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Academic year: 2022

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E

LA MISSIONE ATTUALE D IL L A SCUOLA

L E T T E R E D U E

L ’ h o m m e elicn e d 'e t r e è c o n tè est c e h iì q u i n e s e sci-t d e la -parole q u e p ou v l a p e n se e , e t <ìe l a p e n s é e q u e p o n e la v e r itc e t la v e r tu .

F én ei.ox , Lcìirc à l’ Acad.

S . B E N I G N O C A N A V E S E T I P O G R A F I A E L I B R E R I A S A L E S I A N A S . P i s e a ’ ARitNA- R o m a - T O R I N O - L u cc a - N izza m a »,

Mohtbvidko - Iìokkos-Atrks - Marsioì

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P R O P R I E T À D E L L ’ E D I T O R E

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L E T T E R A P R I M A

S O M M A R I O .

D . B o s c o e l ’ A v v . M ic h e l - U na p ia g a . C a tt o lic i teo rìa e c a t t o lic i praticanti

• U n p e r i c o l o s o c i a l e . L a s c u o la p a ga n a . - U n la m e n to . D o v e r e d i r a c ­ c o g l i e r l o - L e i d e e d i D - B o s c o s u l l ’ e d u c a z io n e - S istem a p r e v e n t iv o - L e i d e e d i D . B o s c o s u ll'in s e g n a m e n to - S . B a s ilio i l G r a n d e e l 'O - milia a' giovani sul modo di leggere con fru llo i libri profani. * S . C a rlo B o r r o m e o e i l r io r d in a m e n to d e g l i s t u d i - B e n e m e re n z e e d u c a - t iv o -d i d a t t i c h e d e l la C h ie sa M ila n e s e - P r im a to p e d a g o g i c o lo m b a r d o - S c u o la e sta m p a - B is o g n i a ttu a li - S a p ie n te o s s e r v a z io n e d e l C o n ­ c i l i o d 'A m i e n s - P i o I X e ^ E n c i c li c a lnier mulliplìces s u lla q u e s t io n e d e ’ C la s s ic i - I l C a rd . D ’ A v a n z o e l ’ in seg n a m en to m isto - C la s s ic i p r o ­ fa n i e c la s s ic i cris tia n i - I l n a tu ra lism o ; e c c o i l n e m ico - G l ’ in seg n a ­ m en ti d i L e o n e X I I I - L ’ id e a c r is tia n a g r a n d e g g ia n te n e ’ s u o i ca rm i la t in i - U n ’ o b ie z io n e fa c ilm e n te co n fu ta ta - M e n z o g n e e b e s te m m ie c o n t r o l o s t il e e la lin g u a d e g l i s c r it t o r i cris tia n i - A t t iv it à e d e s e m p io n o b ilis s im o d e l la F ra n cia - Laborcmus - U n a s o le n n e in g iu s tiz ia - L a c h ie sa g a llic a n a e la S. S e d e - P r o p o s i z io n i co n d a n n a te d a i C o n c i l io d 'A m ie n s - U n 'o s s e r v a z io n e d i L a m a rtin e - N o s tr i d o v e r i .

A iassio 15 A gosto 1885.

Carissimo Signor D . Rua,

E ra la sera del 15 A p rile u. s., e colà nella Casa nostra di M arsiglia trovavasi a cena insiem e con ra m a tissim o D . Bosco il pio e dotto A v v . M ichel, ch e E lla ben conosce, reduce dal terzo de' suoi viaggi intorno al glob o. Sono v ia gg i che egli com pie, com e ben sa, con un fine non pur scientifico, m a m orale­

religioso, m ostrando co l suo esempio qual nobile e santa m issione sia tuttora riservata al laicato catto­

lico nelle presenti condizioni della società. Il discorso

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-

4

~

cadde in breve sullo stato attu ale, così pagano in fatto di fede e di m oralità, delle nazioni stesse un dì eminentemente religiose e che il cancro del natu­

ralism o ha orribilmente trasform ato da quel ch e già furono. Cadde sopratutto su quélla sfumatura di cre­

denti, pur troppo ogn i dì crescen ti, specie nella classe proveniente dalle scuole secondarie e superiori, i quali pretendono al nom e e al vanto di cattolici, parlano con belle parole della religione, ne osservano talvolta anche con qualche severità le pratiche esteriori, ma intanto si'p a ssan o di quel che ne costituisce la so­

stanza, l’ uso cioè e la frequenza della confessione e com unione, e si perm éttono, necessaria conseguenza, un certo tenor di vita privata poco conform e dav­

vero ai principi! religiosi che dicono di professare, introducendo, o più veram ente mantenendo quella distin zio n e, novellam ente messa fu o ri, fra cattolici teorici e cattolici praticanti, di cui nulla di più esiziale per la vera religione e per la società stessa. O r quale crede E lla, sorse a dire D . Bosco rivolto a ll’A v v . M ichel, la causa principale , anzi Tunica, vera causa di questa aberrazione, a cui assistiamo tuttodì ? Q uale l ’ origine funesta di questo m alore tanto più grave, quanto m eno conosciuto e poco generalmente avver­

tito? E poiché l'illustre M ichel accennava a ragioni più o meno secondarie, n o , riprese D . Bosco, n o , m io buon a v v o c a to , non son desse le -cause di tutto questo male ch e d e p lo ria m o ./ L a ’causa è una sola, èssa sta tutta n e ll' e d u c a z io ^

generalmente nelle scuole. Questa educazione, fo r­

mata tutta su classici p agan i, im bevuta di m assim e e sentenze esclusivamente pagane, impartita con m e­

todo pagano, non formerà m ai e poi m ai, ai giorni nostri segnatamente in cui la scuola è tutto, dei veri

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■-cristiani* H o com battuto tutta la m ia v it a , seguitò D . Bosco con accento di energia e di dolore, contro questa perversa educazione, che guasta la mente ed il cuore della gioventù ne'suoi più begli anni ; fu sempre il m io ideale riform arla su basi Sinceram ente cristiane. A questo fine ho intrapreso la stampa ri­

veduta e corretta dei classici latini profani che più, corrono per le scuole,; a' questo fíne incom inciai la.' pubblicazione dei classici latini cristiani, che doves­

sero con ìa santità delle loro dottrine e dei loro e- se m p i, resa più vaga da una form a elegante e ro­

busta ad un tem po, com pletare quel che manca nei p r im i, che sono il prodotto della sola ragione, ren ­ der van i possibilm ente gli effetti distruttori del na­

turalism o pagano e riporre nell’ antico dovuto o - nore quanto anche nelle lettere produsse di grande, il Cristianesimo.: Q uesto, in una pafòta, £ T o scopo a cin.no costantem ente m irato in tutti quei m olti av­

vertim enti educativi e didattici, che diedi a vo ce e per iscritto a’ D ire tto ri, m aestri ed assistenti della P ia Società Salesiana, Ed' ora vecch io e cadente m e ne m uoio co i dolore, rassegnato sì, m a pur sempre do­

lore, di non essere stato abbastanza com preso, di non veder pienam ente avviata quell’ opera di riform a n e l­

l ’ educazione e nell’ insegnamento , a cui h o consa­

crato tutte le m ie forze e senza cui non potrem o giam m ai, lo ripeto, aver una gioventù studiosa schiet­

tam en te _ed.. interamente., cattolica.

Q ueste idee certo non sono nuove a lei, caro Sig. D . Rua, che da tanti anni avvicin a l ’am atis­

sim o .nostro Superiore, ne conosce i più riposti pen­

sieri e lo coadiuva prim o fra tutti all'’attuazione dei suoi santi ed alti intendim enti. N on Iterano neppure sostanzialm ente a m e. Pur tuttavia m i colp irono pro-

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fondamente; quel suo accento im prontato, in cosi dire, di soavità e di fierezza, m i com m osse; risolsi e fer­

m amente risolsi di consacrare tutto quel p o ’ di vita, ch e ancor m i rim ane, a ll' effettuazione d’ un così grande ed im portante disegno. E cch è? Permetteremo noi che un voto così santo, ch e un’ opera così beila e così sapiente di rigenerazione intellettuale, morale e religiosa vada m iseram ente perduta? C h e egli, l’ a­

m atissim o D . Bosco, scenda nella tom ba (e sia ben tardi), senza prima aver veduto raccolto dai figli del suo cuore un lam ento così nobile e giu sto, e il di­

segno suo proseguito da noi tutti con a la crità ,. co­

stanza e giustezza uguale d'intendim enti? Sarebbe in­

giuria il solo dubitarne, giacché nessuno v i ha che non sia pronto per lui a qualsiasi sacrifizio, per lui che sa così guadagnarsi i cuori e mostrare di quai prodigi sia. capace un am ore potentem ente acceso e santa­

mente indirizzato. M a am ar D . Bosco vuol dir i- m itarne lo spirito di abnegazione e di sacrifizio;

am ar D . Bosco vu o l dire com prenderne i desiderii, secondarne le aspirazioni, tradurne i n . pratica le in­

tenzioni, le idee. E com e fra queste prim eggiano le idee, che riflettono l'educazione in genere e l'in segn a­

m ento in ispecie sì per l'im portanza loro intrinseca, com e pel costituir che fanno lo scopo e la m issione principale della nostra P ia S o cietà, così dev’ essere ancora nostro particolare dovere intenderle bene queste idee, queste m assim e, e far sì ch e siano da tutti ani­

m osamente e sapientemente praticate.

O r quali son esse queste idee, questi concetti di D on Bosco ? E lla sa m eglio di me,, caro Sig. D . Rua, ch e” quanto ali'educazione esse idee si fondano essen­

zialmente sulla carità cristiana, che vuole si prevenga possibilmente il m a le , anziché com m esso doverlo

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- 7 —

p o i reprim ere, adoperando in questa così nobile e delicata m issione * q u e ir assistenza vigilante ed ac­

c o r ta , quella dolcezza di parole e di m od i, quella pazienza e costanza di propositi che sole valgono ad.

espugnare le volontà ed am m ollir i cuòri. Beati noi seln ten d erem o ben e, Beati più' au ro ra se p ratich e-’

rem o queste grandi m assim e, frutto ad un tem po di' m olta dottrina e di lunga esperienza! N on è il de-- siderio del bene, m a l’ am or proprio che ci vorrebbe talvolta far credere ch e g l’ insegnam enti contenuti in quelle poche, m a sublim i pagine sul sistem a pre­

ve n tivo n e ir educazione , premesse al R egolam ento delle C ase e ripiene di tanta sapienza pedagogica, non siano sempre, nè dappertutto traducibili in pratica, e che ad o gn i m odo le cose di ieri non si attaglino più alla gioventù di o gg i. L un gi da noi quest’ inganno, questo tradimento diabolica!1 Crescono,' é vero, i pe­

ricoli esterhTr’àuTnémano i m ezzi d’ o gn i fatta di se­

duzione; va scem ando o gn i dì pur troppo di efficacia il principio d’ autorità; ma la gioventù, non dim enti­

chiam olo, è sostanzialm ente la stessa in ogni tempo ed in ogn i lu o go, com e lo stesso sostanzialmente quindi è e dovrà essere sem pre il m etodo da adoperare nell’ educazion di essa. T u tto si riduce per parte nostra a crescere d ’industria, raddoppiare di vigilanza, moltiplXca.t-di_z.ela..

C h e se p oi dall’ educazione passiam o all’ insegna­

mento.. all’ istruzione propriamente detta, quella sopra­

tutto che si appella_classica, noi vedrem o an co rach é il fine di D . Bosco, com e il sistem a d id attico, che egli vagh eggia per arrivarvi, non potreSBe^ssere più conform e allo spirito del Cristianesim o e più con ­ ducente al van taggio re lig io s o , m orale ed intellet­

tuale, van taggio ve ro , reale, pratico della gioventù.

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8

Che co s’è infatti ch e egli desidera, che raccom anda, che sospira? C h i per poco ra v v ic in a , ch i io sente par­

lare, sa che le sue idee, com e i suoi desideri, su questo pùnto di sì grande im portanza son quelle stesse che ani­

m avano s. Basni*òirGràirde'nérsu6'l)i(i?oHo’Òd~C^m ^ ai giovani sul modo dileggere con frutto i libri profani (i).

Im perocché egli, il santo V escovo, ne in cu lcava bensì lo studio, com e utile preparazione a quello delle Sante Scritture, giacché gio va, secondo la sua bella sim ilitu­

dine, assuefarci a veder il sole n ell’ acqua prim a di fis­

sare lo sguardo nella luce medesima (2) ; m a voleva in pari tempo che questo studio fosse circondato di tutte quelle m aggiori precauzioni, di quelle più industriose cautele, ch e valessero nei giovani e a mantener in ­ tatta la purezza del costum e e a serbar v iv a la fiamm a della fe d e m in a c c ia te troppo spesso T una e F altra

<ial_ naturalism o dei classici pagani,/ Q uanto bene fa­

rebbe Ella, caro S ìg . B . K ua, E lia così versato nella lin gu a greca, che apprese da quel prim o e più illustre ellenista subalpino che fu F A bate P eyro n , E lla così addentro ad un tem po nelle idee e nei sentimenti deiram atissim o D . Bosco, se potesse trovare un bri­

ciolo di tem po da consacrare alla version e di quella Om ilìa d eirim m ortal V esco vo di Cesarea! N on è già che version i ne m anchino : ve n ’ ha anzi di fedeli ed eleganti; m a ci fa d'uopo d'una che sia fatta in rela­

zione ai bisogni pedagogici attuali e da ch i questi bisogni com prenda e vo g lia riparare; ci fa d 'u o p o che la nuova versione, anziché una fredda riprodu­

zione d eiro rigìn ale, sia scaldata daU"afFetto, lum eg-

( 1 ) B A S I A E T O T T O T H E F A A O T O M I A I A H P O S T O T S K E O T S .*

(2 ) Otov ey oSatt xòv .rjXtov ópàv èOccQsvts?, ooxtoz ftòtoi ” po- c@iXo5jj.ev toj ouitl -rà? 'ìtysi;. Cap. IV .

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giata di tutti i sussidii che offrono i progrediti studii educativo - didattici, com pletata coi risultati neces­

sariam ente derivanti dai principii e dalle massime fon- .dementali di’ q u e ir illustre Padre della C hiesa G reca.

V eda un p o' adunque di trovar un m om ento fr a le sue m ^ ^ _ qccupazioni_ da consacrare.agli,,..anti.chi_s.tud|.

L e idee di D . Bosco sono quelle ch e presiedevano alla gran m ente di s. C arlo Borrom eo, allorché, nel riordinam ento degli studi scientifico - letterarii dei suoi -Seminari, v ' introduceva bensì i più rinom ati classici profani, ma non mai quelli .che direttamente ripugnassero al buon costum e o alla fed e, esigendo inoltre quanto agli altri che non fossero dati nelle -mani della gioventù, se n o n scru^

•E poiché sapeva bene ch e anche questo non sarebbe stato sufficiente per u n ’ educazione pienam ente cri­

stiana ,/ iT prudentissimo A m ^ c w o ""d i~ M irà iso “irs=' degnava pure il loro posto, posto dico d 'o n o r e e

di m erito, non già di traforo o di paura, ai m igliori classici cristiani. E quanto discernim ento, quanta sa­

pienza nella disposizion loro! Si spieghino sì g li U f- fi^i di C ice ro n e , ma accanto ad e s s i, insieme anzi con essi, il Trattato degli Uffici di s. A m brogio, chè così la m orale cristiana del secondo correggerà o com ­ pleterà a seconda dei casi quella pagana del primo,/

3 t^ b è n e lé '''0 r 'a 'z ^ 'è”"anzi“’egirstèsso!

s. C arlo ch e propone ai giovan i seminaristi l ’ orazione prò Marcello e l’ altra prò Archia; m a vuole pure che si legga e si com m enti contem poraneam ente la R eto­

rica di s. Cipriano, sicché il giovan e acquisti non la venustà di form a floscia, cascante, ch e solo si pasce e s'im belletta di parole, m a quell’ eleganza di stile r o ­ busta,. dignitosa, p9Xente.,..figHa.,d,un convincim ento pieno e profondo.(E c o ll’eleganza, anzi più che T ele­

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ganza dello stile, apprenderà il giovan e dalla R etorica d el dottissim o V esco vo di Cartagine a star in guar­

dia contro l’ arte d ’ ingannare, contro la seduzione, la m enzogna, di cui è pur troppo gran m aestro il cele­

brato O ratore di R om a pagana, e ch e tuttavia non è m ai lecita in nessun ufficio e a nessun uom o, non e-

§clusi gli avvocati. Certo-(e'ne h o per parte m ia piena edintèra convinzione) quando g li A tti della C h iesa M i­

lanese, quegli A tti così sublim i anche so tto . il rispetto pedagogico e pur così ignorati, saran m eglio conosciuti, si ammirerà allora nel santo A rcivesco vo di M ilano una delle più splendide figure di pedagogista e di educatore.

S i vedràcom e il primato educativo-didattico, ondegran- deggia indubbiamente la Lom bardia e per ordine di tempo e per ordine di eccellenza sulle altre regio n i d ’ Italia, non sia già il frutto delle sollecitudini au­

striache di M aria T eresa e m eno ancora del fam oso suo figlio G iuseppe II, com e van gridando i. più, ma bensì una naturale evoluzione, una legittim a necessaria conseguenza delle dottrine e degli esempi del Bor­

rom eo , da cui copiarono (ben inteso senza dirlo, e spesso stortamente) quanti ai giorni nostri sono pre­

dicati fondatori d’ A sili d ’ infan zia, instauratori della scuola popolare, rim odernatori della istruzion pro­

fessionale e classica, prom otori indefessi e poco meno ch e inventori di progresso pedagogico. A llo ra san C arlo Borrom eo da M ilano e V ittorino Ram baldone da Feltre, m od ello quegli del sacerdozio, questi del laicato cattolico, riprenderanno neirord in e educativo- didattico l’antico loro posto d 'o n o r e , che un* ibrida scuola pedagogica, nata ier l’ altro, m isconosce, per­

ch è ignora, nel prim o, snatura, pur lodando, nel se­

condo.

L e idee di D . Bosco son quelle stesse dei più grandi

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— II —

pedagogisti ed educatori m o d ern i, ch e vedono con raccapriccio il crescere, l'a lla ga re ogn i dì più di quella fiumana d 'irreligion e e d'im m oralità, ch e ornai, m inaccia di travolgere nel vo rtico so lurido suo corso:

le nazióni stesse fino a ieri cattoliche per eccellenza,- e gridano non rim aner altro scam po fuorché u n ’ e­

ducazione davvero e totalm ente cristiana della novella generazione ./G iacch é, bisogna pur 'dirlo', càro^Sìg-

‘ P T R u a T scuola e stam pa son divenute nelle co ndi- zioni attuali dei tem pi g li strumenti più potenti, più formidabili di bene com e di m ale. Ic o lle g i e le so­

cietà segrete, lasciò scritto nelle sue M em orie il fa­

rinoso O rsin i, sono i due focolari della Rivoluzione. Md è 'p e r questo che n o i'v e d e m m o e vediam o tuttora D . Bosco con quell'intuito, che com prende i tempi e li padroneggia, concentrare e vo ler concentrata sulla scuola e sulla stam pa quell'attività, quell'energia im m ensa, di cui ci dà ancor ora m aravigliosa prova e nobilissim o esem pio nella grave ed affranta sua età.

M a questa scuola ha da essere nel concetto suo e di tutti i savii sinceram ente cristiana.- A ffievolita,''d o ve

’non F sp e n ta ,T 'a n tic a ’fede nella fa m ig lia , deserto l'in segn am en to religioso che si dà nel Santuario ,N assalite da libri e giornali d’ ogni fatta, pullulanti per o gn i parte com e i funghi, le verità più vitali, più sacrosante del Cristianesim o, dom inante intorno in­

torno un'atm osfera pressoché tutta incredulità o scet­

ticism o, com e potranno le giovan i menti reggere alle pestilenziali influenze del secolo, se non avranno a- vuto altro so tt'o cch io ch e massim e, esem pi, modelli, 4i_.pagana letteratura ?/C on qual altro m ezzo, se non

è la scuola cristiana, attingerà la gioventù studiosa quel corredo di cogn izioni religiose, che la sorregga contro la seduzione delle perverse dottrine, e quella

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fortezza d’ anim o acquistata con ripetuti atti di sin ­ cera pietà cristiana, ch e la renda tetragona a-lìe blan­

d iz ie del vizio ? Sarebbe ben ingenuo ch i credesse bastare a tal effetto quell’una o due o re settim anali di catechism o; questo non equivarrebbe ad aìtro che ad unj> icchier di v ili buono in una_botte d ’ acetch, T o 's p ir it o religioso del giovan e, osserva Ìo stesso

protestante K eratry ( i), non si form a che con la con­

tinuazione d’ un insegnam ento, in cui la divina legge sia ovunque diffusa.

N è si creda voler noi co n questo sistem a insegna­

tivo m isto far ingiuria o sfregio alle secolari con­

suetudini, vigenti tuttora in benem eriti Istituti catto­

lici, che tanto bene operarono ed operano tuttora a favor della religion e e della società. N o m ai; D . Bosco ci ha insegnato che n o n già censurando le azioni altrui, m a . facendo bene le proprie si com ­ pie il nostro dovere. D ’ altronde, com e sapiente- m ente osserva i l . C o n cilio P rovinciale di' A m iens del 1852 (2), v i sono m olte cose le quali, anche non dando ragione d ’ inquietudini in certi tem pi, co i m u­

rar delle circostanze riescono in altri pericolose od anche nocive. M olte altre ve n ’ ha, le quali per sè non cattive bisogna tollerare ed anche' regolare af­

finchè non siano tratte a corrom pim ento da abusi più gravi. M olte in fin e, che conferm ate dall’ uso non debbono essere im maturamente riform ate, vale a dire finché non siasi sufficientemente preparata la via ad un ordine m igliore di cose.

.. M a vi ha di più. L e idee di D . Bosco sull’ inse­

gnamento son quelle stesse, che noi vedem m o ai

( 1 ) L ’ A v e n i r d a P ro te s ta r.tism e . (3 ) D e c r . I V . D e stu d iis lite r a r iis .

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— I ? —

g io rn i nostri così vivam ente inculcate dalla s. m . di P i o I X e proseguite dal degnissim o suo successore L eone X III, m ostrando anche in questo, l’ am atis­

sim o nostro padre, com e il suo attacca mento alla cattedra infallibile di s. Pietro, com e la sua venera­

zione ai V ica rio di G . C ., attaccam ento e venerazione che così vivam ente e frequentemente ci raccom anda a voce e per iscritto, non sian solo a parole, m a a fatti, n è c egli si contenti di teorie e di progetti-, m a vada ani­

m osamente alia pratica, ponendo tutto quanto se stesso e la Società nostra all'effettuazione delle idee, dei p en sieri, dei desiderii stessi del S o m m o Pontefice n ell' ordine religioso, m orale, scolastico, sociale e;

via dicendo. E lla in fatti, caro Sig. D . R u a , E lla così versato nella storia non solo an tica, m a m o­

derila e contem poran e a , sa m eg lio di m e com e, quando sorse” nel 1846 e si agitò per parecchi anni, in Francia quella grande controversia sull'uso d e' classici n e ir insegnam ento della gioventù, la s. m . di P io I X la risolveva c o irE n ciclic a Inter multíplices del 21 M arzo 1853 ordinando si regolassero in m odo g li studi ch e i giovan i potessero apprendere la vera eleganza ed eloquenza, del dire e dello scrìvere sì dalle più sapienti opere dei Santi Padri, com e dai più illustri scrittori profani, purgati da o gn i m acchia*

U i adolescentes, son sue p aro le, germanam. dicendi scribendique elegantiam et eloquentiam iim ex sapientis- simis Sanctorum Patrum operibus, tum ex clarissimìs etbnicis scriploribus, a quavis labe purgatis, addiscere valeant. L e quali saggie p rescrizioni sul sistema misto nell’insegnam ento classico ripetè, ancora frequente­

mente il santo Pontefice nei corso del suo lungo pon­

tificato, segnatam ente nelle lettere all’ A b . G aum e e a M onsignore, poi Cardinal D ’A van zo. N è a caso

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h o qui nom inato il dottissim o V e sco v o di C a lv i e T e a n o , di questa gem m a del Sacro C o lleg io , cui non dirò g ià che m orte rapisse, m a D io benedetto chiam ava qualche annoi fa a i-gau d ii ■ del p arad iso, giacché nessuno forse trattò, m eglio di lui questa delicata questione, nessuno m ostrò m aggio r avve­

dutezza e prudenza nel tradurla in pratica. Q uanta soavità e fortezza ne’ .suoi scritti! Q uanta dottrina e conoscenza de’ tem pi nelle opere su e! Q uan ta eru­

dizione in quel suo studio com parativo fra la m etrica latina profana e la cristiana! Per m e son d'avviso, caro Sig- D . Rua, ch e i nostri insegnanti troveranno anche su questo punto assai più da im parare nella let­

tera ai M M . R R . Professori d eirA p o sto lico Sem ina­

rio dì C alvi, che nelle chiacchiere di certi professori universitari! dalle cattedre im p ro vv isate.jÀliéhò"'daììa' soverchia tenacità'''dégli uni,’ .com e dalTintemperanza eccessiva degli altri, egli vuole bensì ch e continuino a regnare nelle scuole i classici profani, m a non soli, non con autorità dispotica, non con m etodo irrazio­

nale. Perchè infatti bandirli dalla scuola? Sarebbe que­

sto un annientare quaranta secoli di storia dell’um anità, governata dalla pura ragion e, ch e la Provvidenza di-' D io dispose nei suoi im perscrutabili disegni iti pre-f parazione ai nu ovi te m p i, quelli cio è della Reden?

'rr-r.^wti?n >11 { iiui. n,yin g— A mi — w— a t t M— «■

zio nqJ M a d'altronde non son dessi forse il p ro ­ d otto solo ed esclusivo della ragione um ana? Sono, è ve ro , l ’ ultim o e più gran passo ch e essa stampò nelle lettere e nelle arti verso il C rjstianesjm o; m a ' son sempre opera sua e sc lu siv a fC ra , com e la ragionò è per se stessa Hnita,’ vagante troppo spesso fra le om ­ bre del dubbio e schiava delle cupidigie carnali, di qui ne viene ch e i classici, riverbero di essa ragione, ritraggano pure di lei, e siano sostanzialm ente buoni,

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- 15

presi nel loro com plesso, e quindi da. conservare: spesso, difettosi e perciò da com pletare:"talvolta m oralm ente cattivi e quindi da correggere e d in casi particolari da elim inare. M a com e ed in che m odo com pletarli?

elim i­

narli? N o n altrim enti ch e_ ca L iu m e dell’ evangelica rivelazione, che splende nei classici cristiani e li av­

v iv a d’una n u ova vita e li abbeìla- d'una nuova bel­

lezza, vita e bellezza di tanto superiore ali'antica dei classici profani, di quanto il Cristianesim o cattolico sopravanza la religion naturale, il cielo la terra.

Ed ecco" quindi la necessità e necessità assoluta deirinsegnam ento m isto, sì ch e i classici profani, in quel ch e han sostanzialm ente di buono, servano com e di preparazione o propedeutica, che si voglia dire, a ' classici cristiani, e il bello naturale dei prim i attinga nuovi lum i di più alta natura, riceva nuova luce d i­

vinam ente perfezionatrice dal bello soprannaturale dei secondi. Per tal m odo, e solo per tal m odo si ripri­

stinerà anche nelle lettere e nelle arti qu eirin tim o le ­ gam e, quella necessaria coerenza fra l ’ ordine naturale e l’ordine soprannaturale, distinti essenzialmente fra loro, com e fra loro necessariamente uniti, su cui ri-

f - ■ i ... ■, ... - | r -... | ... - . irf 7

posa non che l ’ educazion sola, m a tutto quanto l’e- diiìzio cristiano, e che perciò appunto il naturalism o, che è quanto dire la peste più largam ente cancrenosa della società m oderna, assalse e assale o g n i dì con furibonda audacia. D i qui si com prende perchè i Papi, queste v ig ili scolte d'Israello, quasi non veggano ai dì nostri altro nem ico airin fu o ri di questo, e con­

tro il naturalism o levin o alta la vo ce, rivelandone Torrida essenza, discoprendone le insidie, segnalan­

dolo in una parola com e quello contro cui debbono assolutamente rivolgersi le arm i di quanti vo glio n o

(17)

— 16 —

davvero salvar la società ( i) . N o, caro Sig. D . Rua, non basta più ai bisogni d e' tem pi nostri che la po­

lem ica cattolica si restringa alla sola difesa della R e­

denzione, giacché Satana ha cam biato form a al­

l'em pietà, t r a n s f i g u r à v i t s e , c a lla bestem m ia del secolo scorso che diceva im possibile, assurdo G esù C risto Redentore, ne sostituì un’ altra forse più fatale, per­

ch è più ip o crita, per cui atteggiandosi a beffarda indifferenza quanto airam m etterlo o negarlo, lo vuol però escluso assolutamente dalla società civile. S e -

»—»*■»« «Il li I IB I "( K m i. ■ niiiJ . m i t iin in . 1, 11 . I »1 ■ «e g»i"UÌf.l»

c o la r i ^ i a m o, vale a dire fuori C risto dalle le g g i, dall'istruzione, dalla carità, dal govern o, dal matri- m onio stesso, da tutto insom m a; ecco il grido sel­

vaggio di guerra che udiam o tuttodì. Bisogna adun­

que, se vogliam o rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza, bisogna, se vogliam o adattar h difesa alla nuova foggia dell'assalto, ritornar all'antica form a de' primi secoli co l rivendicare la necessaria relazione di G esù C risto con tutte le cose create. B isogna far ben com prendere che le cose, anche nell attuale ordine, non esistono se non per la glo ria di G esù C risto, fine, decoro e com pim ento di tutto l’ universo creato, e che. su di esse l'u o m o non ha diritto se non com e e in quanto è di L ui fcdel servo, giusta l'a m m ira b ile ordine

( i ) E r a g ià in c o r s o di sta m p a q u e s ta le t t e r a , a llo r c h é a p ­ p a r v e q u e llo s p le n d id o c a p o la v o r o di d o ttr in a , p r u d e n za e bel­

le z z a , c h e è ia r e c e n tis s im a E n c ic lic a Im m ortale D e i, c o n la q u a le i l sa p ie n tissim o L e o n e X I I I n o n s o lo m e tte in g u a r d ia c o n tr o le o p in io n i in c h in a n ti a l N a tu r a lis m o o a l R a z io n a ­ lis m o , m a d ic h ia ra a p e rta m e n te n o n e sse re l'in t e g r it à d e lla fe d e c a tt o l ic a c o m p a tib ile c o n e s s e , c o m e q u e lle c h e in s o ­ sta n z a n o n m ir a n o a d a ltr o c h e a r o v in a r l ’ e d ifiz io d e l C r i ­ s tia n e sim o e a d a ffe rm a re n e lla s o c ie tà i l p r in c ip a to d e ll’ u o m o in d ip e n d e n te d a D io .

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_ I ? _

insegnatoci dall’A postolo, tutto per l’ uom o, l’uom o per C risto, C risto per D io : omnia enim veslra sunt : vos autem Christi, Christus vero D ei (i).

C o sì insegnò P io IX , così continua ad insegnare il sapientissim o suo successore L eone X III, testim onio, a tacer de'’ m olti altri suoi atti, l’ E nciclica Aeterni Pa- tris sulla restaurazione della filosofia, l’Epistola sugli studi storici e i carm i latini, segnando per tal m odo il novello e giusto indirizzo, ch e debbono prendere le tre più grandi parti delPmsegnameiito scientifico-let­

terario, quali sono la filosofia, .la storia e le lettere, se voglion o adempiere alla loro nobilissim a m issione.

Im perocché mentre , colla prima riannoda Tantica u - nità dottrinale, sciaguratamente spezzata dalla se d i­

cente riform a luterana, mentre con la seconda ricorda alla storia quella legge suprema provvidenziale, che re­

gola e governa le azioni umane e n eirevan gelica rivela­

zione addita il rinnovellam ento, la trasform azione m i­

rabile, che per essa subirono i principii naturali della civ il società, ne’ carm i segna c o l fatto la via che han da tenere i cultori delle lettere, proponendo agli studiosi soggetti veri, reali, conform i in tutto allo spi­

rito del C ristian esim o , e la stessa trattazion loro im prontando di una forma, che, senza ripudiare Tarte m aravigliosa degli antichi, s’ avv iv i sopratutto della bellezza soprannaturale novella. Classico nella lingua e nel verso non men del Pereiro e del Santeuiì, i due celebri poeti della chiesa gallicana, ma di loro più cristiano e nella sostanza e néllo stile m edesim o, Y Augusto Pontefice ha mostrato n e’ suoi inni che si . può bene, per valerm i della frase di s. G irolam o, sottoporre al rig o r del m etro la maestà del V an gelo,

( i ) I C o r . i l i , 2 2 , 23.

C e r r e t i . Le id e e d i D . B o s c o ecc.

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_ jg _

senza che questa abbia nulla a perdere di sua divina efficacia.

Q uanto son belle, ad esem pio, quelle sue tre odi a s. Ercolano e s. Costanzo, giam biche le prim e due, saffica l ’ ultim a, le quali traevano pochi anni or sono pur essa l'am m irazione di uno dei più grandi avver­

sari del Papato (i)! Q u i E lla n o n iscorge nè la sm ac­

cata adulazione di O razio, nè le vane querim onie di T ib u llo ; non vi vede neppure quella form a, spesso soverchiam ente m olle e cascante, del Sanremi, che rivela n ell'am ico e contem poraneo di Bossuet ìe v e c­

chie craccie dell’ idolatria classica. T u tto invece è v e ­ rità e sodezza, giacché em inentem ente storici sono l Jinno a s. Ercolano e il secondo inno a s. Costanzo, verissim am ente descrittivo il prim o consacrato a questo gio vane m artire, mentre la lingua v i è puris­

sim a , dantesco lo s tile , scultoria la fr a s e , potente nella sua elegante spontaneità il verso che crea e suona (2).

Nè m eno am m irabili sotto questo stesso rispetto son le altre sue odi ed i suoi ep ig ra m m i, o descriva se stesso, o inneggi a illustri sacerdoti e sacre vergini, 0 ram pogni Tinfelice G allo, o applauda al generoso R u ggero. C h e più? G ii stessi suoi versi d’ indole ap­

parentemente profana, com e T epigram m a sull'arte fotografica e l’elegia sulla fontana, da lui G ioachino

( 1 ) S i a llu d e a l D e p u t a t o C a v a llo tt i c h e n e fe c e e p u b b lic ò , o r so n p o c h i a n n i, l a v e r s io n e in- v e r s i ita lia n i.

(2) E n o to c h e l ’ A u g u s to P o n te fic e , p u re a d o p e r a n d o in q u esti c a r m i la lin g u a di V i r g i li o e i l m e tr o di O r a z io e di T i b u llo , tie n e a ssai p iù q u a n to a stile e c o n c e tto d eU ’ A li g h ie r i, c o m e m o lti lu o g h i p a r tic o la r m e n te l o d im o s tr a n o . C i ò è a n ­ z it u t t o n a tu r a i c o n s e g u e n za d ella c o m u n a n z a d i fe d e e di g e ­ n io , c h e l o s trin g e a l i ’im m o rta l v a te fio r e n tin o . D e l r e s to si

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- 19 -

Pecci fatea condurre nel 1864 a Carpineto, sua terra natale, non mancano di carattere educativo, di am m o­

nim enti m orali- È sempre in sostanza l’idea cristiana ch e grandeggia, abbellita si, m a scem ata mai dalla vaghezza della form a Q uanto a m e sono d 'a vv iso , caro S ig . D . R u a ,'c h e la lettura e l'interpretazione delle poesie latine del Pontefice poeta, mentre gio­

verebbe quanto a lingua e stile ai par delle m i­

glio ri classiche ch e possediam o, condurrebbe poten­

tem ente ,alla.--sautifigaLzione della scuola.

N è si dica che a ll’ in tro d u zìo n lie lla scuola deirin- segnam ento m isto, profano e ’cristiano, si oppongono le,disposizioni governative vigenti. N o, il program m a vieta il meno, ma n'011 il più, e quanto ad esercizio di latinità s. G erolam o ad es. e Sulpizio Severo valgono bene G iulio Cesare e C orn elio, Lattanzio e M inuzio Felice Seneca, Prudenzio O razio e via dicendo. E se non m i rattenesse la m odestia loro , potrei bene, carissim o Sig. D . Rua, segnalarle qui alcuni dei n o ­ stri professori, che co l sistema, di cui parlo, prepa­

rarono i loro alunni a splendidi risultati negli esami, governativi di L ic e n za .y N o rii’oìr-è -ia'pÓssibilità che m iìF cliirm a n ca la Buona volontà.

M a T c là s s ic i cristian i, odo d ire , difettano di ele­

ganza; duri, rozzi non conoscono la venustà, la grazia dei profani; la lingua loro è co rro tta ... (1) D eh!

sa c h e E g l i , i l P o n te fic e p o e ta , tie n e a m e m o ria in sie m e c o n m o lta p a rte d e lì’ E n e id e di V i r g i li o e d elle O d i di O r a z io ben m e tà di c ia s c u n a C a n tic a d e lla C o m m e d ia di D a n t e , di cui fu sp e s s o u d ito C a rd in a l V e s c o v o di P e r u g ia r e c ita r lu n g h issim i tr a t ti n e lle c la s s i le tte r a r ie d el s u o S e m in a r io , d o v e s u p p liv a , o c c o r r e n d o , l o ste sso P r o fe s s o re .

'( .1 ) A n c h e à i te m p i di s . P a o lo i le t t e r a t i p a g a n i d 'a ll o r a d ic e v a n o la ste ssa c o s a ... E p is t o l a e , ìn q u iu n t, g r a v e s sun t

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20

cessi una. volta per am or di D io questa m enzogna e bestem m ia, che g li um anisti prim a, poi i. G ian­

senisti, quindi, Voltaire col lungo coda zzo de' suoi am ­ m iratori, variam ente camuffati, lanciarono in volto alla C hiesa di G esù C risto co l sacrilego disegno di strapparle i figli dal materno seno. C o m e! Corrotta quella lingua ch e accolse in sè tutta quanta la civiltà ch e ha rin novellato il mondo? Corrotta quella lingua che fu la secolare m anifestazione della C hiesa, che è quanto dire, anche um anam ente parlando, della più grande autorità della terra, di quella C hiesa che ha rinnovato e perfezionato ogni cosa, idee, costu m i, u s i, scienze, arti? Corrotta quella lingua che suonò sulle labbra di Lattanzio, M im izio Felice, s. G iro ­ lam o, s. Sulpizio Severo, s, Cipriano, s. A m brogio, s. A gostin o, Sedulio, Apollinare, Prudenzio, per ta ­

cer di m olti altri? Dunque non è vera la sentenza di P laton e, che c i si va ripetendo tuttodì, che il bello è lo splendor del vero ? Dunque n o n è vero quel che scrive s. T o m m aso , che grafia non tollit na­

turavi, sedperfidi? Eh! via, cristianelli annacquati, dite piuttosto che non è già la lingua della C hiesa che

e t fo r te s ... et senno co n ìem p tìb ilis. (II C o r . X ) . T r is t a c o in c i­

d e n z a ! A v e v a q u in d i r a g io n e s . A g o s t in o , c h e i l V ille m a m c h ia m a i'hom m e le p lu s ètounant de V E g lis c Latine, di rich ie d ere c h e i r e to ri e g r a m m a tic i, v o le n t i farsi cris tia n i, a n z itu tto fo s ­ se ro a v v e r t it i, u t. h u m iìita U ind u ti christian a, discant non con- tem nere quos. .cognoverint m oruni v itia quam v erb o m m am plius d e v ita r e j'E p o ic h é c o s to r o s o n tu tti fra si è p a r o le , m a x im e...

docendi su n l, s e g u e i l d o ttissim o V e s c o v o , scriptitras audire di~

v in a s , n i sordeat eis solidiim eloquium , quia non est infialim i__

H is enhn m axim e u tile est nosse ita esse praeponendas verhis senteutias, u t p raepon ilur anim us corpori, V . D e C a tiie c h i- za n d is ru d ib u s, lib . u n u s, c a p . I X .

(22)

sia corrotta, ma è iJ vostro palato che è guasto, è il vostro gusto c.h? è pervertito; animalis homo non per- cipit ea quae srnt spirittis D ei. ( i) C e r to , com e il lin guaggio è e deve essere la sincera espressione e quasi lo specchio fedele dello spirito, de' costumi, de­

g li usi pubblici d'uria nazione, d’una società, cosi la lingua della Chiesa, dopo la legg e di G esù C r is t o , che rialzò l’ umana società riavvicinandola alle cose spirituali, doveva necessariamente rivestire una no­

vella forma, distinta da quella che per tanto tempo aveva servito a rappresentar l'indole d’ una società car­

nale, intenta solo alle, cose di quaggiù (2). M a questo si chiam a nel dizionario del senso com une non cor­

rompere, ma. trasformare: trasformata, si, corrotta m i 110/Pur troppo (e bisogna, confessarlo a nostra con­

fusione) su questo punto della riabilitazione, dirò così, dei classici cristiani, noi in Italia abbiam fin ora fatto assai poco, soffocati com e siam o da vecchi pregiudizi.

N o n c o s ila Francia, dove uscirono a m igliaia in pochi anni scritti d’o gn i genere a rivendicar l ’o ­ nore degli scrittori ecclesiastici, a sfolgorare la secolare, ingiustizia che pesa su di loroiH è'essa si restrinse a di- scussiohfteoretiche; ma,- scendendo alla pratica, diede fuori in p oco tem po tali' e tante pubblicazioni clas­

sico-cristiane, che tornano davvero a gloria im mortale d ì quella generosa, quanto travagliata nazione. N e so n prova, per non nom inarne che alcune, il Thesawus poc- ticus di Q uicherat, i Carmina poetarum christianommdi

( 1 ) I C o r . I I .

(2 ) G i o v a su q u e s to -pur.to le g g e t e i l B r e v e c h e in d ata 1 A p r ile 1873 ^ di s - h i. in d ir iz z a v a a M o n s . d ’ A v a n z o e la b e n e m e rita U n it à C a t t o lic a p u b b lic a v a n e l su o N ° 136 d e l i ' u G iu g n o d e llo scesso a n n o u n ita m e n te 'a lla le tte r a d 'a c ­ c o m p a g n a m e n to d e l d o ttissim o P r e la to .

(23)

F. Clètnent, le edizioni Variorum. dei-Sigg. Linguet, K eller, R igau k, D uchéne ecc. e la Selecta ( Morceaux eboisis) de' Padri della C hiesa Latina, d e ir infatica­

b ile L ega „delle Case d’ educazion cr.istiana...Che,piii2 X a "pubblica 'bpm lonV 'aifd’ò’ tan t'oltre colà e si p ro ­

nunziò così energicam ente a favore dei classici cri­

stiani non solo g r e c i, ma la t in i, da obbligare il G overno, or sono dieci anni, a prescriverli nei pro­

gram m i ufficiali corne.obbligatorii a l par. dei profani.

Ed omai non vi è in Francia libraio di qualche im ­ portanza ch e non pubblichi n e ' suoi cataloghi in ­ sieme coi classici profani quelli ancora cristiani'/

.p a r if ic a t ili tutto ai prim i / C o s i l a lotta’ sulla que­

stione dei classici"..fotta com battuta co là .p e r tanti a n n i, con tanto ardore, e sia p u r e . (ciò che suc­

cede nelle cose umane) con esagerazione talvolta e.

intemperanza di lin gu aggio dall'una parte e dall’ altra, dava i suoi frutti. E noi in Italia che facciam o? C e ne rim arrem o freddi e neghittosi innanzi, a tutta questa, splendida, operosità? Eh..via, scuotiam oci una. volta, e anziché piagnucolare sulla .tristizia dei tem pi, la­

voriam o alla cristianizzazione della, società, co l m ez­

zo della scuola e della stam pa. Laboremus è il m otto d'ordine lasciato com e testamento dal. m orente Im pe- rator Settim io Severo; laboremus, grida con assai più nobile accento e santità di fine a tutti i cattolici il V icario di G esù C risto: laboremus, cì ripete tutro dì co ll’esempio e còlle parole R am atissim o nostro.

D . Bosco. E poiché egli con tanto sacrifizio è con tin to ardore im prese, or sono otto anni, ed òr rip ig lia a questo intento la pubblicazione scelta degli scrit­

tori cristiani, prosatori e p o e ti, secondiam olo in queste sue dotte e-sante aspirazioni; facciam o ch e l’ o­

pera sua sia profondam ente conosciuta e largamente

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diffusa., p h e se . una vecchia congiura um anistico-'

■pagana grida alla barbarie della dizione, aìl’im pró- prietà della frase, all’ irregolarità della sintassi degli scrittori cristiani,, seguiam o ancor noi il nobile e - sempio d i eruditissim i, filologi francesi, i quali ne passarono a rassegna tutta quanta la suppellettile lin ­ guistica, m ostrando non a chiacchiere, m a c o ' fatti, ch e non v i ha dizione in essi che non abbia la sua.

legittim a provenienza, anche sotto il rispetto, com e lo chiam ano, puramente glottologico; non fr a s e ,.

non form a sintattica ch e non trovi il. suo riscontro, -la sua giustificazione, negli esempi dei classici profani-.-'1

tratta d ’ uno' scrittore pagano, ed è un arrabbattarsi a dritta e a sinistra per giustificarne tutte quante le parole, le frasi* la costruzione e^ sim ili, anche1 a co ­ sto di parer talvolta ridicoli; deve essere assoluta­

m ente im peccabile. M a quando si tratta d’un cristiano, allora si condanna la sua dizione ipso facto, a priorie ome orrida e barbara; som m a grazia se ci concedono la ele­

vatezza .personale dell’ anim o e la superiorità della d ot­

trin a i Possibile'cK£n“ón'apnàm"ò~u^

questa superlativa scem piaggine, a questo m ostruoso sragionare (i)? Ed or si capisce perchè alle reiterate

" " ( i ) . . È d a v v e r o in c re d ib ile q u e s ta in g iu s tiz ia e q u e s t'a c c e c a ­ m e n t o ! S i r im p r o v e r a , a d e s e m p io , a g l i s c r itto r i d e g li A t t i dei M a r tir i d ’ a v e r a d o p e r a to i l v erb o , ¿ubere c o l l ’»/, a n z ic h é c o l ­ l ’ in fin ito ; m a s i ta c e c h e c o s i l o a d o p e r a ro n o p u r e n o n s o lo P la u to e T e r e n z io , m a T a c it ò e S v e t o n io .

L 'u s ò d e l quod in v e c e d e l l’ in fin ito è , s e c o n d o c e rtu n i, u n a g ro s s o la n ità d i T e r t u ll i a n o , s . A g o s t in o , s. C ip r ia n o e c c . M a p e rc h è ta c e r e il fa te o r quod c h e si l e g g e n e ll'E p is t o l a I I di O r a - zio? P e r c h è n a s c o n d e re c h e obiicio quod, praetereo quod, anim ad- verto quod ed a ltr i s im ili s o n o fr e q u e n ti p res so l o s te s s o C ic e r o n e * .

(25)

- 24 -

istanze p e r l’ em cndazion del Breviario R om ano sotto il rispetto deìla lin g u a , ch e m uoveva (or son circa 30 ¿inni) la C hiesa G allicana d i'P a rig i, quella C hiesa cioè ch e agl’inni im m ortali di s. A m b rogio, Pruden­

zio e degli altri scrittori ecclesiastici aveva: sostituita

H a b tre cogn itum , peractam ... p e r cogn ovisse, p e r t o s s e . . . . n o i lo tr o v ia m o n o n s o lo n e i P a d r i d e lla C h ie s a , m a a n c h e in T i t o L i v i o e in C ic e r o n e .

O u a m v is c o ll 'i n d ic a t iv o n o n l'u s ò s o lo s . A g o s t in o , m a l 'u ­ s a ro n o e z ia n d io C o r n e lio e O v id io .

B is o g n a p o i e sse r n u o v i n e lla le ttu r a dei c la s s ic i p r o fa n i d a affe rm a re c h e u t p e r quo in n a n z i u n c o m p a r a tiv o , n e l se n so di affinchè, l'a b b ia n o s o lo a d o p e r a to M in u z io F e lic e , T e r tu llia n o , s . C ip r ia n o e g li a lt r i c la s s ic i cris tia n i.

C i si r ic a n ta tu tto d ì l a m a ssim a d i O r a z io c h e l a fo r m a ­ z io n e d i n u o v i v o c a b o l i .e la c e s s a z io n e d ei v e c c h i d ip e n d e a s ­ so lu ta m e n te d a ll’u so ,

« Q u e m p e n e s a rb itr a m i e s t, e t i u s , e t n o r m a ìo q u e n d i. » E d in ta n to s i a c c u s a n o c o n e v id e n te c o n tra d d iz io n e i P a d ri d e lla C h ie s a , v iv e n ti i p iù q u a n d o la lin g u a la tin a e ra a n c h ’ essa v iv a e p a r la t a , d ’ a v e r n e fa tto i ’ a p p lic a t io n p r a tic a o r c o ­ n ia n d o v o c a b o li n u o v i a s s o lu ta m e n te r ic h ie s ti d a i m u ta ti te m p i, o r d i d u e a ltr i in sie m e a c c o p p ia ti fo rm a n d o n e u n s o lo , o r in ­ fin e d ai p o s itiv i tra e n d o n u o v i s u p e r la tiv i.

C h i p o i n o n s a le g ra sse r is a , c h e s i fa n n o s u ll' in ilio tem pore, in illis d U bu s e c c . d e l la t in o e c c le sia stic o ? E p p u r e la p r e p o s iz io n e in c o i n o m i di te m p o a l l ’ a b l a t i v o , • p r e ­ c isa m e n te n e llo ste sso s e n s o d e g li s c r itto r i e c c le s ia s tic i, l ’ a ­ d o p e rò T e r e n z io n e lV A n d r ia s c riv e n d o : N o lo m e in tempore hoc v id e a t s e n e x . » L ’ a d o p e r ò C o r n e lio N e p o te c o U 'm eo tem­

p o r e, c h e si le g g e n e i fr a m m e n ti d e l l'E p is t o f a d i C o r n e lia , m a ­ d re d ei G r a c c h i, c o n s e r v a tic i d a A u lo G e l l i o . L ’ a d o p e r ò l o s te s s o C ic e r o n e c o l l ’ w iis p o st aedilitatem annis c h e s i le g g e n e l B ru tu s seu de C la r is O ra torib u s e c o l l 'm hoc tem pore n e ì- l'O r a z io n e p r ò Q u in c tio . C h e dun qu e? D o v r e m o tr a rn e l a c o n ­ se g u e n za c h e un g io v a n e a llie v o p o s s a lib e r a m e n t e u s a r e n e ’

(26)

nel suo breviario non più rom an o , m a riform ato, gli inni del Santeuil e del Pereiro più oraziani che cri­

stiani, la S . S e d e , dopo studiata profondam ente e lungamente la questione e sentito pure il parere di com petente C om m ission e, opponesse un form ale ri­

petuto divieto. N on si riform a quello che di riform a non abbisogna.

E poi ch e razza di cristiani son costoro che chia­

m ali barbara la lingua, che la C h iesa, lo r m adre, ha consacrato nella sua litu rgia? D o v e sta la loro de­

cenza? D o ve il rispetto alle decisioni conciliari? E dico decisioni conciliari, giacché, com e E lla sa m e­

glio di me, il già citato C o n cilio Provinciale di A - miens del 1852, presieduto da quella grand'anim a del C ardinal Gousset e riveduto e approvato dalla S . Sede, dichiarò assolutamente indecente, falsa e contum eliosa siffatta opinione. Opinio qua uti barbara despicitur lingua illa , qitac apud excellentissimos Paires usitata ab ipsa Eccksiae lithurgia est consécrala, rejicienda est uti non minus a . decenlia, qtiam a ventate abhorrens et in sanctam Ecclesiam. contumeliosa. (1) « G uai alla

su o i c o m p o n im e n ti q u este e d a lt r e t ta li lo c u z io n i, r ite n e te dai g ra m m a tic i p iù o m e n o e r r a te ? N o m a i; s a re b b e r id ic o lo il s u p p o r lo . L a c o n s e g u e n z a d a tr a r r e è in v e c e e sse re p rim ie ­ ra m e n te u n a c o lp a a d o p e r a r d u e p e s i e due m is u r e , T u n a p ei c la s s ic i p r o fa n i, l ’ a ltra p e i c ris tia n i. S e c o n d a r ia m e n te ch eyéerfé' lo c u z io n i, s e n te n z ia ta m ¥ p p è lla b IÌ r a e n te e r r o r i d ir g r a m m a t ic i , n o n s o n ta li a c h i le g g e a tte n ta m e n te e s p a s s io n a ta m e n te n o n u n o o due c la s s ic i s o lt a n t o , m a q u a n ti n e v a n ta la le tte r a tu r a la tin a n e i d o d ic i e p iù s e c o li di su a esistenza^ S o p r a tu tto p o i ñ o ñ b 'iso g a a d itn é n tica T e ^ u e stó ^ g ra ad e p r in c ip io , c h e c io è n o n v io la l e r e g o le d e lla p r o p r ia lin g u a , v iv a e p a r la ta , c o lu i ch e s c riv e e p a r la co m e_ g li u o m in i p iù c o lt i de l s u o s e c o lo . ...( T j 'D e c r . I V , p a g . 5 9 . '

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26

società se. non si cam bia lin gu aggio, se non si muta m etro! L a gioventù con tali m assim e allevata ne trarrà pur troppo, com e ne trasse e trae, o g n i dì. la conseguenza che il paganesim o è la religione dei grandi uom ini e dei grandi popoli, il Cristianesim o in vece la religione delle m ediocrità, delle donne e dei fanciulli. C osì gridava alla Cam era dei Deputati di Parigi, in una m em oranda seduta del 1844, Lam artine, che pure non era uno stinco di santo, stomacato, di questo ibrido sistem a pedagogico,, che fonde insiem e la fam iglia credente e la scuola pagana, e nella scuola stessa -amalgama una o due ore d’ istruzione cristiana con venti e più ore d'insegnam ento tutt’affatto pagano.

N o, non è per tal m odo ch e va cresciuta la gioventù, a'd ì nostri sopratutto; rim angano nella scuola i clas­

sici profoni giudiziosam ente scelti e accuratamente purgati, ma abbiano pure ingresso, abbiano lo r con­

degno posto i cristiani. T a le , com e vedem m o, è il voto de’ più grandi pedagogisti antichi e m oderni (1), tale è la volontà esplicita del V icario di G- C risto, tale è il sospiro ardente del nostro dolcissim o D . Bosco, che dobbiam o rendere interamente pago a

•costò di qualsiasi.sacrifizio, se vogliam o davvero se-

( 1 ) S e n o n h o c ita to c h e s. B a s ilio , s . C a r lo e i l C a r d . D 'A v a n z o , n o n è g ià p e r c h è s ia n o s o li , m a b en sì p e r c h è m i p a r v e c h e l ’ a u to rità lo r o fo sse p iù c h e su fficien te a d im o s tr a re s u q u a li s a ld e b a si p o g g ia n o le id e e di D . B o s c o . D e l r e s to b a s ta le g g e r e , p e r ta c e r d i ta n ti a lt r i, la B ib lioth eca selecta de ra tio n e studiorum d e l f . P o s s e v in o , la M ora le tirèe de s.

A u g . d el P . G r o u , i l T r a t t a t o d e lla E d uca zion e cristia n a e p o ­ litica , s c ritto a su g g e rim e n to d i s. C a r l o d a l p iis sim o C a r d . A n t o n ia n o , p e r c o n v in c e r c i c h e l a n e c e s s ità di re n d e r e effic a ­ c e m e n te c ris tia n a la s c u o la è c o s a g ià d a m o lt o te m p o c da.

s o m m i in g e g n i p r o fo n d a m e n te s e n tita .

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- 2 7 -

guin ie i consìgli, se vogliam o che T insegnam ento nostro rivesta il carattere d 'u n a m issione.

M a com e e con quali norm e d ovrà attuarsi questo santo desiderio, questo im perioso bisogno? Q uale

•sarà il m odo pratico per applicar nella scuola queste nobilissim e idee? L o dirò, se E lla m e lo permetterà, in un’altra lettera, giacché questa è ornai riuscita so­

verchiam ente lun ga e il m io povero petto m inaccia sciopero. Intanto perdoni alla pazienza, che còn que­

sta m ia le ho fatto esercitare, m i ricordi a n im a tis ­ sim o D . Bosco e preghi per m e che le sono di ve ra cuore

A ff. in G . C . Sac. Fr a n c e s c o Ce r r u t i

(29)

LETTERA SECONDA

S O M M A R I O

P r e a m b o lo - P a ss a g g io d a lla t e o r ia a l la ¿p ra tica - T r e g r a d i d e l l ’ is tru ­ z io n e - F in e p r im a r io g e n e r a le d e l l ’ in seg n a m en to - L a r e li g i o n e , anim a d e l la s c u o la -1 1 n a tu ra lism o tira n n o - F in e p r im a rio s p e c ia le - C iie s’ in ­ te n d e p e r c la s sic i - B e n i e m a li d e l la c iv ilt à g r e c o - la tin a - N e ce s s ità d i som m a a c c o r te z z a n e l l ’ in seg n a n te - Q u a li cla s sic i ha n n o d i r it t o d ’ en ­ tra r n e lla s c u o la e q u a li n o - C o n q u a li n o rm e e c a u t e le d e b b o n o e s ­ s e r e i n t r o d o tt i i p r im i - D . B o s c o e la S iitela ex latini: scrìpioribus - C on q u a l m e t o d o v a n n o in te rp re ta ti - R ile v a r n e i l b u o n o - S o p ra tu tto la co n fo rm ità , d o v e o c c o r r e , c o l V a n g e lo - E s e m p i ill u s t r i - R ile v a r n e i l m a le - I p e r i c o l i d e l la m it o lo g ia - Im itia m o L e o n e X I I I - A l t r e ca u ­ t e le - G u a r d ia m o ci d a l c u l t o i d o la t r i c o d e l la form a . - L a le tte r a d i L e o ­ n e X I I I s u g li s t u d i le tte r a r i d e l c l e r o - D o v e r i d e l l ’in se g n a n te - A m ­ m aestram enti d e l l 'A u g u s t o P o n te fice - U na p a g in a d e l la vita d i D . B o s c o - S. F i l ip p o N e ri - A l i r ò e r r o r e d e l p a g a n e sim o - L a s c u o l a , fine a se stessa, m anca d i c a ra tte re e d u c a tiv o - I te m i d e i c o m p o n im e n ti n e lle s c u o l e d e ’ g ra m m a tici e d e i r e t o r i - C o n ta g io fa ta le - E m a n cip ia m o c i ca tto lica m e n te - U n a m m on im en to im p o rta n te - C o n clu s io n e e p r e g h ie r a

W . il S. C uore di Gesù A lassio 4 O ttobre 1885.

Carissimo Signor D . Rita,

Eccom i nuovam ente a Lei. Ella ha avuto la pa­

zienza, fra tante sue occupazioni, di leggere la mia lunga lettera del 15 A gosto p. p ., la trovò conform e alle idee educativo-didattiche dell"’amatissim o D . Bo­

sco e sue, m i esortò a continuare, ed io approfitto di al­

cuni giorni di riposo per sciogliere la fatta promessa e com piere, secondo che potrò m eglio, rincom inciata

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- 2 9-

trattazione. C he vuole? P iù ci penso e più ravviso nel concetto educativo - didattico dell'’ amatissim o nostro buon padre un n o n so che di grande, di so­

vranam ente importante; sicché, m algrado la m ia sanità ch e non è delle più fiorenti, sento in m e com e un b i­

sogno, un dovere, per quanto lo perm ettono le mie povere forze, di studiarlo in tutta la sua profondità que­

sto nobilissim o concetto, segnalarne l’ eccellenza intrin­

seca e chiarirne la necessità di u n ’attuazione pronta ed efficace, se vogliam o d av ve ro ch e l'educazione della gioventù raggiu nga il suo scopo pieno ed intero. E poiché nella lettera precedente esposi, com e m eglio potei, qu'ali sono le idee di D . Bosco in fatto di e- ducazione e d 'in segn am en to, quali le b a si, i criteri su cui si fondano, quale in fine la nobiltà e l’im por­

ta za loro, mi permetta ora, caro S ig . D . R ua, che scendendo dalla teoria alla pratica, aggiunga a co m ­ pimento il m odo, le norm e con cui siffatte idee deb­

bono essere tradotte in atto e rese com e viventi nelle nostre scuole. S iccom e poi de’ tre gradi, in cui si parti- sce l ’ istruzione della gioventù, primaria cioè od ele­

mentare, secondaria o m ezzana, superiore o universita­

ria, la più influente, sì per intrinseca sua natura com e per la qualità degli alunni, è appunto la seconda, ve­

diam o un p o ', p rem essala necessità dianzi dim ostrata deirinsegnam ento misto profano e cristiano, com edeb- bano essere introdotti nella scuola e con qual metodo spiegati, sempre in relazione colle m assim e del V an ­ gelo, questi classici greci e latini, che ne costitui­

scono com e la base, il nerbo, il centro di gravità, per così dire. N el che prego m i sia concesso seguire piuttosto l’ ordine m io, quale cioè tengo nella m ia povera testa, anche a costo di ripetere, anziché quello che potesse assolutam ente parer m igliore, poiché cosi

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_ 3o -

facendo spero nella m ia esposizione riuscir più chiaro e più-preciso,; che .è ciò. sopratutto che, m i sta-a cuore.

/ " D r dunque che cTeve fo réu n insegnanteln^gener^'' chedoh.hiam.QÌannoinellascnola? Prim ieram ente biso­

gna essere profondam ente persuasi che non è l ’esame, non una suppellettile m aggiore o m inore di cognizioni, neppure la posizione sociale dei gio van i, che costi­

tuisce il nqs_tro..fine /principale; questo sta invece nella educazioni, loro umana ossia cristiana, che è tutt’ u n o , p m c n e T uom o, secondo la sentenza altrettanto bella quanto vera di Tertulliano,~ènaturajgiente cristiano (i)./

Entrar kieIla scuola col program m a e solo c o l program­

ma è un confondere i m ezzi col fine, la parte co l tutto, lo strumento colla cosa" stessa. Ilc o lle g io , co m elascu o- la, è o almeno dev’essere una seconda casa paterna.

E com e in questa il prim o pensiero è di formare l 'uom o e tutto l'u o m o c o ire d ucarne le triplici facoltà fisiche, intellettuali e m orali, quindi il cittadino.._pe_i.

iiiv-exsj^ gradi deHa-vk a sociale, c osì in quell^ai m ae­

stro deve riflettere ch e suo prim issim o dovere è' di dare aH’alunno un indirizzo effettivamente condu­

cente al fine di lui primario, indirizzo che non è pos­

sibile, ove la religione, anziché restringersi ad un’ ora o due di catech ism o , non sia essa l’ anim a^che avv iv i ih còrpo degli studi e dìlfom iFper tutte quante le membra d^TP insegnam ento il suo calore, la sua, v i ^ Qumcfì è c h e / le p f^ jo sizion i, gli esem pi, le traccie-o argomenti del com porre, le parole stesse, di cui si vaie il maestro nei suoi esercizi orali e scritti, debbono, secondo che sapkm^mea-te-c-Hìsegaa

©-^-^ost^-nejrRegokfnento-per-k-nosii^e-Gase-al-eapo- rel^tivo-^ma^stH-d-i-scuok-i racchiudere sempre qual­

che concetto, qualche m assim a m orale-religio sa,, c he (i) Apolog.. cap. XVII. ...

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- 3i -

istruendo - la mente educhi pure il cuore, e tutto que­

sto in m odo^sQ ax-Q -e.sm zajicetc^zza f D ic o morale- religiosa, g ia c c h i tutti sappiam o 'c liT n ^ ir s i d à'vera morale senza religione, dal m om ento che in capo a tutti i doveri, il cui com plesso è appunto ciò che co­

stituisce la morale, sta D io ^Creatore e Redentore^

sia pure ch e in teoria se ne ostenti, avverso, contra- rioJJEa scuola a giorni nostri .(non sarà mai troppo ripeterlo) è rqsa...da....un _verme.altrettanto.. fatalm ente . pernicioso, quanto m eno avvertito. Q uesto verm e è il naturalism o, che è quanto d ire .il. paganesim o...

risuscitato, il quale avvolge più [o • m eno e soffoca rie] le sue spire tutto quanto l'in se g namento... D alla I Elem entare aiPUniversità inclusivam ente, dal car­

tellone di lettura, alla lezione del professore cattedra­

tico, dappertutto non v i si respira che un'aria grave,fuii it i ni — u n i-*- nf ■--1 in — • i ■— -mi~ -i 11 ‘ i n* ... ‘ Ji... il-* tmafvuT»'> i * i, i, 11 r > .1 ■, 1

pesante; un cielo plum beo ci sovrasta, ci opprim e ; siam. tornati, ai tempi anteriori alla Redenzione. .Ber- fia i’ A silo, questa splendida creazione -del Cristiane­

sim o , questa gloria cosi bella e cosi pura della pa­

tria nostra, di cui degeneri Italiani vorrebbero fare u n’im portazione straniera, lo si tenta d i snaturare col dissacrarlo. A p r a c i ' g r a z ia ottim o S ig . D . R ua, i libriccin i, i sillabarii stessi,, che si p o n g òn o'm maho!

^ ifan ciu H ettL dejle Elem entari^ejl.e.gli...Asili;, scorra., i Regolam enti (quando pur hanno R egolam enti de- .gni di tal nome) ch e g o vernano quegpIstituti: tenga- dietro a quelle proposizioni, a quegli esempi, a quelle p arole, ch e si adoperano neirinsegnare, alla qualità delle poesie che si propongono per canto o per decla-j_ l*M ' ■»»■ ' » 1 . . . --V/ , L--„ ,, || ___,

m azione, e troverà nulla che elevi alcun p o ’ da questo basso m ondo, nulla che-ricordi l'onnipotenza e bontà di— 1*. |." I1 — ! , IIII-- ", | II-, | ||| - | | Il , ■ --- | | - - | | |. r , ___ i- __ __ _ .

D io Creatore, nulla che parli di C risto Redentore, nulla

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