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LATE PHASE O SECOND WINDOW OF PROTECTION (SWOP)

Abbiamo visto come la fase precoce del precondizionamento ischemico si sviluppi

immediatamente dopo lo stimolo ischemico precondizionante e si protragga per le

1-2 ore successive.

Nel 1993 due laboratori di ricerca, lavorando indipendentemente uno dall’altro,

scoprirono che l’effetto cardioprotettivo riappariva circa 24h dopo il primo stimolo

precondizionante. Yellon e il suo gruppo osservarono una riduzione dell’area

dell’infarto, usando modelli in vivo di coniglio, 24h dopo lo stimolo standard

dell’IPreC e chiamarono questa finestra di protezione Second Window Of Protection

(SWOP) (Marber, et al., 1993).

Kuzuya e colleghi hanno dimostrato riduzioni delle dimensioni dell’infarto

miocardico su modello canino in vivo sia immediatamente che 24h dopo l’inizio

dello stimolo precondizionante, ma fallirono nell’osservare riduzioni dell’infarto

12h dopo l’inizio dello stesso, confermando l’esistenza di una risposta

cardioprotettiva all’IPreC bifasica (Kuzuya, et al., 1993).

Questi studi utilizzarono 4 cicli di 5 min di ischemia e riperfusione per innescare il

Late IPreC, probabilmente seguendo il protocollo standard allora utilizzato per

l’Early IPreC. In seguito venne scoperto che era sufficiente un singolo ciclo di 5 min

di ischemia per suscitare il Late IPreC (Baxter, et al., 1997).

48

La fase tardiva del precondizionamento ischemico può essere generata da (Stein, et

al., 2004):

stimoli fisiopatologici, quali ischemia, stress cardiaco, ipossia e l’esercizio

fisico;

stimoli farmacologici quali:

molecole naturali potenzialmente nocive, come endotossine,

interleuchina-1, il fattore di necrosi tumorale α (TNF-α), β (TNF-

β), il fattore inibente la leucemia (LIF) e i ROS;

farmaci applicabili clinicamente, come gli agenti capaci di

rilasciare NO, gli agonisti del recettore dell’adenosina, i derivati

delle endotossine come il monofosforil lipide A (MLA) e il suo

analogo RC-552, gli stimolatori dei canali K

ATP

come il diazossido,

gli agonisti dei recettori adrenergici-α1 e gli agonisti dei recettori

oppioidi.

Dalla sua prima descrizione, la fase tardiva dell’IPreC è stata ampiamente studiata

cercando di delineare le vie di segnale che la caratterizzano.

Questa finestra di IPreC è innescata da molecole generate durante lo stimolo

precondizionante che mettono in moto complessi meccanismi protettivi attivando i

corrispondenti recettori sulla superficie cellulare. Le sostanze triggers reclutano

dei mediatori precoci, che sono in genere proteine chinasi, le quali, a loro volta,

attivano fattori di trascrizione. A 12-24h dallo stimolo precondizionante,

l’attivazione dei fattori di trascrizione ha come conseguenza la sintesi ex novo di

proteine, i mediatori distali, che proteggono il cuore nelle successive 24-72 ore,

49

agendo su degli effettori finali o targets (figura 16) (Hausenloy, et al., 2010). La

trascrizione e sintesi di proteine-mediatrici cardioprotettive è la principale

differenza tra Early IPreC e SWOP.

Anche qui cercheremo di definire e suddividere, per quanto possibile, il ruolo dei

pathways coinvolti.

50

5.1 TRIGGERS

I triggers cardioprotettivi sono generati in risposta a uno stimolo precondizionante

e vanno ad attivare i primi mediatori del Late IPreC. Essi comprendono molti degli

autacoidi e citochine generati dal miocardio in risposta a uno stimolo di

precondizionamento classico (adenosina, oppioidi, TNF-α etc.), nonché ROS e NO

(figura 17).

Adenosina.

Fu uno dei primi trigger dello SWOP descritti. Yellon e colleghi dimostrarono

attraverso studi su modelli in vivo di coniglio che la somministrazione, prima

dello stimolo precondizionante, di un antagonista non specifico dei recettori

dell’adenosina come l’8-(p-solfofenil)-teofillina (8-SPT) aboliva l’effetto benefico

del Late IPreC sulle dimensioni dell’infarto.

Inoltre l’effetto cardioprotettivo del precondizionamento ritardato poteva essere

mimato somministrando un agonista dei recettori A

1

dell’adenosina come 2-

cloro-N

6

-ciclopentiladenosina (CCPA) (Baxter, et al., 1994). Inoltre la ripetuta

somministrazione ogni 48h di questo agente, manteneva il cuore di coniglio in

uno stato precondizionato (Dana, et al., 1998).

È interessante notare come l’adenosina endogena non sembra avere un ruolo

nell’effetto cardioprotettivo del Late IPreC contro lo stunning miocardico,

evidenziando le differenze con la protezione contro l’infarto (Maldonado, et al.,

1997).

51

È stato anche appurato come la stimolazione dei recettori dell’adenosina A

1

AR e

A

3

AR abbia un ruolo nell’innesco del Late IPreC ma con meccanismi diversi e

target, mentre studi con agonisti del recettore A

2a

AR

hanno fallito. Infatti,

sembra che la stimolazione dei recettori A

1

AR attivi mediatori precoci come la

PKC e la TK, e mediatori distali come iNOS e p38MAPK-HSP27, mentre

l’attivazione dei recettori A

3

AR abbia come target i MitoK

ATP

, NFκB e lo stesso

iNOS (Takano, et al., 2001). Comunque queste differenze evidenziano la

complessità delle vie di signaling coinvolte nello SWOP, dovute alla differenza

degli stimoli precondizionanti e i pathways coinvolti.

Oppioidi.

Gli oppioidi furono i successivi autacoidi proposti come triggers della

cardioprotezione indotta da Late IPreC. Fryer e la sua equipe ne verificarono

l’effetto benefico attraverso la somministrazione, su modelli di ratto, di TAN-67,

un agonista dei recettori δ1; ciò portava a riduzione dell’area dell’infarto dalle

24 alle 48h successive ma non a 12 e 72h dalla somministrazione (Fryer, et al.,

1999). Recentemente la finestra temporale dello SWOP è stata prolungata fino a

96h grazie alla somministrazione di fentanil isotiocianato, un agonista

irreversibile dei recettori δ1 (Gross, et al., 2005). Lo stesso è stato evidenziato

con il remifentanil, un agonista oppioide non selettivo (Yu, et al., 2007). Con la

scoperta del ruolo degli oppioidi nel Late IPreC, sono stati evidenziati anche i

pathways a valle della loro attivazione, che vedono mediatori precoci come PKC-

ε e proteine della famiglia delle MAPK, mediatori distali come HSP70, iNOS e COX

52

prendere parte alla cardioprotezione tardiva indotta da oppioidi (Hausenloy, et

al., 2010).

Bradichinina.

È generata anch’essa in risposta a uno stimolo precondizionante ed è implicata

come trigger nella finestra SWOP. Kositprapa e colleghi hanno dimostrato, su

modelli in vivo di coniglio, che la somministrazione prima dello stimolo di IPreC

di HOE-140, un antagonista dei recettori B2, abolisce le limitazioni dell’infarto

24h dopo. Successivi studi hanno confermato il ruolo della bradichinina nel Late

IPreC, che è probabilmente dipendente dall’NO e appurato il definitivo ruolo dei

recettori B2 nella cardioprotezione tardiva (Kositprapa, et al., 2001).

Citochine.

Diverse citochine pro-infiammatorie come TNF-α, IL-β e IL-6 sono state

dimostrate essere trigger dello SWOP. Esse non sono costitutive nel cuore, ma

sono generate in seguito a ischemia miocardica. Yamashita e colleghi hanno

evidenziato che la somministrazione di anticorpi anti TNF-α e IL-β annulla

l’effetto infarto-limitante 24h dopo, suggerendo il ruolo di sostanze innesco dei

queste citochine (Yamashita, et al., 2000). Successivi studi hanno dimostrato

l’interessamento dei recettori del TNF-α p55 (TNF-I receptor) e p75 (TNF-II

receptor) nel Late IPreC (Flaherty, et al., 2008). Le stesse citochine sembrano

reclutate a valle della trascrizione dei fattori NFκB e AP-1, entrambi mediatori

importantissimi nello SWOP. Per quanto riguarda l’IL-6, è stato appurato come

topi carenti di questa citochina, manifestavano una attivazione attenuata dei

53

fattori a valle come COX-2 iNOS e STAT1/3, determinanti nel Late IPreC (Dawn,

et al., 2004).

ROS.

Sun e colleghi scoprirono che il trattamento con antiossidanti prima del

precondizionamento riduceva lo stunning del miocardio (suggerendo che i ROS

contribuiscono alla diffusione dello stunning) e aboliva completamente l’effetto

del Late IPreC 24-48h dopo, evidenziando l’importanza dei ROS generati durante

l’insulto ischemico per la protezione tardiva (Sun, et al., 1996). La generazione di

ROS, come nell’Early IPreC, sembra essere collegata alla stimolazione dei canali

MitoK

ATP

(Hausenloy, et al., 2010).

NO e eNOS.

I primi studi sperimentali che implicavano l’ossido nitrico come trigger del Late

IPreC furono fatti da Bolli e colleghi, nei quali venne dimostrato come la

somministrazione di un inibitore aspecifico della ossido nitrico sintetasi (NOS)

prima di uno stimolo precondizionante, bloccasse l’effetto cardioprotettivo dello

SWOP contro l’infarto e lo stunning miocardico (Bolli, et al., 1997). Gli stessi

autori hanno riportato come i donatori di NO possano mimare l’effetto

protettivo del Late IPreC e che questo effetto sembra mediato attraverso i ROS. I

meccanismi attraverso i quali l’ossido nitrico è generato in risposta allo stimolo

di IPreC sono poco chiari, come lo sono i mediatori a valle. Tuttavia è stato

proposto che la NOS endoteliale (eNOS) sia responsabile della generazione di

NO, mentre la NOS inducibile (iNOS) è stato proposto come mediatore distale

importantissimo nel Late IPreC (Xuan, et al., 2000). Il ruolo di eNOS come trigger

54

è stato confermato da studi successivi su topi eNOS-deficienti che si sono

dimostrati resistenti alla protezione da Late IPreC, e la sua attivazione va ad

agire a valle su PKC-ε, Erk1/2, STAT1/3 e COX-2 (Xuan, et al., 2007).

H

2

S.

Il solfuro di idrogeno è un neurotrasmettitore endogeno gassoso prodotto dagli

enzimi cistationina β-sintetasi (CBS) e cistationina γ-liasi (CGL), i quali sono stati

recentemente suggeriti come trigger essi stessi del Late IPreC. È stato

dimostrato su cardiomiociti di ratto che il trattamento con H

2

S esogeno

conferiva cardioprotezione ritardata (16-28h dopo lo stimolo

precondizionante) e che l’inibizione della biosintesi di H

2

S aboliva la protezione

da SWOP, confermando il ruolo chiave di questo neurotrasmettitore in questa

finestra di precondizionamento (Pan, et al., 2006). Le vie di signaling attivate da

H

2

S sembrano coinvolgere a valle PKC-ε, STAT-3, iNOS, COX-2, e grazie alle

nuove scoperte, l’antioxidant transcription factor Nrf2, il quale è stato riportato

indurre i mediatori distali antiossidanti eme ossigenasi-1 e tioredoxina-1

(Calvert, et al., 2009).

55

5.2 MEDIATORI PRECOCI

I mediatori precoci sono in genere proteine chinasi attivate al momento dello

stimolo precondizionante dai triggers. La loro azione andrà a convergere

sull’attivazione di fattori di trascrizione (Hausenloy, et al., 2010)(figura 17).

Proteina Chinasi C (PKC).

È un mediatore centrale dell’IPreC. Il suo coinvolgimento nella seconda finestra

di precondizionamento venne appurato per la prima volta nel 1995, in seguito a

studi sul cuore di coniglio, attraverso la somministrazione di cheleritrina, un

antagonista aspecifico della PKC, che causava la scomparsa della protezione da

Late IPreC (Baxter, et al., 1995). Successive ricerche hanno dimostrato che lo

SWOP contro lo stunning miocardico nel cuore di coniglio, dipende dalla

traslocazione della PKC-ε dal citosol alla membrana. È importante sottolineare

come questi studi abbiano dimostrato che un’inibizione della PKC dopo che lo

stimolo precondizionante è stato indotto, non è più in grado di abolire l’effetto

cardioprotettivo ritardato, suggerendo che l’attivazione della PKC durante lo

stimolo è un fattore molto importante per il Late IPreC (Qiu, et al., 1998). A

monte attivata selettivamente dal NO, la PKC-ε, nella cornice dello SWOP, andrà

ad attivare a valle Erk1/2, Raf1 e STAT1/3 (Hausenloy, et al., 2010).

Tirosin Chinasi (TK).

Sembra avere un ruolo da mediatore sia nell’Early IPreC che nello SWOP.

Attraverso la somministrazione a conigli di genisteina, un isoflavone dotato di

attività inibitoria su TK, è stato dimostrata la scomparsa della finestra protettiva

56

48h dopo lo stimolo precondizionante (Imagawa, et al., 1997). Comunque sono

ancora da definire le sue funzioni nel Late IPreC, in quanto non mancano gli

studi che sono falliti nel tentare di provare il suo coinvolgimento in questa

finestra di precondizionamento. Nella cornice dello stunning miocardico, sembra

che la TK abbia un doppio ruolo, come mediatore precoce al momento dello

stimolo precondizionante, e come mediatore distale della cardioprotezione 24h

dopo ( in quest’ottica sembra essere collocata a monte dell’attivazione di iNOS)

(Dawn, et al., 1999).

MAPK.

Le mitogen-activated protein kinase (MAPK) sono implicate anch’esse nel

meccanismo del Late IPreC. Sono sottoposte a fosforilazione al momento dello

stimolo precondizionante tramite un’attivazione PKC-ε dipendente, anche se

altri studi hanno dimostrato un ruolo degli oppioidi e dei ROS (generati dai

mitocondri in seguito allo stimolo) a monte delle MAPK (Xuan, et al., 2005). In

particolare, Erk1/2 e JNK MAPK sono implicate nel reclutamento di fattori di

trascrizione quali NFκB, STAT1/3 e AP-1. Recenti studi hanno evidenziato un

probabile duplice ruolo delle MAPK nello SWOP, evidenziandone la loro attività

anche come mediatori distali (in particolare Erk1/2 e p38MAPK). In questa

chiave, sembra che la p38MAPK agisca a valle di un precondizionamento indotto

da CCPA attraverso la fosforilazione di HSP27, che conferisce protezione

attraverso la stabilizzazione del citoscheletro (Dana, et al., 2000).

57

PI3K-Akt.

Nell’Early IPreC, questa via di signaling ha un ruolo accertato nel convergere lo

stimolo precondizionante ai mitocondri. Kis e colleghi ne studiarono il ruolo di

mediatore precoce nella seconda finestra di precondizionamento, attraverso la

somministrazione di inibitori di PI3K su modelli di coniglio. Questi studi videro

come risultato la mancata diminuzione dell’area dell’infarto e l’assenza della

fosforilazione di Akt e p70S6K 24h dopo lo stimolo precondizionante,

evidenziando l’importanza di questo pathway anche nel Late IPreC (Kis, et al.,

2003). Altre ricerche ne hanno confermato il ruolo di mediatore precoce in

precondizionamento indotto da Diazossido (Wang, et al., 2004) e agonisti δ-1

oppioidi (Gross, et al., 2005). Anche PI3K-Akt mostra un duplice ruolo, si

presenta, infatti, anche come mediatore distale attraverso la cascata delle RISK

(Bell, et al., 2007).

58

5.3 FATTORI DI TRASCRIZIONE

Attivati dai mediatori precoci, i fattori di trascrizione quali NKκB, AP-1 e STAT1/3

mediano la trascrizione e la sintesi ex novo di proteine che saranno i mediatori

distali del Late IPreC, 12-24h dopo lo stimolo precondizionante (figura 17).

Nuclear Factor-κB.

Fu il primo fattore di trascrizione associato al meccanismo del Late IPreC. Xuan e

colleghi, attraverso l’inibizione farmacologica di NFκB su modelli di coniglio,

evidenziarono la scomparsa dell’effetto cardioprotettivo del Late IPreC e la

mancata traslocazione e legame al DNA di questo fattore di trascrizione.

Ugualmente, venne dimostrato che NO, ROS, PKC e TK sono attivatori a monte di

NFκB (Xuan, et al., 1999). Il ruolo di NFκB, come fattore di trascrizione nel Late

IPreC, è stato confermato in protocolli di precondizionamento ritardato

attraverso l’apertura farmacologica dei MitoK

ATP

o la stimolazione dei recettori

A

3

AR dell’adenosina (Zhao, et al., 2002).

Activator Protein-1.

È un fattore di trascrizione stress-dipendente attivato nel Late IPreC spesso in

congiunzione con NFκB (Li, et al., 2000). Nel precondizionamento ritardato

innescato da TNF-α, l’attivazione di AP-1 sembra associata alla traslocazione

nucleare dei fattori c-Jun e c-Fos (Dawn, et al., 2004). Nella finestra dello SWOP è

stato riportato, inoltre, un aumento dell’attivit{ di AP-1 e del suo legame al DNA,

in seguito alla mediazione a monte di PKC-ε, Erk1/2 e JNK (Li, et al., 2000).

59

JAK-STAT.

Il Janus Kinase-Signal Transducers and Activators of Transcription (JAK-STAT)

pathway è una cascata stress-responsiva che convoglia il segnale dalla

membrana cellulare al nucleo, dove viene modulata l’espressione genica (Bolli,

et al., 2003). STAT1/3 viene attivata tramite fosforilazione del residuo tirosinico

da parte di JAK, ma è stato anche visto come a monte ci possa essere una

fosforilazione su residuo serinico da parte della cascata PKC-ε, Raf1, Erk1/2

(Xuan, et al., 2005).

STAT1/3 è implicato nella trascrizione e sintesi dei mediatori distali COX-2 e

iNOS (Xuan, et al., 2003).

HIF-1α.

Hypoxia-inducible factor-1α (HIF-1α) è una delle subunità del fattore inducibile

dall’ipossia HIF-1. È sempre presente e costitutiva nell’organismo ma, in

condizioni normali di ossigeno, viene subito degradata dall’azione della prolil

idrossilasi dominio (PHD) e della proteina Von Hippel-Lindau (VHL). In condizioni

di ipossia, la PHD è inibita e HIF-1α non si può più degradare, legandosi così

all’altra subunit{ HIF-1β formando il fattore di trascrizione completo HIF-1 che

andrà ad attivare i geni target per la cardioprotezione ritardata (Semenza,

2011). La stabilizzazione di HIF-1α attraverso l’inibizione farmacologica degli

enzimi PHD (Natarajan, et al., 2006) o attraverso la sovra- espressione dello

stesso HIF-1α (Date, et al., 2005), è stata riportata essere protettiva nei confronti

dei cardiomiociti in seguito a danno da I/R, riducendo l’infarto miocardico 12-

24h dopo. L’effetto cardioprotettivo di HIF-1α è attribuito all’attivazione

60

trascrizionale di alcuni fattori quali eme ossigenasi-(HO-1) (Ockaili, et al., 2005)

e iNOS (Natarajan, et al., 2006). È interessante notare che il trattamento con

cloruro di cobalto, un aspecifico attivatore di HIF-1α, conferisce

cardioprotezione ritardata attraverso l’attivazione anche di AP-1 e iNOS, ma non

di NFκB, suggerendo la possibilit{ di diverse attivazioni anche selettive di fattori

di trascrizione coivolti nello SWOP. Quindi l’attivazione farmacologica di HIF-1α

può costituire un’efficace strategia terapeutica nell’indurre il Late IPreC (Xi, et

al., 2004).

61

5.4 MEDIATORI DISTALI

I mediatori distali sono proteine trascritte ex novo che mediano la

cardioprotezione circa 24h dopo lo stimolo precondizionante. I meccanismi

attraverso cui conferiscono cardioprotezione non sono ancora del tutto conosciuti,

come non è ancora chiarito se si sovrappongono a quelli dell’Early IPreC (figura

17).

MnSOD.

La mitochondrial manganese superoxide dismutase (MnSOD) è un enzima

antiossidante endogeno che catalizza la dismutazione di due radicali

superossido per formare perossido di idrogeno e ossigeno molecolare. Prima di

proporre il suo coinvolgimento nel Late IpreC, studi avevano collegato la sua

sovra-espressione miocardica con la resistenza al danno da I/R promossa da

varie citochine tra cui TNF (Nelson, et al., 1995) e IL-1α (Nogae, et al., 1995). I

primi studi di Hoshida e colleghi sul cuore canino, evidenziarono un’attivazione

bifasica di MnSOD in seguito a uno stimolo standard di IPreC. In una prima fase

si notava una repentina manifestazione e un calo dell’espressione 3h dopo, per

poi riapparire circa 24h dopo lo stimolo (Hoshida, et al., 1993). Successivi studi

hanno appurato il ruolo di MnSOD come mediatore distale nel Late IPreC,

bloccando la sua trascrizione attraverso specifici oligodesossiribonucleotidi

(Yamashita, et al., 1994). Il meccanismo attraverso il quale lo stimolo

precondizionante può attivare la MnSOD non è ancora del tutto chiaro, ma si

ipotizza un coinvolgimento dei ROS (Zhai, et al., 1996). Anche la forma

62

extracellulare di SOD (EcSOD) è stata studiata e sembra essere, anch’essa, un

mediatore distale del precondizonamento ritardato; inoltre si è discusso il suo

ipotetico ruolo in una terapia genica per indurre “cardioprotezione profilattica”

(Li, et al., 2001).

HSP.

Le Heat stress proteins (HSP) furono collegate, nei primi studi sullo SWOP, a una

riduzione dell’area dell’infarto indotto da ischemia. Yellon e colleghi furono i

primi a collegare l’aumento delle HSP miocardiche (in particolare HSP70 e

HSP60) a uno stimolo precondizionante di 24h prima (Marber, et al., 1993).

Attraverso il blocco della sintesi di HSP70 con un oligonucleotide, si è dimostrata

la loro sovra-espressione nel Late IPreC indotto da oppioidi (Zhou, et al., 2001).

Tuttavia il ruolo delle HSP è ancora controverso, e non si ha ancora la certezza

del loro collegamento alla finestra dello SWOP nel quale limiterebbero l’area

dell’infarto, o se la loro sovra-espressione 24h dopo lo stimolo precondizionante

è un fenomeno indipendente (Hausenloy, et al., 2010).

iNOS.

Takano e colleghi furono i primi a implicare la iNOS come mediatore distale nel

Late IPreC, dimostrando che inibendolo farmacologicamente prima dello stimolo

precondizionante, veniva abolita la riduzione dell’area dell’infarto promossa

dalla seconda finestra di precondizionamento (Takano, et al., 1998). Nell’ambito

dell’IPreC, in seguito, fu accertato un comportamento bifasico per quanto

riguarda l’attivazione di NOS cardiaca. Si ha, infatti, una promozione di eNOS al

momento dello stimolo precondizionante e l’attivazione di iNOS circa 24h dopo

63

(in piena seconda fase di precondizionamento), suggerendo che la eNOS

potrebbe essere responsabile del NO che innesca la protezione da Late IPreC

(Xuan, et al., 2000). Il meccanismo attraverso il quale la iNOS è trascritta e

attivata 24h dopo lo stimolo precondizionante, include una cascata innescata

dall’attivazione dei recettori A

1

AR dell’adenosina, dai ROS e dall’NO stesso, con

la partecipazione di mediatori precoci come la PKC e TK e, come potenziali

effettori finali, gli MPTP (West, et al., 2008). È stata anche studiata l’interazione

tra iNOS e COX-2, scoprendo che probabilmente l’attivazione di quest’ultima è a

valle di iNOS (Shinmura, et al., 2002). È interessante notare infine, come circa

72h dopo lo stimolo precondizionante, studi abbiano rilevato una sovra-

espressione di COX-2 e nNOS (NOS neuronale) ma non di iNOS (Wang, et al.,

2004).

COX-2.

La ciclo-ossigenasi 2 (COX-2) vien indotta in condizioni di stress per generare

prostaglandine attraverso la conversione dell’acido arachidonico. Shinmura e

colleghi furono i primi a constatare il ruolo di mediatore distale della COX-2 nel

Late IPreC, tramite studi su modelli di coniglio che vedevano un infarto ridotto

circa 24h dopo lo stimolo precondizionante e una upregulation della

ciclossigenasi, associata a un incremento nella produzione di PGE

2

e 6-cheto-

PGF

nel cuore (Shinmura, et al., 2000).

È importante notare che l’inibizione della COX-2, al momento dello stimolo

precondizionante, non annullava gli effetti benefici del precondizionamento,

confermando che la ciclossigenasi esercita il suo compito nella finestra dei

64

mediatori distali, circa 24h dopo (Patel, et al., 2004). Studi successivi hanno

evidenziato il fatto che la COX-2 media il Late IPreC indotto da oppioidi (in

particolare agonisti δ1) (Kodani, et al., 2002), H

2

S (Hu, et al., 2008), e diazossido

(attivatore dei MitoK

ATP

), ma non quello indotto dalla stimolazione dei recettori

A

1

AR e A

3

AR dell’adenosina (Kodani, et al., 2001). Come mediatori a monte di

COX-2 abbiamo delle differenze con i pathways che convergono su iNOS;

abbiamo infatti PKC-ε, TK, JAK-STAT1/3, NFκB, ma non sembrano coinvolti ROS

e NO (Shinmura, et al., 2002). Nonostante le differenze con le vie di signaling a

monte, è stato dimostrato come iNOS possa modulare l’attivit{ di COX-2. Altri

studi hanno evidenziato come, in un Late IPreC indotto da morfina, la COX-2

emerga come mediatore principale circa 24h dopo, ma nell’ultima fase (circa 48-

72h dopo) la cardioprotezione sembra essere mediata dalla COX-1 insieme alla

COX-2 (Jiang, et al., 2005).

Purtroppo i meccanismi attraverso i quali la COX-2 esercita la cardioprotezione

sono ancora poco chiari.

Aldoso Reduttasi.

L’aldoso reduttasi (ALR) è un enzima che catalizza la riduzione NADPH-

dipendente di varie aldeidi citotossiche che possono derivare dallo stress

ossidativo generato durante il danno di I/R.

Shinmura e colleghi furono i primi a implicare questo enzima nel meccanismo

del Late IPreC, dimostrando che 24h dopo lo stimolo precondizionante si notava

un incremento di attivit{ miocardica di ALR e una diminuzione dell’infarto.

Inoltre un’inibizione farmacologica di questo enzima, aboliva la

65

cardioprotezione e causava un accumulo delle aldeidi citotossiche (Shinmura, et

al., 2002).

Eme Ossigenasi-1.

L’eme ossigenasi-1 (HO-1) è una proteina antinfiammatoria e antiossidante

stress-inducibile che è stata recentemente implicata come mediatore distale

nella cardioprotezione ritardata. In particolare, studi attraverso protocolli di

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