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L’analisi dei protocolli della prova

Quesito 2.3: Velocità di Flusso

4.4. Le opinioni dei docent

Durante questa fase del nostro lavoro, abbiamo anche raccolto le opinioni dei docenti delle classi coinvolte circa le difficoltà che gli studenti avrebbero, secondo loro, potuto incontrare di fronte a questa tipologia di quesiti.

Quello che ci ha colpito maggiormente è la considerazione praticamente unanime secondo la quale gli alunni “non sono abituati a risolvere questo tipo di prove”, ovvero problemi contestualizzati. L’aspetto significativo è che queste competenze sono, come abbiamo visto nel capitolo 1, tra i principali obiettivi educativi da raggiungere alla fine dell’obbligo di istruzione per l’asse matematico.

Alcuni insegnanti attribuiscono il mancato raggiungimento degli obiettivi alla mancanza di tempo e di strumenti per avviare il cambiamento prefissato dai documenti ministeriali. D’altra parte, almeno nei Licei Scientifici, anche la prova di maturità ha cominciato a virare (con alterne fortune e diverse problematiche sulla realizzazione dei quesiti prodotti) verso la direzione di problemi contestualizzati. Questo aspetto emerge chiaramente dalle interviste15 con i docenti del Liceo Scientifico, a dimostrazione ancora una volta del fatto che la valutazione rappresenta spesso la spinta verso i cambiamenti didattici:

I: “Quali potrebbero essere le difficoltà dei suoi studenti?”

Ls: “Non sono abituati a risolvere problemi contestualizzati. Abbiamo poco tempo a disposizione per trattare tutti gli argomenti. In seconda il programma arriva fino alla parabola e queste tipologie di esercizio vengono tralasciate. Da quest’anno cerchiamo di proporre qualche quesito più contestualizzato in vista della maturità, ma gli esercizi sui libri sono pochi ed è difficile reperirli.”

I: “Come mai solo da quest’anno? “

Ls: “Per molto tempo abbiamo trascurato questo aspetto, poi nella prova di maturità dello scorso anno è apparso un problema contestualizzato.”

I: “In realtà le Indicazioni Nazionali per i Licei risalgono al 2010 ed è espressamente spiegato.”

Ls: “Sì è vero. Allora che ci diano degli strumenti adeguati! Non è che dall’oggi al domani possiamo cambiare metodo di insegnamento. ”

La mancanza di strumenti è legata anche alla difficoltà per l’insegnante nel reperire problemi di questo tipo. In particolare, nei libri di testo sembra difficile trovare problemi di questo tipo.

I: “Quali potrebbero essere le difficoltà dei suoi studenti?”

Ll: “Sono poco abituati a ragionare su esercizi di questo tipo. Ogni tanto propongo problemi contestualizzati che sono sul libro, ma sono veramente molto pochi.”

15 Utilizzeremo la seguente legenda. I: per indicare l’intervistatore, Ls: insegnate di Liceo Scientifico, Ll:

insegnante di Liceo Linguistico, Pr: insegnante di Istituto Professionale (non siamo riusciti ad intervistare insegnanti degli Istituti Tecnici coinvolti).

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Un solo professore (di Liceo Classico) ha dichiarato di insegnare matematica attraverso applicazioni alla realtà, ma ha anche voluto sottolineare come questo abbia attirato nei suoi confronti molte critiche da parte di alunni e genitori. Questo a sottolineare anche le difficoltà al contorno che ci possono essere proponendo quello che sicuramente è un cambiamento di prospettiva rispetto all’insegnamento tradizionalmente impartito in contesto matematico.

I: “Quali potrebbero essere le difficoltà dei suoi studenti?”

Lc: “Penso e spero che i miei studenti non abbiano difficoltà a risolvere queste prove. Io presento sempre esempi reali. Giusto ieri ho presentato loro il problema di posizionare tre lampioni in modo da illuminare la città in tre parti uguali. In questo modo siamo arrivati a trarre alcune proprietà e osservazioni interessanti. Questo modo di insegnare richiede sforzi maggiori nell’insegnante perché deve documentarsi, creare problemi adeguati per attirare l’interesse degli studenti. A loro volta i ragazzi devono abituarsi a ragionare e molto spesso non sono abituati a farlo. Io il libro di testo non lo apro mai, che senso ha proporre esercizi tutti uguali? Questo modo di procedere è soggetto a critiche da parte dei genitori e degli alunni che preferirebbero

di gran lunga trovare nel compito l’ennesimo esercizio uguale a quelli del libro.

Inoltre è naturale che nasca il confronto coi colleghi da parte dei genitori. I colleghi preferiscono un approccio basato sulla riproduzione, però poi non bisogna rimanere sorpresi se all’esame di stato troviamo problemi contestualizzati: le Indicazioni Nazionali parlano chiaro.

Possiamo quindi ipotizzare che una delle cause dei bassi risultati nelle prove OCSE-PISA sia da attribuire ad una modalità di insegnamento della matematica ancora ancorata ad incentivare il pensiero riproduttivo, proponendo uno schema di insegnamento basato sull’esempio (ti faccio vedere come si fa e prova a fare la stessa cosa) ed infine il compito chiede un procedimento noto. Questo approccio sembra essere quello preferito anche negli Istituti Tecnici e Professionali.

I: “Quali potrebbero essere le difficoltà dei suoi studenti?”

Pr: “Non ti aspettare grandi risultati. Qui non siamo allo scientifico e i ragazzi sono poco abituati a ragionare. Appena proponi qualcosa di diverso o quesiti del genere staccano il cervello. Trovano già difficoltà a risolvere da soli gli esercizi che vengono svolti in classe.”

È interessante osservare come si sottolinei la debolezza dei ragazzi non solo sull’aspetto della conoscenza dei contenuti, ma anche rispetto all’abitudine al ragionamento. Anche qui il primo commento che viene da fare è “proviamo ad abituarceli”, è un obiettivo importante e appunto di cittadinanza, dunque indipendente dalle scelte di vita e scolastiche dell’individuo: appare essere un obiettivo veramente di base dell’obbligo scolastico e non esclusivo dei percorsi matematici più forti.

Infine, durante le interviste i professori hanno reclamato la necessità di corsi di aggiornamento per essere formati adeguatamente e di non essere lasciati soli nell’affrontare i cambiamenti descritti. Una tale rivoluzione culturale non può avvenire nel breve tempo e non può essere fronteggiata solo dagli insegnanti, poiché bisogna rivoluzionare il metodo di insegnamento fin dalla scuola primaria. Gli strumenti a cui

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fanno riferimento i docenti non sono le prove INVALSI (viste più come punto di arrivo che di partenza per avviare i cambiamenti), piuttosto metodologie di insegnamento coerenti con la matematica contestualizzata.

4.5. Riflessioni conclusive a seguito della prima fase