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Il lavoro nell’esperienza del “ comunismo di guerra” (1918-1921)

II. Il lavoro alle dipendenze altrui durante il periodo sovietico

2. Lo sviluppo della produzione normativa giuslavoristica dal

2.1. Il lavoro nell’esperienza del “ comunismo di guerra” (1918-1921)

A partire del 1918 fino al 1921 nella Repubblica socialista federale sovietica di Russia (in prosieguo: la “RSFSR”) fu instaurato il regime di politica economica e sociale il cui principale obiettivo non era soltanto ideologico, ciò’è lo sviluppo dell’economia socialista come primo passo verso la realizzazione del comunismo, ma anche pratico – la ricostruzione dell’economia del paese che si trovava in stato di grave crisi. L’insieme delle

76 La proposta di militarizzazione di lavoro fu avanzata da Lev Trotsky durante il Congresso

del Partito Comunista nel 1920. Trotsky proponeva di creare un nuovo regime di lavoro: la società doveva essere trasformata in un esercito di lavoro, sottomesso al volere dei leaders del Partito Comunista, e ogni lavoratore doveva obbedire come un soldato. Per il lavoratori- disertori doveva essere prevista addirittura una pena di reclusione in un lager di concentramento. Sull’argomento v.: Девятый съезд РКП. Протоколы (Il Nono Congresso del PCR. Protocolli), Москва, 1960, pp. 94-95.

misure intraprese che furono definite da Lenin con il termine di “comunismo di guerra”,77 comportarono la completa nazionalizzazione di tutte le

industrie e il rigido controllo di quest’ultime da parte dello Stato, nonché il controllo diretto della produzione agricola e della sua distribuzione, e la soppressione del commercio privato.

Nella prima Costituzione sovietica del 191878 ai rapporti lavorativi fu

dedicato un solo articolo, l’art. 18, il quale, secondo il principio “Chi non lavora non mangia”, a ogni cittadino imponeva l’obbligo di lavorare. Nello stesso anno fu varato anche il Codice delle leggi sul lavoro79 (in prosieguo: il

“Codice del 1918”). Il Codice del 1918 fu il primo, piuttosto ampio e complesso, documento normativo riguardante la materia del diritto del lavoro nell’Unione Sovietica ed era considerato una specie di “costituzione del lavoro”. Il Codice del 1918 era composto di nove capitoli che disciplinavano l’obbligo di lavorare, il diritto di utilizzare il lavoro altrui, la disciplina sui luoghi di lavoro, il periodo di prova, il trasferimento del lavoratore e il licenziamento, la retribuzione, l’orario del lavoro, la fornitura della forza lavorativa, la sicurezza sui luoghi di lavoro. Occorre precisare, che in assenza di un Codice Civile, poiché considerato una manifestazione tipica della società capitalista, il Codice del 1918 aveva una sfera di applicazione assai ampia. Le norme del Codice del 1918 si applicavano a tutti i rapporti che realizzavano lo scambio prestazione-corrispettivo: le stesse norme si applicavano non solo ai rapporti di lavoro con la prestazione lavorativa caratterizzata dalla messa a disposizione delle energie lavorative e dal suo inserimento in un contesto organizzativo aziendale, ma anche ai rapporti di prestazione dei servizi personali, o alle attività lavorative il cui scopo era il raggiungimento di uno specifico risultato.

Il Codice del 1918 rifletteva le principali tendenze della politica socialista durante il periodo di comunismo di guerra, segnata dalla

77 Советское трудовое право (Il diritto del lavoro sovietico), Москва: Юридическое

издательство НКЮ СССР, 1939, pp. 6-8.

78 Costituzione (Legge Fondamentale) della RSFSR (S.U. RSFSR, 1918, n. 51); v. nota 67. 79 S.U. RSFSR, 1918, n. 87-88.

militarizzazione di lavoro, e nello stesso tempo era caratterizzato dall’imposizione degli standard riguardanti i diritti dei lavoratori e la sicurezza sui luoghi di lavoro, di un livello piuttosto elevato a quell’epoca. In realtà però, la piena attivazione ebbero soltanto le norme riguardanti l’obbligo di lavorare e i diritti del sindacato, mentre il resto delle norme si applicavano minimamente.80

Oltre l’obbligo di svolgere un’attività lavorativa imposto dalla Costituzione e specificato nel Codice del 1918, con il Decreto del 29 gennaio del 1920 viene imposto l’obbligo di lavoro collettivo.81 In pratica, il Decreto

permetteva di organizzare la mobilizzazione di massa della forza lavorativa, trasferendola da un posto all’altro secondo le necessità economico- organizzative del Paese. In questo modo ogni lavoratore aveva due obblighi lavorativi: il lavoro in un’impresa statale (poiché i principali datori di lavoro erano le imprese gestite dallo Stato), e il lavoro collettivo socialmente necessario (o “utile”).

La gestione e distribuzione della forza lavorativa era la competenza esclusiva degli organi statali controllati dal Comitato nazionale di lavoro82.

Ogni lavoratore disoccupato doveva obbligatoriamente registrarsi presso un ufficio locale di collocamento e non aveva diritto di rifiutare il lavoro propostogli se esso corrispondeva alla sua specializzazione. Inoltre, gli uffici di collocamento, potevano obbligare i lavoratori di accettare un determinato posto di lavoro, in caso di un numero insufficiente dei lavoratori “volontari”83.

Il diritto del lavoro durante il periodo di “comunismo di guerra” respinge la concezione del contratto di lavoro come semplice negozio di scambio. Non si parla più dell’assunzione dei lavoratori ma, piuttosto,

80 Киселев И. Я., Трудовое право России и зарубежных стран (Il diritto del lavoro russo e

degli altri stati stranieri), Москва: Eksmo Education, 2005, pp. 31-33.

81 S.U. RSFSR, 1920, n. 46.

82 Государственный комитет по mpyдy (Comitato nazionale del lavoro).

83 Киселев И. Я., Трудовое право России и зарубежных стран (Il diritto del lavoro russo e

dell’obbligo di svolgere una determinata attività lavorativa gravante su ogni cittadino capace di lavorare.

Da quello che è esposto sopra, possiamo individuale le seguenti caratteristiche della normativa giuslavoristica durante il periodo di comunismo di guerra:

1) regolamentazione centralizzata delle condizioni del rapporto di lavoro tramite norme imperative;

2) il lavoro è inteso come un obbligo, e non rientra nella schema di libero scambio di prestazione-retribuzione;

3) l’esistenza del pieno potere di controllo della gestione e distribuzione di forza lavorativa da parte degli organi statali; 4) inosservanza delle norme della legge contenenti alcuni diritti dei

lavoratori a causa della situazione politico-economica del paese.

Lo sviluppo del diritto del lavoro nella direzione di un diritto del “lavoro forzato” fu causato dalla situazione politica ed economica del Paese creatasi dopo la disastrosa guerra civile in Russia e corrispondeva al modello del socialismo totalitaristico che doveva essere creato nell’Unione Sovietica.