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Le fonti classiche utilizzate nella disputatio tertia

c Altri libri: riprese da civ

5.3. Le fonti classiche utilizzate nella disputatio tertia

Nel libro VI di civ. sicuramente i nomi di autori classici più ricorrenti sono quelli di Varrone320 e Seneca321, ma non mancano riferimenti ad altri autori

319 CP p. 164, rr. 778-779.

320 Varro, ant. div. I fr. 3a, [CP p. 143, rr. 163-166]; ibidem, I fr. 3b, [CP p. 138, r. 18]; ibidem, I fr. 4,

[CP p. 144, rr. 180-182]; ibidem, I fr. 5, [CP p. 140, r. 66; p. 141, rr. 92-92]; ibidem, I fr. 6, [CP p. 144, rr. 187-199]; ibidem, I fr. 7, [CP p. 153, rr. 470-486]; ibidem, I fr. 8, [CP p. 144, rr. 199-211; p. 151, rr. 416-417]; ibidem, I fr. 9, [CP p. 153, rr. 492-497; p. 154, rr. 498-499]; ibidem, I fr. 10a, [CP p. 145, rr. 213-225; 231-232]; ibidem, I fr. 10b, [CP p. 153, rr. 488-489; p. 171, r. 978]; ibidem, I fr. 14, [CP p. 164, rr. 778-783]; ibidem, I fr. 15a, [CP p. 171, rr. 991-995]; ibidem, I fr. 15b, [CP p. 172, rr. 1007- 1010; p. 172, rr. 1016-1018]; ibidem, I fr. 15c, [CP p. 169, rr. 914-919]; ibidem, I fr. 17, [CP p. 173, rr. 1025-1027]; ibidem, I fr. 21, [CP p. 169, rr. 922-927; p. 169, rr. 933-938]; ibidem, I fr. 53, [CP p. 146, rr. 255-257; p. 147, rr. 282-284]; ibidem, I fr. 54a, [CP p. 148, rr. 330-339]; ibidem, I fr. 54b, [CP p. 139, rr. 45-50]; ibidem, I fr. 56, [CP p. 146, r. 272]; ibidem, I fr. 58a, [CP p. 163, rr. 767-768]; ibidem, I fr. 59, [CP p. 139, r. 47; p. 164, rr. 772-776]; ibidem, I fr. 60, [CP p. 170, rr. 971-974]; ibidem, 14 fr. 46, [CP p. 172, rr. 1006-1007]; ibidem, 14 fr. 47, [CP p. 172, r. 1007]; ibidem, 16 fr. 1, [CP p. 156, rr. 561-562]; ibidem, 16 fr. 3, [CP p. 161, rr. 688-692]; ibidem, 16 fr. 4, [CP p. 173, rr. 1047-1051; p. 176, rr. 1122-1123; p. 178, rr. 1181-1182]; ibidem, 16 fr. 7, [CP p. 165, rr. 804-805; p. 173, rr. 1040-1041; p. 175, rr.1081-1083]; ibidem, 16 fr. 8b, [CP p. 157, rr. 574-577; p. 161, r. 696; p. 162, r. 715]; ibidem, 16 fr. 9, [CP p. 157, rr. 579-588; p. 160, rr. 660-661; p. 178, rr. 1178-1179]; ibidem, 16 fr. 10, [CP p. 158, rr. 612-618]; ibidem, 16 fr. 12, [CP p. 159, rr. 630-632]; ibidem, 16 fr. 14, [CP p. 159, r. 641; p. 160, rr. 663-665; rr. 671-674; p. 178, r. 1180; p. 179, rr. 1190-1191]; ibidem, 16 fr. 15, [CP p. 159, rr.

utilizzati precedentemente, come Cicerone322, Sallustio323 e Virgilio324 e ad altri325.

Per quanto riguarda Varrone, abbiamo già accennato nel paragrafo 5.1.b. che si presenta come l’interlocutore privilegiato in questa disputatio. Nel VI libro di

civ. il Reatino compare dal secondo al nono capitolo, in un libro costituito da dodici capitoli.

Per affrontare un argomento importante come quello della religione romana, Agostino tralascia le osservazioni personali e si basa esclusivamente su fonti letterarie326. Varrone sarà, infatti, ampiamente presente anche nel libro

VII327. Al contrario, Seneca non riveste nell’opera agostiniana la stessa

importanza di Varrone e, anzi, la sua presenza serve solo ad Agostino come ulteriore strumento polemico nei confronti di Varrone328.

647-650]; ibidem, 16 fr. 16, [CP p. 162, rr. 715-721]; ibidem, 16 fr. 17, [CP p. 175, rr. 1089-1090];

ibidem, 16 fr. 18, [CP p. 162, r. 734]; ibidem, 16 fr. 19, [CP p. 162, rr. 735-736; p- 163, rr. 738-739];

ibidem, 16 fr. 20a, [CP p. 166, rr. 845-846]; ibidem, 16 fr. 21, [CP p. 174, rr. 1052-1053; p. 174, rr. 1063-1066]; ibidem, 16 fr. 25, [CP p. 175, rr. 1083-1085]; ibidem, 16 fr. 26, [CP p. 175, rr. 1091-1093];

ibidem, 16 fr. 28, [CP p. 175, rr. 1093-1094]; ibidem, 16 fr. 30, [CP p. 165, rr. 806-809; p. 178, rr. 1182-1183]; ibidem, 16 fr. 31, [CP p. 165, rr. 821-829]; ibidem, 16 fr. 32, [CP p. 178, rr. 1183-1185];

ibidem, 16 fr. 33, [CP p. 166, rr. 834-836]; ibidem, 16 fr. 36, [CP p. 178, rr. 1185-1186]; ibidem, 16 fr. 37, [CP p. 176, rr. 1108-1110]; ibidem, 16 fr. 38, [CP p. 178, rr. 1186-1188]; ibidem, 16 fr. 44, [CP p. 178, r. 1189]; ibidem, 16 fr. 50, [CP p. 178, rr. 1189-1190]; ]; ibidem, 16 fr. 63, [CP p. 179, rr. 1191- 1193]; ibidem, 16 fr. 61, [CP p. 170, rr. 951-953]; ibidem, 16 fr. 62, [CP p. 166, r. 848]; ibidem, 16 fr. 64a, [CP p. 167, rr. 884-886]; ibidem, 16 fr. 64b, [CP p. 168, rr. 886-889]; ibidem, 16 fr. 65, [CP p. 168, rr. 892-894]. Id., cult. deor. 2, [CP p. 161, rr. 706-707 e 711-712].

321 Sen., superst. fr. 12, [CP p. 151, rr. 418-439; p. 152, rr. 448-454].

322 Cic., Ac. I, 3 (9), [CP p. 142, rr. 142-144; 145-148]; nat. deor. 2,18 (49), [CP p. 158, rr. 617-618]. 323 Sall., Catil. 11,3, [CP p. 163, rr. 760-761].

324 Verg., ecl. 3,9, [CP p. 140, rr. 71-72]; ibidem, 3,60, [CP p. 161, r. 699; p. 169, r. 920]. Id., georg. 2,

490, [CP p. 159, r. 643]; 4, 221/222, [CP p. 172, rr. 1000-1001]. Id., Aen. 1,47, [CP p. 169, r. 923].

325 Serv., comm. in Verg. I, 47, [CP p. 169, rr. 923-927].

326 Burns 2001, 39: “For his own understanding of traditional Roman religion, Augustine tends

to rely primarily on literary sources rather than personal observations, and Varro is his primary but non exclusive source […]. In the main, however, Augustine’s appeal to traditional Roman religion is through the written evidence by the mainly Republican authors and Varro in particular”.

327 Cfr. Cosi 2003. Su Agostino e Varrone cfr. Barra 1969; Boyancé 1972; Burns 2001; Cardauns

1960; Lieberg 1976; O’Daly 1996; Orlandi 1968b; Pépin 1978; Sillotti 1976.

328 Cfr. Gallicet 2000, 447: “Seneca serve dunque ad Agostino per calibrare meglio la sua

polemica contro Varrone, che per lui resta il più autorevole esponente di una cultura che intende sottomettere la religione agli interessi politici […]”.

Oltre a criticare Seneca per la sua incoerenza, come era già stato fatto dai suoi contemporanei, per via della contraddizione fra il suo pensiero e le sue azioni (Seneca adfuit enim scribenti, viventi defuit329), Agostino non gli perdona di

non essere stato fermo nella sua posizione di condanna della teologia mitica, critica ancor più aspra, se si pensa che parliamo di un personaggio pubblico, un senatore romano: “Seneca, a differenza di Varrone, ebbe il coraggio di mettere a nudo la falsità della teologia civile e di mostrare che peggio sono i templi dove si eseguono questi riti, che non i teatri dove vengono solo immaginati. Ma stridente è la contraddizione che segue e cariche di amaro sarcasmo le conclusioni di Agostino: al saggio, Seneca indica il comportamento da tenere e, non senza sorpresa, le linee di comportamento da lui indicate sono l’osservanza esterna e l’ossequio formale, pur nella consapevolezza che di sola superstizione si tratta330”. Agostino, dunque, esprime un giudizio fortemente negativo nei

confronti di Seneca, che viene presentato come “uno dei maggiori esponenti della mentalità per la quale la religione è mero instrumentum regni, mentalità fondata sul disprezzo da parte del presunto sapiens per il populus, massa informe costituita di stulti che si possono ingannare per la ragion di Stato331”.

L’Anonimo conferma la rappresentazione di queste figure, così come è presentata da Agostino. Dal modello eredita anche il cambio di toni ma in qualche occasione si mostra più libero ed utilizza un tono più conciliante.

Per quanto riguarda Porfirio, rinvio al capitolo successivo la trattazione di questo personaggio, poiché ricoprirà un’importanza maggiore in quanto protagonista di due altercationes.

329 Civ. 6,10.1.

330 Cavalcanti 2007, 690. 331 Gallicet 2000, 451.

Capitolo VI

6.1. CP IV

Siamo giunti alla più estesa delle disputationes. La quarta è, difatti, costituita da sei altercationes (meno rispetto alla prima e alla seconda, ma gli argomenti sviluppati occupano maggiore spazio all’interno dell’opera). Ritroviamo Porfirio, protagonista dell’ultima altercatio della disputatio

tertia, ed entrano in scena tre nuovi personaggi: Apuleio di Madaura, Ermete il Trismegisto e Plotino, già presenti in civ.

Disputatio quarta

Altercationes Personaggio Civ. Altre opere

23 Altercatio prima Apuleius VIII, (X) 24 Altercatio secunda Hermes VIII 25 Altercatio tertia Apuleius IX

26 Altercatio quarta Porphyrius (VIII, IX), X 27 Altercatio quinta Plotinus X

28 Altercatio sexta Porphyrius X, XIX

a. Prologus

Il Prologo alla disputatio quarta è costituito da stralci di civ. 1,36; 10,1.1-3. L’Anonimo esordisce con la seconda parte di civ. 1,36, capitolo in cui Agostino elenca gli argomenti che dovrà affrontare e, dunque, presenta la struttura dell’opera che si accinge a trattare. Lo stesso Ipponate dichiara che gli argomenti saranno rivolti contro i filosofi (et ut contra philosophos in ea

dissereatur) e specifica che non si tratta di filosofi qualsiasi (non quoslibet), ma di quelli che godono di una certa fama presso i Romani e presentano aspetti comuni con il pensiero cristiano (sed qui apud illos excellentissima gloria clari sunt

et nobiscum multa sentiunt); in particolare, gli aspetti in questione, individuati dallo stesso autore, sono l’immortalità dell’anima (de animae immortalitate), Dio creatore del mondo e l’azione della divina provvidenza (et quod Deus verus

mundum condiderit et de providentia eius, qua universum quod condidit regit). Agostino tiene a precisare che le argomentazioni che affronterà con questi filosofi riguardano i motivi che non hanno in comune e si impegna a dimostrare come false le tesi avversarie. Il compilatore recupera anche la parte finale di questo capitolo, che chiude il I libro di civ., in cui è racchiusa la promessa di mettere in luce le falsità dei pagani, ma anche l’impegno di difendere la città di Dio, il culto del Dio vero e la felicità eterna332. L’Anonimo riprende, poi, la parte

finale di civ. 10,1.1.

Anche qui Agostino si rivolge ai platonici e, in particolare, il discorso ruota attorno alla questione del culto legato agli esseri immortali, quos isti deos et ex

quibus quosdam vel bonos demone vel nobiscum Angelos nominant […]. Infine, recupera civ. 10,1.3333; qui Agostino discute di come il vero Dio possa rendere

dèi i suoi adoratori (qui verus est Deus facitque suos cultores deos334). Se le

immortali creature del cielo non amassero gli uomini, a ben ragione non si dovrebbero adorare; ma se, al contrario, amassero gli uomini, certamente sarebbe solo per volontà di Dio.

L’Anonimo non lascia dubbi, il Prologo in CP è rivolto proprio ai platonici, lo dimostra sia la ripresa di civ. 1,36 sia, soprattutto, l’incipit del prologo stesso:

Contra philosophos Platonicos nunc disputandum est […], una frase aggiunta dall’autore, utile a mettere subito in chiaro le intenzioni di questo libro335. Che

l’intera disputatio sia dedicata ai platonici è ulteriormente confermato dalla presenza di interlocutori come Plotino, Porfirio e Apuleio.

332 Sed quoniam et ipsi in illis, quae contra nos sentiunt, refellendi sunt, deesse huic officio non debemus, ut refutatis impiis contradictionibus pro viribus, quas Deus impertiet, asseramus civitatem Dei veramque pietatem et Dei cultum, in quo uno veraciter sempiterna beatitudo promittitur.

333 Questa parte, in realtà, è introdotta da un’espressione tratta da civ. 10,1.2: Hic est enim divinitati vel, si expressius dicendum est, deitati debitus cultus […].

334 Cfr. Ps 81,6; Io 10,34-35.

335 Su Agostino, il platonismo e i platonici cfr. Corrigan 2003; Dobell 2009; Evangeliou 1989;