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CAPITOLO 4 La traduzione

4.2 Commento traduttologico

4.2.3 La strategia traduttiva

È idea ormai accettata che una traduzione non riguarda solo un passaggio tra due lingue, ma tra due culture, o due enciclopedie. Un traduttore non deve solo tenere conto di regole strettamente lingui- stiche, ma anche di elementi culturali, nel senso più ampio del termine.107

Il traduttore, nell’apprestarsi a svolgere il suo lavoro, deve essersi creato un background di conoscenze circa l’argomento trattato nel testo da tradurre, in modo da potersi immergere total- mente nella cultura di provenienza così da cogliere sfaccettature e riferimenti contenuti nel testo e svolgere l’importante funzione di “ponte” tra due mondi diversi. Emblematico quanto espresso da Bruno Osimo nel suo manuale sulla traduzione: “La traduzione è un fenomeno che si sviluppa quando due culture entrano in contatto. […] Si tratta di una mediazione culturale e, in certi casi, affettiva.”108 Per questo motivo, prima di procedere all’esame e alla traduzione dei testi, è stato

analizzato il Nüshu come fenomeno storico e sociale, si sono studiate le sue peculiarità e diverse tipologie di testi a riguardo, in lingua italiana, inglese e cinese, oltre a video, documentari e film.

Considerando il testo in esame come un corpo di testi aperti (secondo la terminologia di Umberto Eco), la strategia adottata è quella della traduzione con una gerarchia di dominante e sottodominanti109: con approccio moderato, si è tentato di mantenere più fedele possibile il mes-

saggio finale a quello delle autrici, conservando anche, in parte, la struttura cantilenata. Tenendo conto dell’impossibilità di riprodurre tutti gli elementi del testo di partenza, il significato dei versi composti dalle donne Nüshu è stato ritenuto il più importante, seguito dall’urgenza e dalla soffe- renza che da essi traspare.

È stata data particolare attenzione alla resa delle immagini sceniche evocate come le decorazioni visive nei templi o i paesaggi naturali attraversati da ruscelli:

106 Ivi, p. 70.

107 UmbertoECO, Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, Milano, Bompiani, 2016, p. 162. 108 BrunoOSIMO, Manuale del traduttore, op. cit., p. 58.

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前面戏台龙阁凤 Sul tetto, draghi e fenici,

背底青山好来游 alle mie spalle, verdi colline sulle quali dilettarmi 面前一般清绿水 davanti a me un ruscello d’acqua cristallina

o le emozioni provate dalle autrici come la solitudine di una casa vuota, il senso di smarrimento nell’essere orfana di padre, o l’impotente disperazione nel dover gestire, da sola, una grande mole di lavoro mentre i propri campi sono colpiti dalla siccità:

看人有爷如珠宝 Guardo alle persone che hanno un padre come avessero un tesoro, 是台焦枯真可怜 Io, così emaciata, così miserevole!

抛下台来空房守 Abbandonata a badare a una casa vuota, 又有一儿两朵花 con un figlio e due figlie

天地工夫没人做 e nessuno che lavori nei campi.

各样事情我独当 Da sola, devo svolgere ogni tipo di faccenda. 望见粮田满垌清 Scorgevo terreni ben coltivati

心中茫茫上六月 e con l’incertezza nel cuore arrivò il Sesto mese. 个个整水应粮田 Tutti preparavano l’irrigazione dei campi: 人的有夫田有水 coloro che avevano marito, avevano campi irrigati. 是我无夫早煞禾 Solo a me, senza marito, l’aridità annientava il riso.

Si pensa siano proprio le sensazioni suscitate da questi versi a creare una sorta di empatia del lettore nei confronti dell’autrice, scopo ultimo di questo lavoro di traduzione.

In un’ottica personale nella quale si inserisce la traduzione come una potenziale attività di grande contributo allo sviluppo del relativismo culturale all’interno della società contemporanea, l’approccio adottato è caratterizzato dal mantenimento delle specificità della cultura emittente, per permettere al lettore l’immersione di un mondo magari sconosciuto o poco familiare. Avendo in- dividuato il lettore modello come un lettore di media cultura, alcuni elementi sono stati dati “per scontati” come la suddivisone del tempo secondo il calendario lunare (Primo mese, secondo mese, terzo mese e così via), o la festosità suscitata da immagini decorative tipicamente cinesi come il drago. Altri elementi estranei alla cultura ricevente, sono stati tradotti letteralmente ma non illustrati all’interno della preghiera, rimandando tale momento a delle note a fondo pagina. In disaccordo con la criticità di Eco, che afferma:

Ci sono delle perdite che potremmo definire assolute. Sono i casi in cui non è possibile tradurre, e se casi del genere intervengono, poniamo, nel corso di un romanzo, il traduttore ricorre all’ultima ratio, quella di porre una nota a piè di pagina – e la nota a piè di pagina ratifica la sua sconfitta.110

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Si ritiene più in linea con il presente lavoro la posizione moderata di Osimo, in commento a quanto appena citato:

A me sembra che non si possa affermare che una nota del traduttore sia necessariamente segno di sconfitta. Del resto, non vedo in che modo in linea di principio le note del traduttore si differenzino da quelle del curatore o dell’autore. Del resto, le note di un autore o di un curatore non sono certo momenti che segnalino la sua incapacità o resa.111

Dal momento che l’intento delle compositrici non era quello di creare ambiguità, difesa da Eco nel suo Dire quasi la stessa cosa112 a proposito dell’arricchimento del testo metatesto, si è ritenuto oppor-

tuno, per non dire doveroso, compensare con delle note illustrative a piè di pagina concetti scono- sciuti a un ipotetico lettore medio italiano. Tali note, volutamente brevi per non costellare il testo finale di interruzioni troppo pesanti e corpose, sono state inserite a chiarimento di concetti quali il Giorno della Pulizia delle tombe, il “mese dei fantasmi”, la Festa del Doppio Nove, l’usanza cinese di costruire le tombe per i propri defunti in montagna (o collina) e le figure di carta da bruciare durante i riti funerari. Tutte le note sono chiuse dalla dicitura N.d.T. - Nota del Traduttore.

Con riferimento alle tendenze deformanti di Antoine Berman113, si specificano ora quali possono

aver avuto una maggiore incidenza sul processo traduttivo in esame:

- Chiarificazione. Si accenna qui a un aspetto che verrà trattato più in profondità in seguito: la compressione di concetti più estesi in soli sette caratteri per verso o il riferimento a si- gnificati impliciti difficili da cogliere nella cultura ricevente. In alcuni casi, si è manifestata la necessità di chiarire quanto espresso nel testo originale apportando delle aggiunte, come nei casi dei versi:

独坐空房心不静 Siedo sola in casa, mio marito è lontano, il mio cuore è agitato, 寡妇修书血泪流 vedova, scrivo, e lacrime di sangue scorrono sul mio viso.

Il sostantivo kōngfáng 空房 (che ricorre spesso nei testi) oltre ad indicare una stanza vuota, ha anche il significato di “casa dove vive la moglie mentre il marito è lontano”. Ciò non emerge dal significato letterale del verso: “siedo sola in una casa vuota, il mio cuore è agi- tato”. Considerato tutto il corpo della preghiera, dove emerge chiaramente come ciò che causa il dolore di questa donna sia la morte del marito, stabilitosi nel mondo degli inferi e quindi lontano da lei, si è ritenuto opportuno specificare. Anche al verso successivo è stato aggiunto un elemento non presente nel testo originale: la dicitura “sul mio viso” in- fatti, non compare, ma si è optato per questa formula perché considerata più completa.

111 BrunoOSIMO, Manuale del traduttore, op. cit., p. 74. 112 UmbertoECO, Dire quasi la stessa cosa, op. cit., p. 112.

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- Allungamento. In parte come conseguenza del punto precedente, in parte dovuto al fatto che la lingua cinese si presenta nettamente più compatta rispetto a quella italiana.

- Distruzione del ritmo. Come già sollevato, non si riscontra nel testo tradotto la suddivisione metrica presente nel prototesto. Tuttavia, si è cercato di mantenere una sorta di ritmo can- tilenato nel testo finale.

- Impoverimento qualitativo. In alcuni casi conseguenza del primo punto: alcuni versi, pre- sentano un’eleganza nella lingua di partenza non traducibile in quella di arrivo, perciò, è stato impossibile rendere il significato e mantenere la qualità della sua forma come nell’espressione:

三层楼上颜容好 Il terzo piano è davvero bellissimo,

双龙抢珠在面前 sul soffitto una coppia di draghi tenta di afferrare la perla infuocata.

L’espressione cinese shuānglóngqiăngzhū 双龙抢珠 indica la tipica decorazione presente sul tetto di templi cinesi e taiwanesi dove due draghi, uno davanti all’altro guardano con brama una perla rossa, infuocata. Spiegare tale riferimento all’architettura e alla decorazione visiva cinesi avrebbe generato un verso estremamente prolisso nonché una brusca interruzione del ritmo della narrazione. In questo caso si è ritenuta superflua anche l’aggiunta di una nota a piè di pagina e si è deciso di limitarsi alla descrizione della decorazione come se fosse davanti ai nostri occhi, perdendo però l’eleganza della costruzione.

Il teorico americano Lawrence Venuti, ha individuato due diversi tipi di strategie traduttive: traduzione “addomesticante” e traduzione “estraniante”114. La prima prevede una stretta adesione

alle convenzioni linguistiche, letterarie e di genere della cultura di arrivo e avvicina il testo al lettore, mentre la seconda, al contrario, avvicina il lettore agli aspetti culturali estranei, che non vengono rimossi o normalizzati, ma esplicitamente manifestati. Senza abbracciare in modo estremista nes- suna delle due, si è comunque mantenuto un atteggiamento vicino alla strategia “estraniante”, cer- cando di conservare il più possibile le sfaccettature e i colori della cultura emittente senza, tuttavia, ammettere risultati poco fluidi o troppo lontani da quella ricevente.

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