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La storia della cultura dopo la Morte Nera

Kulturgeschichte o storia sociale dell’arte?

3.5. La storia della cultura dopo la Morte Nera

Mentre connoisseurship e iconologia furono un fondamento metodologico fortemente caratterizzante tutti gli studi di Meiss sino ai più maturi, il libro sulla Peste Nera costituì, nelle sue intenzioni più esplicite di ricostruzione di un ambiente psicologico e sociale, un unicum nella bibliografia dello studioso e sicuramente risentì del momento culturale in cui fu scritto. Nel successivo saggio breve su Mantegna miniatore l’attenzione per il contesto di produzione dell’opera d’arte si aprì all’analisi del gusto della committenza187. In generale, questo fu l’aspetto che la critica apprezzò maggiormente, a partire da un’anonima recensione su «L’Arte» che lodò il metodo «perfetto per ampiezza di richiami, per sicurezza di gusto»188 e subito si vide un parallelismo nelle complicate relazioni tra arte e politica affrontate nel libro sulla peste189. Con Mantegna as Illuminator Meiss si avvicinava di fatto allo studio della committenza di corte che avrebbe più compiutamente esplorato per il Duca di Berry. Tuttavia, questa partita attributiva, al di là del côté politico descritto, veniva giocata essenzialmente sul piano stilistico, mettendo alla prova ancora una volta l’occhio da conoscitore dello studioso americano, in assenza di un appoggio documentario certo a cui ancorare l’attribuzione, la quale fu complessivamente respinta190. La più compiuta realizzazione di questa riflessione si esplicitò nel magnum opus sull’arte alla corte dei Berry, che – come osservato da Bruno Toscano – era «legato con fili sottili ma consistenti a Painting in Florence and Siena», nella ricostruzione di un ambiente culturale, ma anche di un tessuto politico e sociale che mutò in seguito a un altro trauma come l’invasione inglese e le lotte tra borgognoni e armagnacchi191. Anche Colin Eisler in una recensione all’ultimo volume della serie fece un analogo paragone192 e Armstrong addirittura chiamò in causa Antal in relazione alle osservazioni di Meiss sulla preferenza per la miniatura delle corti aristocratiche del Berry e della Lombardia contrapposta 187 m. meiss, Mantegna as Illuminator. An Episode in Renaissance Art, Humanism and Diplomacy, J.J. Augustin – Columbia University Press, Glückstadt – New York 1957. 188 Millard Meiss, Andrea Mantegna as Illuminator, in «L’Arte», 1957, pp. 204-205. 189 t.s.r. boase, Short Notices, in «The English Historical Review», LXXIII, 287, 1958,

p. 345.

190 APEB. Lettera di Horst W. Janson a Eugenio Battisti, 2 dicembre 1961: «As for

Millard Meiss’ Mantegna attributions, I am just as skeptical as you; in fact, I have hardly met anybody on either side of the Atlantic who accepts them. Neverthe- less, it’s an interesting booklet – Meiss would have been better advised to publish it as an article, it seems to me».

191 toscano 1982, pp. XXIX-XXXI.

192 c.t. eisler, Millard Meiss, French Painting in the Time of Jean de Berry. The Lim-

alla predilezione per la pittura su tavola della classe mercantile dei centri urbani toscani e fiamminghi193. Il monumentale studio sulla pittura francese ruotava sostanzialmente attorno a una committenza, quindi a un gusto, e, in questo senso, sembrerebbe il punto di arrivo del percorso avviato con il Black Death. La definizione del contesto, la descrizione del funzionamento delle botteghe e dei meccanismi di associazionismo, il ruolo delle donne miniatrici, l’introduzione all’inizio del Trecento della lente di ingrandimento e degli occhiali, il rapporto con il committente costituivano l’avvio allo studio delle questioni stilistiche sin dal primo volume194. Il paragrafo New texts

and images in cui si trattavano le nuove introduzioni iconografiche

e i cambiamenti stilistici aveva forti tangenze nell’impostazione con il New form new content post-pestilenziale195. Il punto di maggiore tangenza con gli studi sulla pittura dopo la peste si ha nella trattazione finale dell’ultimo libro, in cui l’espressionismo delle Ore di Rohan era letto come riflesso del trauma della caduta di Parigi del 1420196. Oltre alla già menzionata lectio sul metodo del conoscitore ricostruito da un punto di vista storico, Meiss ebbe un’altra occasione mancata per una riflessione teorica, in questo caso sulla Kulturgeschichte, quando

fu invitato dall’amico Henk Van Os197 a partecipare al simposio

internazionale sullo storico olandese Johan Huizinga, il cui Autunno

del Medioevo fu uno dei classici spesso indicato come precedente per

le tesi dello studioso americano sulla pittura di metà Trecento198. Purtroppo l’americano rifiutò per impegni accademici, ma in una lettera a Van Os scriveva che la sua opinione sul «Groeningen Burckhardt» era un misto di «admiration and antagonism or at least frustration»199. Huizinga fu menzionato nell’introduzione all’ultimo

193 c.a.J. armstronG, French Painting in the Time of Jean de Berry. The Late Four-

teenth Century and the Patronage of the Duke by Millard Meiss, in «The English Historical Review», LXXXIV, 332, 1969, pp. 577-578.

194 m. meiss, Preface, in id., French Painting in the Time of Jean de Berry: The Late Four- teenth Century and the Patronage of the Duke, 2 voll., Phaidon, London-New York

1967, I, pp. 3-13.

195 Ivi, I, pp. 13-18.

196 Cfr. a. markHam scHulZ, French Painting in the Time of Jean de Berry: The Lim-

bourgs and Their Contemporaries, by Millard Meiss, in «Renaissance Quarterly», XXX, 1, 1977, p. 53.

197 Johan Huizinga 1872-1972, Atti del convegno, Groeningen 11-15 dicembre 1972,

a cura di W.R.H. Koops, E.H. Kossman, G. van der Plaat, Nijhoff, Den Haag 1973. Su Huizinga (1872-1945) si rimanda a f. Haskell, Le immagini della storia. L’arte e l’in-

terpretazione del passato, Einaudi, Torino 1997 (ed. or. id., History and Its Images: Art

and the Interpretation of the Past, Yale University Press, New Haven CT 1993), pp.

377-432; e. Peters, w.P. simons, The New Huizinga and the Old Middle Ages, in «Specu- lum», LXXIV, 3, 1999, pp. 587-620; c. cerrini, Johan Huizinga: l’arte come fonte storica, in «Archivio Storico Italiano», CLXI, 595, 2003, pp. 105-139.

198 AAA, MMP. Lettera di Henk W. Van Os a Millard Meiss, 23 dicembre 1971. 199 AAA, MMP. Lettera di Millard Meiss a Henk van Os, 24 gennaio 1972.

volume della serie sull’arte alla corte del Duca di Berry e Meiss ne criticò il pregiudizio politico da olandese repubblicano con cui guardò alla corte borgognona e alla pittura di Jan van Eyck in un «dramatic and somewhat sentimental book […] written to condemn rather than to celebrate Northern culture»200.

200 m. meiss, French Painting in the Time of Jean de Berry: The Limbourgs and their Contemporaries, 2 voll., Braziller, New York 1974, I, p. 5: «As a Dutch republican Hui-

zinga was hostile to all aspects of courtly life, but he failed to recognize that much of the “simple, pure” Italian art he admired was produced at or for courts also».