Rapporti con altre opere
9.2. Rapporti con CP
Con i dati a nostra disposizione, il primo aspetto da chiarire riguarda la paternità delle due opere; se non è possibile individuare il nome dell’autore, si può valutare invece se le due opere siano riconducibili alla stessa persona. Macray, curatore del catalogo della Biblioteca di Oxford, e Blumenkranz753
ritengono che l’autore delle due compilazioni sia lo stesso e, in effetti, sebbene i testi presentino delle differenze, non sembrano esserci dubbi riguardo al fatto che siano stati scritti dallo stesso autore754. Una serie di aspetti comuni tra le due
conferma la tesi dell’autore unico. Entrambe sono opere polemiche che vedono schierarsi i cristiani contro minacce esterne presunte o reali, rappresentate in CP da Roma, dalla fede nel politeismo e dalla filosofia stoico-platonica, e in CJ dal
753 Blumenkranz 1949.
giudaismo. L’impostazione a livello formale delle due opere è molto simile, basta dare uno sguardo alle disputationes per rendersi conto che lo spazio concesso agli interlocutori non cristiani è inferiore rispetto a quello riservato ad Agostino755. In entrambe a rappresentare la parte cristiana è Agostino, e il
corpus dei suoi scritti rappresenta il modello delle due compilazioni; in queste risalta subito lo stesso approccio al testo e lo stesso vocabolario, come si evince – ad esempio - dalle aggiunte del compilatore nel Prologus della disputatio quarta di CP e nell’incipit della disputatio secunda di CJ:
CP p. 199, r. 3
Contra philosophos Platonicos nunc disputandum est
CJ p. 122, rr. 3-5
Contra Iudaeos, Christie et
ecclesiae adversarios, de sua virtute praesumentes , in se, non in Domino gloriantes, nunc
diligentius est disputandum.
Si percepisce lo stesso complesso modo di lavorare, costituito, da una parte, dall’utilizzo di estratti scelti accuratamente ma disposti in maniera non sempre ordinata, senza un ordine prestabilito e, dall’altra, da brevi aggiunte del compilatore. Negli esempi seguenti si può vedere come il vocabolario di questi brevi interventi originali sia molto simile:
CP p. 22, r. 636
Nos certe iuste Christianis calumniamur temporibus
CP p. 6, r. 160
Certe vos Christiani infelice set miseri omnium
CP p. 46, r. 1335
Immo certe dii nostri multum egerunt pro Romana re publica
CP p. 48, r. 1405
Immo certe veri dii sunt
CJ p. 114, r. 2654
Nos certe patris nostri fidem semper habentes
CJ p. 114, r. 2658
Immo certe simper contra Deum rebellastis
CP p. 50, r. 1443
Immo certe dii nostri tantae virtutis tantaeque potestatis existunt
E lo stesso si può affermare per molte frasi e formule, come:
CP p. 74, rr. 24-27
Sed iam vos pagani, contra quos huius secundae disputationis
laboriosum certamen domino adiuvante inire disposuimus, quae subdolo gestatis in pectore,
in medium proferre non cunctemini.
CP p. 98, r. 775
Iam nunc quid dicam diligenter
adverte!
CJ p. 4, rr. 21-23
Sed iam tu Judaee, contra quem huius disputationis certamen
sumimus, quae animo concepisti,
in medium proferre ne moreris!
CJ p. 122, r. 19
Sed iam, vos, Iudaei, qui contra
religionem christianam disceptaturi convenistis
CJ p. 78, rr. 1756-1757
Quid nunc dicam, Iudaee, diligenter adverte!
CJ p. 162, rr. 1005-1006
Sed iam tu, Iudaee, quid adhus Deus ad Cayn dicat, diligenter
adverte!
E ancora:
CP p. 63, r. 1819
Ad hoc dii nostri minime facere
voluerunt CP p. 131, r. 1844
inter cetera dixi
CP p. 127, r. 1692
Tales quidam Romani, ut verum
fatear
CP p. 308, rr. 706-707
Fateor certe parvitatem meam
utrorumque eloquentiae
CJ p. 69, r. 1519
Sed quia id minime facere voluit
CJ p. 14, rr. 265-266
inter cetera dixit
CJ p. 14, r. 265
Considerata diligenter evangeliorum vestrorum serie ac subtili examinatione discussa, ut
verum fatear CJ p. 160, rr. 961-962
Fateor parvitatem meam
disputationibus tuis nequaquam delectari
Si tratta, come abbiamo detto, di espressioni stereotipate, come era prevedibile, considerata la diversità di argomenti delle due compilazioni. Un’altra caratteristica che accomuna CP e CJ è il modo di trasformare il testo del modello: cambiamenti nelle congiunzioni, nella grammatica, nei pronomi, nelle persone e nello stile in generale sono presenti praticamente in ogni pagina756, conseguenza dell’adattamento al nuovo genere dialogico.
Nei capitoli precedenti abbiamo riportato diversi esempi da CP, come:
CP p. 88, rr. 451-453
Vidimus haec intellegentiores
gravioresque Romani; sed contra consuetudinem civitatis, quae
talibus ritibus fuerat obligata,
parum valebamus.
civ. 4,29
Viderunt haec intellegentiores
gravioresque Romani; sed contra consuetudinem civitatis, quae
daemonicis ritibus fuerat obligata,
parum valebant […]
Ed ecco alcuni estratti da CJ:
CJ p. 150, rr. 712-713
Nunc ergo, cum hoc impleri videamus, quod tanto ante praenuntiatum legimus…
CJ p. 92, rr. 2094-2095
Nunc abs te quaero, qua ratione
auctoritatem legis et prophetarum
accipias, cum sacramenta non
observes, quae ibi praecepta sunt.
CJ p. 61, rr. 1321-1326
Si ergo Christi vestri non est legem solvere et prophetas, utique nec Christianorum. Quid ergo vos
eadem solvitis? An sensim fatemini vos non esse Christianos?
Aug., fau. 12,6
Nunc vero cum hoc impleri videamus, quod tanto ante praenuntiatum legimus…
Aug., adv. Iud. 5, 6
Quod Iudaei legentes et non intelligentes, aliquid se dicere existimant, cum requirunt a nobis quomodo accipiamus
auctoritatem Legis et Prophetarum, cum sacramenta non observemus quae ibi praecepta sunt.
Aug., fau. 19,6
Si Christi non est Legem solvere et Prophetas, utique nec Christianorum.
Cur ergo eadem vos solvitis? An sensim fatemini vos non esse Christianos?
756 Aschoff 1975, XXXII; id. 1984, 68-81.
Ma si possono rilevare anche una serie di differenze tra le due compilazioni, alcune sostanziali, altre secondarie757. Cominciamo dal titolo: Altercationes Christianae philosophiae contra erroneas et seductiles paganorum philosophorum versutias è, effettivamente, stato scelto dal compilatore e si riferisce al contenuto dell’opera, ossia il dibattito tra filosofia cristiana e pagana. La prima parte del titolo, dunque, ci informa che si tratta di un’opera polemica e, difatti, il termine altercatio ricorre spesso all’interno dell’opera, insieme ad altre parole che richiamano l’idea di confronto, come certamen, contendo, defendo,
disputatio, impetus, oppono, opprimo, resisti, victoria, vinco, etc758. La seconda,
invece, si riferisce al tono della polemica759. Il titolo Excerpta ex libris beati Augustini infidelitati Judaeorum obviantia, al contrario, non richiama il contenuto, ma fa riferimento al modello. Come abbiamo accennato in 9.1. non si tratta del titolo scelto dall’anonimo autore che, probabilmente, aveva optato per
Altercationes contra Iudaeos o, quasi certamente, Liber altercationum contra Iudaeos. Quest‘ultimo titolo viene conservato all’interno dello stesso testo di CJ760. Nella
sua analisi Aschoff761 precisa che il termine Excerpta e suoi sinonimi sono
utilizzati più tardi all’interno dei titoli delle raccolte e che la posizione di
obviantia, un verbo al participio presente nell‘intestazione di un’opera, non ha precedenti in tutta la letteratura patristica.
Un’altra differenza consiste nel fatto che è subito chiara la divisione in
disputationes. Sappiamo che la divisione in libri è successiva, probabilmente la stessa persona che ha cambiato il titolo di CJ è responsabile della divisione in
757 Sulle differenze tra CP e CJ cfr. Aschoff 1984, 39-42.
758 Il compilatore chiarisce i toni già nel primo intevento del Romanus (p. 2, rr. 27-31), in cui
ricorrono vocaboli come certamen, certanti, audacia, victoria.
759 Cfr. Aschoff 1975, XXVI. 760 CJ p. 122.
761 Aschoff 1975, XXVII: "Excerpta und seine Synonyme sind in Überschriften nicht selten spätere
Sammelbezeichnungen. Verdächtig ist auch die Stellung von obuiantia : ein prädikativ im Buchtitel gebrauchtes Präsenspartizip läßt sich sonst in der gesamten patristischen lateinischen Literatur nicht nach- weisen".
libri. Infatti, nel testo di CP laddove il riferimento del modello è al liber precedente, l’Anonimo modifica il termine in disputatio oppure lo omette762.
Tuttavia, anche se non sempre all’interno dei manoscritti è chiaro il passaggio da una disputatio all’altra, poiché i testi si presentano ininterrotti, forma e contenuto dei prologhi fanno sì che si possano individuare incipit ed explicit, anche senza riferimenti evidenti. E, dunque, in CP individuiamo 5 disputationes, mentre in CJ solamente 2.
Anche nel finale le due opere mostrano delle differenze; in CP la conclusione è chiara, la ripresa in chiusura di civ. 14,9.6 termina il discorso sulla vita eterna:
Quae cum ita sint, quoniam recta vita ducenda est, qua perveniendum sit ad beatam, omnes affectus istos vita recta rectos habet, perversa perversos. Beata vero eademque aeterna amorem habebit et gaudium non solum rectum, verum etiam certum; timorem autem ac dolorem nullum. Unde iam apparet utcumque, quales esse debeant in hac peregrinatione cives civitatis Dei, viventes secundum spiritum, non secundum carnem, hoc est secundum Deum, non secundum hominem, et quales in illa, quo tendunt, immortalitate futuri sint.
CJ sembra, dunque, non avere una vera e propria conclusione, così resta il dubbio che sia un’opera rimasta incompleta763:
Ut, quoniam quattuor considerantur in omni sacrificio – cui offeratur, a quo offeratur, quid offeratur, pro quibus offeratur -, idem ipse unus verusque mediator, per sacrificium pacis reconcilians nos Deo, unum cum illo maneret, cui offerebat, unum in se faceret, pro quibus offerebat, unus ipse esset, qui offerebat et quod offerebat.
Ci sono, poi, tutta una serie di differenze di forma e contenuto764.
762 Aschoff 1975, XXVI: "Im Gegenteil: überall dort, wo sich die augustinische Vorlage auf
frühere Bücher bezieht, wird liber in disputatio umgeändert oder ausgelassen".
Si pensi, ad esempio, al numero di interlocutori, che in CP arriva a 15, mentre in CJ è rappresentato solo dal Giudeo. Questo si spiega con lo straordinario numero di temi affrontati in CP che richiedono necessariamente interlocutori diversi per nascita e formazione e che, nel corso dell’opera, tornano a più riprese. La stessa lunghezza delle singole disputationes è differente: CJ, avendone solamente due, supera per estensione quelle di CP, ma nel complesso le opere hanno la stessa ampiezza.
Gli argomenti delle due opere sono diversi, CP si concentra soprattutto su storia, filosofia ed etica, segnando il divario tra mondo pagano e mondo cristiano, mentre CJ tratta essenzialmente di dogmatica. Il tono che il compilatore utilizza in CP è, in linea generale, conciliante, mentre in CJ i toni sono più accesi e non mancano affermazioni offensive e sprezzanti.
A tutt’oggi ci sono parti di testo sia di CP che di CJ che non trovano corrispondenze in altre opere. Ma se per CP si tratta di pochi casi, in CJ la situazione è diversa e questi testi rappresentano circa un decimo dell’opera stessa. 765 Altre differenze si evidenziano nella forma delle intestazioni e nel
numero delle opere di Agostino e pseudo-agostiniane utilizzate come modello, che in CJ è notevolmente maggiore rispetto a CP766. Sull’utilizzo dei modelli si
può, dunque, rilevare un diverso approccio del compilatore.
Bisogna considerare che ha attinto a modelli molto diversi, scritti dogmatici e apologetici, lettere e sermoni etc. che rispondono all’esigenza dei temi trattati e delle diverse situazioni. Tuttavia, quasi tutto il testo di CP è tratto da civ., solo una minima parte dalle altre opere di Agostino e ancora meno sono le parti inserite dall’autore.
764 Per ulteriori approfondimenti cfr. Aschoff 2009, VI-X.
765 Ibidem, VIII.
766 Cfr. Aschoff 1984, 39: “Weiter weist CP nur eine einzige nicht von Augustin stammende
Vorlage auf, den Sermon Adversus quinque haereses des Quodvultdeus, während CJ je etwa zur Hälfte aus augustinischen und pseudo-augustinischen Schriften besteht“.
In CJ la situazione cambia; vediamo più in dettaglio. Il numero dei modelli utilizzati in CP è rappresentato da 8 opere di Agostino utilizzate letteralmente: De civitate Dei, Contra Faustum Manichaeum, De consensu
Evangelistarum, De Genesi ad litteram, Enchiridion ad Laurentium de fide, spe et
caritate, Epistulae, Tractatus in Evangelium Ioannis e Retractationes, a cui si affiancano echi tratti da De catechizandis rudibus, Confessiones, De cura pro mortuis
gerenda e Contra secundam Iuliani responsionem imperfectum opus; infine stralci del trattato Adversus quinque haereses di Quodvultdeus, un tempo attribuito ad Agostino. Mentre in CJ l’Anonimo recupera da Agostino Contra Faustum
Manichaeum, Adversus Iudaeos, Tractatus in Evangelium Ioannis, ma anche
Epistulae, Sermones, civ., De consensu Evangelistarum, De genesi ad litteram,
Enchiridion ad Laurentium de fide, spe et caritate, Enarrationes in Psalmos e ancora alcune parti di De diversis quaestionibus, De Trinitate, Collatio cum Maximino
Arianorum episcopo, In Ioannis epistola ad Parthos tractatus e Speculum “Quis
ignorat” e anche opere pseudo-agostiniane. Come si evince dallo schema seguente, quasi tutte le opere del corpus augustinianum utilizzate letteralmente in CP si trovano anche in CJ767.
767 Cfr. Aschoff 1975, VIII-IX: “Einiges scheint dafür zu sprechen, daß der Kompilator den
Großteil der Vorlagen von CP und CJ in einem Zuge exzerpiert, geordnet und dann um die beiden großen Themenkreise gruppiert hat. So kommen alle in CP verwendeten Werke des Corpus Augustinianum auch in CJ vor”.
Titolo CP CJ
Adversus Iudaeos •
Collatio cum Maximino Arianorum episcopo •
Confessiones •
Contra secundam Iuliani responsionem imperfectum opus •
Contra Faustum Manichaeum • •
De catechizandis rudibus •
De civitate Dei • •
De consensu Evangelistarum • •
De cura pro mortuis gerenda •
De diversis quaestionibus
De genesi ad litteram • •
De Trinitate •
Enarrationes in Psalmos •
Enchiridion ad Laurentium de fide, spe et caritate • •
Epistulae • •
In Ioannis epistola ad Parthos tractatus •
Retractationes •
Sermones •
Speculum “Quis ignorat” •
Tractatus in Evangelium Ioannis • •
Nonostante il ricorso al corpus augustinianum come modello per entrambe le opere, in un solo caso si verifica un doppione (doublet) che riguarda un estratto dal trattato Adversus quinque haereses di Quodvultdeus:
CP p. 2, rr. 31-34
Non est ergo, quod nos terras; tantum patienter expecta et diligenter ausculta et horum, quae dicuntur, curam habeto cum diligentia.
Ne ergo diutius immoremur, iam
nunc ad rem veniamus!
CJ p. 11, rr. 203-206
Ergo non est, quod nos terras. Tantum patienter expecta, diligenter asculta et eorum, quae dicuntur, curam habeto cum diligentia!
Non ergo diutius immoremur!Dudum animo concepta iam in medium proferamus!
Quod. PL 42, 1102, 22-25
Non est ergo, quod terreat vos; et tantum expectate, audite et orate,
intentior et auctior circa me
vestra sit oratio.
Non diutius immoremur, iam quae
proposuimus prosequamur!
In CP l’apporto dell’opera di Quodvultdeus si limita a questo solo caso (compresa la frase precedente768), al contrario di CJ dove è molto presente nella
disputatio prima769. Purtroppo, non è possibile giustificare la priorità di un’opera
sull’altra sulla base di questo unico confronto770.
769 In CJ il compilatore continuerà ad attingere anche per la disputatio secunda all’opera di
Quodvulteus, nello specifico quel Contra Iudaeos, paganos et Arrianos, lungo sermone in chiave polemica rivolto a giudei e ariani.