L’EVOLUZIONE DELLA DISCIPLINA COMUNITARIA IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE
2.6. Le nuove linee guida in materia di immigrazione
In seguito alla promulgazione del Trattato di Lisbona l’Unione europea è riuscita ad avvicinarsi maggiormente ad un obiettivo che rincorre da tempo, ovvero la realizzazione di una politica migratoria europea mirante a gestire l’immigrazione regolare e combattere quella irregolare.
La corretta gestione dei flussi migratori ha richiesto anche la predisposizione di strumenti giuridici di tutela e di equo trattamento dei cittadini extracomunitari, che soggiornano legalmente nel territorio degli Stati membri, ed allo stesso tempo ha richiesto anche una maggiore cooperazione con i Paesi terzi in merito a questo ambito 58.
58Il Trattato di Lisbona ha stabilito che le politiche d'immigrazione sono governate sia dal principio di solidarietà sia dal principio dell’equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri anche sul piano finanziario, secondo quanto stabilito dall’art. 80 del TFUE. Il principio di solidarietà è stato incentivato,
La tutela preposta dall’Unione non richiede solo l’attivazione di un equo trattamento ma anche l’applicazione di diritti e doveri per gli immigrati legali al pari dei cittadini comunitari. Pertanto, l’Unione intende impegnarsi in 3 ambiti:
• la migrazione legale: in questo ambito l’UE definisce le condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini extracomunitari anche nei casi di coloro che intendono ricongiungersi ai propri familiari. In questo ambito, gli Stati membri hanno il potere di stabilire i tassi di ammissione di persone provenienti da Paesi terzi in cerca di lavoro;
• l’integrazione: in questo ambito l’UE definisce le misure che devono essere attivate dagli Stati per promuovere l'integrazione di cittadini extracomunitari che soggiornano legalmente nel territorio comunitario. In alcuni casi, l’UE può agire e stipulare accordi ai fini della riammissione nel Paese di origine;
• la lotta all'immigrazione clandestina: in questo ambito l’UE si impegna a ridurre l’immigrazione irregolare, mediante la politica di rimpatrio ed il rispetto dei diritti fondamentali 59.
Secondo gli ultimi sviluppi, l’Unione ha predisposto nel 2011 il c.d. Approccio globale in materia di migrazione e mobilità, che definisce i rapporti con gli Stati terzi in materia di immigrazione mediante la definizione di 4 pilastri:
• immigrazione legale e mobilità;
• immigrazione irregolare e tratta degli esseri umani; • protezione internazionale e politica in materia di asilo;
• aumento dell'incidenza della migrazione e della mobilità sullo sviluppo. Tra gli strumenti predisposti da questo Approccio è importante citare la facoltà di concludere con i Paesi terzi i c.d. partenariati per la mobilità, che ricomprendono una serie di misure, come ad esempio la semplificazione della procedura per il rilascio del visto temporaneo di ultimamente, mediante due proposte: un meccanismo temporaneo di ripartizione dei richiedenti asilo e un programma di reinsediamento per i profughi fortemente bisognosi di protezione internazionale in Europa. Tali proposte sono state adottate dal Consiglio il 14 e il 22 settembre 2015.
59Ricordiamo che si definisce “immigrato” colui che entra nei territori dell’Unione senza autorizzazioni o visto adeguati o che si trattiene dopo la scadenza del visto, vivendo in una situazione di irregolarità.
ingresso, i provvedimenti in materia di immigrazione circolare e la lotta contro la migrazione clandestina.
Ultimamente, nel dicembre del 2014 si è concluso il Programma di Stoccolma, che era stato adottato nel dicembre 2009: l’UE in previsione di questa futura “scadenza” già nel giugno 2014 ha definito gli “orientamenti strategici della programmazione legislativa e operativa nel quadro dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia” che hanno costituito il nuovo Programma Giustizia che ha validità dal 2014 fino al 2020: tali orientamenti sono incentrati sul recepimento, sull'attuazione e sul consolidamento degli strumenti giuridici e delle misure esistenti 60.
Mediante essi l’UE ha messo in atto un nuovo approccio globale in materia di immigrazione, che come sempre mira a promuovere l’immigrazione legale, a proteggere i soggetti più deboli, a contrastare quella irregolare e gestire più efficacemente le frontiere.
Ultimamente, l’Unione ha predisposto, il 13 maggio 2015, anche un’ Agenda europea in materia di immigrazione al fine di intensificare la sua azione in questo ambito e di collocarla al centro delle sue priorità: questo documento mira, in primis, a gestire la situazione di crisi esistente nel Mediterraneo tenendo sotto controllo gli sbarchi irregolari.
Quest’ultima facoltà rientra nell’ambito del quadro della politica di sicurezza e di difesa comune, poiché mira a smantellare, in particolare nell’area del Mediterraneo, le reti di trafficanti di esseri umani e del traffico di migranti.
Nel 2016, la Commissione, all’interno di una sua Dichiarazione, ha stabilito le 4 direzioni in cui si svilupperà la futura politica di immigrazione, ovvero:
• la riduzione dell’immigrazione irregolare;
• la maggiore sicurezza ala frontiere (al fine anche di salvare vite umane); • la definizione di una politica comune in materia di asilo;
• la modernizzazione del sistema della «carta blu», un sistema che regola le condizioni di accesso e di soggiorno dei cittadini extracomunitari e che risulta essere perfettamente funzionante solo in alcuni Paesi 61.
Al fine, invece, di combattere l’immigrazione irregolare, l’UE ha formulato due importanti direttive: quella sui rimpatri, ovvero la direttiva 2008/115/CE, che stabilisce le norma da 60R. Baratta, Le principali novità del Trattato di Lisbona, in DUE, n. 1, 2008.
61La carta blu era stata inserita con la Direttiva CE n. 50 del 2009: essa regola, mediante procedura accelerata, le condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di Paesi terzi che intendono svolgere lavori altamente qualificati all’interno dei territori dell’Unione.
applicare da parte degli Stati membri nei confronti di cittadini extracomunitari che soggiornano in maniera irregolare e la direttiva 2009/52/CE che indica le sanzioni che gli Stati membri possono applicare nei confronti di datori di lavoro che violano il divieto di impiegare cittadini extracomunitari irregolari. Al contempo, l'Unione sta negoziando e concludendo accordi di riammissione con i paesi di origine e di transito al fine di rimpatriare i migranti irregolari e di cooperare nell'ambito della lotta contro la tratta di esseri umani. Dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento si è impegnato attivamente per l'adozione di una nuova normativa in materia di immigrazione. A titolo di esempio, esso ha svolto un ruolo importantissimo nell'elaborazione e nell'approvazione della direttiva sul rimpatrio e di quella sul permesso unico.
La situazione più urgente, attualmente, è rappresentata non solo dall’aumento dell'afflusso di migranti lungo le coste mediterranee ma anche dall’aumento dei naufragi e delle morti sul mare: per ovviare a ciò il Parlamento europeo ha approvato, il 17 dicembre 2014, una Risoluzione al fine di attivare un approccio unitario alla problematica.
L’azione unitaria ha trovato espressione all’interno di un progetto di relazione che è stato presentato alle istituzioni comunitarie il 18 gennaio 2016 e prevedeva l’attuazione di due pacchetti riguardanti la politica di asilo ed il comparto dell’immigrazione economica.