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Il lavoro parasubordinato

2 Il mercato del lavoro ∗

2.5 Il lavoro parasubordinato

I dati relativi al lavoro parasubordinato, la cui fonte è l’Osservatorio statistico sul lavoro parasubordinato dell'INPS, permettono di cogliere un’ulteriore sfaccettatura del mercato del lavoro rispetto all’analisi condotta nelle prece- denti sezioni. Si consideri, inoltre, che questa tipologia rappresenta ormai una consistente quota del mercato del lavoro, in Italia e in Sardegna. Il Grafi- co 2.10 presenta la composizione percentuale dei collaboratori distinti per genere, età e fascia di reddito, per cogliere eventuali differenze rilevanti fra i lavoratori.

Grafico 2.10 Collaboratori per genere, età e reddito in Sardegna, anno 2015

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati INPS – Osservatorio sui lavoratori parasubordinati

Il primo risultato di rilievo riguarda la percentuale di collaboratori inclusi nella prima classe di reddito distinguendo fra fasce di età. Circa il 57% di co- loro che hanno meno di 35 anni ricade nella classe di reddito compresa fra 0 e 5 mila euro lordi annui e il 98% di essi non supera i 25 mila euro. Questo significa che la quasi totalità dei collaboratori con meno di 35 anni nel 2015 ha un reddito medio-basso. L’accesso ai livelli più alti di remunerazione sem- bra quindi condizionato fortemente all’età.

La dimensione di genere rende il dato più allarmante. Il 59% delle donne nella fascia d’età inferiore ai 35 anni è compresa nella prima classe di reddi- to, rispetto al 54% dei coetanei di genere maschile. Le donne svolgono quindi lavori meno remunerati. Le differenze di genere rimangono e si acuiscono quando si considera la fascia di età al di sopra dei 35 anni. Le donne con red-

43% 59% 30% 54% 36% 57% 46% 40% 43% 42% 45% 41% 8% 1% 16% 3% 13% 2% 3% 10% 7% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% >= 35 < 35 >= 35 < 35 >= 35 < 35 Fe mmi n e M as ch i Tot al e

dito più basso sono il 43%, ben 13 punti percentuali in più rispetto agli uomi- ni nella stessa fascia d’età. La differenza rimane anche quando si considerano le classi di reddito superiori. Infatti le donne con più di 35 anni comprese nel- le due classi di reddito più alte, quindi un reddito che supera i 25 mila euro lordi annui, sono pari all'11% mentre gli uomini sono più del 26%.

Il Grafico 2.11 riporta la medesima composizione percentuale per il grup- po dei contribuenti professionisti. Anche in questo caso, considerando il to- tale dei contribuenti, il 53% dei più giovani ricade nella classe di reddito più bassa rispetto al 38% dei meno giovani.

Grafico 2.11 Professionisti per genere, età e reddito in Sardegna, anno 2015

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati INPS – Osservatorio sui lavoratori parasubordinati

Distinguendo per genere, rispetto ai dati sui collaboratori abbiamo dei ri- sultati parzialmente diversi. Infatti la percentuale di donne con meno di 35 anni che ricade nella prima fascia di reddito è inferiore rispetto a quella degli uomini (rispettivamente 49% e 56%). Considerando i professionisti di età su- periore ai 35 anni, le dinamiche però si invertono. Per le donne si riconferma il primato nella fascia di reddito più bassa rispetto agli uomini e solo poco più del 7% di esse guadagna un reddito superiore ai 25 mila euro lordi annui ri- spetto a più del 16% degli uomini nella stessa fascia di età. Sembra, quindi, che fra i lavoratori parasubordinati il gap di genere sia sfavorevole soprattut- to alle donne al di sopra dei 35 anni.

I risultati descritti sopra confermano e rafforzano i dati nazionali metten- do in evidenza, da una parte, le difficoltà di chi entra nel mondo del lavoro e,

41% 49% 36% 56% 38% 53% 52% 48% 49% 41% 50% 44% 6% 3% 12% 4% 10% 3% 1% 4% 3% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% >= 35 < 35 >= 35 < 35 >= 35 < 35 Fe m m in e M as ch i To tal e

dall’altra, un divario di genere che permane, e a volte si acuisce, all’aumen- tare dell’età.

2.6 Considerazioni conclusive

I risultati che emergono dall’analisi condotta in questo capitolo non danno un’indicazione chiara del trend del mercato del lavoro. Considerando i dati relativi al 2016, si rilevano infatti dei segnali positivi, seppur deboli, che sono però in parte controbilanciati da netti segnali negativi. Per questo motivo non è possibile dare un univoco giudizio complessivo. Per la maggior parte degli indicatori osservati, è invece univoca l’osservazione di alcune specificità del dato regionale rispetto al dato nazionale e delle altre macro ripartizioni territoriali.

Nel 2016 in Sardegna il tasso di attività e il tasso di occupazione presenta- no una variazione annuale positiva molto piccola, prossima allo zero, e più bassa rispetto a quella delle altre unità territoriali considerate. Questo impli- ca la crescita del divario esistente fra la Sardegna e il dato medio nazionale. Anche il dato sulla variazione annuale del tasso di disoccupazione, pur aven- do il segno sperato, registra un valore molto basso e si attesta intorno al 17,3%. In quest’ultimo caso, però, la performance della Sardegna è relativa- mente migliore rispetto a quella del Mezzogiorno, che registra addirittura un aumento del tasso di disoccupazione rispetto al 2015 riportando nel 2016 un valore pari a 19,6%.

Anche l’analisi di genere e per titolo di studio suggerisce andamenti spes- so discordanti fra loro. Infatti, se i dati sul tasso di attività e sul tasso di occu- pazione indicano una debolezza della componente femminile del mercato del lavoro (entrambe le variazioni per l’ultimo anno presentano segno nega- tivo), il dato sul tasso di disoccupazione suggerisce il contrario, evidenziando una variazione annuale negativa per le donne (-0,4 punti percentuali) e posi- tiva per gli uomini (+0,1 punti percentuali). Bisogna altresì sottolineare che si tratta, in tutti questi casi, di variazioni prossime allo zero che confermano il forte gap di genere esistente nel mercato del lavoro sardo soprattutto per ciò che riguarda la partecipazione: nel 2016 il tasso di attività maschile è pari allo 70,3% mentre quello femminile è pari allo 51,6%, quasi 20 punti percen- tuali di distanza. Per quanto concerne l’analisi settoriale dell’occupazione, nel 2016 si registra un segno negativo per tutti i settori tranne che per le al- tre attività dei servizi. Si riscontra un'inversione anche nel settore che fino al 2015 aveva mostrato la performance più positiva, ovvero quello dell'agricol- tura.

Dai dati SISCO emergono risultati di dimensione e segno più netto: nel 2016 in Sardegna il numero di rapporti di lavoro attivati diminuisce del 12,5% rispetto all’anno precedente, mentre le cessazioni calano del 10,8%. La forbi- ce rimane, quindi, a favore delle attivazioni ma si tratta della variazione più marcata per tutto il periodo considerato (2010-2016). Anche il dato naziona- le mostra una forte flessione delle attivazioni per lo stesso periodo ma essa è meno marcata.

Infine, relativamente al lavoro parasubordinato non emergono novità ri- spetto al 2014. Infatti sia per i collaboratori che per i professionisti, si eviden- zia come nel 2015 questa tipologia di lavoratori sia caratterizzata da un red- dito medio annuo molto basso, soprattutto per il gruppo che ricade nella classe di età inferiore ai 35 anni. Oltre il 50% di essi ha un reddito non supe- riore ai 5 mila euro lordi annui. Fra i lavoratori parasubordinati, chi si trova in una situazione più svantaggiata sono le donne: le differenze di genere emer- gono con più forza se si considera la popolazioneal di sopra dei 35 anni.

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