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Le leggi fisiche e del caos

Nel documento La necessità empatica (pagine 87-91)

4.2 Empatia e genetica

4.4 Le leggi fisiche e del caos

importante capire l'impatto dell'uomo sul pianeta. A livello fisico esistono delle leggi, che descrivono in modo molto puntuale il problema ambientale e sociale. Secondo lo stesso Einstein, l'unica legge duratura e difficilmente comfutabile nel tempo, è la prima e la seconda legge della termodinamica. Scrive Einstein:

una teoria è tanto più impressionante quanto più semplici sono le sue premesse, quanto più diverse sono le cose che mette in relazione e quanto più esteso il suo campo di applicazione. Da qui la profonda impressione che mi ha fatto la termodinamica classica. È la sola teoria fisica di contenuto universale della quale io sia convinto e che, nell'ambito del campo di applicabilità dei suoi concetti fondamentali, non sarà mai confutata208.

È interessante ora trascrivere queste leggi per capire meglio cosa intendono e come possono essere applicate per il nostro problema. La prima legge detta della conservazione, stabilisce che "il contenuto totale di energia dell'universo è in costante e che l'entropia totale è in continuo aumento"209. In pratica è presente una quantità fissa di energia che non

può variare nel tempo, ma può variare solamente la sua disponibilità. Per la seconda legge della termodinamica "l'energia fluisce sempre in una direzione opposta; dal caldo al freddo, dal concentrato al disperso, dall'ordine al disordine[...]"210. La crescita globale

della popolazione e dei consumi, porterà ad una indisponibilità dell'energia, che metterà in difficoltà l'intera biosfera. La perdita di energia utilizzabile viene chiamata «entropia». C'è un continuo scambio energetico tra gli elementi della terra che alimentano il processo evolutivo e la vita, il problema è che l'abuso porterà a rendere inutilizzabile l'energia del pianeta. Quello che facciamo è consumare ordine dal nostro ambiente e quindi ci nutriamo di entropia negativa. Il mantenimento di uno stato di equilibrio consuma un sacco di energia e quindi tentando di evitare la morte in tutti i modi aumentiamo fortemente l'entropia del pianeta. Maggiore è il grado evolutivo della specie, maggiore è l'empatia che viene richiesta per il mantenimento in vita. Pensando alla catena alimentare è facile capire

208 La citazione di Albert Einstein è tratta da G. Tyler Miller jr, Energetics, Kinetics and life: An

Ecological Approach, Belmont (CA), Wadsworth, 1972, p. 46.

209 I. Asimov, In the game of energy and thermodynamics you can't even break even, in «Smithsonian», agosto 1970, p. 9.

che l'uomo essendo in cima alla scala evolutiva, arriva a sfruttare fin dalla base l'energia delle altre specie; basta pensare alla raffigurazione piramidale per capire questa dinamica. Lo sviluppo industriale ha permesso di immagazzinare sempre più grossi quantitativi di energia per l'utilizzo umano, e nel futuro queste possibilità non faranno altro che aumentare.

Tutto il progresso è possibile grazie a particolari porti di energia, e il progresso si dissolve se e quando questi vengono a mancare. La conoscenza e il genio sono i mezzi per utilizzare questi apporti di energia, quando sono disponibili, e anche lo sviluppo e la conservazione della conoscenza dipendono dalla disponibilità di energia211.

La costante crescita del fabbisogno energetico non farà altro che portare la società dei consumi, verso un aumento generale dell'entropia. La domanda che ci poniamo è sul perché l'uomo tenda sempre ad evolversi in strutture sociali sempre più complesse. La risposta potrebbe essere, a livello antropologico, che l'uomo cerca di migliorare la sua sopravvivenza nel mondo. Per Rifkin la risposta è che "civiltà sempre più complesse e affamate di risorse permettono all'uomo di comprimere lo spazio e il tempo, di espandere, come già accennato, una sorta di sistema nervoso centrale collettivo per abbracciare aree più vaste dell'esistenza"212. Cerchiamo in tutti i modi di comprendere la realtà e di

evolvere la nostra coscienza di essa, come se volessimo costruire una rappresentazione nostra del mondo; una raffigurazione che ci contraddistingue e ci aiuti a vivere. Raggiungendo però il livello massimo di entropia, non possiamo far altro che raggiungere uno stadio di equilibrio in cui sono esauriti gli scambi energetici; la cosidetta «morte termica dell'universo». Questo è il prezzo che dobbiamo pagare se vogliamo questo tipo di esistenza come privilegiati.

211 H. T. Odum, Enviroment, Power, and Society,New York, Wiley-Interscience, 1971, p. 27. 212 J. Rifkin, La civiltà dell'empatia, op. cit., p. 39.

4.5 Ecoempatia

Tornato al primatologo de Waal possiamo parlare nuovamente ed in modo più approfondito, della teoria ecoempatica e dei rapporti che ne conseguono. Per capire questo approccio è necessario partire dalla relazione tra uomo e animale, ma soprattutto dagli studi eseguiti negli anni sugli animali stessi. È oramai assodato che molte specie di animali sperimentano l'empatia in varie forme, sia verso altre specie, che verso i loro simili. Alcuni studiosi l'hanno perfino definita una «risposta emozionale innata». Se pensiamo però alla teoria evolutiva, in cui sopravvive il più forte, non riusciamo a conciliare questi studi sugli animali. La risposta che da de Waal è la seguente: "un conto è quel che guida l'evoluzione, un altro quel che guida l'effettivo comportamento che, rispetto alla funzione originaria evolutivamente determinata, gode di una certa autonomia motivazionale"213. In pratica se dobbiamo parlare di empatia a questo livello evolutivo,

possiamo supporre che sia comunque necessaria anche se non sufficiente per la sopravvivenza del singolo. Nell'esperimento di Rizzolatti di cui abbiamo parlato all'inizio della tesi, ci siamo accorti che gli animali intendono i nostri movimenti e li registrano soprattutto per l'effetto che hanno. Quindi l'iterazione è possibile anche tra uomo e animale. Stiamo vedendo poi in questo periodo la nascita della pet-therapy, che ormai da qualche anno inzia a farsi posto come terapia di cura tra uomo e animale. Che risposta possiamo dare al nostro pianeta se sappiamo che tra esseri viventi è possibile empatizzare?

La risposta che dobbiamo dare è di un cambiamento armonico ed omogeneo; La relazione empatica tra esseri viventi è la prova che possiamo comunicare con il pianeta stesso, perché vivo e dinamico . Se ci impegniamo a pensare a questo legame tra uomo, esseri viventi e pianeta, capiamo che per capire chi siamo, dobbiamo passare attraverso il mondo che ci circonda. "Se ogni uomo è un insieme organico di interazioni, perché non dovrebbe esserlo anche la natura"214? Niente esiste in maniera autonoma, ma dobbiamo invece

213 A. Pinotti, Empatia, op. cit., p. 59.

pensare ogni cosa relazionata al contesto globale e da questo direttamente condizionata. Questo tipo di pensiero lo si può definire sistematico, ed è diametralmente opposto all'idea evolutiva dell'accaparrarsi l'energia al massimo delle proprie possibilità. Se ci pensiamo legati a tutto quello che ci circonda, riusciamo ad essere maggiormente responsabili di ciò che facciamo. Da questa idea nasce l'ecologia e gli sviluppi moderni di sfruttamento responsabile delle risorse naturali.

Nel documento La necessità empatica (pagine 87-91)