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4. Interventi: prevenzione del disagio o promozione del benessere?

4.2. La situazione italiana: “lavori in corso”

4.2. La situazione italiana: “lavori in corso”

della Salute e delle Politiche Sociali – Settore Salute, 2009) le donne italiane entrano spesso in contatto con i servizi-sociosanitari durante la gravidanza e iniziano a farlo ad un'età gestazionale molto precoce: nell'84.5% dei casi le visite ostetriche sono più di 4, nel 73.2% vengono svolte più di 3 ecografie e solo nel 4% delle gravidanze il primo controllo ginecologico viene effettuato dopo la 12° settimana.

Dall'indagine dell'Istat “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari – Anno 2005” (Istat, 2006), emerge che il 30.9% delle donne in attesa del primo figlio ha preso parte a corsi pre-parto, percentuale che sale al 45.5% se si considerano anche le precedenti gravidanze.

Sia in questa che in altre fonti (Grandolfo et al., 2002; Ministero della Salute, 2008) viene sottolineata una recente tendenza ad un eccesso di medicalizzazione dell'evento nascita (troppe visite, troppe analisi, troppe ecografie) con conseguente riduzione della capacità decisionale della donna rispetto a ciò che le sta accadendo. Grandolfo et al. (2002), in particolare, sottolineano l'esigenza di sviluppare azioni di empowerment a favore delle madri in attesa, in modo da far loro recuperare autonomia e controllo.

E' interessante rilevare che, a fronte di queste considerazioni, in tutti questi studi non si fa quasi mai accenno alla possibilità dell'emergere di sintomi depressivi dopo il parto. Centrali appaiono gli aspetti legati al decorso della gravidanza, alla modalità del parto (spontaneo vs. cesareo) e all'allattamento (durata, possibili complicazioni, ricadute sulla salute del bambino) ma sono scarsi i lavori che si sono interessati alla salute psicologica della donna in questa fase della sua vita.

Nell'indagine Istat sul ricorso ai servizi sanitari precedente a quella appena citata (Sabbadini, 2001), viene riportato che il 31.2% delle donne intervistate ha dichiarato di aver avuto problemi di depressione di breve durata dopo il parto mentre il 4.2% ne ha sofferto per periodi più prolungati. La rilevazione dell'informazione, tuttavia, non si è basata su strumenti standardizzati o interviste cliniche, ma è stata affidata ad un'unica domanda, a cui le madri dovevano rispondere barrando SI o NO:“Ha avuto uno o più dei seguenti disturbi dopo il parto?” Problemi di depressione di breve durata (qualche giorno); Problemi di depressione duraturi.15

E' evidente che l'utilizzo di un simile quesito, poco chiaro e non definito, può

15 Erano inoltre presenti anche i seguenti item: Problemi ginecologici, Problemi al seno (mastite,

implicare il rischio di non comprendere la reale portata del disturbo preso in esame e presumibilmente di offrirne una sotto-stima.

Non sono presenti, peraltro, altri dati nazionali in letteratura. Pochi sono, di fatto, i lavori italiani pubblicati su riviste scientifiche che si sono occupati specificatamente di questo tema.

Fra questi, quello fiorentino di Benvenuti et al. (1999) con cui gli autori hanno provveduto a validare la versione italiana dell'EPDS comparandola con interviste cliniche basate sulla Mini International Neuropsychiatric Interview (MINI). Il 15.9% delle 113 madri coinvolte nello studio sono state diagnosticate come depresse 8-12 settimane dopo il parto, di cui il 5.3% soffriva di un disturbo depressivo maggiore da severo a moderato. Il basso tasso di risposta (59.7%) e la ridotta ampiezza del campione limitano tuttavia la significatività dei dati riportati.

Nello studio già citato di Romito et al. (1999) condotto in 5 diversi ospedali del Friuli Venezia Giulia, è emerso che fra le 728 madri che hanno restituito il questionario postale 12 mesi dopo la nascita (tasso di risposta: 89%) il 9% aveva un punteggio al GHQ oltre il valore soglia.

Successivamente, Romito et al. (2009) hanno rilevato che a Trieste 8 mesi dopo la nascita il 5.1% delle 292 donne raggiunte telefonicamente (tasso di risposta: 83%) presentava sintomi depressivi.

Recentemente, infine, nel lavoro romano di Currò et al. (2009) il 19% delle madri e il 9.1% dei padri che ha compilato l'EPDS 5 settimane dopo il parto (tasso di risposta: 49.3% e 34.9%, rispettivamente) aveva un punteggio elevato (4 madri e 2 padri hanno ricevuto una conferma diagnostica da parte di uno psichiatra).

Questi pochi dati, per quanto scarsi e non sempre validi metodologicamente, mostrano come il problema della depressione post-partum sia presente anche in Italia e necessiti di risposte esaustive ed urgenti.

Come precedentemente evidenziato (cfr. Introduzione) la SIGO ha promosso una campagna di sensibilizzazione su questo tema ma poche sono state le azioni concrete efficacemente implementate.

Problemi centrali, in Italia, sono la parcellizzazione delle risorse e l'insufficiente documentazione delle iniziative realizzate. Ciò è spesso associato, inoltre, all'assenza di un'adeguata procedura di valutazione degli interventi condotti. Tutto questo si

traduce in singole iniziative locali che, per quanto valide e efficaci, non possono arrivare a divenire prassi routinarie perché restano confinate nel territorio in cui hanno avuto origine.

Le indicazioni ministeriali sintetizzate nel Progetto Obiettivo Materno Infantile (POMI) sono principalmente orientate alla de-medicalizzazione dell'evento nascita e pongono solo una marginale attenzione al benessere psicologico della donna dopo il parto (Ministero della Salute, 2008). Malgrado infatti si faccia riferimento ad attività di counseling dirette alle madri e al supporto durante il puerperio, non vengono delineate chiare linee guida da seguire e il termine “depressione” non compare mai. I Percorsi Nascita, che si ispirano al POMI, non offrono inoltre gli stessi servizi in tutto il territorio nazionale e non presentano sempre un'analoga strutturazione. Ne è un esempio la differente disponibilità di strutture nel Sud e nelle Isole rispetto al Centro e al Nord, che ostacola la possibilità per le future madri di ricevere un sostegno adeguato (Istat, 2006).

Tutti questi elementi rendono evidente l'impossibilità di descrivere in modo esauriente le iniziative di prevenzione attuate in Italia: il problema è noto ma spesso trascurato, i tentativi per affrontarlo ci sono ma sono scarsamente documentati, la valutazione è praticamente assente.

Un approccio più sistematico e innovativo appare necessario.

È da queste constatazion1 che nasce il progetto “Promozione del benessere di madri e padri dopo la nascita di un figlio: un intervento con i padri”.