Parte IV: Approfondimenti
2. Le nuove tigri: Il Sud-Est Asiatico e il Myanmar
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YANMARIl secondo incontro del 2013 del Global Outlook ha visto la partecipazione del Dr. Andrea Goldstein, Senior Economist Affairs Officer presso la Commissione Economica per l'Asia e il Pacifico delle Nazioni Unite e in procinto di ritornare all'OCSE. Goldstein ha inizialmente parlato della attuale ascesa del Sud-Est asiatico e in particolare dei paesi emergenti come la Cambogia, il Laos, l’Indonesia e il Vietnam, come si evince dalla figura qui sotto riportata, basata su dati OCSE.
Tabella 8 – tassi di crescita del Pil nei paesi asiatici
Fonte: dati OCSE (2013)
Goldstein ha poi analizzato le componenti attuali della crescita dei paesi asiatici, riscontrando notevoli differenze tra paesi concentrati soprattutto sull’export (Filippine, Vietnam) e paesi con economia più bilanciata e attenta alla domanda interna. Oltre alla Cina, Indonesia e Malesia sembrano i paesi nei quali gli investimenti sono in maggiore aumento. Indonesia, Malesia e Filippine sono anche i paesi nei quali la domanda interna e dunque i consumi ad opera dei privati contribuiscono maggiormente alla crescita del Pil.
In generale, è possibile evidenziare alcuni trend interessanti, come la crescente dipendenza economica del Sud Est asiatico dalla Cina e l’effetto del boom della classe media in molti paesi, nei quali la domanda di consumo e maggiori diritti
porta alla necessità di riforme economiche tese a una maggior produttività, fin qui vero tallone d’Achille in molti paesi come Vietnam e Cambogia.
L’analisi di Goldstein si è quindi soffermata sul Myanmar. Con 60 milioni di abitanti e un percorso di riforme avviato solo di recente, il Myanmar è stato definito “l’economia emergente con il più grande potenziale di sviluppo” e “la nuova frontiera economica dell’Asia” dall’Economist Intelligence Unit. Alcuni analisti politici internazionali hanno salutato la nuova alba del Myanmar in via di graduale democratizzazione, accogliendo con ottimismo la recente elezione al Parlamento birmano della leader democratica Aung San Suu Kyi, liberata dopo quindici anni di arresti domiciliari. Il paese ad oggi ha un Pil pro capite assai inferiore a quello degli altri paesi del Sud Est asiatico, come mostrati nella figura qui sotto riportata.
Figura 25 – Pil pro capite in alcuni paesi asiatici
Fonte: The Economist intelligence Unit
L’Unione europea ha sospeso per un anno le sanzioni che penalizzavano circa 800 imprese del Myanmar e l’Alto rappresentante dell’Unione europea, Catherine Ashton, si è recata nel Paese nell’aprile 2012 per inaugurare il primo ufficio europeo e ammettere il Myanmar al programma di Generalised System of Preferences (GSP) della Ue. A gennaio 2013 la Norvegia ha cancellato il debito del Myanmar, pari a 534 milioni di dollari e il Paris Club agreement ha portato all’eliminazione di sei miliardi di dollari di debito, che rappresenta quasi la metà dell’esposizione totale del paese asiatico. Anche l’Australia e gli Stati Uniti hanno sospeso le sanzioni, il Giappone ha cancellato il debito e il Fondo Monetario, la Banca Mondiale e la Banca Asiatica iniziano ad affacciarsi nel Myanmar (perfino la moneta è stata quotata) e a prospettare le linee guida per
l’elaborazione di riforme strutturali economico-finanziarie. La consacrazione del Myanmar avverrà nel 2014, quando il piccolo paese emergente prenderà la presidenza di turno dell’ASEAN, il blocco regionale dei paesi del sud-est asiatico.
Ora che l’apertura politica dinamizza lo sviluppo del Myanmar, la sua economia è in netta ripresa, il Pil è cresciuto al ritmo incalzante del 6-6,3% tra il 2012 e il 2013. La Banca Asiatica conferma che le sole esportazioni di gas naturale, grande risorsa non ancora sfruttata, aumenteranno del 15% ogni anno. I segnali sono incoraggianti e potenzieranno il ruolo del Paese nella regione se il governo implementerà saldamente politiche di stampo riformista. Peraltro, il Myanmar appare ancora relativamente chiuso al commercio internazionale rispetto agli altri paesi ASEAN: una politica di apertura (intelligente) agli investimenti stranieri e al commercio potrebbe costituire un volano di sviluppo per il paese.
Il Myanmar è oggi un perno geostrategico assai influente nello scacchiere geopolitico del Sud-Est asiatico. Affacciato sulla Baia del Bengala, stretto tra India e Cina, il Myanmar è uno snodo cruciale per il controllo delle rotte marittime commerciali da e verso l’Oceano Indiano. Le riserve abbondanti e in parte non ancora esplorate di gas naturale, petrolio, uranio, carbone, zinco, rame, pietre preziose, legname ed energia idroelettrica, rendono il Paese straordinariamente rilevante dal punto di vista geo-energetico.
Il parternariato strategico d’eccellenza con la Cina – che esercita l’influenza nel Paese fin dall’epoca imperiale – e con l’India ha portato in questi ultimi anni ad un incremento dell’attivismo nel settore infrastrutturale, con la concessione di aiuti allo sviluppo, finanziamenti di opere pubbliche (ponti, ferrovie, strade), formazione della forza lavoro locale e passaggio di tecnologia e know-how. Con più di 5 miliardi di dollari capitalizzati nel commercio ogni anno, la Cina è diventata il più grande partner commerciale straniero del Myanmar, e l’India la segue a poca distanza con un volume di interscambio che si attesta intorno ai 4 miliardi di dollari. L’obiettivo strategico dei due giganti asiatici è quello di conquistare un “posto al sole” privilegiato nello sfruttamento e nella distribuzione delle ingenti risorse di idrocarburi ma anche quello di insediare avamposti commerciali e basi di rifornimento nell’area costiera per le proprie petroliere in transito dal Medio Oriente. Il porto di Sittwe è già una base cinese, una perla intessuta nel suo filo rosso di perle esteso per tutto il Sud-Est asiatico.
Al largo della costa nord-occidentale del Myanmar i cinesi stanno costruendo, inoltre, un oleodotto nel quale fluiranno il petrolio e il gas naturale, che collegherà la Kunming cinese al Myanmar e quest’ultimo fino al Golfo Persico e all’Africa. Una via alternativa alla rotta che passa per lo Stretto di Malacca, a collo di bottiglia, poco sicuro e infestato dai pirati. A nord di Ramree, a Sittwe è attiva però anche l’India, che sta erigendo un terminal di un gasdotto per
trasportare il gas naturale a nord verso il Bangladesh e il Bengala Occidentale.
Se il progetto riuscirà a realizzarsi, l’India accrescerà la propria influenza commerciale sia nel Myanmar sia nel Bangladesh, inglobandoli in una sorta di versione aggiornata di “indosfera” e riducendo l’influenza della Cina, oggi predominante (basti guardare al dato sugli investimenti esteri, riportato nella figura 26).
Figura 26 – Stock di investimento diretto estero in Myanmar, per paese, al 30 giugno 2012
Fonte: Goldstein (2013)
La partita per la conquista di una partnership privilegiata con il Myanmar, oltre a Cina, India e Stati Uniti coinvolge anche l’ASEAN, che procede nel suo percorso di community-building e nel 2015 prevede di avviare una integrazione del mercato del Sud-Est Asiatico; e il Giappone, in ritardo nei progetti infrastrutturali ma sempre più interessato al Myanmar come destinazione dei propri investimenti diretti esteri in futuro.
Dal 1 febbraio 2013 è entrata in vigore la nuova legge sugli investimenti, che mira a facilitare gli investimenti esteri e al contempo assicurare una quota di ricavi e occupazione per i cittadini del Myanmar. I principali obiettivi della legge includono lo sfruttamento delle risorse naturali, lo sviluppo delle infrastrutture e delle risorse umane, la promozione dell’occupazione e dell’istruzione. I principi fondamentali sono la promozione dell’export, grandi progetti di investimento, lo sviluppo di tecnologie avanzate (con regole specifiche per il settore high-tech), il risparmio e l’efficientamento energetico e la protezione dell’ambiente. La legge prevede varie forme contrattuali e di joint venture con partner locali pubblici e privati come modalità d’accesso all’economia locale, nonché la presenza di zone economiche speciali con un trattamento fiscale privilegiato (Dawei, Thilawa, Kyaukphyu e 25 zone industriali speciali).
Quanto ai settori da privilegiare per l’investimento in Myanmar, a parte le industrie estrattive, del riso e del legname, Goldstein ha messo l’indice su settori
come le apparecchiature elettriche, acciaio e alluminio, la plastica e apparecchiature mediche e ottiche. Più nello specifico:
Una delle priorità del governo per il 2014 è rilasciare licenze alle società di telecomunicazioni Telenor (norvegese) e Ooredoo (del Qatar), che si sono aggiudicati una gara a giugno 2013 per la costruzione di una rete mobile nazionale. Nei prossimi mesi saranno costruite migliaia di antenne telefoniche con la speranza di raggiungere l'80 per cento della popolazione del Myanmar (di circa 60 milioni di persone) entro il 2015. Nel luglio 2013 , solo il 7,08 per cento del paese aveva accesso alla telefonia mobile, secondo i dati del governo .
Uno dei più grandi progetti di sviluppo del paese, la Zona Economica Speciale (ZES) di Thilawa, è stata inaugurata nel 2013. Nonostante alcuni ritardi e lungaggini amministrative, gli esperti concordano sul fatto che questa ZES, che si snoda su un’area di 2.400 ettari ed è stata sviluppata grazie a un finanziamento di 150 milioni dollari (una joint-venture di imprese giapponesi, tra cui Sumitomo e Mitsubishi), incrementerà moltissimo il volume di IDE verso il Myanmar. Nel frattempo, multinazionali come Heineken, Carlsberg, Siam Cement Group e Nissan Corp, tra gli altri, stanno investendo ingenti somme in nuovi impianti in
Diverse banche straniere hanno già uffici di rappresentanza , tra cui la CIMB Bank malese, la DBS Bank di Singapore e la Sumitomo Mitsui Banking Co del Giappone, mentre nel settore assicurativo colossi come ACE , MetLife e Prudential hanno ora uffici a Yangon.
Il Ministero dell'Energia continuerà nel 2014 a selezionare i candidati che hanno presentato offerte per le piattaforme offshore di petrolio. Al novembre del 2013, erano in corsa ancra 30 imprese tra cui colossi energetici globali come Daewoo , PTTEP , TOTAL , Chevron , GAIL India , Hawkley e Petronas. Nonostante il boom previsto per il 2014 nell’industria del gas e del petrolio, va ricordato che solo il 29% della popolazione ha accesso all'elettricità, e persino nelle principali città come Yangon vi sono ancora frequenti blackout: questo mentre il consumo cresce ogni anno di circa il 15%, e nonostante la banca Mondiale e la Banca Asiatica di Sviluppo abbiano versato al Myanmar circa 200 milioni dollari per lo sviluppo di nuove centrali elettriche . Il governo ha recentemente annunciato di voler aumentare i prezzi dell'energia elettrica del 43% per la maggior parte delle
famiglie entro aprile: decisione che rischia di suscitare una rivolta popolare, come già accaduto nel novembre 2013.
Il futuro del Myanmar appare prospero, ma dipendente ancora troppo dal colosso cinese, nonché dalla capacità del governo di raggiungere a un tempo stabilità politica e good governance. La figura di seguito riportata, che chiude questa sintesi, mostra il ranking del Myanmar rispetto ad alcuni indicatori di governance, in confronto con Vietnam (VN), Cambogia (CA) e Laos (LA).
Figura 27 – Indicatori di Governance per il Myanmar
Fonte: Goldstein (2013) su dati World Bank
La Banca Mondiale ha inoltre avvertito che il paese avrebbe bisogno anche di monitorare il tasso di cambio contro il dollaro – che rischia di pregiudicare le esportazioni verso altri paesi – e l’inflazione, che ha raggiunto il 7,3% nel mese di agosto 2013.