connecticut, Florida, Georgia, Hawaii, Idaho, Illinois, Indiana, Iowa, Louisiana, Kansan, Maine, Maryland, Michigan, Minnesota, Missouri, Nebraska, Nevada, New Hampshire, New Mexico, New York, North Carolina, North Dakota, Ohio, Oregon, Rhode Island, South Carolina, Tennessee, Texas, Vermont, Virginia, Washington, Washington D.C., West Virginia, Wisconsin, Wyoming.

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00003999/

97

ricevuto. Lo spedizioniere extrastatale deve inoltre riferire ogni anno alle autorità nazionali la quantità di vino inviato, oltre a dover pagare le tasse di vendita e di utilizzo e le accise di vendita, previste per i residenti dello Stato stesso108.

Lo Stato di New York, invece, consente ai produttori e distributori di vino extrastatali di inviare fino 36 casse di vino contenenti fino a 9 litri di vino ogni anno ai propri cittadini aventi almeno 21 anni, ed esclusivamente per uso personale. Questa possibilità è subordinata al fatto che si ottenga la licenza statale che abiliti a inviare direttamente il vino, da rinnovare ogni anno dietro pagamento di una tassa di 125 dollari.

Lo spedizioniere deve inoltre fornire la prova dell’ottenimento del permesso sulle imposte di vendita e della registrazione quale distributore di bevande alcoliche ai sensi della legge fiscale dello Stato di New York. Al momento dell’invio deve obbligatoriamente essere indicato sulla confezione il contenuto di alcol, e la necessità della firma di un cittadino avente almeno 21 anni, affinché la consegna vada a buon fine. Il produttore o distributore deve presentare ogni semestre un rapporto in cui indica la quantità e il valore del prodotto inviato, il vettore utilizzato per la spedizione, il nome e l’indirizzo degli acquirenti; è inoltre tenuto al pagamento delle tasse di vendita statali e locali, oltre alle accise sulla vendita, prevista dalle leggi di tale Stato.

Qualora tali disposizioni non fossero rispettate, le autorità nazionali sono obbligate a sospendere o revocare il permesso che consente di inviare direttamente o, in alternativa, ottenere il pagamento di una sanzione amministrativa.109

Questi due esempi dimostrano che nonostante molti Stati abbiano accordato maggiore libertà nel consentire l’invio diretto del vino al loro interno, le leggi poste a riguardo, scoraggiano i produttori, specie se piccoli, poiché il loro rispetto è complicato e i costi da sostenere elevati. L’obiettivo di libera circolazione sotteso alla clausola del commercio, in

108 California Alcoholic Beverage Control, § 23661.3. 109 New York State Alcoholic Beverage Control, § 79- c.

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00003999/

98

realtà solo in apparenza sembra raggiunto, nei fatti soccombe di fronte a una miriade di leggi statali favorevoli all’economia nazionale.110

I restanti 12 federati, invece, non consentono l’invio diretto di vino ai loro cittadini e fra questi, quattro, consentono un eccezione qualora sussistano i requisiti del Federal on-site Shipping.111

In queste zone lo Stato ha il monopolio sui prodotti alcolici, esercitando un forte controllo sia sul piano distributivo, sia su quello commerciale, decide quindi chi può importare vino al suo interno e definisce i rapporti fra i vari livelli di distribuzione.

Un esempio di questa categoria di Stati è la Pennsylvania, in cui è vietato l’invio diretto di vino ai cittadini da parte di soggetti non statali, salvo ciò che è previsto dalle altre previsioni legislative. Esse prevedono che produttori, importatori e distributori extrastatali possono inviare vino al suo interno, solamente se ottengono apposita licenza e sottostanno a determinati limiti:112

possono inviare solamente varietà e brands indicati in una lista pubblicata annualmente dalle autorità statali;

• possono inviare fino a 9 litri al mese a residenti aventi almeno 21 anni per uso personale;

• non possono inviare vino nelle aree dello Stato che in assoluto non lo consentono,

• annualmente devono rendere conto della quantità totale di vino inviato nell’anno precedente;

• il vino non può essere inviato direttamente ai cittadini ma solo ai

Pennsylvania Liquor State;

• i cittadini sono tenuti al pagamento delle tasse applicate sul vino non statale;

• al momento della consegna il cittadino deve firmare una dichiarazione giurata in cui garantisce che il vino sarà utilizzato

110 PERKINS, Wine Wars: How we Have Painted Ourselves into a Regulatory Corner, cit., 397, 416-420. 111 Gli Stati che attualmente non consentono l’invio diretto di alcolici sono: Alabama, Arkansas,

Delaware, Kentucky, Massachusetts, Mississippi, Montana, New Jersey, Oklahoma, Pennsylvania, South Dakota, Utah.

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00003999/

99

solamente per l’uso personale, l’eventuale rivendita è considerata reato;

• il consiglio dello Stato della Pennsylvania è tenuto a presentare annualmente alla commissione di legge e giustizia del senato e della camera dei rappresentati, un rapporto in cui indica il numero delle licenze rilasciate, la quantità totale di vino extrastatale venduto e il valore totale delle vendite.

Questo esempio ci fa capire come negli Stati in cui non si permette l’invio diretto, le autorità hanno il controllo totale di tutte le fasi della commercializzazione del vino, esse, infatti, scelgono le varietà e i brands vendibili attraverso un sistema di selezione gestito da apposite commissioni, le quali decidono quali vini distribuire entro lo Stato sulla base di vari criteri, come per esempio la quantità di vino della stessa tipologia già commercializzato, le caratteristiche organolettiche del prodotto, e parametri meramente estetici quali la forma della bottiglia e il

design dell’etichetta. Gestiscono inoltre in modo capillare i rapporti fra i

vari distributori, al fine di evitare che entrino in concorrenza fra loro, e controllano la vendita al dettaglio finale.

L’analisi della situazione attuale del commercio vitivinicolo statunitense, rivela come esso sia ancora pesantemente ostacolato dalla volontà normativa dei singoli Stati, la quale presenta un diverso grado di apertura nei confronti degli operatori stranieri.

Questa varietà disciplinare si riflette in negativo anche nei confronti dell’e-

commerce; negli ultimi anni infatti è aumentata la tendenza a vendere e

comprare merci via internet, ma nei fatti questa possibilità è ridotta se il bene in questione è vino. Negli Stati in cui la spedizione diretta è vietata le possibilità offerte dal commercio via internet sono precluse, in quelli in cui si consente l’invio diretto, le molte leggi particolari e complesse spesso scoraggiano dal farlo, e incidono negativamente sulle potenziali opportunità offerte dal e-commerce.113

113 I maggiori siti internet americani che trattano il commercio di vino come MyWineDirect e TheWineBuyer non spediscono il vino in alcuni fra gli Stati che consentono l’invio diretto.

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00003999/

100

Questo problema è al centro di un dibattito molto animato che vede come protagonisti consumatori, rivenditori e dettaglianti da un lato; distributori e Stati dall’altro114. I primi richiedono condizioni di mercato meno limitative, e sono fortemente ostacolati dagli Stati e dai distributori i quali, al contrario, hanno molti interessi a mantenere un forte controllo sulla vendita del vino e un sistema di distribuzione capillare e oneroso.

Nel 2003, a riguardo, la Federal Trade Commission ha reso noto un Report intitolato “Possible Anticompetitive Barriers to E-Commerce: Wine”115.

In questa sede sono state analizzate le problematiche connesse alla questione dell’invio diretto del vino negli USA, riportando risultati empirici volti a dimostrare che una maggiore liberalizzazione del commercio del vino sortirebbe molti effetti positivi.

La Commissione federale ha dimostrato che l’invio diretto gioverebbe ai cittadini, poiché agevolerebbe il mantenimento di prezzi meno elevati e permetterebbe la scelta fra una gamma di vini più vasta. In occasione del

Report si è inoltre provato che in molti Stati in cui si consente l’invio

diretto non si è verificato un incremento dell’accesso dei minori agli alcolici, a tal proposito si è evidenziata la possibilità degli Stati di raggiungere gli obiettivi sottesi alle leggi limitative con mezzi alternativi meno restrittivi.

Il documento della Commissione federale, pertanto, si è rivelato significativo, poiché ha riaperto il dibattito circa le difficoltà insite nel commercio vitivinicolo statunitense; inoltre, pur non avendo effetti diretti sulla legislazione in vigore, rappresenta una valida argomentazione per incentivare in sede legislativa e giudiziaria un abbattimento delle barriere al mercato vitivinicolo116.

114PERKINS, Wine Wars: How we Have Painted Ourselves into a Regulatory Corner, cit., 419-428.

115 Possible Anticompetitive Barriers to E-Commerce: Wine, a Report from the Staff of the Federal Trade Commission, Luglio 2003.

116 M.T.ROBERTS,U.S. Wine Regulation: Responding to Pressures and Trends in a Global Food System, in Le regole del vino, op.cit., 182.

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00003999/

101