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PARTE II: Autenticazione d'origine

II.5 Risultati e Discussione

II.5.2 Le Possibilità di Autenticazione come Emerse dal Progetto

Nell’esporre i risultati ottenuti, si prenderanno in considerazione gli obiettivi prefissati, ovvero il verificare la possibilità di “prevedere” gli elementi chiave della etichettatura, secondo il Reg. (CE) N. 2065/2001 e come confermato nell’art. 58 del Reg. (CE) N. 1224/2009, che sono poi il metodo di produzione (dicotomia Selvaggio-Allevato), la zona di cattura FAO per i selvaggi e il Paese di origine per gli allevati, ai quali, per tutti gli esemplari, è stato aggiunto, come ipotesi la cui utilità era da sottoporre a verifica, il parametro “Intensità”, secondo l’accezione già delineata.

I risultato di questa serie di elaborazioni statistiche è stato chiuso negli Allegati n. 22,

23 e 24. Come anticipato, entro fonte e per ciascun pool di parametri, i risultati ottenuti sono

stati articolati nelle due macrostagioni considerate in sede di campionamento con l’unico scopo di fornire al Lettore un plus di informazioni, in particolare in merito al bilanciamento dei dati.

L'Allegato n. 22 riporta, distintamente per ciascuna delle 18 fonti, la % di corretta allocazione degli esemplari entro ciascuna fonte, per l’appunto, in relazione al metodo di produzione Selvaggio vs Allevato (con qualsivoglia modalità di allevamento, da estensivo a

semi-intensivo, ad intensivo), facendo ricorso ai già menzionati (e caratterizzati) pool di parametri, vale a dire:

• parametri morfometrici;

• umidità della polpa, lipidi totali della polpa, composizione acidica della polpa (% FAME);

• composizione acidica dei lipidi neutri della polpa (% FAME);

• composizione acidica dei lipidi polari della polpa (% FAME);

• tenore in macroelementi, oligoelementi ed elementi tossici della polpa;

• abbondanze isotopiche relative della polpa.

L’Allegato n. 23 illustra, sempre distintamente per ciascuna delle 18 fonti, la % di corretta allocazione degli esemplari entro ciascuna fonte in relazione alla zona FAO di cattura (per gli esemplari selvaggi), oppure entro il Paese di origine (per gli esemplari allevati), facendo ricorso ai medesimi pool di parametri sopra elencati.

L'allegato n. 24, costruito coi medesimi criteri dei precedenti due, rende la % di corretta allocazione degli esemplari entro ciascuna fonte alla pertinente “Intensità” di approccio produttivo, un parametro classificatorio che abbiamo voluto testare in aggiunta ai primi tre, che sono di “legge”.

Quando si prende in esame il Metodo di Produzione (Allegato n. 22), in relazione alla totalità degli esemplari (n = 160), da quanto riportato in prima colonna si ha modo di apprezzare come a fornire la percentuale più elevata di corretta allocazione fosse il set di variabili “Umidità della polpa + Lipidi totali della polpa + Composizione acidica dei lipidi totali” e il set di variabili “Composizione acidica dei lipidi neutri”. Entrambi i set, infatti, classificavano correttamente il 94% degli esemplari di spigola da noi esaminati. Una potenzialità classificatoria pressoché equivalente (93%) esprimeva la composizione acidica dei lipidi polari. Di fatto sono diversi i contributi in ambito ittico che confermano la fruibilità della composizione acidica dei lipidi per discriminare l’allevato dal selvaggio (Koizumi et al., 2009; Usydus et al., 2012), più efficacemente se tale profilo emerge da studi in NMR che in gascromatografia (Aursand et al., 2009; Standal et al., 2010). Non troppo lontana da quella del quadro acidico era la performance fornita dalle abbondanze isotopiche relative (89% di esemplari correttamente classificati); già meno efficace il set dei parametri morfometrici (82%), ma non disprezzabile se si considera che si tratta di dati di semplicissima rilevazione. Il gruppo di dati che, presi complessivamente, lavorava meno bene era rappresentato dalla composizione elementale, costituita, lo si ricorda, da sei macroelementi, otto oligoelementi (o

elementi traccia) e quattro elementi tossici, tutti rilevati mediante tecnica ICP-OES.

Di fatto, non erano poche le fonti che si vedevano allocare correttamente (per il 100%) i propri esemplari da cinque set di variabili, dai semplici parametri morfometrici alle ben più sofisticate abbondanze isotopiche relative (fonti # 2, 4, 5, 6, 7, 8, 12, 15), ma che proprio con il set elementale vedevano calare drasticamente la % di esemplari correttamente allocati. La fonte i cui esemplari venivano più pesantemente misclassificati (li si interpretava sovente come selvaggi) era la # 3, l’unica rappresentativa della tipologia di allevamento estensiva (vallicoltura). I “connotati” degli esemplari di questa fonte erano piuttosto distintivi ed è per questo che li si è mantenuti distinguibili nelle figure PCA dirette a evidenziare, attraverso le prime due componenti principali, come “lavorassero” i sei gruppi di variabili rispetto al Metodo di Produzione (Allegati n. 25÷30).

Le separazioni graficamente più nette si apprezzavano negli Allegati n. 26÷28 (composizioni acidiche) e nell'Allegato n. 30 (abbondanze isotopiche), il che poteva anche suggerire l’idea di testare insieme i due set di variabili per discriminare proprio la fonte estensiva.

Si consideri ora la Zona FAO di cattura (per gli esemplari selvaggi, n = 45) e il Paese di origine (per quelli allevati, n = 115) (Allegato n. 23), vale a dire gli elementi qualificativi di complemento al Metodo di Produzione. In relazione ai selvaggi la percentuale più elevata di allocazione corretta, pari al 69%, era permessa dal set di variabili “Umidità della polpa + Lipidi totali della polpa + Composizione acidica dei lipidi totali”, seguito dalla “Composizione acidica dei lipidi polari”. La performance meno brillante, invece, veniva dalle abbondanze isotopiche relative, col 53% di allocazione corretta. Quanto agli allevati, emergeva su tutte la performance del gruppo di variabili “Composizione acidica dei lipidi polari”, col 91% di allocazioni corrette, mentre la performance meno soddisfacente era fornita dal quadro elementale, con la metà circa di risposte corrette (per la precisione, il 45%).

Nell’ambito degli esemplari allevati, in particolare colpiscono due fonti, la # 3 e la # 10. La fonte # 3 (estensiva), che così poco brillantemente veniva allocata quanto a metodo di produzione (in pratica connotandosi come “né selvaggia, né allevata”), era correttamente assegnata al proprio Paese di origine (il nostro, per inciso) da cinque dei sei gruppi di variabili impiegate. In un certo senso, le faceva da contraltare la fonte # 10 (semi-intensiva), anch’essa italiana, che veniva del tutto misclassificata quando si faceva ricorso al quadro elementale, come pure alle abbondanze isotopiche relative (pertinenti figure PCA negli Allegati n. 31÷36 e n. 37÷42, rispettivamente per Zona FAO e Paese di origine).

esemplari (n = 160), viene esaminato per le sue performance nell'Allegato n. 24. Al pari di quanto apprezzato a proposito dell’assegnazione del Paese di origine, il gruppo di variabili che operava al meglio era la “Composizione acidica dei lipidi polari”, qui al 94% di corretta allocazione, un'incidenza dell’ordine di grandezza di quella massima ottenuta per il metodo di produzione, ancora più rimarchevole se si tiene conto del fatto che in questo ambito i possibili gradini di classificazione erano quattro (contro i due del metodo di produzione). Quattro dei restanti cinque set di variabili manifestavano performance sensibilmente meno buone, ma abbastanza prossime fra di loro (dal 71 al 76% di corretta allocazione). Ancora una volta il quadro elementale deludeva, con una % di corretta allocazione pari al 41%.

Tra le diverse fonti, per quelle a Intensità 0 (esemplari selvaggi), si segnalava la % piuttosto elevata di corretta allocazione della fonte # 8, come pure quella della fonte # 16, nell’ambito degli esemplari allevati intensivamente (Intensità 3), per quanto entrambe caratterizzate dalla assenza di allocazioni corrette nel campionamento primaverile-estivo ad opera delle variabili del quadro elementale.

Le figure PCA relative a quest'ultimo parametro classificatorio (Allegati n. 43÷48) sono tra le più eloquenti dell’intero gruppo da noi prodotto. Con la sola eccezione dell'Allegato n. 43, relativo ai parametri morfometrici, dai restanti allegati si ricava chiara la non discriminabilità degli esemplari da allevamenti semi-intensivi rispetto a quelli intensivi (dunque a quale titolo esitare il prodotto a prezzi astronomici, come pure si è visto fare? Solo perché si presenta in taglie superiori? Non sembra poi una differenza dai contenuti così interessanti). Quanto agli esemplari estensivi, non sono risultati discriminabili dai selvatici per i lipidi totali e le relative frazioni. Per finire, molto interessante è l'Allegato n. 48, relativo alle abbondanze isotopiche, perché gli esemplari estensivi si collocano proprio nella zona di demarcazione fra i selvatici e gli allevati semi-intensivi + intensivi.

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