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CAPITOLO I: IL MODELLO SINTATTICO DI L RIZZI

5. Il modello di sintesi provvisorio

5.4 Focalizzazione e interrogazione

5.4.5 Le interrogative indirette

Una prova del fatto che interrogazione e focalizzazione avvengono nella stessa proiezione funzionale viene fornita dal comportamento delle interrogative indirette in Italiano.

Nel caso in cui il parlante voglia mettere in discussione un'intera proposizione, è sufficiente attivare la proiezione IntP, la cui testa è realizzata foneticamente con se.

IntP, trovandosi al di sopra di FinP, domina l'intero contenuto proposizionale e perciò può mettere in discussione la totalità dell'evento descritto senza il bisogno di muovere alcun costituente dalla sua posizione di base.

In Italiano, come osservato da Rizzi (2001), IntP può apparire nella stessa frase assieme a un Focus e va notato che in questo caso non tutti gli elementi che appaiono al di sotto di IntP sono messi in discussione.

Se si osserva una frase in cui, oltre al Focus, è presente anche un elemento topicalizzato, è evidente come ciò che è messo in discussione non è il predicato verbale (cioè se l'azione descritta ha avuto luogo o meno), né il Topic, ma solo il costituente focalizzato:

(71) Non so se, questo, GIANNI te l'abbia già detto.

In (71), chi parla considera come dati certi il fatto che una determinata cosa (questo) sia stata detta a chi ascolta e l'unico elemento sconosciuto, da quantificare, è l'Agente, chi ha compiuto l'azione data.

parla, la sua incertezza verso l'intero contenuto proposizionale. La sua posizione è quindi motivata dalla necessità di questo elemento interrogativo di avere scope sull'intera frase.

Attivando invece FocP, è possibile selezionare un singolo costituente di quella stessa frase per metterlo in discussione, restringendo l'ambito dell'incertezza.

Usando l'esempio di (71), nel caso in cui chi parla ritenga certi sia l'Agente che il Tema, ma non conosca la natura dell'azione svolta dal primo sul secondo, esiste in Italiano la possibilità di focalizzare il predicato.

Per fare questo, è necessario innanzitutto muovere gli elementi noti nel Topic Field inferiore a IntP e poi far salire in Spec,FocP il resto della struttura di IP con un movimento residuale (RM), come illustrato in (72) e in (73):

(72) [se Int° [LDP questoi [LD° [LDP Giannij [LD° [FocP [tj te l'abbia già detto ti]k [Foc° … tk]]]]]]]

(73)

Riassumendo le osservazioni di questo paragrafo, IntP si configura come una proiezione funzionale dedicata a marcare l'incertezza del parlante rispetto all'evento descritto.

Nel caso in cui IntP sia attivato e, soprattutto, sia realizzato foneticamente, lo scope d'incertezza copre l'intero contenuto proposizionale. Non c'è bisogno di nessun movimento verso la periferia sinistra, poiché l'Operatore è già in una posizione capace di quantificare la sua variabile.

Se invece chi parla volesse mettere in discussione un singolo componente dell'evento, sia esso un elemento della realtà fisica o il predicato, è possibile attivare FocP e muovere il costituente che ad esso si riferisce per metterlo in discussione, dando automaticamente per certe tutte le altre condizioni dell'enunciato.

Ciò è provato dal fatto che, nel caso in cui FocP venga attivato, solo il costituente in Spec,FocP è interpretabile come incerto, mentre tutti gli altri elementi, siano essi topicalizzati o nella loro posizione di base, vengono dati per certi.

FocP agisce quindi come un restrittore del campo dell'interrogazione, facendo convergere lo scope di IntP su un unico elemento ben preciso e lasciando tutto il resto fuori da ogni dubbio, si trovi questo al di sotto o al di sopra di IntP.

Se il range assegnato da Q in IntP si riduce alle sole due variabili di [+realtà] e [-realtà], allora, se chi parla fosse incerto solo sul fatto che un'azione sia avvenuta o meno dovrà solo attivare IntP e realizzare foneticamente la sua testa come se.

La focalizzazione del predicato è invece necessaria quando a essere in discussione non è la realizzazione dell'evento, ma la sua stessa natura.

Se si osserva il contrasto tra le due frasi proposte di seguito, si nota che in (74)a l'unica interpretazione possibile è quella polare: chi parla si definisce incerto sul fatto che l'evento descritto abbia avuto luogo o meno.

(74) a. Non so se Gianni abbia letto il libro (oppure no).

b. Non so se Gianni, il libro, lo abbia LETTO (oppure no, oppure l'abbia buttato via).

In (74)b, invece, l'incertezza di chi parla non si rivolge solo alla realtà o irrealtà dell'evento, ma anche al tipo di evento. Infatti, la risposta a (74)b potrebbe essere che sì, Gianni ha letto il libro, che no, Gianni non l'ha letto, oppure che no, Gianni il libro l'ha buttato via, l'ha solo sfogliato o l'ha comprato e basta.

Queste diverse interpretazioni derivano dalla diversa natura di IntP e FocP, in particolare dai rispettivi Quantificatori.

L'interpretazione polare di (74)a viene dal fatto che IntP è stato attivato e dal fatto che il suo Q assegna un range composto solamente da due valori [+realtà] o [-realtà].

Il Q in FocP assegna invece un range più ampio ed è per questo che (74)b, oltre all'interpretazione polare, può implicare anche altre possibili variabili.

Per riassumere brevemente quanto detto in questo paragrafo, IntP, dominando IP, mette in discussione l'intero contenuto proposizionale e data la natura del suo Q, l'incertezza di chi parla è rivolta al fatto che l'evento descritto abbia avuto una realizzazione concreta nella realtà.

IntP è quindi una proiezione dedicata all'espressione dell'incertezza del parlante, mentre il vero responsabile dell'interrogazione, della messa in discussione di elementi precisi è FocP.

In esso, Q ha un range più ampio e può mettere in discussione non solo la realtà di un costituente, ma anche la sua natura.

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