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LETTERA SECONDA

Nel documento LETTERE DUE (pagine 29-47)

S O M M A R I O

P r e a m b o lo - P a ss a g g io d a lla t e o r ia a l la ¿p ra tica - T r e g r a d i d e l l ’ is tru ­ z io n e - F in e p r im a r io g e n e r a le d e l l ’ in seg n a m en to - L a r e li g i o n e , anim a d e l la s c u o la -1 1 n a tu ra lism o tira n n o - F in e p r im a rio s p e c ia le - C iie s’ in ­ te n d e p e r c la s sic i - B e n i e m a li d e l la c iv ilt à g r e c o - la tin a - N e ce s s ità d i som m a a c c o r te z z a n e l l ’ in seg n a n te - Q u a li cla s sic i ha n n o d i r it t o d ’ en ­ tra r n e lla s c u o la e q u a li n o - C o n q u a li n o rm e e c a u t e le d e b b o n o e s ­ s e r e i n t r o d o tt i i p r im i - D . B o s c o e la S iitela ex latini: scrìpioribus - C on q u a l m e t o d o v a n n o in te rp re ta ti - R ile v a r n e i l b u o n o - S o p ra tu tto la co n fo rm ità , d o v e o c c o r r e , c o l V a n g e lo - E s e m p i ill u s t r i - R ile v a r n e i l m a le - I p e r i c o l i d e l la m it o lo g ia - Im itia m o L e o n e X I I I - A l t r e ca u ­ t e le - G u a r d ia m o ci d a l c u l t o i d o la t r i c o d e l la form a . - L a le tte r a d i L e o ­ n e X I I I s u g li s t u d i le tte r a r i d e l c l e r o - D o v e r i d e l l ’in se g n a n te - A m ­ m aestram enti d e l l 'A u g u s t o P o n te fice - U na p a g in a d e l la vita d i D . B o s c o - S. F i l ip p o N e ri - A l i r ò e r r o r e d e l p a g a n e sim o - L a s c u o l a , fine a se stessa, m anca d i c a ra tte re e d u c a tiv o - I te m i d e i c o m p o n im e n ti n e lle s c u o l e d e ’ g ra m m a tici e d e i r e t o r i - C o n ta g io fa ta le - E m a n cip ia m o c i ca tto lica m e n te - U n a m m on im en to im p o rta n te - C o n clu s io n e e p r e g h ie r a

W . il S. C uore di Gesù A lassio 4 O ttobre 1885.

Carissimo Signor D . Rita,

Eccom i nuovam ente a Lei. Ella ha avuto la pa­

zienza, fra tante sue occupazioni, di leggere la mia lunga lettera del 15 A gosto p. p ., la trovò conform e alle idee educativo-didattiche dell"’amatissim o D . Bo­

sco e sue, m i esortò a continuare, ed io approfitto di al­

cuni giorni di riposo per sciogliere la fatta promessa e com piere, secondo che potrò m eglio, rincom inciata

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-trattazione. C he vuole? P iù ci penso e più ravviso nel concetto educativo - didattico dell'’ amatissim o nostro buon padre un n o n so che di grande, di so­

vranam ente importante; sicché, m algrado la m ia sanità ch e non è delle più fiorenti, sento in m e com e un b i­

sogno, un dovere, per quanto lo perm ettono le mie povere forze, di studiarlo in tutta la sua profondità que­

sto nobilissim o concetto, segnalarne l’ eccellenza intrin­

seca e chiarirne la necessità di u n ’attuazione pronta ed efficace, se vogliam o d av ve ro ch e l'educazione della gioventù raggiu nga il suo scopo pieno ed intero. E poiché nella lettera precedente esposi, com e m eglio potei, qu'ali sono le idee di D . Bosco in fatto di e- ducazione e d 'in segn am en to, quali le b a si, i criteri su cui si fondano, quale in fine la nobiltà e l’im por­

ta za loro, mi permetta ora, caro S ig . D . R ua, che scendendo dalla teoria alla pratica, aggiunga a co m ­ pimento il m odo, le norm e con cui siffatte idee deb­

bono essere tradotte in atto e rese com e viventi nelle nostre scuole. S iccom e poi de’ tre gradi, in cui si parti- sce l ’ istruzione della gioventù, primaria cioè od ele­

mentare, secondaria o m ezzana, superiore o universita­

ria, la più influente, sì per intrinseca sua natura com e per la qualità degli alunni, è appunto la seconda, ve­

diam o un p o ', p rem essala necessità dianzi dim ostrata deirinsegnam ento misto profano e cristiano, com edeb- bano essere introdotti nella scuola e con qual metodo spiegati, sempre in relazione colle m assim e del V an ­ gelo, questi classici greci e latini, che ne costitui­

scono com e la base, il nerbo, il centro di gravità, per così dire. N el che prego m i sia concesso seguire piuttosto l’ ordine m io, quale cioè tengo nella m ia povera testa, anche a costo di ripetere, anziché quello che potesse assolutam ente parer m igliore, poiché cosi

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-facendo spero nella m ia esposizione riuscir più chiaro e più-preciso,; che .è ciò. sopratutto che, m i sta-a cuore.

/ " D r dunque che cTeve fo réu n insegnanteln^gener^'' chedoh.hiam.QÌannoinellascnola? Prim ieram ente biso­

gna essere profondam ente persuasi che non è l ’esame, non una suppellettile m aggiore o m inore di cognizioni, neppure la posizione sociale dei gio van i, che costi­

tuisce il nqs_tro..fine /principale; questo sta invece nella educazioni, loro umana ossia cristiana, che è tutt’ u n o , p m c n e T uom o, secondo la sentenza altrettanto bella quanto vera di Tertulliano,~ènaturajgiente cristiano (i)./

Entrar kieIla scuola col program m a e solo c o l program­

ma è un confondere i m ezzi col fine, la parte co l tutto, lo strumento colla cosa" stessa. Ilc o lle g io , co m elascu o- la, è o almeno dev’essere una seconda casa paterna.

E com e in questa il prim o pensiero è di formare l 'uom o e tutto l'u o m o c o ire d ucarne le triplici facoltà fisiche, intellettuali e m orali, quindi il cittadino.._pe_i.

iiiv-exsj^ gradi deHa-vk a sociale, c osì in quell^ai m ae­

stro deve riflettere ch e suo prim issim o dovere è' di dare aH’alunno un indirizzo effettivamente condu­

cente al fine di lui primario, indirizzo che non è pos­

sibile, ove la religione, anziché restringersi ad un’ ora o due di catech ism o , non sia essa l’ anim a^che avv iv i ih còrpo degli studi e dìlfom iFper tutte quante le membra d^TP insegnam ento il suo calore, la sua, v i ^ Qumcfì è c h e / le p f^ jo sizion i, gli esem pi, le traccie-o argomenti del com porre, le parole stesse, di cui si vaie il maestro nei suoi esercizi orali e scritti, debbono, secondo che sapkm^mea-te-c-Hìsegaa

©-^-^ost^-nejrRegokfnento-per-k-nosii^e-Gase-al-eapo- rel^tivo-^ma^stH-d-i-scuok-i racchiudere sempre qual­

che concetto, qualche m assim a m orale-religio sa,, c he (i) Apolog.. cap. XVII. ...

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-istruendo - la mente educhi pure il cuore, e tutto que­

sto in m odo^sQ ax-Q -e.sm zajicetc^zza f D ic o morale- religiosa, g ia c c h i tutti sappiam o 'c liT n ^ ir s i d à'vera morale senza religione, dal m om ento che in capo a tutti i doveri, il cui com plesso è appunto ciò che co­

stituisce la morale, sta D io ^Creatore e Redentore^

sia pure ch e in teoria se ne ostenti, avverso, contra- rioJJEa scuola a giorni nostri .(non sarà mai troppo ripeterlo) è rqsa...da....un _verme.altrettanto.. fatalm ente . pernicioso, quanto m eno avvertito. Q uesto verm e è il naturalism o, che è quanto d ire .il. paganesim o...

risuscitato, il quale avvolge più [o • m eno e soffoca rie] le sue spire tutto quanto l'in se g namento... D alla I Elem entare aiPUniversità inclusivam ente, dal car­

tellone di lettura, alla lezione del professore cattedra­

tico, dappertutto non v i si respira che un'aria grave,fuii it i ni — u n i-*- nf ■--1 in — • i ■— -mi~ -i 11 ‘ i n* ... ‘ Ji... il-* tmafvuT»'> i * i, i, 11 r > .1 ■, 1

pesante; un cielo plum beo ci sovrasta, ci opprim e ; siam. tornati, ai tempi anteriori alla Redenzione. .Ber- fia i’ A silo, questa splendida creazione -del Cristiane­

sim o , questa gloria cosi bella e cosi pura della pa­

tria nostra, di cui degeneri Italiani vorrebbero fare u n’im portazione straniera, lo si tenta d i snaturare col dissacrarlo. A p r a c i ' g r a z ia ottim o S ig . D . R ua, i libriccin i, i sillabarii stessi,, che si p o n g òn o'm maho!

^ ifan ciu H ettL dejle Elem entari^ejl.e.gli...Asili;, scorra., i Regolam enti (quando pur hanno R egolam enti de- .gni di tal nome) ch e g o vernano quegpIstituti: tenga- dietro a quelle proposizioni, a quegli esempi, a quelle p arole, ch e si adoperano neirinsegnare, alla qualità delle poesie che si propongono per canto o per decla-j_ l*M ' ■»»■ ' » 1 . . . --V/ , L--„ ,, || ___,

m azione, e troverà nulla che elevi alcun p o ’ da questo basso m ondo, nulla che-ricordi l'onnipotenza e bontà di— 1*. |." I1 — ! , IIII-- ", | II-, | ||| - | | Il , ■ --- | | - - | | |. r , ___ i- __ __ _ .

D io Creatore, nulla che parli di C risto Redentore, nulla

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in sostanza che educhi cattolicam ente. Nè. si dica che provvedono a questo le preghiere vocali, i catechism i e sim ili. Im perocché prim ieram ente è da osservare che siffatta istruzione non dappertutto si dà, e d ove pur la s’ im partisce, h a carattere affatto accessorio, giacche non fa parte iì più delle ,.y.oLte._deLprogramma regolare della Classe. M a anche quando si dà ed o ve pur entra nel detto program m a, questa istruzione vien e amman- nita a quelle povere anim uccie in m odo così arido e^astràttoT"con’"tale^fiacchezza d i ^ d o h t à ’e ìrrazio-

^ Ì t à ’di'Tinetod-o l i r r e iid e r ii^ o r o uggioso lo' studio, p m K S o ^ h e J in v a g h v r le delle soavi Ì?eHczze~3ella religione. V i hahTKT~è-‘W fò7 e ^

"stesse eccezioni rare rare sono appunto una prova della regola in contrario, cioè del fatto generale che si deplora. Sotto pretesto che il fanciullo deve im ­ parar nom enclatura, non g li si pongono innanzi che idee più o meno m ateriali, per non dir anim a­

le s c h e ; v e sti, c ib o , b ere, toccare, vedere, odorare con la stereotipata conoscenza delle varie parti del corpo umano, ecco tutto; la C reazion e, la R ed en ­ zione, Gesù Cristo, la V ergin e M aria, i Santi non c ’ eatraao più per nulla; siam o sotto l’im pero asso-

; luto dei sensi esterni. L o dico francamente, caro S i­

gnor D . Rua, che quando penso a questa pagana m a­

terialità, ch e presentano pur esse le scuole elementari, anzi gli asili stessi, m i si riempie l ’anim o di tristezza e di spavento. Povere creaturine! C h e sarà di loro, avvizzite nei più begli anni da questa crudele peda­

gogia? B isogna tornare indietro, assolutamente indie­

tro; bisogna por m ano ad una fondamentale riform a, altrimenti siam perduti.

M a torniam o all’ argom ento. Posto il prim o dovere dì ogn i insegnam ento di condurre alla form azion

■—* *•’ " * * --- --- — . — — _____ ___ ____ __________ ___ — ---

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-deilliionio,, e posto pure che a questa form azione non si arriva, se l'am biente, direi, scolastico non è costituito^ ^ ■III I H I III I Ti II* ' Il ' 1 <C ti ■ r - * t"<i I * i»i I) " ... ...

mente religiosi, com e lo si otterrà in ispecie questo fine supremo, essenziale nei sin goli corsi, a cui il giovane intende di consacrarsi? Q u ali norm e d ovrà seguire, perchè non perdendo di mira questo fine, si prepari nello stesso tem po per via dello studio a quella car­

riera a cui D io lo chiam a, si abiliti a quegli esami che la società gl'im p o n e se vuol avervi un posto, uom o e cittadino ad un tem po? Restringendoci al­

l'istru zio n e classica, a quella cioè che tramezza fra l ’ elementare e la universitaria e ch e sì per la natura sua com e per lo scopo nostro ha ragion di principale, è chiaro dalla parola stessa che la prima questione, che si presenta, è quella dei classici profani antichi, che ne costituiscono appunto 3a base ed.il nerbo..so- stanziaìe, quali cioè, com e e con qual m etodo deb­

bano essere interpretati nelle scuole.

E primieramente niuno è che ign ori chiam arsi co l nom e di classici profani (mediante una m etafora tratta dagli ascritti alla prima classe neH’ordinam ento am- m inistrativo-politico dì Servio T u llio ) i più eccellenti ira g li scrittori greci e latini, ch e ci ha tramandato la veneranda antich ità, splendido retaggio, dove s'ac­

coglie tutta quanta la civiltà di G recia e di R om a. Ma questa civiltà, appunto perchè frutto della sola ragion e,X ' 1 -L k ...f i n ' mi' in liliali... .. i i l l . i j '

se contiene (e sarebbe ridicolo il negarlo) m olta parte di buono, non m anca però d'assai che la vizia nel­

l ’ ordine religioso, m orale, artistico, politico, econo­

m ico, pedagogico e via dicendo. E com e in fatti poteva essere diversam ente quando vediam o la reli­

gione, che ne form ava l'an im a, poggiar sul politeism o e sull' indiamento di una natura corrotta, la morale

C . v R u u t i . La idiit3 d i T). !>usgo ace. ;;

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-sulla lotta con . gli stoici o sull’ accordo con gli. e-, picurei fra l ’ orgoglio ed il senso, le lettere e le arti, sulla rappresentazione del m ondo finito della natura, la politica sulla giustificazion del latrocin io sotto, nom e di conquista, l’ econom ia sociale sul principio brutale della sc h ia vitù , la pedagogia sul dispotismo dell’autorità e la negazion della libertà? N on è per­

ciò a m aravigliare se questa predicata eccellenza dei classici riesca per lo m eno esagerata. Parliam o chiaro;

essa, si restringe particolarm ente alla forma, al bello esteriore,- com e esteriore, materiale, corporea è la c i ­ viltà da cui emana e cui essa riverbera. Bisogna dun­

que che un assennato insegnante faccia per prima cosa una giudiziosa cerna, lasci cioè assolutamente a parte quelli fra i classici, che direttamente ripugnano ai principi! religiosi e m orali, su cui si fonda il C ristia­

nesim o, e si attenga a quegli altri soltanto ch e ab­

bisognano di com pletam ento o di correzione. Guai se non piglia le m osse da questo punto! G uai se si la­

scia tradire dai vezzi della forma sì da sacrificarvi l'idea!

E g li farà indietreggiare la civiltà di 19 s e c o li, per­

vertirà, anziché educare, l’ individuo, la fam iglia, la nazione, la .società tutta quanta.

Nè si ha in ciò da temere l’ ostacolo del program m a governativo, poiché finora nessun program m a ha mai ordinato fra di noi per le scuole secondarie ad es.

il luridissim o Petronio A rbitro o il m aterialismo pan­

teistico di Lucrezio. Per quanto corrano tristi i tem pi, e gravi ogni dì più si affaccino le difficoltà, nell’ edu­

cazione della gioventù colà stesso.d ’ onde dovrebbe venir aiuto; n on . siam o al punto, grazie a D i o , da disperare della rigenerazione intellettuale e m o ­ rale della società. D io fece sanabili le nazioni, e uno dèi

mezzi più potenti di risanam ento è appunto l ’

educa-zion cristiana della gioventù. D ’altronde, secondochò parm i aver già osservato più sopra ed è conferm ato da’ .fatti quotidiani, possiam o bene soddisfare alle e- sigenze delle disposizioni scolastiche governative, pre­

parar g li alunni ad ottim i esam i, a splendide cariche sociali/ senza venir m eno allo scopo, alla m ission nostra principale. T u tto dipende dalla buona volontà e dal retto uso di quella benedetta prudenza che il S.

Padre L eone X I I I suol meritamente chiam are insieme con s. G regorio M agno abbatìssa virtutum.

Fatto il primo passo, messi cioè a parte quelli fra i classici profani, che non debbono assolutamente aver posto nel program m a educativo-didattico delia gio­

ventù cristiana, veniam o alla seconda parte, com e cioè e con qual m etodo debbansi interpretare quei che v i han diritto. Èd anche qui M a sa, caro Sig. D . Rua, che la bisogna nostra non riesce punto difficile, ove solo poniam m ente alle sapienti istruzioni deH'araa- tissim o nostro D . Bosco. Q uando infatti egli si ac­

cinse alla pubblicazione, che tuttora continua, della Selecta ex latinis scriptoribus ad uso delle scuole, due cose.ebbe anzi tutto di mira: allontanarne quelli ch e non han diritto di entrar nella scuola, perchè perni­

ciosi, alla m oralità od alla fede e provvedere quanto agli altri, specie se voluti dal program m a governa­

tiv o , ch e la stampa loro fosse fatta non a brani o squarci com e si fa con le antologie, m a a opere intere o. parti d ’ opera aventi in sè una certa compitezza, e che queste opere o parti d’ opera così accurata­

m ente scelte, fossero inoltre scrupolosamente purgate da tutto quello ch e anche solo lievem ente potesse, offendere il pudore o la religione. C osì fa, per valermi di una ' . .licita sim ilitudine di san Basilio, V indu­

striosa a p e , la quale non vola già indistintam ente

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-su tu tti.i (lori, nè da quelli stessi, -su cui si posa, cerca di toglier tutto, m a piglia il sugo necessario al suo lavoro e vi lascia il rim anente. Se - l’ esecuzione pratica abbia sempre corrisposto a questo nobilis­

sim o disegno, non ispetta a noi il giudicarne, poiché nemo index in causa propria. Com unque però non dobbiam o dim enticare che le opere dell’ uom o, ap­

punto perchè tali, ritraggono di lor naturai im perfe­

zione e che una buona volon tà vai qualche cosa da­

vanti a D io e a gli.u o m in L D el resto, quelli ch e de­

siderano sinceramente il bene non si perdono in vane querim onie od ; in pericolose m orm orazio n i, m a cooperano con tutte le forze all’ effettuazione di esso bene m edesim o.

C iò posto, quando questi c la s s ic i, per tal modo s celti e purgati, sono entrati in cla sse, ch e fa l ' in-..

segnante? E gli procura naturalmente neil'interpreta- zione loro di rilevare quanto avvi di buono e di eccel­

lente in fatto di m assim e, precetti, con sigli, esorta­

zioni e sim ili, lo propone alla considerazione de’ suoi alunni, ne prom uove in essi lo spirito d’ im itazione e si studia colle parole e c o ll’ esem pio di formarli a quello che m aggiorm ente im porta, all’ applicazion pratica, cioè, di quanto insegna; giacch é, secondo il detto di Platone riportato da s. Basilio, il sembrar giusto senza esserlo è l’ ultim o grado dell'iniquità ( i). C osì per es.

il fatto degli atleti, che si sottopongono alle più dure fatiche ed ai più aspri cim enti, a fine di guadagnare a traverso di m ille pericoli una corona d 'o liv o , d’ ap­

pio od altro som igliante ed esser proclam ati vin ci­

tori dall'araldo, insegna bellamente a noi cristiani

( l ) Oùzòc. SGvtV 0 ÌZ'/V.~'jq àò'.v.i'xg OC/OC,.... 'CO OOV.SÌV V.W .O'J s tv a t , ¡J.Ì] ovw „ O m i l i a C . X I .

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-ad affrontar animosamente i disagi, ìe pene di que­

sta vita collo, sguardo fisso alle ricom pense ineffabil­

m ente m aravigliose per num ero e per grandezza di quella futura che ci attende, e alla pubblica procla- m azion della vittoria ch e farà un giorno C risto giu­

dice. Siccom e poi fra le azioni virtuose degli antichi, pervenuteci col mezzo della tradizione o tramanda­

teci nelle opere loro scritte, segnatamente in quelle dei poeti, degli storici e dei filosofi, ve n’ ha pa­

recchie tanto più degne di essere im itate, in quanto ch e sono conform i ai precetti del V angelo, l'in se­

gnante n o n m ancherà m ai di porla nella dovuta m o­

stra questa bella conform ità, la quale, mentre torna a singolarissim a lode dei pagani, operanti al solo lume della retta ragione, ne rende più doverosa ed anche più- facile la pratica per n oi, a cui questo lum e me­

desim o è sovrannaturalm ente rischiarato dalla rivela- zione. C o sì, per venire ad alcuni esempi, il fatto di Socrate che, schiaffeggiato da un cotale, non fece al­

tra vendetta che quella di porsi sulla fronte, com e lo scultore sotto una statua, la seguente scritta: il tale faceva ( i), s'accosta al com ando di G . C . di porger la guancia sinistra a ch i ci ha percossi sulla destra (2).

Pericle, che al dir dello stesso Plutarco nella vita che di lui scrisse, tollera pazientemente per un intero giorno le più orribili villan ie di un plebeo e per tutta rispo­

sta accom pagna col lum e fino alla porta l'ingiuriatore senza proferir verbo di risentim ento, quasi eseguisce quell' altro non m eno im portante nostro com anda­

m ento di amare i nostri stessi nem ici, far del bene

( 1 ) '0 Ssìva èttoist. 1

(2) S i q u is t e p e rc u s s e r it in d e x te ra m m n x illa m tu a m . p ra e b e i l l i et a ltera rti. M a th . V , 59.

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-à chi- c i odia e pregar per ch i ci perseguita e ci ca­

lunnia (i). Bello il fatto di A ttilio R egolo, che ci de­

cantano tutti gii storici antichi, il quale am ò m eglio sottostare a tutti gli orrori dì una dura prigione e d’ una più cruda m orte che consigliar cose nocive alla patria e venir meno al suo giuram énto. M a per amor di D io e della giustizia non ferm iam oci lì ; po­

niamo anche innanzi ai nostri giovani qualcuno al­

meno di quei m olti e splendidi fatti, ch e c i offre la storia dei Cristianesim o, segnatamente dei nostri mar­

tiri. È quello, che facevano nei prim i .secoli.._Tertul- liano, M inuzio F e lic e , s. C ip ria n o , s. A g o s tin o , Lattanzio in quelle loro così eloquenti apologie del Cristianesim o, sventuratamente poco conosciute e po­

chissimo diffuse, opponendo ai nomi di M uzio Scevola, -Lucrezia ed A ttilio R egolo quelli incontaminati- ed assai più gloriosi di m igliaia de' nostri eroici confessori della fede dell’uno e dell’ altro sesso. C linia, disce­

polo di Pitagora, che am a m eglio pagar la multa di tre talenti che giurare, quantunque il suo giuram ento non fosse falso, non adempie egli quanto ci ordina il V angelo, vale a dire n o n solo di non giurare il -falso, ciò che era già vietato agli antichi, m a'ancora di non giurare affatto (2)? Bello e tanto più lodevole, quanto più raro, è il fatto, riferito da A teneo e da Plutarco, di Alessandro il Grande, il quale , avendo in suo potere com e prigioniere le figlie di D ario ce­

lebratissime per la loro m aravigliosa bellezza, noii

( 1 ) D ilig ile in im ic o s v e s tr o s , b e n c fa c ité h is qui o d e ru n t v o s e t o ra te p r o p e rs eq u e n tib u s e t ca lu m n ia n tib u s v o s . M a th . ibid.

(2 A u d is tis q u ia d ietim i est a n tiq u is, n o n p e r ju r a b is , red d es a u te m D o m in o ju r a m e n ta t u a ; e g o a u te m d ic o v o b is n o n iu - ra re o m n in o . M a th . ib id .

-volle neppure vederle, diffidando.di se stesso e paren­

-volle neppure vederle, diffidando.di se stesso e paren­

Nel documento LETTERE DUE (pagine 29-47)

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