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Capitolo I Equilibrio tra fonti di finanziamento e impieghi delle imprese italiane

1.3 Gli strumenti di copertura offerti dalle banche alle imprese per il soddisfacimento

1.3.10 Leasing finanziario

Il leasing finanziario è un contratto attraverso il quale, o una banca o una società di leasing, acquista un determinato bene su richiesta del cliente per concederglielo in uso, sotto pagamento di canoni di locazione periodici e con la possibilità di un futuro riscatto finale, che consentirà al cliente (locatario) di diventare proprietario del bene offerto in leasing. Questa tipologia di finanziamento, anche se non vede come oggetto dell’operazione del denaro, ma un bene materiale, presenta come oneri, oltre agli interessi, delle spese accessoria a carico del richiedente (spese di istruttoria, spese di incasso dei canoni, spese per produzione ed invio di comunicazioni).

Interessante è porre a confronto, al fine di comprendere le differenze ed individuare la soluzione ottimale, gli strumenti volti al finanziamento del medesimo fabbisogno.

Per le fonti a breve termine prendiamo in esame l’apertura di credito in conto corrente e le fonti auto-liquidanti. Le fonti auto-liquidanti si differenziano in anticipo su fattura, sconto su Ri.BA., anticipo export e factoring. Quindi, nel caso in cui si tratti di fabbisogni

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finanziari a breve termine, il ricorso al debito dovrebbe interessare strumenti auto- liquidanti e/o fido

Tra le due tipologie di finanziamento a breve termine si individua una differenza data dal tasso di rischiosità, quindi nel caso in cui la banca dovesse concedere un fido, l’impresa dovrà pagare un tasso (RD) superiore rispetto al caso in cui si adotti un finanziamento attraverso fonti auto-liquidanti. Per questo l’impresa potrebbe essere maggiormente predisposta a ricorrere alla forma dell’auto-liquidante.

Però la risposta non è così semplice, perché la fonte di finanziamento deve adeguarsi anche al settore di appartenenza dell’impresa che, come accennato, ne condiziona la struttura finanziaria.

Nel caso in cui si tratti di un’impresa commerciale, quindi con un valore di magazzino inferiore al valore dei debiti di gestione, la parte dei crediti di gestione che rimane scoperta sarà finanziata con auto-liquidante perché l’attività ottiene gli incassi delle sue vendite prima di effettuare i suoi pagamenti, quindi può fare affidamento sui suoi crediti e di conseguenza l’auto-liquidante è la scelta ottimale.

Diversamente accade per le imprese con magazzini più lenti, come per esempio imprese che operano nel settore della stagionatura dei prosciutti. In questa situazione il magazzino è superiore ai debiti di gestione perciò sarà necessario utilizzare sia l’auto- liquidante per la somma disponibile, ma per il restante l’impresa dovrà fare ricorso alla revoca (fido). Questo perché i pagamenti aziendali vengono effettuati precedentemente rispetto all’incasso delle vendite.

Per determinare l’ammontare dell’indebitamento a breve bisogna calcolare il CCNO, capitale circolante netto operativo, il quale si riferisce alla gestione caratteristica e quindi agli elementi operativi. Il CCNO risulta fondamentale perché fornisce il valore da finanziare a seconda della struttura dell’impresa, al fine di non inciampare in un eccessivo finanziamento a breve che sarebbe poi destinato a finanziare la struttura fissa.

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Questo lo si ottiene dalla somma del valore del magazzino e del valore dei crediti di gestione e al loro risultato sarà poi sottratto il valore dei debiti di gestione.

Il confronto tra gli strumenti finanziari a medio-lungo termine interessa il mutuo ed il leasing finanziario.

La scelta, di un debito rispetto all’altro, sarà condotta dalla rilevazione del livello di costo dell’operazione, in tale caso la scelta ricadrebbe sul finanziamento meno oneroso. Per la valutazione tra le due differenti tipologie di finanziamenti utile è ricorrere alla formula del valore attuale (VA) la quale consente di attualizzare i canoni del leasing e/o le rate del mutuo per valutare quello da scartare. L’attualizzazione ad una data specifica dei flussi in uscita futuri consente di determinare quale sarà l’ammontare complessivo dell’esborso nel caso in cui si dovesse pagare in tale data. Sarebbe da preferire il VA minore tra i due perché sarebbe la scelta più economica (caratteristica per l’ottenimento dello strumento di finanziamento adeguato). A questa va affiancata la valutazione del tasso d’interesse. Se si dovesse riscontrare un tasso d’interesse maggiore in una delle due alternative, questa sarebbe sicuramente da allontanare. Nel caso in cui l’ammontare necessario non sia particolarmente rilevante, basterà confrontare solamente i due tassi.

Altro aspetto interessante per la scelta delle due alternative è la valutazione dei benefici fiscali e la durata del prestito che differisce dalla vita utile del bene. Il leasing è caratterizzato da una deducibilità totale dei canoni pagati periodicamente, invece la deducibilità calcolata sull’ammortamento, del bene oggetto del mutuo, è inferiore a quella calcolata sui canoni, in quanto la vita utile fiscale del bene è tendenzialmente superiore alla durata del contratto di leasing. Per questa ragione quando la durata del bene risulta maggiore rispetto ad entrambe le fonti di finanziamento a medio lungo termine, la scelta ottimale ricade sul leasing finanziario.

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Quanto esposto fino a qui ci permette di ottenere delle valide informazioni su come dovrebbe comporsi la struttura finanziaria di un’impresa per poter garantire l’equilibrio patrimoniale.

In questo capitolo è stata compresa l’importanza della corretta composizione delle fonti di finanziamento e degli impieghi, dunque, nel capitolo successivo saranno presentati gli strumenti a disposizione per la valutazione dell’equilibrio patrimoniale.

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